NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2009 - 2013

ASPIRANTE UFFICIALE. 13A DIVISIONE FUCILIERI DELLA GUARDIA
"POLTAVASKAYA"
Battaglia di STALINGRADO, U.R.S.S. 1943
Elaborazione del soggetto di serie, scala 1/35 (DRAGON).
Dicembre 2012.

Modellismo

Pittura e grafica

Cinefoto

Genova per Noi

Il PPSh-41
 
Quest'arma era comunemente chiamata, dai soldati sovietici, con il soprannome di "Peh Peh Shah (Pepescià)".

Piccolo trucco
 
L'attacco della tracolla lungo la canna del Pepescià é stato posto sotto e non sul lato sinistro, questo per evitare che la tracolla stessa fosse passante sopra la canna creando una certa innaturalità.

 

Galleria 2° Conflitto mondiale

Documentazione 2°conflitto mondiale

Vedi anche

 

  

 Per il modello realizzato, era necessaria una documentazione fotografica di base che in parte ho ricavato da libri specifici e da documentari del tempo. I fotogrammi che seguono, per l'appunto, sono ricavati da documentari sovietici.


Ecco come si presentava il tipico fante sovietico. La povertà dell'uniforme e dell'equipaggiamento sono immediati alla vista. Notare che i capotti spesso non portavano nemmeno mostrine e spalline di ordinanza.


Il trinceramento di una giovane recluta era il battesimo del fuoco e il punto di svolta della propria esistenza. Il fante qui ripreso é sicuramente un  novellino: porta l'elmetto slacciato e impugna in modo non corretto il suo mitragliatore.


Quest'altro fante pare già un esperto di trinceramenti e combattimenti in linea: corpo ben sotto la linea di tiro, elmetto allacciato e mitragliatore impugnato con la mano sinistra che tiene il caricatore a tamburo. Un dettaglio molto accattivante lo si intravede a sinistra della foto: un medico di linea che ha sulla camicia cucito uno stemma in rilievo con la croce rossa su sfondo bianco. Si tratta di un ufficiale, vista la decorazione che porta anche in servizio.


Infuria la battaglia, anche se il civile sulla porta di casa non pare troppo frastornato dagli eventi in corso. Da notare che la cinghia del PPSh-41 del soldato sull'estrema sinistra della foto é attaccata con un moschetto direttamente alla parte ultima della canna (da dove escono i proiettili).


Mimetismo "FLOWER POWER" per questo puntatore di artiglieria.


L'elmetto "Obr 39sh" era più leggero e meno lavorato del precedente "Kaska 1936", permetteva di essere indossato con sotto un berretto o un colbacco. Il colore era in genere un verde oliva vivo e il sottogola era in cuoio, qualche volta in cotone color kaki.


Fanteria e corazzati si accordano prima dell'attacco, il fante a destra dovrebbe essere un fuciliere riconoscibile dalla spallina porpora.


Questi soldati sono stati filmati a febbraio del 1943, a scontri finiti e dopo la resa tedesca del feldmaresciallo PAULUS. Trovare animali vivi tra le macerie venne interpretato come un segno di buon auspicio per la città che in seguito cambierà nome in VOLGOGRAD.

1) Krasnoarmyeets. (soldato)
2) Yefreitor. (Caporale)
3) Mladshiy Serzhant. (Aspirante sergente)
4) Serzhant. (Sergente)
5) Starshiy Serzhant.(Capo sergente)
6) Starshina. (Sergente maggiore)
7) Mladshiy Leytenant.(Aspirante tenente)
8) Leytenant. (Tenente)
9) Starshiy Leytenant. (Capo tenente)
10) Kapitan. (Capitano)
11) Mai 'yor.(Maggiore)
12) Podpolkovnik. (Tenente colonnello)
13) Polkovnik. (Colonello) 

 

Nella prima tavola sono riportate le spalline ("Pogonii"), reintrodotte dal 1943, suddivise per gradi mentre sotto la differenza tra le spalline tra le truppe combattenti e quelle non tali (ad esempio il personale medico). In realtà, i modelli, potevano avere diverse variazioni basate semplicemente sulla praticità e immediatezza di produzione e reperibilità del materiale necessario.

UNIFORME ED EQUIPAGGIAMENTO
"Sapogi", gli stivali alti: erano in dotazione agli ufficiali e venivano distribuiti alla truppa che combatteva in condizioni climatiche particolarmente rigide e con neve. Quelli di bassa qualità erano realizzati in un materiale sintetico che simulava la pelle nera. La suola era con una chiodatura in gomma dura. Quelli per gli ufficiali erano in vera pelle e maggiormente rifiniti. Quasi nessuno dei soldati dell'Armata Rossa indossava calze ma delle fasce sostitutive.

"(Obr) 1935 Gimnastiorka",  la camicia o casacca ordinaria: era di cotone a maniche lunghe con colletto risvoltato e con le punte corte. In genere, nei film e nella produzione di repliche, questa camicia viene erroneamente riprodotta con il colletto alla coreana. Questo capo poteva avere sui risvolti del colletto, le mostrine identificative dell'arma o specialità di appartenenza. Dal 1943 saranno rimosse.

"(Obr) 1943 Gimnastiorka",  la camicia o casacca ordinaria: Simile a quella del 1935, venne realizzata anche in lana. Aveva il colletto alla coreana, spalline per identificazione della specialità e del grado. Sempre aperta anteriormente fino all'altezza dello sterno, e chiudibile tramite bottoni,  aveva una lunghezza tale da poter arrivare fino all'altezza delle tasche dei pantaloni. Veniva indossata con sopra una cintura o il cinturone di ordinanza. Alcuni modelli, ma solo per ufficiali, vennero realizzati con l'apertura anteriore completa e richiudibile sempre tramite bottoni in metallo (ottone).

"(Obr) Sharovari",  pantaloni: partendo da un tipico modello in uso ai lavoratori agricoli, vennero forniti dei pantaloni simili con toppe aggiuntive all'altezza delle ginocchia. Questi potevano essere sia in cotone sia in lana o imbottiti con cotone e lana.

"(Obr) Shinel",  cappotto: costituito da un insieme di lane varie e cotone, questo capo d'abbigliamento venne realizzato per la vestizione di tutta l'Armata Rossa, truppa e ufficiali avevano lo stesso modello ma per questi ultimi il tessuto era molto più morbido e l'intero capo aveva una finitura marcatamente migliore.
Fino al 1941 il cappotto non aveva di spalline e il solo colletto aveva dei rombi di riconoscimento della specialità di appartenenza. Dal 1941 furono introdotte delle mostrine al posto dei rombi e dal 43 anche le spalline (come nel soggetto qui presentato).

"(Obr) 39sh" elmetto: molto simile a quello americano, era più leggero e meno lavorato del precedente "Kaska 1936". Aveva un sospensorio interno costituito da tre supporti in cuoio regolabili tra loro tramite stringhe e il tutto montato su un supporto a cerchio in metallo o direttamente sul guscio.

"Soomki dlya protivogaznaya" sacca per maschera antigas: la sacca in tela grezza veniva spesso usata come sacca per oggetti personali, porta munizioni e materiale per medicazioni. Il più delle volte la maschera era lasciata nello zaino che a sua volta non seguiva spesso il suo proprietario. Il colore poteva variare in base al tipo di tela usata e alla relativa usura. Le chiusure potevano essere con laccio in cuoio oppure con automatici in ottone.
Dello stesso materiale la sacca porta tamburi per il fucile mitragliatore.

Fondina per la pistola: non é proprio riferibile ad una specifica arma, molto probabile che l'aspirante ufficiale fosse fornito di una TOKAREV TT33 con calibro 7,62 mm.

Obr: é la sigla per la parola Obrastsa, che vuol dire modello.

 

Per maggiori dettagli sulle uniformi e sull'equipaggiamento descritti, vedere il volume: "STALIN WAR - Soviet uniforms & militaria 1941-45" di Lazlo BEKESKI, Edit CROWOOD PRESS LTD (2006).

Le informazioni e i riferimenti qui riportati, anche a lato destro dell'articolo, sono tratte dal libro di Walter KERR "IL SEGRETO DI STALINGRADO". Ed. OSCAR MONDADORI 1976.

La fine di una carneficina
 Affrontare la
battaglia di STALINGRADO, considerata da molti storici come una delle più cruente e sanguinose, resta un ambizioso traguardo per molti modellisti.
 Erroneamente, ahimè, le uniformi dei soldati sovietici sono ritenute poco interessanti, facili da realizzare per cui basta solo un po' di buona volontà modellistica e tutto torna. Non è proprio così. Intanto occorre conoscere la storia uniformologica russa e, credetemi, non é che la si liquidi con un OSPREY e qualche articolo di U&A.


A sinistra KRUSHEV in visita alla città di STALINGRADO dopo la vittoria contro i Tedeschi (marzo 1943)

 L'idea nasce in una autunnale serata farcita di documentari sulla Battaglia di STALINGRADO, e anche a causa del soggetto del maggiore KOENIG.
 Alcuni amici mi hanno fatto notare quanta poca attenzione, nel corso di questi anni, io abbia dedicato alle uniformi sovietiche. Eppure proprio una di queste mi permise nel 1999 di vincere  una medaglia di merito al Mondiale di Figurini di PARIGI.
 A certe side non si può resistere e quindi mi sono messo a cercare qualcosa che potesse essere il punto di partenza per un pezzo unico e non strettamente di serie.

 Il figurino di base é prodotto da DRAGON, lo potrete riconoscere nel set che era prodotto già dalla metà degli anni 90.
 La scatola l'ho acquistata in FRANCIA nel 1998 e poi é stata "saccheggiata" per altre necessità compositive.
 Allora la colata della plastica (polistirene, tecnicamente parlando) era decisamente bassa e in parte, la poca qualità, era causata dalla altrettanto poca precisione degli stampi. Sono lontani ormai quei tempi e quei risultati, oggi DRAGON produce figurini di pregevole fattura e i dettagli delle singole parti (come le mani) sono precisi e degni del confronto con prodotti di grido.

 Ho provveduto al montaggio utilizzando il solo corpo e il braccio destro. In un primo tempo ho utilizzato una testa della NEW WORLD scolpita da LA TORRE (ahimè pare "defunta", secondo le ultime news di ASTROMODEL) ma confesso che non é stata di mio gradimento e l'ho sostituita con una di NEMROD. Questa però é per figurini napoleonici, quindi ho dovuto modificarla per renderla più consona al ventesimo secolo come taglio della chioma e della barba. a foto sotto vi mostra la prima idea, la foto l'ho scattata con il cellulare giusto per avere una traccia di partenza.

 Di TAMIYA, ho utilizzato molto materiale, in dettaglio: il braccio sinistro, il fucile mitragliatore PPSh-41, la fondina della pistola, la borsa della maschera anti gas, la busta porta documenti e l'elmetto. Il porta caricatori a tamburo del PPSh-41 é il solo accessorio di DRAGON.
 Le mani sono di NEMROD dato che quelle originali non erano certo di elevata qualità.

 Il problema primo é stato quello di ridurre tutti gli errori presenti sul cappotto. Poi, ricreare le pieghe mancanti e cercare di ricostruire gli stivali che erano difettosi in diversi punti. Per quanto li abbia riscolpiti e corredati di cuciture in rilievo nei gambali, purtroppo rimanevano uno dei due punti più critici del pezzo.
 Il secondo era il viso stesso. Il figurino non descrive e illustra chiaramente la scena: questo aspirante ufficiale trova un biglietto con scritto qualcosa che scatena in lui il pianto e la commozione. Una persona viva? Oppure la notizia della scomparsa di qualcuno a lui caro?
 La testa NEMROD offre la possibilità di creare un viso affaticato e con occhi gonfi di chi ha pianto.

 L'ambientazione ha giocato un ruolo non secondario nella scena.
 Lungo le cancellate e i muri degli edifici presenti, sulle sponde del fiume VOLGA, vennero fissate (alla bene e meglio) delle assi di legno su cui vennero piantati centinaia di chiodi. Chi poteva lasciava attaccati messaggi per parenti amici e anche commilitoni. Come ebbe a commentare un cronista del tempo "Su quelle tavole si sono riunite e perse intere famiglie, compagni, amanti e amici. Una città e un intero paese inchiodato a una speranza fatta di un lacero pezzo di carta".
 La cancellata é prodotta dalla MODEL BOX mentre il muretto é un semplice blocchetto di gesso lavorato con un punteruolo e una spazzola di ottone.

 Il montaggio non é stato particolarmente difficile, anzi tutto é andato bene e senza intoppi. La pulizia invece ha "rubato" parecchio tempo e chi mi conosce sa che é uno degli aspetti della modellistica che non apprezzo maggiormente.
 Alcuni dettagli sono stati costruiti, come la fibbia del cinturone che é in lamina di metallo, le cinghie della borsa porta documenti e del porta caricatori sono in carta (una semplice striscia incollata e tagliata direttamente sul pezzo), le cuciture aggiuntive degli stivali sono in PLASTICARD.
 Per completare le giunzioni, fessure e altro, ho utilizzato dello stucco bi componente TAMIYA che si mescola che è un piacere e in 20 minuti è secco e carteggiabile.
 Una bella lavata con acqua e sapone una volta finito il montaggio e la stuccatura. Poi una lisciata con acetone e un pennello morbido e pulito.
 Stucco spray sul lavoro finito, pronti per iniziare la pittura.

 La colorazione verte tutto su una base di verde oliva che va "schiarita" e "caratterizzata" a seconda dei punti. Per le luci (cioè schiarire) ho utilizzato del giallo sabbia e del bianco avorio. Per la caratterizzazione (cioè evitare che sia tutto della stessa tonalità anche se sfumata, si faccia caso ai figurini dipinti ad aerografo e che per tale ragione soffrono di tale uniformità) ho utilizzato un marrone scuro, un rosso carminio, un arancione trasparente (quest'ultimo lo produce VALLEJO) e del grigio. Alcuni di questi colori mi sono serviti anche per dipingere i dettagli dell'equipaggiamento e per la colorazione di mani e viso.
 Il viso é dipinto solo ad acrilico, non utilizzando oli ho dovuto cambiare modalità di lavoro dedicando un numero significativo di ore oltre quelle che avrei dedicato con la tecnica classica (acrilico e poi oli). Le mani sono sempre ad acrilico con una lieve patina di colore ad olio (terra di Siena bruciata).
 Viso e mani devono avere tonalità e sfumature diverse, cosa da non dimenticare mai se no si ha l'effetto manichino. Sconsiglio caldamente di preparare la medesima miscela di colore per ambedue; per il viso suggerisco miscele tenui quasi tendenti al rosa mentre per le mani si può aumentare con del marrone la colorazione base.

 Ogni parte del soggetto va curata e arricchita di dettagli che possono sembrare superflui ma, nell'insieme, sono elementi fondamentali come i mattoni di una casa.
 Un esempio immediato di ciò é il fucile mitragliatore che deve essere ripulito di ogni imperfezione, arricchito con gli attacchi per la tracolla che si può realizzare con della carta.

 La neve l'ho realizzata con della pasta espansa volumetrica di MAIMERI, vi ho aggiunto del colore acrilico bianco + colla vinilica + medium semi lucido. Le parti ghiacciate sul muretto sono ottenute con colla epossidica bi componente. Al termine, per maggiore lucidità, in alcuni punti ho depositato un sottile strato di vernice per la riproduzione dell'effetto acqua.
 L'erba é artificiale (lunghezza 5 mm) che però va poi tinta per renderla opaca e annullarne l'effetto artificiale.

 Un altro lavoro di pazienza e precisione: i singoli biglietti da attaccare alla cancellata. SI può scriverli, uno a uno, con un pennarello da 0.5 mm.

 Ecco come si presentava STALINGRADO agl'occhi attoniti delle giovani reclute che ebbero l'ingrato compito di stanare gl'ultimi Tedeschi nascosti tra le rovine e dentro le cantine dei palazzi.
 Le reclute che sopra marciano ordinatamente indossano cappotto di lana, e colbacco. Non hanno elmetto (così risulta dal fotogramma), probabile che fossero delle riserve fatte giungere appunto per rastrellamento degli ultimi soldati tedeschi nascosti tra le rovine.

 
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