NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2009 - 2011

Capitano Jack GERRIE, Comandante Compagnia G
11° Reggimento della 3a ARMATA del Generale G.S. PATTON
BATTAGLIA DI METZ, 1944
Soggetto, scala 1/35 (giugno 2011).

Modellismo

Pittura e grafica

Cinefoto

Genova per Noi

Una battaglia in cifre
Nessuna cifra precisa é riportata sia nel testo di AMBROSE sia in quello HASTINGS. Non é chiaro quale fu l'effettivo numero di morti tra le forze americane. Sicuramente fu pari se non superiore a quello delle forze tedesche.

Dal rapporto del Cap. GERRIE
"I tre giorni di assedio [di Fort DRIANT, nda] li abbiamo passati a tenere gli uomini in riga. [...] ... ero disgustato. Non ci vedevo più dalla collera. Non fosse stato per il pianificato fuoco difensivo dell'artiglieria [...] [i Tedeschi] ci avrebbero respinto senza complimenti. Il motivo? Gli uomini non volevano saperne di combattere".

Un inutile battaglia
Il Generale Bradley sosteneva l'inutilità "... del punzecchiare quelle fortificazioni. Il prezzo era troppo alto".

La fondina come gl'ufficiali tedeschi
Non era ammessa dal regolamento, persino PATTON era totalmente contrario a ciò e puniva severamente chi la indossava in questa maniera. Anche se poco nota come abitudine, alcuni ufficiali GI scoprirono che la fondina della pistola di ordinanza, portata a sinistra, permetteva di estrarre più velocemente l'arma. Sempre  a patto di non essere mancini.

Morire proprio alla fine
Patton si spense all'eta di 60 anni nel dicembre del 1945, non per cause "militari" ma in seguito ad un incidente automobilistico in cui venne coinvolto.

 

La Terza Armata di PATTON e la conquista delle fortificazioni in LORENA
La Terza Armata d PATTON arrivò di fronte al fiume MOSELLA proprio agli inizi di settembre del 44. Al generale californiano era stato dato un ruolo di secondo piano nella fase offensiva successiva alla conquista della FRANCIA e all'avanzata inglese nei PAESI BASSI.
L'otto di settembre giunsero alla sponda ovest della MOSELLA con l'intenzione di attraversarla e dare seguito ad una testa di ponte necessaria per la conquista della fortezza di METZ.
I guai iniziarono subito con la fase di attraversamento del fiume, che fu tentato utilizzando delle barche leggere, ma furono respinti dal fuoco dell'artiglieria tedesca e delle varie postazioni di mitragliatrici e mortai posti sulla riva est. Altro problema era la notevole fortificazione di cui METZ disponeva e che nel corso del conflitto era stata ampliata. Le cose andarono male e tre tentativi di attraversare il fiume servirono a far desistere il comando della TERZA ARMATA dal continuare un inutile mattanza. PATTON decise allora di spostare i suoi contingenti a NANCY, verso sud e a circa 50 km da METZ.
Ma anche qui le cose non migliorarono. I suoi SHERMAN si scontrarono contro i carri PANZER della 1a ARMATA TEDESCA. PATTON non mollò la presa, arrivando così a scontrarsi contro la 5a ARMATA PANZER di VON MANTEUFFEL. Le forze americane ebbero la meglio e riuscirono così a procedere verso METZ risalendo verso nord-est.
Prima della città di METZ vi era ancora un ostacolo non da poco: il Forte DRIANT, posto su una collina. Il primo tentativo di conquistarlo avvenne il 27 settembre con un clima freddo e una pioggia incessante che rendeva qualsiasi attacco un vero inferno ancor prima di scontrarsi con il nemico: le armi e le uniformi perennemente bagnate, il fango che impediva ai mezzi di avanzare e una nebbia così densa che rendeva quasi assente la visuale durante ogni assalto.
La resa di Forte DRIANT e, successivamente, della fortezza della città di METZ avvennero il 25 novembre.

Durante quei due mesi di continui assalti, uno dei testimoni primi fu il Capitano Jack GERRIE. Egli scrisse rapporti dettagliati sulle enormi difficoltà che incontravano i GI nel conquistare quelle postazioni fortificate (i Tedeschi asserragliati erano in grado di resistere per un mese avendo sufficienti scorte di cibo, acqua e munizioni).
Raccontò di quanto la guerra aveva reso brutali i propri avversari, al punto che sparavano sul personale medico americano (disarmato) e tanto più lo erano diventati gli stessi GI che, in preda a momenti di rabbia cieca, fucilavano (senza troppo "pensarci su") i soldati nemici che catturavano oppure li mandavano verso azioni "senza ritorno" per recuperare i soldati americani feriti ("Ero convinto che [i Tedeschi, nda] avrebbero cessato il fuoco ma non fu così e uccisero volontariamente i loro camerati").
GERRIE raccontò soprattutto il dramma umano di quei giovani soldati americani che non avevano nessuna intenzione di morire in azioni al limite del suicidio e per una guerra che in fondo non sentivano così loro. Erano troppo inesperti per combattere in tali situazioni, non essendo stati minimamente addestrati al combattimento contro bunker e simili strutture fortificate e non conoscevano minimamente la complessità legate ad esse (in molti si perdevano nei vari cunicoli ed erano prede facili per i soldati dell'HEER).
La Campagna per la conquista della LORENA non rese certo PATTON più celebre tra le sue truppe.
Fu grazie, e solo grazie, alla sua rinomata capacità di autopromozione verso la stampa militare Alleata, la sua oratoria prima della battaglia (molti rimanevano incantati dalle sue parole) e all'azione di rottura della sacca di BASTOGNE che successivamente rimediò moralmente e militarmente a quanto era accaduto a METZ e FORT DRIANT.

Realizzazione della scenetta
La NEW WORLD MINIATURES produce un set di GI da collocare a bordo di un blindato. Tra i sei soggetti, presenti nella confezione, ho scelto questo dato che l'inconsueta postura é perfetta per riprodurre un fante appoggiato ad un muro o ad altri oggetti (bidoni, steccati, ecc.).
Il pezzo é in resina e non vi é nulla da montare se non la sola testa. A proposito della testa, quella di serie non mi piaceva e presentava diverse imperfezioni scultoree. L'ho sostituita con una DRAGON, lasciando l'elmetto sempre della stesso produttore della testa.
Il fucile e la fondina della pistola sono di produzione VERLINDEN.
Tornando al soggetto, il pezzo ha diverse imperfezioni dovute alla colatura della resina che, in diversi punti, ha lasciato vuoti e sovra colate. Queste però non sminuiscono le attese finali a patto che ci si armi di tanta pazienza, stucco e diversi fogli di carta smeriglia in fase di pulizia e preparazione.
L'ambientazione é un piccolo rudere di muro in mattoni, montato sulla base finale in legno che misura 35mm x 35mm.
I colori (acrilici) fondamentali sono: Verde oliva scuro, Marrone terra naturale (o simile), Giallo Sabbia. Usando questi tre e del bianco o del marrone scuro, si possono ottenere tutte le combinazioni degli indumenti dell'Esercito americano. La foto qui a lato (
per concessione de "Conseil Régional de Basse-Normandie/National Archives USA") é stata scattata da un reporter militare (onestamente pare più una ricostruzione a fine combattimenti che non durante un vero scontro a fuoco) permette di identificare diversi modelli di giacche che allora erano in uso presso la fanteria USA. Per quanto riguarda le tonalità e i dettagli, vi sono tantissime pubblicazioni recenti che consentono di stabilire quali fossero realmente le tonalità delle giacche e anche dei pantaloni (variavano dal marrone scuro al verde oliva e in alcuni modelli al verde marcio). Per la documentazione storiografica su J. GERRIE rimando alla lettura dei due libri "CITTADINI IN UNIFORME" di S. AMBROSE e "APOCALISSE TEDESCA" di M. HASTINGS.

Galleria 2° Conflitto mondiale

Documentazione 2°conflitto mondiale

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