NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2010

SS Panzer Grenadier 3a Totenkopf Division, schutze.
Unione Sovietica, Giugno 1941 (50 mm)

Modellismo

Pittura e grafica

Cinefoto

Genova per Noi

Galleria 2° Conflitto mondiale

Documentazione 2°conflitto mondiale

La calda estate del 41 per la SS Totenkopf Division
Sembrano persi nel tempo quei giorni successivi al 21 giugno del 1941 quando venne attuata la manovra generale per l'invasione dell'Unione Sovietica: iniziava l' OPERAZIONE BARBAROSSA.
A maggio le SS vennero suddivise in tre gruppi di cui il Gruppo Armate Nord comprendeva la 3a Divisione Totenkopf, il comando venne affidato al Feldmaresciallo VON LEEB.
Nel 1941, con il superamento del confine sovietico, ha inizio un'estate rovente che obbliga i soldati di HITLER ad indossare le mimetiche sopra le camicie dato che le giubbe sono troppo pesanti e non sono state distribuite a sufficienza quelle in cotone.
La divisione venne impiegata la notte del 24 giugno per coprire il fianco destro di VON MANSTEIN.
Allora, i Panzer Grenadier, portavano gli stivali alti di ordinanza alti con suola chiodata e pantaloni di lana in colore feldgrau. Non proprio il massimo per l'estate russa.
In ogni battaglione vi era un numero definito di mitraglieri. Questo "schutze" (soldato) era di supporto ad un camerata con funzione di mitragliere.
Le coppie di fanti che erano addetti all'impiego di una MG34 non avevano in dotazione altre armi se non la pistola personale. Per tale ragione, e ritenendo giustamente insufficiente il proprio armamento, questi preferivano procurarsi delle armi catturate al nemico. In questo caso ha con sé un fucile mitragliatore PS-31.
Al caldo, alla polvere, all'armamento e all'equipaggiamento personale, che superava i 20kg, si aggiungevano le direttive del Comando di Armata che imponeva di avanzare con ritmi elevati. Nei 2 giorni successivi alla dichiarazione di guerra la Totenkopf percorse oltre 160km.
A differenza di ciò che erroneamente si racconta, in quell'anno le SS (ma in generale tutto l'Heer) non era motorizzato a dovere, molta dell'artiglieria era ippotrainata e la logistica lasciava molto a desiderare. I mezzi a disposizione scarseggiavano di parti di ricambio e il trasporto dei mezzi cingolati era rallentato a causa delle diversità di scartamento tra i diversi sistemi ferroviari che collegavano la Germania con la stessa Unione Sovietica. Vi fu la priorità di trasportare i corazzati in prima linea e questo ridusse la fornitura di parti di ricambio, armi, munizioni e uniformi.

Alla fine di giugno la divisione arrivò nei pressi di DVINSK, dopo aver annientato con facilità la resistenza sovietica. Perché questa fu quasi assente? Perché STALIN e i comandi militari attesero fino all'ultimo prima di diramare ordini di risposta armata; in particolare il dittatore era convinto che le minacce tedesche si sarebbero risolte con qualche richiesta di territori da occupare e che il tutto era un fenomenale bluff. Aveva torto, e non sarà la prima volta per cui l'Armata Rossa rischierà la disfatta a causa delle sue lungimiranti ma errate previsioni.
Richiamato con pieni poteri, il maresciallo ZUCHOV stabilirà immediate disposizioni per riorganizzare in gruppi di divisioni le forze russe. Spacchettandole in piccoli gruppi, gl'ordini giungevano capillarmente dando forte dinamicità alla risposta difensiva.
I Tedeschi risentono di queste disposizioni avversarie e alla fine del mese iniziano ad accusare il colpo. La Totenkopf misura già 6.500 caduti sul campo.
Per una divisione SS il numero dei morti é alto, costringendola a fermarsi per riorganizzarsi e aspettare l'arrivo di nuovi effettivi. Prende posizione tra i laghi ILMEN e SCHINGER dove trascorre l'inverno.
Il 7 gennaio del 42 ripartì la controffensiva sovietica sfondando proprio dove la Totenkopf è chiamata a dare risposta.
I Russi sono grintosi in quei giorni perché sfruttano il fattore invernale a cui i Tedeschi tentano quasi disperatamente di opporsi ma con scarsi risultati e a costi enormi. Non erano preparati, convinti che anche il nemico si sarebbe fermato fino al disgelo di aprile.
I Sovietici non si fermano nemmeno con temperature di -20°, e lanciano, impiegando la 1a e l'11a Armata, un contrattacco alla 16a Armata tedesca presso DEMYANK. Era l'11 febbraio.
Dopo 73 giorni di accanita resistenza la Totenkopf riuscì a rompere l'assedio russo. Ma il prezzo fu il sacrificio di oltre 12.000 effettivi.
In tali condizioni l'intera divisione venne richiamata in Germania e successivamente in Francia per l'addestramento specialistico delle nuove leve.

Il figurino
Prendete dal catalogo VERLINDEN un busto con relative braccia, le gambe di un marinaio sovietico prodotto da ITALERI, una testa a scelta con un po' di equipaggiamento e il gioco é fatto.
In mezza giornata di lavoro (tanto ci vuole se siete lenti come il sottoscritto) avrete pronta una conversione semplice da realizzarsi e che richiede solo qualche passaggio di PUTTY TAMIYA per armonizzare le varie parti. Mi si perdoni se la rendo tanto semplice, ma posso giurare che é così.
Spesso un pezzo unico si può realizzare anche se non si ha doti scultoree e non si ha a disposizione milioni di parti. La scatola di base é una scenetta con 2 figurini e le gambe con altri accessori sono presenti in una scatola ITALERI il cui costo [oggi, nel 2010] non supera i 10€.
Quando ho realizzato il pezzo era il 2005 e il materiale sopra l'ho avevo comprato nel corso degli anni. Consiglio sempre di acquistare, in contemporanea ai kit [resina o metallo], anche le scatole in polistirene iniettato (vulgaris "plastica") dato che con cifre molto contenute (siamo nel rapporto 1 figurino in resina al costo di 5 in plastica) si può contare su un discreto numero di accessori e di parti del corpo che di volta in volta possono servire per fantasiose e semplici trasformazioni. Questo credo sia un esempio azzeccato.

Un paio di consigli in fase di conversione e montaggio delle parti.
Il polistirene ITALERI è molto più morbido della resina che allora utilizzava VERLINDEN, consiglio pertanto di pulire bene prima le parti e dopo di montarle altrimenti rischiate di levigare troppo la resina del busto e delle braccia e poco la plastica delle gambe. Le gambe e gli stivali vanno verificati bene dato che possono avere diversi segni di iniezione che a occhio nudo non appaiono. Man mano che carteggiate passate una mano di PUTTY molto liquido, sarà un ottimo riscontro per capire a che punto siete della fase di pulizia.
Le braccia con le relative cassette per i nastri della MG-34 sono già colati in parti uniche, molto fragili ovviamente. Montarle prima o dopo la coloritura? Bell'indovinello! Io ho preferito montare il tutto e poi dipingere. Il che semplifica le fasi di giunzione ma l'insieme é più fragile e non nascondo che un paio di volte ho temuto, in fase di pittura, di rompere l'attacco mani-cassetta.

Per la colorazione poco ho da insegnare. Mi permetto solo di far presente che nel 1941 i pantaloni non erano verde oliva ma ancora del classico feldgrau (verde vescica + grigio antracite). Dato che in quell'estate russa la polvere "impastava" qualsiasi cosa, il tessuto tendeva a prendere delle tonalità più simili al colore verde che non al grigio. Consiglio di partire dando una base di feldgrau scura e di schiarirla con del marrone (terra va benissimo, tipo VALLEJO n.983) e poi con del giallo sabbia. Per dare un tocco finale di polveroso, potete utilizzare del pigmento puro sempre a base di Terra di Siena Bruciata tamponato a secco.
Per la mimetica ci vuole pazienza e molto esercizio. Il talento pittorico conta fino ad un certo punto. Il resto lo fanno gli anni di esercizio (e sa solo Dio quante ne ho dipinte per arrivare a un risultato accettabile). Usate il colore liquido per evitare spessori che risaltano come pugni negli occhi; le macchie scure per ultime e quelle verdi sul nero ottenetele per posa del colore e non per sfregamento del pennello. Ogni macchia andrà ripassata almeno un paio di volte...ora capite perché la pazienza è fondamentale.

L'ambientazione non é frutto di pura fantasia ma si basa sulla foto riportata nel libro illustrato di Herbert WALTHER, in cui si vedono dei soldati WAFFEN SS attraversare il confine sovietico.


Bibliografia
- Herbert Walther "The Waffen SS", Schiffer Publishing -1990.
- Andrew Mollo "Uniforms of the SS, VOL.6", Windrow & Green - 1992.
- Antony Beevor "Stalingrado", Rizzoli - 1998.
- Vassili I. Ciuikov "La fine del Terzo Reich", Baldini & Castoldi - 1969.
- Henri Landemer "Le Waffen SS", Silva & Ciarrapico Editori - 1972.


 











 

 
 

 

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