NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2009 - 2013

PRIGIONIERO TEDESCO, PANZER GRENADIER AFRIKA KORPS.
NORD AFRICA, 1942/43.
WIP Modello VERLINDEN PRODUCTION, scala 1/35
Giugno 2013.

Modellismo

Pittura e grafica

Cinefoto

Genova per Noi

 

 

 

La carenza di acqua

 Non era solo un problema dissetarsi e lavarsi, l’acqua mancava per cucinare, lavare borracce e attrezzi da cucina,  lavare gli indumenti. A tal proposito, un reduce inglese, che ho conosciuto negli anni novanta e che aveva combattuto tra le fila dell’VIII Armata inglese, mi raccontò che spesso i vestiti erano lavati immergendoli per un paio d’ore nella benzina e poi sciacquati con la poca acqua disponibile. Ovviamente questo stratagemma era in uso anche tra i soldati tedeschi. Si può solo immaginare quali cambiamenti di colore subivano le uniformi dopo un tale trattamento.

 

Errore uniformologico

 Spesso si rappresentano i soldati del DAK con uniformi kaki, ma è una delle possibili varianti e per giunta introdotta dal 43 in poi. Dal 41 venne subito predisposta una serie di capi di abbigliamento che andavano dal cappotto fino alla camicia adatti al caldo africano. Erano in cotone leggero per il giorno e di lana per la notte. Quasi tutti erano in colore verde oliva tranne il cappotto che era in panno marrone medio.

I capi di abbigliamento tendevano a perdere il colore a causa del sole e dei lavaggi poco ortodossi. Solo dal 43 in poi si fece un largo uso di cotone grezzo che aveva appunto la tipica tonalità kaki.

 

 

 

Pubblicazione monografica sulle uniformi DAK

Considerata da molti come la pubblicazione base per un primo approccio alle uniformi del DAK, questo volume Osprey oggi è disponibile anche in formato elettronico.

 

 

 

Pubblicazione monografica sul DAK in scala 1/35

Questa interessante monografia sul soggetto “Afrika Korps” è particolare perché scritta da soli modellisti che ci mostrano i loro diorami e le tecniche utilizzate per riprodurre mezzi e uniformi che furono protagonisti indiscussi nella guerra in Africa del Nord.

 

 

 

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Galleria 2° Conflitto mondiale

 

Documentazione 2°conflitto mondiale

 


 

  

  

  

 

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VERLINDEN: Storia del modellismo in scala

 Le produzioni di figurini VERLINDEN hanno avuto molti ammiratori e qualche nemico (il tutto in senso buono).

 La mia attività pittorica, di figurini, prese una piega più artistica quando nel 94 frequentai alcuni pittori genovesi; in coincidenza a quelle lezioni di arte e pittura iniziai ad acquistare i figurini della casa modellistica belga (solo in seguito si sarebbe trasferita negli USA).

 Com’è noto a molti, la politica commerciale di VERLINDEN imponeva l’anonimato per chi realizzava i singoli pezzi. Non so quindi chi è stato l’artista che lo ha scolpito ma ci sono due dattagli che mi spingono a supporre che fosse un certo Julian HULLIS. Intanto il soggetto è ricavato da una foto dell’epoca e che fece il giro del Mondo quando gli Inglesi sconfissero ROMMEL e il suo DAK NEL 1943; HULLIS era molto bravo a replicare i soggetti delle foto storiche e per ANDREA realizzò diverse repliche in questa modalità. Altri elementi della scultura riportano sempre ad altri soggetti che HULLIS realizzò per il marchio ANDREA MINIATURES: se sfogliate il catalogo della casa spagnola, osservando i vecchi soggetti dedicati alla Seconda Guerra Mondiale, sono sicuro che anche Voi ci troverete molte somiglianze.

 Tornando invece a parlare del soggetto prodotto da VERLINDEN, questo era abbinato in coppia con un ufficiale in braghette casco coloniale.

 Il pezzo che però attirava, allora come oggi, era e d è questo fante che nella foto d’epoca era stato immortalato con altri camerati. Lui, e gl’altri soggetti della foto, fumavano dei sigari ed era evidente che questi erano un omaggio di soldati inglesi; cosa non da poco era l’assenza a loro indosso di armi e di buffetterie. Questi due elementi comprovano che si trattava di un gruppo di prigionieri e, secondo MOLLO, di Panzer Grenadier.

 Da ciò, occorre montare e predisporre gli accessori da aggiungere al soggetto. Lo studio della foto è stato lungo ma ha dato un aiuto efficace. Intanto il soggetto non ha in dotazione armi di sorta e nemmeno le buffetterie, i pantaloni in teoria non sarebbero quelli della Luftwaffe, dal lato sinistro si vede che è attaccata al cinturone una borraccia. Ho scelto una sacca tasca pane nuova, di ANDREA MINIATURES, al posto di quella originale che aveva il barilotto per la maschera antigas e una borraccia non molto fedele all’originale.

 La sacca tasca pane non coincide perfettamente con il gluteo, lo spazio mancante l’ho colmato con dello stucco in pasta tipo TAMIYA PUTTY. Poi ho immaginato che il prigioniero avesse bisogno di garantirsi più acqua possibile, per cui ho aggiunto due borracce prodotte da ACCADEMY (ne ho una sacchettata accumulata in vent’anni di onorata carriera modellistica) e una gavetta di recente produzione DRAGON. I passanti della sacca tasca pane e della gavetta li ho realizzati sempre con del Palsticard.

 In fase di montaggio mi sono accorto che gli scarponi erano con le suole risicate, allora le ho ricostruite utilizzando un foglio di Plasticard dello spessore di pochi decimi di millimetro; per garantire massima tenuta, oltre all’uso di colla ciano acrilica, consiglio di realizzare dei fori nelle piante degli scarponi.

 

La foto sopra, tratta da una pubblicazione di allora, mostra un ufficiale inglese che perquisisce i prigionieri. Notate il fante a sinistra, quanto assomiglia al soggetto prodotto da VERLINDEN.

 

 Terminato il montaggio mi sono preparato una mappa dei colori acrilici che poi avrei miscelato per dipingere l’uniforme e gli accessori: ocra, marrone medio, marrone scuro (o cioccolato) verde oliva medio, giallo base, bianco uovo, bianco base, rosso carminio, acciaio o gun metal, ottone, nero base.

 Dopo essermi chiarito sulle tipologie di uniformi impiegate e i relativi colori, tenuto conto che il figurino ne indossa una versione distribuita nel 1943, la colorazione base era un verde oliva bruciato che, con la solarizzazione, tendeva a un giallo senape. Il taglio dell’uniforme era già quello economico che aveva tasche lisce e senza soffietti, bottoni in osso o legno. In seguito vennero prodotti sempre più capi di tipo tropicale con una colorazione di base di un giallo senape e vennero dati in dotazione a tutti i soldati della Wehrmacht operativi nel bacino mediterraneo.

 I pantaloni non erano quelli dati in dotazione all’Heer ma al personale della Luftwaffe, riconoscibili dall’ampia tasca sulla coscia sinistra; questi erano di colore tropicale già definito di suo (una via di mezzo tra un colore tipicamente kaki e un giallo senape decisamente scuro).

 

Questa foto, che in realtà forse non è altro che un semplice fotogramma, é stata ricolorata mantenendo comunque i colori fedeli alla realtà. La colorazione delle uniformi in primo piano, dove vi si vede ROMMEL con un maggiore di artiglieria, tende troppo al feldgrau.

L’ufficiale in secondo piano a sinistra e quello al centro tra ROMMEL e il maggiore, indossano delle feldbluse tropicali nel colore “oliva-marrone”.

 

 Il colore di base per la blusa, o giacca, io l’ho ottenuto con le seguenti proporzioni: 5 parti di ocra, 3 parti di marrone medio, 2 parti di verde oliva.

 Per i pantaloni ho cambiato la parte di ocra con una misura di 7, 2 di marrone medio e 1 di verde oliva.

 Giacca e pantaloni, nelle rispettive tonalità base dipinte a mano con un pennello a fiamma di misura n.2 e uno a fiamma n.0, sono così risultati cromaticamente diversi.

 Da qui in poi, la sfumatura dei due indumenti, l’ho realizzata tramite un pennello n. 00 e ho ottenuto due risultati simili ma non uguali come colori e relative sfumature. La giacca, più tendente al verde, l’ho sfumata aggiungendo dell’ocra e, solo al termine, ho usato del bianco uovo molto diluito. Il pantalone l’ho sfumato solo con del bianco uovo fino a una lieve lumeggiatura con del colore puro.

 Uno dei difetti che purtroppo si rischia di apportare al proprio soggetto, specie quando questi ha giacca e pantaloni di due tonalità simili tra loro, è quello di avere i due capi di abbigliamento con la stessa tonalità finale se non con le stesse sfumature, il che non è possibile che avvenga in un soggetto reale e a livello artistico il figurino resta molto piatto, quasi assente di un suo volume. Per evitare tutto ciò, alla fine, ho imparato a creare due miscele diverse altrimenti anche un ottimo lavoro di pittura ne resta penalizzato.

 Ad ogni conto, nel caso non siate intenzionati a sperimentare in proprio tali variazioni di colore, potete sempre contare su set di colori già preparati e venduti in set dedicati proprio alla guerra in Nord Africa (vedi LIFE COLOR, ANDREA MINIATURES, VALLEJO).

 

La foto da cui l’artista si è ispirato per la realizzazione del figurino.

 Qui in alto ecco la foto che nel 43 fu pubblicata dai giornali inglesi e americani dopo la sconfitta finale tedesca e la cattura di decine di migliaia di soldati del DAK.

 

 Il fante, da cui si è elaborato il figurino, ha qualche differenza nell’uniforme ma, tutto sommato, la riproduzione finale è quanto mai fedele. Come in precedenza spiegato per la preparazione delle due miscele di base, anche nella foto si può notare che giacca e pantalone hanno tinte diverse e quindi anche sfumature che variano per intensità e cromia.

 Il pantalone non è del tipo in dotazione al personale della Luftwaffe cioè caratterizzato dalla tasca sulla coscia sinistra, mentre nel figurino il tascone è stato scolpito. Io non l’ho rimosso perché era mio interesse dipingere il figurino e non tanto una fedelissima e perfetta riproduzione del soggetto della foto.

Il dettaglio della gavetta e delle due borracce attaccate al tasca pane.

 

 Ecco un’immagine del cinturone e degli spallacci, ambedue realizzati in tessuto di canapa. Erano di un verde spento ma potevano variare con tonalità dal giallo senape a grigio verde.

 Le due borracce vanno arricchite di dettagli e dipinte con la massima attenzione per i particolari minuti come usura dello smalto feldgrau dei bicchieri, le fibbie della chiusura del bicchiere e i bottoni di chiusura della stoffa termica.

 

Le latte delle razioni in scatola auto costruite e in scala ridotta.

 

 Per concludere il WIP, un paio di note in merito alla realizzazione dell’ambientazione poi posta sulla basetta. Ho realizzato dei barattoli per simulare che i soldati prigionieri si erano voracemente nutriti con delle razioni conservate e le latte vuote si erano mescolate ai bossoli di un pezzo di artiglieria. I bossoli sono prodotti da VERLINDEN. Lo stesso la cassetta porta munizioni. Il resto l’ho realizzato con pietre ed erba naturale (Asparagina).

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