NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2009 - 2013

UFFICIALE DEI CANNONIERI, EX VETERANI DELLA MARINA. ARTIGLIERIA DELLA MARINA
ASSEDIO DI GENOVA, giugno 1800.
Elaborazione figurino METAL MODELES, scala 54mm
Aprile 2001.

Modellismo

Pittura e grafica

Cinefoto

Genova per Noi

La base MM
 Il pezzo di Metal Modeles si é dimostrato ottimo per realizzare l'uniforme qui presentata.

Reduci alle armi
 Vista la situazione drammatica vennero richiamati in servizio decine di ex ufficiali appartenenti a diversi passati degli eserciti che combatterono a favore della Repubblica di Genova.

Amputazioni e protesi
 In quegl'anni gli scontri sul mare si condivano con cannoni e sciabole, armi micidiali che non risparmiavano amputazioni agli arti. Le protesi conseguenti, se si rimaneva vivi, spesso erano ingombranti e nel caso degli uncini avevano dimensioni significative. Nel caso di dubbi, si consiglia una visita al Musée de l'Armée dove sono esposte le protesi usate per gli ufficiali napoleonici.

Uno a sette
 Nel 1800 la popolazione della città era di circa 70.000 abitanti e il numero dei morti, superò le 10.000 persone.

Origini italiane
 Andrea Massena era nato a Nizza nel 1758. Allora la città era nel territorio dei Savoia e quindi nel Regno di Sardegna. Massena perciò era di origini italiane

 

 

 

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Bibliografia e riferimenti documentali
- Oberto FOGLIETTA "DIALOGO SOPRA IL LEGITTIMO GOVERNO POPOLARE DELLA REPUBBLICA DI GENOVA" libro secondo. Scritto nell'intorno del 1560 e pubblicato solo nel 1798 in INGHILTERRA.
- Giuseppe MARTINI "STORIA DELLA RESTAURAZIONE DELLA REPUBBLICA DI GENOVA (l'anno 1814); sua caduta e riunione al PIEMONTE (l'anno 1815)". Volume unico a spese dell'autore, pubblicato nel 1858.
- Antonino RONCO "L'ASSEDIO DI GENOVA", articolo pubblicato sul quotidiano il SECOLO XIX in data 4 aprile 2000.
- Antonino RONCO "GENOVA TRA MASSENA E BONAPARTE. Storia della Repubblica Ligure, il 1800".Pubblicazione a cura della CASSA DI RISPARMIO DI GENOVA E IMPERIA tramite SAGEP (1988).
- F.G. HOURTOULLE "L'epopee napoleonienne". Histoire & Collection (1997).
- Carle VERNET,  "Uniformi napoleoniche". Tavole a colori, Bibliothéque de l'Image (2001).
- Riviste TRADITION e FIGURINES.

Cronaca di un assedio
Terzo e ultimo pezzo dedicato all'assedio contro la città di GENOVA nel 1800.
 La città venne presa in una morsa di assedio con oltre 60.000 effettivi che non avrebbe lasciato molte possibilità per gli assediati: gl'Inglesi sul mare e circondati a levante e ponente (le due vie principali) dagli Austriaci di MELAS.
 La presenza sul mare delle navi inglesi comandate dall'Ammiraglio KEITH, proprio nella rada, impediva ai Francesi due fattori importanti: il rifornimento di armi e viveri e soprattutto la mancanza di una via sicura per poter dare il cambio ai soldati.
 Mancando forze sufficienti (a febbraio vi era un effettivo di oltre 35.000 uomini), in particolare di ufficiali e sottoposti di marina, i Francesi chiesero (in alcuni casi imposero) di presentarsi tutti coloro che avevano indossato un'uniforme durante il passato della città. I veterani della Marina si fecero avanti con l'intenzione di difendere la città dall'attacco austriaco (i Genovesi non andavano molto d'accordo con costoro); facile piglio fu per MASSENA ricordare loro le angherie subite in passato e il generale francese sapeva di contare su uomini validi anche se alcuni di loro erano ormai a riposo da diversi anni.
 Gli ufficiali veterani cercarono di mettere a frutto la poca capacità di risposta disponibile sui bastioni del porto e dai forti circostanti la città. Mancavano però grossi calibri e le navi inglesi si posizionavano a distanze di sicurezza che erano note perché, le spie in città, avevano dato informazioni dettagliate sui calibri disponibili.

  Se gli ufficiali della Marina della Repubblica tentarono di rompere il blocco in rada, utilizzando spesso piccole imbarcazioni quasi mai sufficientemente armate, le batterie di cannoni rimaste tentarono di tenere alla lontana le navi inglesi e di creare dei corridoi di fuga che però avevano un corto raggio e non sufficiente per poi dare mare aperto ai fuggiaschi.
 L'unica batteria in grado di garantire, con i suoi calibri, il tenere lontane le navi inglesi era quella della LANTERNA.
 Ad aprile si tenta di spaccare, é il caso di scrivere, l'accerchiamento che negli ultimi due mesi cingeva sempre più la città. Fu lo stesso MASSENA a tentarci; arrivò a prendere terreno fino al MONTE FASCE e a spingersi fino a COGOLETO (ponente) dove posizionò il suo avamposto per poi ristabilire un ideale collegamento con la FRANCIA.
 Ciò non bastò e, a maggio, vi fu un ennesimo tentativo da parte di MASSENA che non sortì cambiamenti significativi. Nell'attesa dell'arrivo di NAPOLEONE, la città cadde in una carestia senza pari che falciò un settimo dell'intera popolazione. Il resto della vicenda ormai é stato già raccontato.
 Concentrerò il racconto s fatti secondari ma che danno una fotografia molto precisa di come fosse la vita a GENOVA, e proprio in quei drammatici giorni.

Le cannonate
 I Genovesi seppero prendere con ironia le tempeste di fuoco che le navi inglesi avevano il vezzo di riversare sulla città alle prime ore del giorno.
 Gli effetti di questi ripetuti cannoneggiamenti furono capaci di esasperare la stanca e affamata popolazione. Un anonimo signore ebbe a scrivere che si era risentito degli Inglesi in quanto che avevano avuto la maleducazione di sparare sul tetto della sua casa una misera palla da solo 12, 5 libbre mentre, ai suoi vicini, erano "arrivate" salve da quasi 36 libbre.

Il mito di Bavastro
 Giuseppe BAVASTRO fu uno dei personaggi più leggendari tra i militari che si schierarono con MASSENA  e la causa napoleonica.
 Marinaio sin dalla giovane età, era un ufficiale della Marina del Repubblica e combatté con MASSENA, suo amico di lunga data. Compì un'azione memorabile.
 Ogni notte una nave inglese entrava nella rada, indisturbata, a lanciare alcune bombe sulla città. Contro di essa BAVASTRO armò una vecchissima galea, la PRIMA, provvista di soli tre cannoni. Su questa vi imbarcò dei galeotti ai remi e un equipaggio di coraggiosi, formato tra i veterani della marina, e attaccò senza remore e indugi la nave nemica. Con le sue cannonate tagliò in due lo scafo inglese prima che iniziasse la sua pioggia di fuoco sulla città. Le altri navi inglesi che componevano il blocco, attaccarono immediatamente la vecchia galea. Ma le sue piccole dimensioni, e l'abilità nel timonare del capitano, evitarono le bordate inglesi i quali furono costretti ad attaccare all'antica maniera dell'abbordaggio. BAVASTRO passò al corpo a corpo, per oltre un'ora menò di sciabola e replicò di pistola. Alla fine, circondato e solo, si dovette gettare a mare; fu recuperato da un gozzetto mandato a cercarlo dal generale MASSENA.
 Da quella notte gli Inglesi cessarono quelle terribili incursioni. E iniziò la leggenda del capitano BAVASTRO.

La fame
 Alla fine di maggio non era rimasto più nulla di commestibile. Si diede fondo a tutto, compresi dolci di ogni sorta. Alla fine della giornata del 27 di maggio la pavimentazione della città era coperta dalla carta di migliaia di dolciumi. Si diede alla vendita di tutto: caramelle, canditi, frutta secca, bombons e praline di cioccolato. Come ebbe a commentare il gazzettino cittadino "... se non si avesse nozione dell'assedio, si penserebbe che qui é il paese del ben godi".

Le donne e i bambini
 Furono tra le vittime prime dell'assedio. In Piazza Banchi le donne si radunarono per aspettare il passaggio del Generale MASSENA. Ed ecco che arrivò scortato dalle sue guide a cavallo. Le donne si fecero fitte e minacciarono la guardia del generale. Lo stesso MASSENA decise di farsi largo tra le popolane che tenevano in braccio i loro figli piccoli.
Le donne gridavano di arrendersi a MELAS, il generale le fissò con intensità e queste gli mostrarono le loro creature: molte erano morte di stenti. MASSENA si sentì il sangue gelare. Non pronunciò parola, ma molti testimoniarono che giunto al suo quartier generale scoppiò in un pianto convulso e disperato.

A razioni ridotte
MASSENA impose, e pare vera tale narrazione, che tutto il suo corpo ufficiali non avesse razioni alimentari aggiuntive se non quelle che avevano i soldati della sua truppa. Questa razione consisteva in pane, del formaggio e delle verdure selvatiche. Il vino era annacquato per poterselo far durare.

Le mucche del console americano
 Vennero rubate e il console protestò animatamente con lo stesso MASSENA. Ancora oggi i colpevoli di abigeato non sono stati scoperti e sono tutt'ora ricercati dalle forze dell'ordine.

Si avvelena il popolo
 Qualche scriteriato si mise a cucinare delle frittelle di verdure la cui pastella venne fatta con calce e colla animale. Inutile dire quali effetti mortali ebbero tali "frisceu" (sono le frittelle salate genovesi, note anche come cuculli).

Traduzioni sbagliate
NAPOLEONE fece intercettare dei messaggeri austriaci che portavano la notizia, a MELAS, della resa della città e dell'accettazione di MASSENA delle condizioni offerte. In un primo tempo fu così stupito da affermare che i suoi traduttori si erano sbagliati nella corretta traduzione dal tedesco al francese.

I 1700 morti per indigestione
Il generale francese SUCHET si riprese la piazza di GENOVA il 21 giugno. A causa del ritorno Francesi, che quasi a scusarsi distribuirono cibo in quantità incredibili, questo comportò che molti Genovesi, pare 1700, morirono per indigestione.

 Andrea MASSENA viene ad oggi considerato come uno dei migliori generali e marescialli che servirono la causa di BONAPARTE.
 Di carattere deciso e allo stesso tempo di un controverso carattere, in bilico tra l'estremo coraggio e la depravazione morale, fu sicuramente un vero protagonista dell'ascesa militare del tenente corso a cui ha dato sempre la sua devozione e fedeltà.
 Nell'assedio di GENOVA, per rimanere in tema e non divagare sulla sua ricca e lunga carriera militare e politica, ebbe un comportamento decorso e sicuramente più nobile di quanto poi ebbe a fare nel seguito della sua vita spesso costellata di saccheggi e violenze di vario genere.
 Nonostante ciò, non fu ricordato dai Genovesi quale ufficiale onorevole e leale; per molti di allora egli sacrificò la città e la popolazione per garantire al solo BONAPARTE il tempo per accerchiare gli Austriaci e batterli a MARENGO (14 giugno 1800).


François Bouchot: "
Battaglia di Zurigo, 25 settembre 1799" (1837). WIKIPEDIA free copyright.

 
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