Galleria 2° Conflitto mondiale
Documentazione 2°conflitto mondiale
Premessa
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Riferimenti
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Foto 1
Pistola automatica tedesca
WALTHER PPK, una gradita preda bellica degli ufficiali russi
Foto F. Cavann@
Foto 2
La corrispettiva TOKAREV TT-33,
in dotazione agli ufficiali russi
Foto F. Cavann@
Foto
3 e 4
Pistola mitragliatore tedesco
MP40 e medesima tipologia russa PPSh-41
Foto F. Cavann@
Foto 5
Carica cava per il Panzer Faust
100, sopra erano stampate le istruzioni d'uso
Foto F. Cavann@
Foto
6 e 7
Cannone tedesco leggero PAK da 37
mm, tra i pezzi leggeri più utilizzati nella difesa della città
Foto F. Cavann@
La fine e di Berlino e
il suo futuro
Il sette maggio
ufficialmente la guerra finì. BERLINO era in condizioni
disastrose, i morti erano a migliaia sia tra i civili sia tra i
militari dei due schieramenti. Nei giorni della battaglia si
consumarono eccidi e violenze di ogni sorta. Nel corso di oltre
sessant'anni autori e storici vari, nelle loro pubblicazioni, hanno
quasi gareggiato nel descrivere quanto avvenne cercando di stabilire
chi fosse stato più spietato e crudele tra i due schieramenti. Con
il passare del tempo, con l'apertura degli archivi militari di più
controparti e con la
scoperta di nuovi documenti e testimonianze in merito, ci si è
avviati a un processo di revisione più moderata nell'imputare colpe
e i misfatti.
Nessuno nega i fatti, per fortuna, ma occorre ancora molto tempo e
molte verifiche prima di poter mettere la parola fine al dramma
della battaglia di BERLINO, stabilendo i ruoli delle singole nazioni.
Certamente il grosso di quanto avvenuto va addebitato al Comando
tedesco e alla figura di HITLER congiuntamente al suo staff
politico e militare. Furono
loro a decidere che la città si sarebbe dovuta sacrificare per una
causa, la lotta contro il comunismo, già persa mesi prima con la
disfatta sia del fronte dell'Est sia con la sconfitta della
Battaglia delle ARDENNE. Si considerino le colpe umane in primis e
poi quelle militari, le seconde furono forse più gravi in quanto che stabilirono
una strategia difensiva lacunosa e una tattica di azione al limite
del dilettantesco il cui unico risultato fu la morte di migliaia di
soldati e di civili. In seguito, molti generali e gerarchi nazisti
attribuirono tali colpe ed errori alle decisioni di HITLER e del suo
Stato maggiore. Ma questa giustificazione regge solo in parte. Molti
di loro dimostrarono che le loro doti di condottieri dovevano la
loro fortuna all'attacco lampo e all'impiego di cospicue forze di
artiglieria e aviazione (vedere la prima fase del conflitto tra il
39 e il 42). Venendo a mancare carri armati e aerei, e tanto
carburante, non
furono in grado di reggere l'impatto degli avversari che invece
potevano contare su queste armi in quantità considerevoli.
Occorre anche dettagliare altre carenze sia militari sia logistiche:
la distribuzione delle divisioni avvenne più per compiacenza verso
lo Stato maggiore che non per effettive necessità. La produzione di
armi e mezzi era insufficiente sin dal 43, eppure tutti gli alti
gradi militari parvero totalmente indifferenti a tale problematica.
A livello logistico, non furono prodotte quantità sufficienti di
carburante, non ne furono immagazzinate in modo attento nelle
regioni dell'Est dove il possibile sfondamento avversario era probabile. Si
può certo incolpare la sfortuna, ma in questa storia furono i
Tedeschi stessi la loro unica sfortuna.
A BERLINO il numero delle esecuzioni sommarie da parte delle SS e
della GESTAPO non furono mai calcolate ma si parla di decine di migliaia;
bastava un non nulla perché funzionari e uomini delle SS
decretassero la fucilazione di un anziano che non indossava il
bracciale della milizia popolare e non fosse in possesso del suo
presunto fucile di ordinanza. I ragazzi che morirono in assurde
azioni difensive furono altrettanti e il loro gesto rallentò solo
l'agonia di una città e della sua popolazione. Tra le Waffen SS, sia NORDLAND sia CHARLEMAGNE, vi era la terribile usanza del colpo alla
schiena nei confronti dei soldati nemici catturati, utilizzandoli
come esche per individuare dove fosse appostato il nemico. La
procedura era quanto mai bieca ma efficace. Una volta catturati,
venivano disarmati e li si rassicurava che non gli sarebbe stato
fatto nulla e di ritornare pure dai loro camerati. I prigionieri si
allontanavano increduli e il più delle volte urlando ai propri
compagni di non aprire il fuoco. A quel punto, tra coloro che erano
appostati dalla parte opposta, qualcuno si esponeva per fare cenno
in quale direzione lo sfortunato doveva dirigersi; allora gli uomini
delle Waffen SS aprivano il fuoco uccidendo lo sfortunato e sparando
a più non posso in direzione dei suoi compagni. Possiamo immaginare solo
vagamente quali furono, da parte dei Sovietici, le reazioni alla cattura di soldati tedeschi.
Se si affronta il grave e delicato
argomento dell'inutile carneficina che si perpetrò, vale la pena di
domandarsi quale di quei militari può ancora oggi essere giudicato abile e
prode quando non fu in grado allora di evitare il sacrificio di migliaia di suoi
soldati solo per difendere una causa già persa. La strage di soldati
e civili nella foresta di HALBE é una delle macchie più indelebili
nella storia dell'esercito tedesco. Non furono dei gerarchi la causa
di ciò, ma gli stessi comandanti dell'Heer che tentarono una
impossibile ritirata verso il fronte americano.
Nelle gallerie della metropolitana e nelle fogne di BERLINO, i soldati tedeschi
tentavano di spostarsi non solo per fuggire ma per cercare di
aggirare il nemico. L'impresa il più delle volte era fallimentare perché si muovevano
quasi alla cieca o seguendo approssimative mappature. Un soldato
tedesco raccontò che il suo tenente tentò di organizzare una sortita
cercando di far arrivare i suoi uomini, alle spalle del nemico,
passando attraverso delle gallerie della metropolitana; come
strumento per orientarsi egli aveva una piantina informativa con
indicate le sole stazioni di fermata e per giunta l'ufficiale non
era nemmeno di BERLINO quindi non conosceva minimamente la città. La
sortita fallì miseramente e buona parte di questi soldati morì
mitragliata dai Russi che invece si rivelarono più capaci in tale
tattica.
E così il massacro dei civili, mai quantizzato dalle stesse autorità tedesche
di ieri come di oggi, che morirono sotto i colpi di
artiglieria mentre tentavano di attraversare il fiume ELBA. Per anni
in molti scrissero che fu l'artiglieria sovietica a puntare il tiro
su questa massa indifesa di donne, anziani e bambini dato che tra
essi si erano mescolate migliaia di soldati e Waffen SS. Dalle
informazioni che nel tempo sono emerse, pare che le cose non
fossero andate proprio così e che in realtà fu la stessa artiglieria
tedesca ad aprire il fuoco con la ragione sola di porre uno sbarramento
ai russi inseguitori; tale versione é poco attendibile e nasconde
retroscena più macabri dato che
ormai la guerra era praticamente finita e che eventuali soldati del ROA, come di origine russa passati al nemico, sarebbero stati
comunque catturati dagli Americani e da questi consegnati alle
autorità militari sovietiche secondo gli accordi di JALTA.
Molte fabbriche intorno a BERLINO erano dotate di rifugi antiaerei
di notevole capacità e resistenza, eppure i civili furono stipati a
migliaia in pochi rifugi cittadini. Quelli delle fabbriche vennero
riempiti di macchinari che sarebbero ovviamente serviti a riprendere
la produzione al cessate il fuoco. I Russi, terminata la guerra,
impacchettarono una grossa parte di questi macchinari e se li
portarono nella grande madre Russia.
Gli ufficiali dell'Armata Rossa non
ricevettero quasi mai precise disposizioni su come comportarsi, a
livello di controlli e disciplina, verso i propri soldati. I
saccheggi quindi divennero prassi ordinaria fino a metà maggio,
quando disposizioni più precise ne vietavano l'usanza (in realtà si
voleva mostrare agli alleati angloamericani che il soldato sovietico
era intriso di onestà e disciplina). In rari casi vi furono azioni
disciplinari effettive, quasi sempre i colpevoli ricevevano una
strigliata verbale e al massimo gli era imposto di riconsegnare il
mal tolto.
In merito a banche, musei, librerie e archivi pubblici, guarda caso vi furono
severe disposizioni dai vari comandi: non dovevano essere bombardati
o comunque oggetto di fuoco d'artiglieria, vietato il saccheggio di
sorta e dovevano essere posti sotto vigilanza armata una volta
occupati.
Dai pochi rapporti rinvenuti o emersi dagli archivi russi, nei
giorni tra il 15 aprile e il 2 maggio, risulta che l'appoggio di
artiglieria venne richiesto sempre più spesso e che questo comportò
la morte di civili e soldati che molto probabilmente si sarebbero
anche potuti catturare vivi. L'artiglieria russa, da molte
testimonianze anche tra gli stessi serventi ai pezzi, con troppa
facilità apriva il fuoco sugli edifici che a volte erano deserti,
usando tiro ad alzo zero. Le conseguenze furono anche la morte di persone
che si trovavano nelle cantine o nei rifugi sotterranei e che
rimasero sepolti dalle macerie dei palazzi.
Le violenze sulle donne, perpetrate dai soldati dell'Armata Rossa,
sono un dato di fatto e non vi possono essere
giustificazioni di sorta per questi crimini. Vi é però da conoscere
la storia e l'identità caratteriale di questi uomini, prima di dare
certo un giusto giudizio di condanna. Nella cultura sovietica,
l'individuo doveva essere annullato per diventare una parte di una
precisa organizzazione sociale. Non doveva esistere l'individualità
comportamentale, caratteriale e nell'ambito della società di
appartenenza. La desessualizzazione era uno degli obiettivi di tale
politica educativa collettiva. Nel momento in cui ciò veniva a
compiersi, l'uomo perdeva anche la sua proprietà affettiva verso un
altro individuo trasformando i sentimenti, quanto la sessualità e
l'erotismo, in elementi di negatività (George ORWELL, nel 1948, ne
riporterà di ciò nel suo capolavoro letterario "1984"). Le violenze
sessuali e comportamentali erano il frutto di questa scissione
emotiva, che rendeva il soldato privo di attaccamenti umani sia
verso i propri conoscenti sia verso altri. In aggiunta a ciò, la
propaganda e i commissari politici rafforzavano l'idea di attuare
una vendetta sistematica contro ciò che i Tedeschi avevano commesso
durante l'Operazione BARBAROSSA, la violenza carnale era l'atto di
umiliazione massima. L'esercito sovietico comprendeva il personale
femminile come elementi effettivi e non di riserva (erano presenti
in quasi tutte le specialità tolta la Marina e l'Artiglieria
motorizzata), cosa che non avveniva in quello tedesco o americano.
Ma questa effettività era solo a scapito negativo delle donne. Se
combattevano in prima linea al pari degli uomini, divenivano poi
oggetto di soprusi nelle retrovie. Queste, per sottomissione
volontaria o per costrizione, diventavano le "mogli da campo";
essere una protetta significava avere più cibo, non combattere in
prima linea e non essere oggetto di violenze da parte di altri
commilitoni. In genere sottufficiali e ufficiali si "sceglievano"
una commilitone e con essa condividevano un "more uxorio" certo non
basato sul''attrazione e i sentimenti. In uno stato comportamentale
di questo tipo, il soldato russo perpetrò lo stupro come atto di
conferma della sua alienazione e forma di sfogo a una vita priva di
propria individualità. Far del male per "emotivarsi".
Lo stesso STALIN, quando gli chiesero
chiarimenti sulle violenze subite dalle donne tedesche (si deve
tenere conto che le cifre furono nell'ordine di centinaia di
migliaia di casi), rispose con fare sarcastico che era parte della
guerra e che poi non era quel gran crimine che si dichiarava.
Non tutti i soldati e gli ufficiali russi si comportarono in modo
criminale e violento. Vi sono diverse testimonianze che riportarono
atti di grande umanità verso le donne e dei loro bambini. Molti
ufficiali si presero cura di tutelare i civili, dalla loro stessa
truppa, che spesso era umanamente e mentalmente al pari di vere
bestie: l'Armata Rossa contava su effettivi che provenivano fin
dalla Mongolia e dalla Corea, provenienti spesso da società tribali
quasi allo stato primitivo al punto che questi non parlando russo,
per nulla istruiti e rozzi erano quindi impiegati nelle sole
retrovie per i lavori più umilianti e pericolosi.
Pur tenendo conto di queste considerazioni, restano tali i crimini
commessi dall'Armata Rossa, con la corrispondente colpa dei comandi
tedeschi che non fecero nulla per evitare tutto ciò.
In molti casi,
una resa incondizionata avrebbe sensibilmente evitato altro sangue e
altre violenze.
Dopo la guerra il popolo tedesco
continuò con omertà a pagare le sue colpe. Per alcun anni, civili e
militari non riuscivano a comprendere il perché gli Stati Uniti
avessero dichiarato guerra alla Germania, rimasero increduli
scoprendo che era avvenuto il contrario. In molti affermarono che
erano stati vittime del Nazismo ("belogen und betrogen",
ingannati e traditi) e che a loro non poteva essere imputata
colpa di sorta per quanto accaduto dal 1933 al 1945. Eppure la
Storia alla fine si rivela in tutta la sua drammatica verità dandoci
una lezione da non trascurare, augurandosi che anche il popolo
tedesco l'abbia finalmente appresa a pieno. La divisione in due
della nazione resta un atto drammatico che dal 1961 al 1989 impose a
migliaia famiglie di non potersi più riunire, alcuni dei soldati
rientrati dopo anni di condanna nei gulag (erano almeno 15 gli anni
di detenzione per crimini contro l'Unione Sovietica) si
ritrovarono costretti a vivere nella Germania Est mentre moglie e
figli erano in quella Ovest.
Anche sui militari che non fecero ritorno in Germania non si hanno
dati precisi dato che alcuni di loro per anni si pensava che fossero
prigionieri nell'URSS per poi scoprire che erano morti durante la
Battaglia di BERLINO. Morirono tutti nutilmente, Tedeschi come
Russi, perché il comunismo, il "Bolschewismus", si estese in
tutto l'Est europeo ma si sarebbe estinto 50 anni dopo senza
spargimenti di sangue e senza un'altra inutile guerra. |
I vincitori della Seconda Guerra Mondiale sono riuniti a Potsdam per
decidere il trattato di resa finale della Germania e per la
suddivisione del territorio di BERLINO
( Bundesarchiv, Bild 183-14059-0018 -
CC-BY-SA).
Una delle guglie angolari del Reichstag
da cui venne fatta sventolare la bandiera comunista il Primo maggio
del 45 (Foto F. Cavann@).
Su una delle colonne del Reichstag sono
ancora oggi visibili i segni dei proiettili
(Foto F. Cavann@).
La Germania divenne un enorme cimitero
per soldati e civili
Foto tratta da filmato di
propaganda prodotto dall'Official War Dept. americano (Mis. 1211)
intitolato "The true glory".
.
Con la divisione della città in 2
settori, vennero costruite, a partire dagli anni sessanta, tre
livelli di mura che erano sorvegliate da torri come questa
(Foto F. Cavann@).
Ultime simbologie del periodo comunista
a BERLINO nel settore Est (Foto
F. Cavann@).
Una foto emblematica delle due Germanie
separate e della spartizione di BERLINO. La foto, qui utilizzata per
una locandina relativa a una mostra su quegli anni, mostra il più
famoso VOPOS (poliziotto tedesco della Germania Est) che, per
rifugiarsi nel settore Ovest, saltò il reticolato di separazione
prima della costruzione muro
(Foto F. Cavann@).
La Porta di Brandeburgo, oggi, é stata
completamente restaurata compresi i cavalli che n parte furono non
solo distrutti durante gli scontri ma in parte fatto scempio di
alcuni soldati russi (Foto F.
Cavann@).
L'attuale cupola del Reichstag, oggi
sede ufficiale del parlamento tedesco da quando BERLINO é tornata la
capitale della nuova Germania unita
(Foto F. Cavann@).
Dove era presente il muro primo che
separava la città, oggi corre una lunga striscia di mattoni con la
targa che ricorda il dramma di quasi trent'anni di guerra fredda
(Foto F. Cavann@). |