NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2010

D-DAY, Lo sbarco sulla spiaggia di OMAHA
Studio uniformologico, tenente di fanteria americana e fante tedesco.

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Genova per Noi

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Documentazione 2°conflitto mondiale

Il D-DAY lo sbarco sulla spiaggia di OMAHA, un conflitto in un giorno, combattuto dal tenente John SPAULDING e dai suoi uomini
Come iniziare a raccontare il D-DAY? Forse le parole di Cornelius RYAN, nella sua celebre opera " Il giorno più lungo", sono l'introduzione migliore che io abbia potuto trovare: "Non c'erano eroi su queste barche ma solo miseri uomini, gelati, pieni di terrore, così schiacciati uno sull'altro, così carichi di equipaggiamento che spesso non avevano altro posto per dar sfogo al loro mal di mare che riversarlo addosso al vicino".

Alle ore 5:30 di martedì 6 giugno 1944, a bordo dei mezzi da sbarco LCVP (Landing Craft Vehicle and Personnel) chiamati comunemente HIGGINS (da nome del loro inventore e produttore, Andrew HIGGINS), oltre 3000 soldati americani si apprestavano a sbarcare su un tratto di litorale lungo 6 km e che in futuro sarebbe stato ricordato come la "Sanguinosa Omaha".
Quella mattina il freddo della MANICA pungeva il viso, le onde alte e l'aria carica di umidità con il continuo dondolio delle navi rendevano sempre meno sopportabile lo stare in mare. La sera precedente le cucine delle navi avevano dato il massimo per preparare la "cena del condannato" (così era chiamata dai soldati americani proprio la cena che precedeva un attacco o comunque un'azione di una certa importanza e prevista per il giorno successivo).
Dalle testimonianze raccolte da Stephen E. AMBROSE, pare che gli ufficiali americani cenarono con bistecche di manzo, seguite da macedonia di frutta e dolci di varia natura. Per la truppa furono preparate tonnellate di sandwich e caffè nero con una spruzzata di liquori vari.
Man mano che la flotta si allontanava dalla costa inglese, il tempo cambiò in peggio e il mare iniziò a incresparsi al punto che qualcuno ebbe di che soffrire per i primi effetti all'apparato gastrico. Ma nulla di paragonabile a ciò avrebbero dovuto patire a bordo degli LCVP nelle ore successive.

Torniamo a quelle prime ore del 6 giugno. Lo sbarco era stato pianificato al minuto, di modo che le ondate degli sbarchi avvenissero nell'arco di poche ore. Sulle navi erano pronti e agguerriti, in totale, 175.000 uomini di tutte le armi e con decine di compiti diversi: guastatori della Marina e dell'Esercito, fanteria, meccanici, telegrafisti, specialisti della logistica per regolare il flusso dei mezzi e dei convogli, personale sanitario, giornalisti e fotografi.
Su quelle imbarcazioni vi erano i soldati del 16° Reggimento di fanteria americano denominato "Il Grande Uno Rosso". Il loro obiettivo era la spiaggia di Omaha difesa da un distaccamento della 352a Divisione di fanteria della WERHMACHT, che includevano il 726° e il 916° Reggimento dei Granatieri. A complicare il compito degli Americani vi era stato, pochi giorni prima, l'arrivo sulla costa della 716a Divisione di fanteria. Quest'ultimo dettaglio, per nulla insignificante, venne in grossa misura non rilevato dall'Alto Comando Alleato. Cosa grave e che più avanti nel racconto si rivelerà come una causa ulteriore dell''inasprimento della battaglia per la conquista della costa nel tratto compreso tra VIERVILLE E COLLEVILLE.
Il piano di sbarco era sotto la supervisione del Comando operativo della 1a Divisione americana: alle 5:30 più di 3000 uomini si sarebbero imbarcati sugli HIGGINS posizionati a circa 5 km dalla costa, uomini facenti parte della 1a, 4a e 29a Divisione. Alle 6:30 l'ora "H" che prevedeva lo sbarco sulla spiaggia supportato da 32 carri armati rei anfibi da sistemi di galleggiamento (carri SHERMAN con un armamento composto da un cannone da 75 mm) .
Entro le 7:00 i guastatori della Marina e dell'Esercito avrebbero dovuto aprire 16 varchi nei 6 km di costa, ogni varco sarebbe stato di circa 50 m.
Alle 4:00 vennero calati in mare gli HIGGINS: vento forte e mare mosso complicarono le manovre e alcuni di questi si rovesciarono mentre altri affondarono con il loro carico umano o di mezzi. Spesso questi rozzi mezzi di galleggiamento vennero sovraccaricati non solo di uomini ma anche del peso massimo relativo all'equipaggiamento. Basti pensare che ogni fante aveva una dotazione base di 250 proiettili, più la dotazione da combattimento e gli effetti personali. Alcuni soldati avevano addosso oltre 50 kg di materiale e in casi estremi quasi 140 kg. Per evitare di affondare e di imbarcare acqua, gli ufficiali fecero buttare fuori bordo tutto quanto non era strettamente indispensabile allo sbarco. Ovviamente effetti personali e attrezzatura varia venne immediatamente gettata in acqua (si racconta di una chitarra che galleggiava indisturbata tra i proiettili e le salve dei cannoni che scendevano da ogni dove). Superato questo primo problema se ne presentava un secondo e sicuramente peggiore: il mal di mare. Alcuni LCVP furono costretti a girare in tondo prima che fosse dato loro il segnale di "via libera" allo sbarco, e quel girare andò avanti per ore. Le coste venivano nel frattempo bombardate dalle squadriglie aeree alleate ma l'esito fu negativo. A causa del maltempo, spaventati alla sola idea di colpire involontariamente i propri commilitoni, lo sgancio delle bombe avvenne in ritardo di solo pochi secondi ma sufficienti per la deflagrazione nell'interno e non sulla costa. La spiaggia e le relative fortificazioni erano in gran parte rimaste intatte.
La spiaggia di OMAHA era difesa fondamentalmente da otto bunker con cannoni da 75 mm e 18 cannoni anticarro, 35 bunker con cannoni di vario calibro, 4 batterie di artiglieria, 6 mortai, 35 postazioni lanciarazzi, 85 nidi di mitragliatrici (computo riportato da C. RYAN). A ciò si doveva aggiungere i campi minati, le postazioni automatiche per i lanciafiamme, gli ostacoli anticarro, le barriere di cemento, i fossati, la palude che separava la spiaggia dal pendio della scogliera. Ma prima ancora c'erano le mine galleggianti che già a 500 m dalla riva rendevano difficile l'approdo degli HIGGINS, pali conficcati sulla battigia sui cui estremi erano posizionate delle mine di tipo TELLER, altre palificazioni a "V" che servivano a squarciare le chiglie delle imbarcazioni, i tetraedri di acciaio con le basi in cemento e gli immancabili cavalli di FRISIA. Il corrispondente di guerra per il NEW YORKER, A.J. LIEBLING, descrisse con accurati dettagli questo sistema difensivo che nei giorni successivi al D-DAY fu oggetto di sopralluoghi da parte del Genio militare Alleato. Questi ne trassero utilissime informazioni che sarebbero poi in seguito decisive per espugnare altri tratti fortificati presenti in Francia, Belgio e Germania.

Alle 5:30 un massiccio bombardamento aereo e navale stava scuotendo la costa. "Battelli in formazione!", si sentì echeggiare e queste "barchette" smisero di girare in tondo come trottole impazzite. Gli uomini erano già da alcune ore stipati su queste minuscole scatole di legno e latta; la nausea era il peggiore patimento prima di sottoporsi al fuoco tedesco. SPAULDING e i suoi uomini vennero caricati nel LCVP alle ore 3:00. In quei momenti, per far passare il tempo, qualcuno controllava il proprio equipaggiamento, qualcuno pregava, molti vomitavano la cena e l'anima a causa del mare grosso. La giornata non era nemmeno delle più favorevoli. Ma Dwight D. EISENHOWER sapeva che dal giorno dopo le correnti e le maree sarebbero state avverse, rimandare anche di un solo giorno l'intera operazione avrebbe comportato il rischio di bruciare l'effetto sorpresa. "Ora o mai più se si vuole conquistare la Normandia", forse si sarà detto fra sé il generale dai grandi sorrisi. Ogni HIGGINS poteva portare 32 soldati e il loro equipaggiamento mentre gli LCT (Landing Craft Tank) potevano imbarcare 4 carri SHERMAN. Di questi solo pochi riuscirono ad arrivare sulla spiaggia. Gli altri furono distrutti in mare o affondarono nel tentativo di toccare terra, questo perché furono fatti scendere dove l'acqua era troppo alta o la sabbia non permetteva ai cingoli di fare presa rimanendo facile bersaglio dei cannoni e dei mortai tedeschi. Alle 6:30 il tenente John SPAULDING con i suoi uomini era su un  LCVP, diretto alla spiaggia tra VIERVILLE e COLLEVILLE quando, d'improvviso, il cielo fu rischiarato dal lancio di oltre 1000 razzi scagliati in direzione dell'obiettivo. In seguito ci si rese conto che quel bombardamento non aveva sortito effetti di sorta se non temporaneamente spaventare le difese avversarie. SPAULDING raccontò che la sua compagnia (la E, nda) venne divisa su due LCVP. Sullo stesso mezzo salì anche il sergente Phillip STRECZYK, oltre ad altri 32 uomini con un infermiere e 2 uomini di equipaggio per manovrare l'imbarcazione; questa divisione forse lo preoccupò perché vi era il rischio di non approdare tutti nello stesso punto e quindi di non essere operativi come da ordini stabiliti. Questi ordini comprendevano l'esatto punto in cui sbarcare e le primissime azioni da compiere per superare la spiaggia, poi la palude e risalire sulla costa (un pendio, nda) al fine di segnalare la propria posizione e quindi far cannoneggiare in modo preciso contro le postazioni tedesche. In ultimo ricongiungersi con le formazioni partigiane di stanza a VIERVILLE.
A 200 yard (180m abbondanti) dalla riva, SPAULDING ed il sergente BISCO sbloccarono a calci la rampa e scesero in acqua accolti da raffiche di mitragliatrice MG42, colpi di mortaio e cannonate degli 88mm.
Come andarono le cose quel mattino é storia nota, il dramma di quei minuti spinse alla disperazione molti soldati che vedevano i propri compagni uccisi o feriti gravemente dall'incessante fuoco di sbarramento del nemico. Lo stesso SPAULDING visse momenti di puro panico sentendosi l'acqua fino alla gola a causa del fondale irregolare, in aggiunta perse il suo fucile e dovette abbandonare l'equipaggiamento supplementare. Prontamente gonfiò il MAE WEST (salvagente a cintura) che gli permise di giungere, quasi nuotando, fino alla riva di OMAHA.
Finalmente arrivò sulla spiaggia e come altri soldati aveva perso il fucile, ne raccolse uno sulla battigia e con gran sorpresa scoprì che era in grado di funzionare prontamente. In seguito affermò che il fucile M1 era uno dei migliori in uso durante la Seconda guerra mondiale.
SPAULDING cercò il suo riferimento sulla terra ferma, una casa nei pressi della spiaggia. E vide davanti a sé proprio una casa. Peccato che non era quella del suo obiettivo. La casa di riferimento si trovava a circa 1,3km. Lo stesso, per il tenente SPAULDING e il sergente
STRECZYK la guerra cominciava da lì (come disse il generale Theodor ROOSVELT). Oltre il frangiflutti c'era da far saltare il muro di filo spinato (i tubi tipo BANGALORE erano stati progettati anche per tale scopo), superare il campo minato esteso fino alla scogliera. Questo venne superato anche grazie a STRECZYK che con coraggio e solerzia trovò un passaggio in quel mare di mine. Occorre ricordare che nei 5 passaggi aperti ad OMAHA, molti persero la vita calpestando le mine che erano state disseminate ovunque (almeno 3 milioni sono il numero certo ma pare che ROMMEL volesse arrivare a quota 11 milioni per ricoprire ogni metro di spiaggia dell'intera NORMANDIA).
SPAULDING iniziò a risalire il pendio, cercando di evitare il fuoco improvviso delle mitragliatrici ben difese dentro a bunker di piccole dimensioni (modello TOBRUK, nda).

Durante tutta la mattina, gli scontri con piccole postazioni, si susseguirono. E per ogni postazione fecero diversi prigionieri. Molti erano coscritti dell' Est e si arresero volontariamente, in altri casi i prigionieri erano più coriacei e per nulla inclini alla resa (specie se di nazionalità tedesca).
A fine giornata SPAULDING e i suoi uomini si attestarono nei pressi di COLLEVILLE. Da ricordare che quel giorno il sergente Fred BISCO rimase ucciso.

Molti soldati americani rimasero stupiti nel vedere così tanti soldati nemici arrendersi di botto dopo aver combattuto al limite consentito fino a cinque minuti prima. Semplicemente le rese avvennero dopo che gli ufficiali e i sottufficiali (tedeschi) erano strategicamente fuggiti nell'interno abbandonando piccoli gruppi di reclutati russi, polacchi, rumeni, coreani. Le loro divise e gli equipaggiamenti erano in condizioni precarie, le armi personali di varia provenienza e non in ottime condizioni. Questi uomini non erano nutriti a sufficienza e versavano in condizioni sanitarie non ottimali. Significativa la multi etnia americana che servì per traduzioni lampo nelle più assurde circostanze: dalle richieste di resa urlate fuori dei bunker (STRECZYK parlava sia polacco che tedesco), al capire la provenienza e le generalità (i documenti identificativi in alcuni casi erano illeggibili o proprio mancanti). Il mito del soldato tedesco parve, ai vari John - Frank - Tom, quasi una leggenda da caserma. Uomini alla fine disposti a combattere solo se con una LUGER puntata alla tempia. Si ricrederanno specie dopo la Battaglia delle Ardenne, dove le WAFFEN SS dimostrarono il loro alto grado di addestramento e armamento.   

Un manipolo di uomini combatté un conflitto in un giorno, e per il loro coraggio ancora oggi sono ricordati nel testo di AMBROSE. Lo stesso EISENHOWER conferì loro la decorazione "Distinguished Service Cross" per il coraggio dimostrato quella mattina. I loro nomi erano: Lt. John Spalding, Kentucky; T/Sgt. Philip Streczyk, New Jersey; Pfc. Richard A. Gallagher, Brooklyn, N.Y.; Pvt. George H. Bowen, Kentucky; and Sgt. Kenneth Peterson, New Jersey.

Da questo riassunto veloce del D-DAY ne ho ricavato lo spunto per la realizzazione di una scenetta con due figurini in scala 50mm. Ho realizzato, utilizzando diverse parti della HOBBY FUN, il tenente SPAULDING intento a controllare i documenti ad un soldato tedesco che ha catturato presso i bunker in cima al pendio della spiaggia di OMAHA. Quest'ultimo (il prigioniero) è un celebre figurino in metallo realizzato da ANDREA MINIATURES e scolpito da Julian HULLIS nei primi anni 90 (uno degli scultori che più ho amato per quanto riguarda il figurino in 50mm, tanti i suoi successi insieme alla ANDREA MINIATURES).
A breve pubblicherò un articolo dedicato alla scenetta, aggiungendo molta descrizione e ricerca uniformologica. Se pensavo che sul D-DAY si era già dipinto di tutto, forse non avevo tanta ragione e la scenetta innesca questo dubbio artistico.

Per continuare...

Articolo e foto, se non indicato diversamente nella didascalia propria, sono proprietà di Federico Cavanna (2010).

Bibliografia
- Cornelius Ryan "Il giorno più lungo", Garzanti - Prima edizione 1961.
- Stephen E. Ambrose "D-DAY Storia dello sbarco in Normandia", BUR.
- Paul Carell "Sie kommen! Arrivano", BUR.
- A. Cantamutto, G. Ludi, N. Sgarlato "D-DAY Lo sbarco in Normandia", Delta Editrice.
-
Interview with Lt. J. Spaulding, 1945. Interviewers: M/Sgt F.C. Pogue and S/Sgt J.M.Topete.


 


Soldati americani si dirigono verso le navi ormeggiate in Inghilterra, poche ore prima del D-DAY. Si noti l'uniforme del 1942 a cui si aggiungono la cintura di galleggiamento di tipo MAE WEST, la sacca con la maschera antigas. Alcuni di loro non indossano le ghette di ordinanza e i fucili GARAND non sono stati ancora chiusi nelle buste di plastica per proteggerli dall'acqua e dalla sabbia.
(Conseil Régional de Basse-Normandie/National Archives USA).


La foto ritrae probabilmente del personale specialistico a bordo di un LCVP. Notare che gli ufficiali hanno elmetti che sul retro riportano una barra verticale bianca. La maggior parte di loro indossano pantaloni di cotone verde al posto dei classici scuri di cotone . Le stesse giacche sono da fanteria come da carristi. La differenza é nei dettagli dei polsi, del collo e del giro vita; per le giacche da carrista tutte le aperture sono ottenute con cerniere lampo e non con bottoni.
(Conseil Régional de Basse-Normandie/National Archives USA).


A bordo di un HIGGINS con destinazione la spiaggia di OMAHA. Viata la posizione delle altre navi si può supporre che questo plotone sia stato sbarcato in tarda mattinata quando la situazione era migliorata e molte postazioni tedesche messe fuori combattimento. Sulla destra, senza zaino personale sulle spalle, vi è probabilmente l'ufficiale o un sottufficiale.
(Conseil Régional de Basse-Normandie/National Archives USA).


Questa foto, invece, deve essere  stata scattata proprio durante le prime ondate dello sbarco. Alcuni dettagli fanno intuire che non si tratta di una situazione ricostruita ma che di uno scatto di quei drammatici istanti. Si notino gli elmetti bagnati dalle onde e l'ufficiale in comando che é posizionato sul fondo dell'HIGGINS, mentre nella foto precedente l'ufficiale si trovava in prossimità del portello.
(Conseil Régional de Basse-Normandie/National Archives USA).


I soldati americani sbarcano sulla spiaggia nel Settore UTAH. Se sono sopravvissuti alle mine poste in acqua e al tiro incrociato tedesco quando scendevano dal mezzo da sbarco, se non sono stati colpiti dai mortai mentre erano dietro qualche cavallo di Frisia, adesso devono sopravvivere accucciati in una misera trincea scavata in fretta e furia ai piedi del muro anticarro che li separa dalle postazioni tedesche.
(Naval History & Heritage Command/National Archives USA).


A bordo di questo LCM rientrano i soldati feriti gravemente. Il fondo del battello é cosparso degli equipaggiamenti abbandonati dai soldati feriti.
(Naval History & Heritage Command/National Archives USA).


Uno SHERMAN mentre sbarca da un LCT, sul retro due grosse prese d'aria rialzate necessarie per garantire l'aspirazione e lo scarico del motore. Una volta sbarcato sulla spiaggia le due prolunghe venivano tolte.
(Conseil Régional de Basse-Normandie/National Archives USA).

 
 
 

 

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