NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2010

Battaglia di KURSK, Operation "Zitadelle", 12 Luglio, 1943.
SS Sturmann, SS Das Reich Pz. Division (50 mm)

Modellismo

Pittura e grafica

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Genova per Noi

Galleria 2° Conflitto mondiale

Documentazione 2°conflitto mondiale

 


Alla fine di marzo del 1943, successivamente alla riconquista tedesca della città di CHARKOV, il disgelo coincise ad un fermo generale delle operazioni militari. Questa stasi era dovuta alla insufficiente preparazione di entrambi gli eserciti per continuare il conflitto; l'esercito tedesco aveva dovuto attendere la fornitura di nuovi mezzi corazzati (a questi erano richieste maggiore potenza di fuoco, autonomia nella mobilità, capacità di resistenza alle diverse condizioni climatiche e di combattimento) mentre per la parte sovietica una disponibilità in quantità maggiori per poter procedere ad una efficace controffensiva.
La Wehrmacht usciva da una lunga stagione di ripiegamenti e di perdite, che aveva conosciuto il disastro di STALINGRADO e la perdita del CAUCASO con i suoi pozzi petroliferi appena conquistati. L'Armata Rossa non poteva solo contare su una massa ingente di truppe ma le occorreva una forza più specialistica per poter realmente sconfiggere la controparte.
Per tutto l'inverno le truppe germaniche erano state costrette a subire l'iniziativa del nemico. Occorreva, ora, sfuggire al completo accerchiamento e conseguente annientamento. L'esercito sovietico era in grado di riprendere l'offensiva ma risentiva della durissima e cruenta marcia che l'aveva portato da STALINGRADO a CHARKOV. La dimostrazione  della scarsa preparazione e logoramento delle truppe dei Soviet si dimostrarono  dai successi conseguiti dalla controffensiva di
Erich von MANSTEIN che riusciva a riconquistare CHARKOV (marzo 43) e a distruggere in una sacca numerose forze dell'Armata Rossa. A fronte di ciò era logico che la strategia di entrambi i contendenti fosse quella di riorganizzarsi, accumulando ingenti risorse [e riserve] sia per l'attacco che per la difesa. Nel giugno 1943, a metà del mese, i Sovietici furono i primi ad esporsi lanciando un attacco locale nel settore di OREL, allo scopo di saggiare la resistenza avversaria. Nonostante il forte concorso delle artiglierie e l'imponenza delle unità messe in campo, la difesa tedesca respinse tutti i tentativi sovietici.

Il 17 giugno, nel settore del DONETZ, prendevano l'iniziativa i tedeschi attaccando con unità di carri PANTHER [per la prima volta impiegate] le posizioni sovietiche, notevolmente rinforzate da innumerevoli carri armati di vecchio tipo interrati ed una serie di fortini. Ma anche in questo settore non vi era una sostanziale modifica allo schieramento del fronte. Il settore decisivo era quello di KURSK-OREL, perno di tutto il fronte settentrionale e di quello meridionale. Qui erano vi erano due salienti:  nord quello di OREL, tedesco, proteso nello schieramento russo; a sud, e contiguo a quello di OREL, il saliente russo di KURSK, proteso nello schieramento tedesco. La vittoria di questo lungo fronte era divenuto obiettivo primario per ambo le parti.
I positivi risultati ottenuti da von MANSTEIN illusero HITLER sulla possibilità di accerchiare completamente il saliente sovietico e di ristabilire un nuovo fronte. Le teorie e le strategie militari tedesche consideravano non possibile ciò, ma come accadrà sempre più spesso nei due successivi anni, HITLER venne assecondato dal suo Alto comando che non solo non si oppose ma diede impulso alla costituzione di due fronti contrapposti con lo scopo di accerchiare il saliente sovietico.

A partire dal 5, forti unità corazzate e di fanteria germaniche, al comando del maresciallo Guenther von KLUGE (che rincontreremo nella difesa del VALLO ATLANTICO), iniziavano l'offensiva contro KURSK. Nella parte nord del saliente il Comando tedesco diradava gli attacchi, mantenendo ad essi la semplice funzione di traccheggi e di impegni delle forze nemiche, limitando la maggior parte dell'azione distruttiva al fuoco di artiglieria. Nella parte meridionale invece la Wehrmacht compiva il massimo sforzo, riuscendo ad aprire una ampia breccia dal lato sovietico. In questa breccia penetravano le colonne corazzate germaniche, che sorpassavano i capisaldi sovietici e ingaggiavano formidabili scontri con le unità similari avversarie. Nasceva così la più grande battaglia di carri di tutta la seconda guerra mondiale, combattuta in prevalenza tra i Tigre tedeschi e i T-34 sovietici.
 

Il 12 luglio vi fu il giorno più drammatico di quella battaglia: a Prokhorovka, tra circa 600 carri tedeschi e 900 sovietici, tra i quali vi erano anche dei CHURCHILL III forniti dai britannici. I carri armati degli opposti schieramenti si affrontarono in una vera e propria mischia di carne e acciaio la cui ferocia e follia sono rimaste imbattute. Alcuni carri si speronarono sparandosi a bruciapelo bordate capaci di sventrare interi palazzi. Qualcuno raccontò in seguito che il fumo rendeva ancora più infernale la scena, causando continue collisioni anche tra i carri appartenenti alla stessa bandiera. Alla fine della giornata ecco le cifre: circa 200 carri tedeschi distrutti o inservibili contro i 400/500 dei Russi.

Il giorno dopo la battaglia di Prokhorovka l’offensiva parve esaurirsi. Quello stesso giorno nella "Tana del lupo", il quartier generale del Fuhrer, von MAISTEIN e von KLUGE fecero rapporto a HITLER indicando che non era più possibile continuare gli attacchi per accerchiare l'avversario.
I Russi, inoltre, stavano contrattaccando in forze a nord e l’armata di von KLUGE stesso era già in grosse difficoltà. Stava cominciando la battaglia di OREL che determinò la caduta successiva entro agosto, del grande saliente tedesco. Di fronte a queste notizie allarmanti HITLER diede ordine di annullare l'Operazione "Zitadelle". Gli scontri proseguirono a livello locale sino al 19 luglio e alla fine le perdite furono gravi per entrambi gli schieramenti. I russi persero oltre i 180.000 uomini dei quali più di 70.000 caduti e 107.000 feriti, con una media giornaliera di perdite di 9.360 unità. Le cifre tedesche non furono mai quantificate con precisione ma le fonti più accreditate parlano di circa 70.000 uomini persi tra morti, feriti, dispersi e prigionieri.

Da quel momento e per tutta la durata della guerra l’iniziativa sul fronte orientale passò definitivamente nelle mani dei Russi, sino alla battaglia finale di Berlino nell'aprile del 1945.

Per continuare...

 
 
 
 
 

 

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