NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2009 - 2012

LA BATTAGLIA DI BERLINO
APRILE - MAGGIO 1945

Pagina 3: Le Forze armate tedesche

Modellismo

Pittura e grafica

Cinefoto

Genova per Noi

Galleria 2° Conflitto mondiale

Documentazione 2°conflitto mondiale

Premessa
Pagina 1
Pagina 2
Pagina 3
Pagina 4
Pagina 5

Riferimenti

 


Foto 1
Foto pubblicata su SIGNAL che mostra elementi della Hitlerjugend
No copyright conosciuto


Foto 2
Goebbels consegna la Croce di Ferro di seconda classe al
sedicenne combattente della Volkssturm Willi Hubner

Bundesarchiv, Bild 183-J31305 / CC-BY-SA


Foto 3
Momenti della vestizione della milizia poplare Volkssturm
Bundesarchiv, Bild 146-1974-120-21A / Stier / CC-BY-SA


Foto 4
Componenti della Volkssturmm nel 45
ARC Identifier 64760 - Local Identifier 342-USAF-13034 and ARC Identifier 24043 - Local Identifier 111-ADC-10281. 39-45


Foto 5
Componenti della Volkssturmm nel marzo del 45
a Posten, armati di Panzerfaust 60
Bundesarchiv, Bild 183-J31320 / CC-BY-SA

Foto tratta da fimato d'eopca, no copyright
Foto 6
Marinai tra le macerie di BERLINO, la prova della loro presenza nella capitale
ARC Identifier 64760 - Local Identifier 342-USAF-13034 and ARC Identifier 24043 - Local Identifier 111-ADC-10281. 39-45


Foto 7
Waffen SS in un completo mimetico (unità e divisione non identificata)
ARC Identifier 64760 - Local Identifier 342-USAF-13034 and ARC Identifier 24043 - Local Identifier 111-ADC-10281. 39-45


Foto 8
Ufficiale Waffen SS in un completo mimetico (unità e divisione non identificata)
Die Deutsche wochenschau 1944


Foto 9
"Sepp" Dietrich con alcuni componenti del suo staff
Foto tratta da un numero della rivista dell''epoca SIGNAL


Foto 10
Sottufficiale dei carristi, probabile capo carro nel 44.
Foto tratte da filmati di propaganda Die Deutsche Wochenschau 1944


Foto 11
Waffenn- SS in difesa dell'Oder. gennaio 45
Foto tratte da filmati di propaganda Die Deutsche Wochenschau 1945

 
Foto 12
A sinistra ufficiale della Wehrmacht con impermeabile gommato, a destra una recluta delle Waffen SS di una non identificata divisione (fronte dell'est, periodo non identificato)
Foto tratte da filmati di propaganda Die Deutsche Wochenschau 1945

Combattimenti e uniformi delle Forze Armate tedesche a Berlino
Il soldato Willy FELDHEIM aveva in dotazione un Panzer Faust e, nel freddo della notte, stava accucciato in una buca in attesa dei carri armati nemici. Il giovane Willy era un trombettiere della Gioventù hitleriana, credeva in quel futuro radioso che avrebbe cambiato le sorti della sua patria. Ora quelle promesse erano cancellate dalle parole dell'istruttore militare che gli aveva spiegato che il "pugno corazzato" era efficace se sparato frontalmente al nemico a una distanza inferiore ai 50 metri. I ragazzi della gioventù del Terzo REICH erano in un'età compresa tra i 12 e i 16 anni, ma alcuni ne avevano anche dieci e persino otto. Erano bambini che non erano in grado di poter sollevare l'arma anticarro tanto pesava e in molti casi, una volta premuto il grilletto, lo scoppio della carica detonante sbilanciava il puntamento, sempre ammesso che non fosse la paura a farlo.
Questi ragazzi morirono a migliaia, sacrificandosi in assurde azioni suicide. Persino WEIDLING intimò al Reichjgendfuhrer Artur AXMANN di impedire una tale inutile carneficina. La perentoria richiesta venne ovviamente disattesa. Lo stesso CHUIKOV raccontò di un episodio, ormai reso famoso anche da alcune foto di propaganda nazista, in cui  oltre 500 ragazzi con biciclette e due Panzer Faust (erano fissati ai manubri) si lanciarono contro i suoi carri armati; le mitragliatrici dei T34 aprirono il fuoco falciandone a decine.
Nella foto 2 il Gauleiter di BERLINO, Joseph GOEBBELS, decora con croce si di seconda classe il giovane sedicenne  Willi HUBNER non appartenente alla Hitlerjugend ma a un reparto di Volkssturm. Il giovane indossava un cappotto a tre quarti che era di probabile provenienza civile e modificato per sembrare un cappotto ordinario militare. Si può notare che i militi presenti in prima fila erano equipaggiati con spallacci e giberne per fucile MAUSER mentre già quelli in seconda fila non ne erano tutti dotati, i cappotti non avevano le spalline identificative di un reparto e della specialità ed alcuni non imbracciavano alcun tipo di arma. L'insieme fa supporre che questi uomini furono vestiti per l'occasione, che venne anche ripresa dai cinegiornali propagandistici.
Le uniformi ufficiali erano poche e in genere erano capi di scarto oppure di recupero dalla spogliazione di feriti e deceduti; altri erano provenienti da requisizioni nei paesi occupati ma per questi occorreva poi la modifica per evitare che, chi li indossava, fosse confuso con il nemico o potesse, nei momenti dell'avanzata nemica, approfittarne per disertare. La foto 3 mostra che persino il personale ausiliario, addetto allo smistamento dei capi, indossava delle giubbe della Prima Guerra Mondiale; sempre nella stessa foto si vedono alcuni dei volontari che indossavano le divise di servizio in cotone naturale e bustine di fanteria.
Mancavano scarponi o stivali militari, che erano fondamentali per poter combattere tra le macerie e per le lunghe marce di spostamento. Molti si presentarono con scarpe di varia foggia e qualcuno persino con galosce di gomma. In queste condizioni lo svantaggio era inevitabile anche se i Russi non erano forniti di migliori dotazioni. Molti di loro non riceveranno cinturoni e giberne, i caricatori delle armi erano tenuti nelle tasche dei cappotti  dei giacconi. Per il trasporto di bombe a mano, le note schiaccia patate, vennero fornite delle federe a cui era aggiunta una tracolla di cotone. Alcuni di loro, per la notte e per i pasti, rientravano a casa (chi l'0aveva ancora in piedi) e se potevano lasciavano volentieri il peso di munizioni e bombe che non erano molto propensi ad usare. Alcune esplosioni nelle case dei Berlinesi non erano solo causate dal fuoco nemico ma dal fatto che le case fungevano da depositi per piccoli quantitativi di armi. I più preferirono quindi abbandonarle dove capitava non appena nessuno li vedeva.
La propaganda nazista mostra graziose signore che fanno pratica con dei Panzer Faust, leggeri e semplici come ramazze. Non era proprio così: il tiro variava e il mirino non era precisissimo, la fiammata di uscita impressionava, era pericolosa e si rischiava di incendiare persone e cose.
All'inizio i Russi non avevano trovato una soluzione protettiva contro il colpo micidiale che un Panzer Faust poteva infliggere, specie sui blindati. Ma la fantasia dei carristi dell'Armata Rossa trovava una curiosa soluzione contro questi proiettili a carica cava: si prendevano reti dei letti, brande, cancellate e si fissavano ai carri con filo di ferro o venivano saldate direttamente sulle corazze. Il colpo esplodeva prima e si riducevano i danni anche se i cingoli, e le ruote di trascinamento, restavano il punto più debole.
Se di Panzer Faust ne furono prodotte grosse quantità, mancavano invece i cannoni leggeri e le mitragliatrici. Le armi automatiche erano sempre meno (MP40 e STGR 43/44) e i vecchi MAUSER erano ancora in dotazione a gran parte delle Volkssturm. L'abbigliamento specifico era scarso, in dotazione quasi esclusivamente alle Waffen-SS. Heer, Volkssturm e Hitlerjugend avevano divise ordinarie, qualche giaccone parka e dei cappotti in Ersatz. Anche gli elmetti ad un certo punto iniziarono a scarseggiare: alcuni lotti erano stati destinati ai servizi ausiliari di BERLINO e alla popolazione.
Non ve ne erano a sufficienza per tutti (i combattenti della Divisione "CHARLEMAGNE" ne erano sprovvisti) ma, cosa curiosa, ne erano stati prodotti un certo lotto aventi taglie ridotte, adatte ai componenti della Gioventù hitleriana.

Nella battaglia di ZOSSEN, con il ritiro disperato verso ovest, tra i soldati dell'Heer e quelli delle Waffen-SS, iniziarono a esserci momenti di rabbia reciproca in quanto che gl'uni incolpavano gl'altri di essere inetti nel respingere il nemico, di compiere atti crudeli come l'abbandono dei feriti e la confisca con la forza di munizioni, dei semicingolati e del carburante. Pur se mai dimostrato in qualche modo oggettivo, soldati dell'esercito raccontarono di aver notato delle ausiliarie SS a bordo dei mezzi corazzati. Le donne indossavano uniformi da carristi e imbracciavano armi automatiche. Questo aneddoto pare frutto di leggende post belliche: non é molto credibile che vi fossero donne disposte ad indossare uniformi contrassegnate come SS, certe che dopo la cattura o la resa avrebbero subito violenze inaudite da parte dei Russi e di qualsiasi altro ex internato che era ora vagava libero ed armato.
Donne in uniforme se ne videro diverse, in alcuni casi si trattavano di ausiliarie delle varie specialità che indossavano pantaloni da uomo e si erano tagliate i capelli. La ragione era legata al fatto di non essere notate dai soldati nemici e non rischiare di essere violentate. Nella foto a fianco una donna, che teneva per mano due bambini molto piccoli, indossava un giubbino modello carrista dell'Heer: l'aquila era cucita sul lato destro e nessuna mostrina e spallina identificatrice era presente, il che fa supporre che si trattasse di un capo in deposito o generosamente concesso da qualche artigliere. Mostrando il dettaglio ad un appassionato, egli ha supposto che potrebbe trattarsi anche di una giubba della Luftwaffe dato che l'aquila a destra parrebbe del disegno proprio dell'Aviazione militare. La bustina é di certo dell'esercito vista la coccarda al centro e la V rovesciata con filettatura rossa o comunque colorata.

Vicino ad HALBE i Tedeschi, il 29 aprile, tentarono di raggiungere il punto di raccolta a nord di BERLINO (a KUMMERSDORF). Ma anche qui la carneficina si stava per compiere. A peggiorare il tutto i rapporti ormai esasperati tra soldati dell'Heer e quelli delle Waffen SS. Un testimone oculare, il giovane Hardi BUHL, raccontò che i soldati erano oramai giunti al collasso psichico di fronte alla sconfitta e cercarono quindi di togliersi le divise per indossare qualsiasi capo che desse l'impressione di essere dei civili. Le SS iniziarono a compiere sommarie esecuzioni verso i disertori. Tra le due parti s'ingaggiarono sovente duelli a l'ultima cartuccia.
Un caporale della Divisione KURMARK testimoniò sulla distruzione degli ultimi tre KOENIGSTIGER in dotazione alla Nona Armata. Erano rimasti senza carburante e molto probabilmente con i cingoli in pessime condizioni. Molti dei mezzi su cingolo non erano più in condizioni di proseguire dato che di media potevano avere un'autonomia di circa 150 km. E molti di questi mezzi in pochi giorni avevano percorso almeno il triplo del chilometraggio. Spesso i rapporti sovietici riportavano di scontri dove decine di carri armati erano stati gloriosamente e coraggiosamente distrutti ma di certo erano cifre estremizzate. Durante la fuga dal bunker di HITLER, le Waffen-SS poterono contare su un solo TIGRE 1 e su un paio di autoblindi SDKFZ 250.
Era sempre più frequente la presenza a piedi di alti ufficiali (riconoscibili per le bande cremisi lungo i pantaloni e i gradi delle spalline realizzati in cordone intrecciato) i quali indossavano elmetti e con se portavano armi automatiche di buona qualità. Mentre i giovani delle Gioventù hitleriana erano costretti all'uso del MAUSER o di altri fucili di bassa qualità (molte armi italiane, greche e vecchi fucili russi), sia gl'ufficiali dell'OKH sia quelli delle Waffen-SS, si erano preoccupati di procurarsi il meglio e disponibile nei magazzini delle caserme.
Le truppe che in quei giorni letteralmente scapparono prima da SEELOW per poi proseguire a sud, come quelle che a nord di BERLINO tentavano dal BALTICO e di arrivare verso il fiume ELBA (attraversando la regione del MECLEMBURGO-POMERANIA), subirono meno perdite ma furono sottoposte a sforzi fisici non indifferenti per sopportare le piogge e le basse temperature che quell'anno si registrarono in tutta la Germania.

La vera Battaglia di BERLINO iniziò verso il 27 aprile con l'attraversamento del fiume SPREA da parte delle forze di CHUIKOW per conquistare il TIERGARTEN. Per i primi dieci giorni di maggio, di scontri all'ultimo sangue ve ne furono a centinaia. Vale ricordare quelli presso la fortezza di SPANDAU, presso il Ministero degli Interni e all'interno del REICHSTAG.
i filmati, solo di produzione russa, sono troppo sfocati e riprendono solo i propri soldati. Manca quindi documentazione di sorta per poter raccontare il lato uniformologico tedesco. Si può quindi supporre basandosi su descrizioni riportate in varie pubblicazioni.

La fuga verso il fiume ELBA é stata ben documentata dalle forze americane tramite riprese in 16 mm (NARA/ARC)Il fotogramma qui a lato, purtroppo non di eccezionale qualità, mostra un dettaglio quanto mai interessante in merito alle combinazioni uniformologiche rispetto alle specialità di appartenenza. Il soldato di fanteria indossa una giubba tipo M1943 e pantaloni mimetici del tipo a fronde di quercia in uso nelle Waffen-SS; probabilmente li ha prelevati da qualche zaino abbandonato. Strana combinazione uniformologica dato che, di norma, i soldati dell'Heer indossavano pochi capi d'abbigliamento del tipo mimetico e in genere quello denominato SPLITTER MUSTER. Un esempio lo si può riscontrare nella foto 6. IN questa si nota a destra un soldato con il tipico poncho ZELTBAHN.
L'esercito ebbe in dotazione dei giacconi e dei pantaloni mimetici di tipo solo imbottito quando fu impegnato sul fronte Est, questi capi erano sempre in disegno SPLITTER MUSTER o in feldagrau. Risulta però, anche da illustrazioni di Andrew MOLLO, che venne fornita una casacca mimetica simile come taglio a quelle delle Waffen-SS; il colore di base era verde chiaro o giallo ocra su cui apparivano delle macchie sfumate sia verdi sia marroni. Onestamente non ne ho mai viste come reperti collezionistici, nemmeno in foto e nei filmati d'epoca; qualcosa di simile a quella di MOLLO potrebbe essere stata ripreso dai cineoperatori ma forse lo sporco e i giochi di luce-ombra non ne consentono la facile identificazione.
Per quanto riguarda le uniformi dei carristi delle divisioni Panzerheer, furono introdotte delle tute in cotone grigio o verde scuro che sostituirono le classiche uniformi nere e feldgrau a due pezzi (giubbino e pantalone). Nella Foto 10 ecco un capo carro indossarne una a cui sono state aggiunte le mostrine, le spalline e il grado gerarchico cucito sulla manica sinistra.(si tratta di un sottotenente).

Tramite foto e filmati, per quanto riguarda le uniformi delle Waffen-SS, se ne possono identificare molte e la nitidezza di questo materiale consente di distinguere tra loro le tipologie di taglio e colori.
Nella Foto 7, per esempio, ecco alcuni fanti delle Waffen-SS indossare il completo mimetico in uso dal 1944 in poi e che permetteva di avere uniforme e mimetica in un solo capo di abbigliamento. Il completo era costituito da una giacca M1944 corta e con tasche semplici, colletto aperto e l'assenza di mostrine, spalline classiche con il grado e la specialità di appartenenza; solo sulla manica sinistra vi era cucita l'aquila nazista e gli eventuali gradi. Era un completo in cotone spigato, molto leggero e semplice nella fattura ma che poteva essere indossato anche come sopraccapo alla normale uniforme di stoffa. La foto 8 illustra un ufficiale, sempre Waffen-SS, che indossava una di queste giacche anche in pieno inverno (lo si comprende dai guanti in pelle) in sostituzione dei giacconi mimetici imbottiti che non erano più sufficienti, tra il 44 e il 45. Per la giacca di quest'ufficiale la mimetica era di quella puntiforme che era in produzione dal 44 in poi.
Molto interessante la Foto 9 dove appare il Generale DIETRICH con il suo staff. La foto dovrebbe essere stata scattata nel 44 e offre lo studio di diverse giacche modello M1943 e similari. Nella foto si contano tre diverse tipologie di mimetizzazione: DIETRICH ne aveva una di tipo a foglie di platano su un taglio di pregevole fattura; l'ufficiale con la testa fasciata e decorato con Croce di Prima Classe ne indossa una con stoffa e mimetica di fattura italiana così come il secondo ufficiale decorato con la stessa onorificenza del primo, dietro altri due ufficiali (quello a sinistra dovrebbe essere Max WUNCHE) hanno giacche con mimetiche del tipo a fronde di quercia. Un minuzioso dettaglio, e non trascurabile, riguarda l'ufficiale a sinistra e dietro DIETRICH: indossa il cinturone al contrario contrario e pare strano (notare che gl'altri lo indossano correttamente con i ganci fibbia verso sinistra) che tale trascuratezza sia stata ammessa durante una cerimonia di decorazione al valore; questo fa evidenza che rispetto all'esercito nelle Waffen-SS fosse (forse) tollerata una certa trascuratezza nella vestizione.
Nella Foto 11 vi sono dei fanti Waffen-SS, ma che nel filmato di propaganda vengono identificati come appartenenti a reparti di Volksgrenadier, i quali indossano giubbe ordinarie o giubbini M1944 sopra cui indossano casacche mimetiche del tipo a fronde di quercia con mimetica invernale. In questa foto, come nella Foto 7, tutti gli elmetti sono sprovvisti di telo mimetico; un dettaglio che venne eliminato provvedendo a mimetizzare con vernici gli stessi elmetti, gli strati erano molto sfumati e leggeri. Questa verniciatura molto "delicata", però, era poco intensa e spesso si sbiadiva dopo poco tempo o se veniva coperta con fango il quale aveva, su di essa, un discreto potere abrasivo.
La Foto 12 mostra tre diverse uniformi delle Waffen-SS e tutte interessanti per comprendere la situazione che si poteva vedere sui campi di battaglia nel mese di marzo del 1945. Il fotogramma mostra, a sinistra, un ufficiale con impermeabile gommato e bustina Waffen-SS. Il soldato alla sua destra era una giovanissima recluta con un giubbino da carrista in colore feldgrau su cui era solo presente l'aquila cucita sulla manica sinistra e la totale assenza delle mostrine quanto delle spalline; indossava un elmetto completo di occhiali protettivi (contro fumi e riverberi) e ha un cinturone con una sola cartucciera per il MAUSER (a tre scomparti) e una bomba a mano di quelle da lancio e senza il manico (molto simile a quelle americane). Infine il terzo soldato indossava elmetto e cappotto di ordinanza senza spallacci e senza imbracciare armi di sorta.
Gli uomini delle due divisioni "NORDLAND" e "CHARLEMAGNE", protagoniste dei vari episodi avvenuti a BERLINO e raccontati da RYAN e BEEVOR, sicuramente indossavano uniformi come quelle della foto 7 e 8. Ciò é confermato da un articolo uniformologico pubblicato su UNIFORMI&ARMI del 1997 avente come soggetto le uniformi della Divisione "CHARLEMAGNE". L'articolo, di cui l'autore è Eric LEFREVE, riporta diverse informazioni utili sulla costituzione della Divisione SS "CHARLEMAGNE" e sull'equipaggiamento di cui erano dotati i rispettivi soldati.

E si arriva al momento della loro resa nel maggio del 45. Il fotogramma qui a fianco mostra la consegna delle armi all'arrivo sulle sponde dell'ELBA, le temperature non sono per nulla primaverili e quindi i soldati spossati e indeboliti anche dalla fame indossano i cappotti per cercare di non perdere temperatura corporea. Sulla destra un paracadutista consegna il suo fucile semiautomatico; indossa il giaccone da lancio in tessuto "duck" con mimetica SPLITTER MUSTER invernale (marrone scuro e marrone chiaro su un fondo color ocra scuro).
Buona parte dei soldati aveva le divise lacere e sporche, chi poteva le sostituiva con quelle che trovava abbandonate o di altri soldati morti.
Le mescolanze di vari capi fu la normalità, e il caso del personale femminile ne é l'esempio più eclatante.
I soldati angloamericani, tanto e quanto quelli russi, provvedevano  a perquisire i prigionieri confiscando come bottino di guerra ogni genere di oggetto, decorazione e arma. Molto ricercate erano le pistole LUGER, le croci di guerra di prima classe
Le truppe delle Waffen-SS, prima di arrendersi, gettarono tutto ciò che poteva ricondurre la loro appartenenza al corpo di elite. Qualcuno riuscì a gettare elmetto, documenti e piastrine, si strapparono le spalline e le mostrine o si procurarono una giubba classica dell'Heer o della Luftwaffe ma venero identificati perché avevano il proprio gruppo sanguigno tatuato sull'avambraccio. Quelli catturati furono consegnati ai Russi, i quali scoprirono solo sei mesi dopo la resa che le SS si potevano identificare da un semplice tatuaggio.

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