|
NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop"
2009 - 2012
"BAND OF BROTHERS, i G.I. nella
BATTLE OF BULGE 1944"
Immagini, documentazione, riferimenti
|
Modellismo |
Pittura e grafica |
Cinefoto |
Genova per Noi |
Galleria 2° Conflitto mondiale
Documentazione 2°conflitto mondiale
Vedi anche...
|
Belgio 1944. La
foto mostra due G.I. intenti a perlustrare una strada che é stata
resa impraticabile, dai Tedeschi, tramite dei "Denti di Drago"
(sbarramenti in cemento e ferro).
Gli elmetti non sono mimetizzati in alcuna modalità, ambedue
gli uomini impugnano fucili M1 GARAND.
In quanto alle uniformi, i pantaloni sembrerebbero lo stesso modello in
cotone con tasche laterali.
Stivaletti e ghette completano la parte
inferiore.
Molto interessante la parte superiore delle loro uniformi: giacca "bomber"
per il soldato in secondo piano mentre, per l'altro, giaccone in
cotone di colore scuro e taglio lungo con camicia in flanella scura.
Nessuno dei due indossa un cinturone e rivoltella, il che fa supporre che
non siano ufficiali o sottufficiali.
|
Questa
seconda foto, di certo scattata per ragioni di propaganda
nell'inverno del 44, mostra
dei soldati intenti a cercare degli scarponi protettivi da
indossare, quanto prima, per poter
sopportare il gelo che vivono quotidianamente nelle ARDENNE.
Lo scatto però, involontariamente, ci ricorda che quegli stivali erano di
soldati feriti gravemente o, peggio che mai, deceduti in
combattimento.
Restando nell'aspetto uniformologico e storico, i tre soldati stanno
frugando fra diversi modelli di calzature tra cui quelle più
ricercate sono proprio quelle con la suola in gomma sovradimensionata e il
gambale alto, sempre in gomma, con i ganci e le strisce di chiusura frontali.
In basso, a destra, appare
molto chiaramente questo modello che venne fornito a dicembre
inoltrato e in scorte molto esigue.
Da qui la triste necessità di riutilizzare quelle dei feriti e dei
compagni deceduti.
|
Ecco
gli effetti del "piede da trincea", che causava il congelamento
dell'arto e la
macerazione della pelle a causa dell'umidità data dalle calzature che
si inzuppavano con la pioggia e la permanenza nella neve.
L'uso di stivali, come quelli sopra descritti, non era comunque
sufficiente per la tutela degli arti inferiori. Erano infatti
necessarie calze di cotone e di lana, asciutte e pulite.
Le forniture di queste, anche se a singhiozzo, non furono carenti. Il lavaggio di
queste era fatto in modo artigianale: elmetto con acqua bollente e
detersivo di ogni genere; non meno lo erano quelli per farle
asciugare: stufe, cofani delle jeep, canne roventi dei cannoni...).
Un problema non da poco era il mantenere le calze asciutte e calde quando
si era in zone di combattimento, perché
a tenerle nello zaino si rischiava solo di tirarle fuori congelate.
Uno dei metodi più in voga consisteva nel raggomitolarle e infilarle
dentro gli abiti indossati o dentro l'elmetto al posto
dell'imbottitura.
|
Gli
Americani, per la prima volta dalla loro entrata in guerra, devono
affrontare il nemico che con la neve pare essere sparito! Ma dove
sono finiti i Tedeschi?
Scoprono che questi mimetizzano i loro mezzi in ogni modo: dalle
frasche alle reti di tela, l'uso di lenzuola bianche requisite
ovunque (anche negli ospedali), non ultimo quello di imbiancare con
calce e fango ogni cosa.
Ed ecco i G.I. all'opera: scope e scopini, pennelli e stracci, vanno benissimo
per lo scopo.
La foto é interessante anche per altri dettagli. Intanto il soldato di
sinistra indossa i famosi stivali con la suola in gomma. Lo stesso
fa quello di destra mente il soldato al centro no indossando ghette
e scarponcini (si vede che non pativa il gelo).
Tutti e tre indossano guanti di lana e i giacconi bomber da carristi. |
Le strade erano sempre
meno praticabili a causa di neve e fango.
A peggiorare il tutto ci
si misero le mine e i cecchini. Gli spostamenti a piedi si
intensificarono quando iniziò, anche per gli Americani, a
scarseggiare il carburante per i camion. Questi si potevano
impiegare solo per il trasporto munizioni, viveri e feriti.
I G.I. della foto, con passo
solerte vanno a occupare il perimetro difensivo di BASTOGNE dove ad
attenderli non ci sono comodi e riscaldati bunker bensì fredde buche
occupate dai propri camerati a cui stanno per dare il cambio. E in
più erano nei giorni prima di Natale, sicuramente l'umore era molto
basso.
|
Dopo una bella e lunga camminata per arrivare al perimetro
difensivo, i G.I. arrivano alle postazioni difensive: le buche.
Ecco
un esempio chiaro di come erano le buche in cui si dovevano
acquattare i soldati. I tre protagonisti del fotogramma danno
un esempio della profondità di queste tane, all'incirca sui 50
centimetri. Una volta coricati, ci si poteva coprire con un telo
impermeabile o con una vecchia coperta. Per il resto erano ore di
puro gelo in attesa del cambio turno che poteva avvenire entro le
quattro ore (nel momento di massima crisi, i turni furono portati a
8 ore).
Le temperature medie nelle
buche? Di
giorno tra lo zero e i -10°C mentre di notte potevano essere molto
vicine ai -20°C.
|
Un
gruppo di G.I. prima che inizi il loro turno di guardia in una
gelida mattina del dicembre del 44.
Le uniformi sono le più variegate, i soldati hanno un aspetto decisamente
trasandato ma sono ben riforniti in quanto a munizioni.
Un G.I. testimoniò: "Se a inizio turno il tuo sergente ti consegnava
una bandoliera in più [di cartucce], era segno che sarebbe stata una
giornata non facile e che conveniva compilare alla svelta il modulo
per le ultime disposizioni in vita e darlo a quelli della Sanità o
al cappellano".
Non tutti la pensavano così "Era meglio non chiedere
troppo e far finta che fosse un turno di guardia come tanti altri,
se no ti disponevi mentalmente a beccarti una pallottola destinata
magari ad un altro. Il modulo per le disposizioni in caso di morte,
se compilato, era di cattivo augurio". |
L'arrivo a BASTOGNE delle truppe americane coincise con l'arrivo
della neve e del gelo. La cittadina era ormai popolata solo da anziani, qualche
donna e molti bambini.
I G.I. si presero cura di loro offrendo le loro provviste.
Durante l'assedio, il cibo per i soldati fu in dosi minime, solo grazie ai
lanci del 24 dicembre i soldati ebbero sufficienti razioni
alimentari, molte munizioni e qualche genere di conforto ulteriore
come sigarette, riviste, e persino dei dischi.
EISENHOWER fece il diavolo
a quattro per garantire loro, specie a Natale e Capodanno, quanti
più generi di conforto fosse possibile far giungere.
Una nota di merito che va riportata: i soldati, a
differenza di altre occasioni dove magari la cioccolata e i liquori venivano bene
per il mercato nero, raccolsero qualsiasi cosa per donarla alla
popolazione assediata e rendere anche a loro più tollerabile quel
rigido inverno.
|
Foto di gruppo agli eroi di BASTOGNE.
Al
centro il Generale MC AULIFFE dopo la liberazione della città. La
battaglia e il relativo assedio videro il generale protagonista di
un curioso episodio che é raccontato in un altro mio articolo (NUTS
e altre storie....).
La difesa di BASTOGNE non fu solo un momento critico a livello militare,
la resistenza psicologica ebbe un ruolo significativo per il soldato
americano e il suo prode difensore.
Anni dopo però, molte furono le
critiche rivolte agli alti ufficiali che poco si prodigarono durante
la battaglia ma soprattutto seppero sempre esentarsi dalle notti
gelate in perlustrazione, dai pasti miseri, dalle guardie e le sortite lungo il perimetro
difensivo che decimava le fila dei difensori.
Gli ufficiali, occupando le cantine degli edifici centrali della
cittadina e standone al caldo ma soprattutto al sicuro, non furono spesso un fulgido esempio di onore militare.
|
"Buffet freddo", così veniva chiamato il pasto quando era consumato
durante i turni di guardia.
Il cibo pur se cotto, si raffreddava così velocemente che lo stufato in
scatola (anche se opportunamente e abbondantemente riscaldato,
nda) poteva congelarsi nel giro di una mezz'ora.
Cosa mangiavano i G.I.? In genere le razioni K, ovvero quelle fredde e in
scatola. Il Comando però capì che occorreva mettere in migliori
condizioni i propri uomini e quindi fece inviare, al fronte, un gran
numero di cucine da campo.
Il freddo, comunque, rendeva dura la consumazione dei pasti. Notare che il
calcio del fucile é ghiacciato, possiamo immaginare il pasto nella
gamella.
Non si sa se sia solo una
leggenda o ci sia anche un fondo di verità: pare che alcuni soldati tedeschi, in una notte
fredda come non mai, inviarono, presso una trincea americana, una
loro ambasciata per chiedere qualcosa da mangiare dato che da giorni
avevano finito le loro razioni. In cambio promettevano di non
attaccare quella notte coloro che li avrebbero anche sommariamente
sfamati.
Pare che lo scambio ebbe un certo successo.
|
NO,
non é una foto scattata in Nord AFRICA. Gli elmetti americani spuntano come
funghi dalle buche coperte di bianco. I cecchini avversari ne approfittano.
La vita in trincea é snervante e non si dorme, si mangia male e poco, ci si lava ancora
di meno. Ma un problema non da poco é quando si ha bisogno di....
esatto! Espletare i bisogni fisiologici.
Occorreva aspettare il buio e cercare una buca. Il rischio era quello di usare come
latrina proprio la buca che poi un altro G.I.
E
ogni tanto qualche zuffa scoppia proprio sotto la mira dei fucili
nemici che osservano stupiti i G.I. che si azzuffano nella neve
con le braghe calate. |
Questo
soldato é morto o dorme, stanco morto?
Un corrispondente di guerra
raccontò di come spesso i soldati di fanteria, appena avevano la
certezza di essere in zona amica, si accasciavano dove si trovavano
e con tutto l'equipaggiamento addosso si mettevano a dormire.
Purtroppo, in alcuni casi, questi uomini rischiavano di morire nel
sonno perché congelati o feriti da qualche proiettile vagante.
Il soldato sdraiato in questo fosso pare dormire, visto che con la mano sinistra
tiene il fucile e l'elmetto é ben calzato (in genere un soldato
ferito lo perdeva facilmente).
Alcuni dettagli interessanti indicano che si tratta di una recluta
fresca: giaccone parka a 3/4 impermeabile, guanti in pelle con
fodera interna, scarponi gommati e la vanga inserita nella fodera
da cinturone e non più nello zaino.
|
A riposare nelle retrovie, per qualche giorno, si aveva la speranza di
uscirne vivi da quel conflitto terribile. Il turno di riposo voleva
dire anche lavarsi, dormire in una branda asciutta, cinema, cibo
caldo e magari un momento intimo con qualche signorina compiacente.
Equipaggiamento e armi venivano consegnati all'arrivo, al rientro in linea
ne venivano forniti altri.
Alcuni capi di abbigliamento molti soldati, invece, preferivano tenerseli per non
rischiare al rientro di scoprire che non ve ne erano di disponibili.
Stivali, calze, guanti, berretti, maglie e mutande di lana sono
indivisibili dal soldato.
Il soldato. al centro della
foto, scende dal camion che lo ha portato nelle retrovie: tiene con
se il cappotto e gli scarponi invernali che indossa slacciati anche
se fa caldo. Sotto il giaccone da 3/4 indossa un maglione a collo
alto. Il tutto verrà comunque disinfestato, anche i soldati sono
spesso infestati dai pidocchi e da altri parassiti; solo il freddo
riusciva a rendere questi insetti meno aggressivi sulla pelle.
|
Ed
ecco la fine di questo piccolo reportage sulla battaglia combattuta
nelle ARDENNE.
Il titolo di questo quotidiano americano sintetizza tutto.
Le altre battaglie? NUTS! |