NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop"
2009 - 2013 MATROSE mit TROPISCHEN KLEID, REICHSMARINE. GENOVA-ITALIA,
ESTATE 1943 FIGURINO 50 mm Settembre 2001. |
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Quella
tragica estate del 1943 Estate del 1943. La ritirata dei Tedeschi
dall’ITALIA meridionale, dalla SARDEGNA e dalla CORSICA, fu in parte
pianificata con largo anticipo rispetto a quanto sarebbe poi successo con
l’otto settembre. e poté garantire il trasferimento,
sempre in ITALIA ma nella parte centro-settentrionale, di un significativo
contingente di uomini e mezzi. Il
porto di GENOVA ebbe un ruolo non secondario in questa manovra tattica. Per
maggiori dettagli in merito sono rilevanti le memorie di Frido von SENGER UND
ETTERLIN, dove descriveva la ritirata tedesca dal teatro di guerra del
MEDITERRANEO. Il
figurino (Matrose – marinaio), e la sua uniforme, sono
i soggetti principali di questa piccola storia, legati da un’ambientazione
quanto mai particolare e ricca. Ebbi modo di conoscere, proprio in
quell’anno, un uomo che aveva lavorato nel porto della città proprio durante gl’anni dell’occupazione nazista. Questo ex portuale mi
raccontò che nel 43, lui allora aveva sedici anni, vi aveva trovato impiego
come ragazzo di fatica. Proprio in quell’anno, e in particolare dal mese di
settembre, il porto fu praticamente militarizzato
dall’ex alleato. I
moli e i depositi erano sorvegliati notte e giorno da uomini della Marina
Militare,e il giovane portuale notò che non tutti
presentavano la classica uniforme di colore grigio verde o kaki. Alcune di quelle uniformi, ricordava il
nostro testimone storico, erano basate su una giacca di colore chiaro però
ricoperta da una minuta mimetizzazione fatta da punti (o macchie, così lui me le descrisse) di diverso colore. Insieme a
questa giacca particolare, i soldati indossavano pantaloni di stoffa leggera
color kaki. Avevano scarponcini e non stivali con le
ghette. A completamento, infine, alcuni avevano il casco coloniale o un
berretto con visiera di colore kaki. Il cinturone e le giberne erano in cuoio
scuro. Dato
che desideravo una postura molto statica, per mostrare il più possibile
l’uniforme in questione, il soggetto l’ho realizzato scegliendo busto, gambe
e scarponcini dalla produzione di VERLINDEN. Le braccia erano di provenienza
ANDREA MINIATURES. L’insieme ha reso una postura tipica del soldato durante
un turno di guardia. La
testa era un pezzo generico a cui avevo aggiunto un
casco coloniale di ITALERI (che avevo lì dai lontani anni 80!). La
colorazione non è stata difficile da realizzare e, per rendere maggiormente
l’effetto leggero del tessuto, ho preferito dipingere il colore base
utilizzando l’aerografo. In seguito, ma con i pennelli, ho sfumato
leggermente pantaloni e giacca. La
scenetta può sembrare, a prima vista, semplicemente un riempimento casuale
realizzato con diverse cassette di munizioni e vari contenitori. Non
è affatto così! Ogni elemento l’ho collocato dopo innumerevoli prove prima di
dargli la sistemazione definitiva. Se
avete pazienza di osservare la scena con attenzione, noterete che è in
crescendo per altezza: davanti gli oggetti più
piccoli, poi gli elementi di maggiore volume. Per aumentare la profondità
dell’ambientazione, ho usato un lastricato con uno scalino. La
colorazione generale
l’ho scelta in modo tale che non risaltasse di più rispetto a
quella del soggetto. Non frequentemente
ma alle volte ho visto, in foto o dal vivo, figurini collocati in ricche
ambientazioni. Peccato che la posizione dei vari pezzi tendesse a scomporre
la scena e a porre il figurino in secondo piano. Un
vero peccato che il soggetto non risalti, magari dopo un accurato lavoro di
pittura. Spesso ci si concentra sul figurino, rimandando in un secondo tempo
la realizzazione dell’ambientazione. Non avendo il soggetto disponibile per
fare le prove del caso (solo in fase di
realizzo dell’ambientazione si è presa la misura dei perni sotto i piedi o i
calchi delle calzature rispetto al terreno), perché nel frattempo si è
già avviata la fase di colorazione, la scena si sviluppa in modo poco
armonico e con i volumi che magari tendono a coprire altri elementi più
piccoli. Come
già raccontato, anni fa l’incontro dei fratelli CANNONE a diverse mostre, mi
permetteva di poter da loro apprendere le tecniche e le logiche per la
realizzazione di valide ambientazioni. Loro, come Bill HORAN, non so se ci
avete mai fatto caso, non riempiono la base con troppi elementi, tanto meno
con qualcosa le cui dimensioni tendono a coprire altri o a svettare in
maniera esagerata. Come mi ricordava spesso Pasquale (CANNONE), l’obiettivo che ci poniamo è la rappresentazione di un figurino
e non di un palo della luce o di un muro; questi sono elementi secondari e
come tali non devono MAI dominare. Un’ultima nota ma non per questo marginale,
riguarda il dettagliare e dipingere questi elementi coreografici: deve
esserlo in misura ragionata e non estremizzata. Più la scena è dettagliata e
dipinta rispetto al soggetto, tanto più il figurino tenderà a perdere rilievo
e sarà meno “bello” di quanto in realtà non é. |
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