NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2009 – 2017

 

IL LIBRO DEL MODELLISMO IN PLASTICA,

di Federico Santin (1977).

Marzo 2017

 

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 Nel 1977, in pieno boom modellistico, fu pubblicato questo volume illustrato dedicato a tutto il mondo del modellismo in platica.

 Per quelli che come me non erano addentro, al mondo della plastica in scala, fu un fulmine a ciel sereno.

 Un solo libro permetteva di conoscere tecniche, materiali e quant’altro; spaziava dagli aerei alle navi, dalle auto ai carrarmati, dai figurini alle riproduzioni di armature e armi da fuoco antiche.

 Erano appunto gli anni d’oro del modellismo, quando quest’hobby era così diffuso che si potevano comprare scatole di montaggio ovunque o quasi.

 Ricordo i sabati pomeriggio, quando si andava dal negozio di giocattoli e si comprava i famosi carrarmati della ESCI o gli aerei in busta prodotti da AIRFIX. Si tentava di emulare quelle tecniche che oggi paiono tanto semplici e un po’ obsolete ma che allora ti distinguevano dai coetanei che incollavano con la BRITIFIX e non andavano oltre.

 Rileggiamo, con infinito piacere, le pagine che l’autore del libro dedicò alla realizzazione e pittura dei figurini storici, rigorosamente in polistirene. Pardon, in plastica.

 Questo era il primo articolo contenuto nel libro di Federico SANTIN. In poche righe, bisogna ammetterlo, l’autore era riuscito a condensare molti aspetti del mondo del figurino, completando l’articolo con diverse indicazioni su come si potevano allora dipingerli.

 Occorre precisare che, in quegli anni, i figurini in polistirene non avevano la precisione di rilievo che oggi possiamo facilmente trovare in molte produzioni stock. Alcuni dettagli, come viso e mani, alle volte erano caratterizzati da una certa grossolanità.

 Colori, colle e altri prodotti erano decisamente meno specifici rispetto a quelli odierni. I colori impiegati erano gli smalti di HUMBROL che erano impegnativi non solo nella diluizione ma richiedevano tempi di asciugatura considerevoli. I più capaci, tra i pittori, utilizzavano colori ad olio; un mondo vasto e complesso conosciuto a pochi eletti.

 La colla più famosa era la BRITIFIX in tubetto (non scorderemo mai quell’odore forte, e quanto mai unico, di solvente), i più fortunati tra i modellisti potevano contare sulla colla liquida di MOLAK o di TAMIYA. Il resto era di derivazione artistica, con tutti i pro e contro che questo comportava.

 Vi era però la l’ingegno, l’estro di trovare soluzioni casalinghe che alle volte hanno saputo creare pezzi che ancora oggi non hanno età né possono essere etichettati come “lavori del passato”.

 Unica pecca che ci sentiamo di muovere, nei confronti dell’articolo, è la mancanza dei nomi degli autori dei figurini. Eroi sconosciuti di un tempo che fu e che speriamo non smetta mai di continuare a vivere nel futuro lontano.

 

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 Secondo articolo contenuto nel libro di Federico SANTIN.

 Qui sono trattati figurini AIRFIX raffiguranti i Granatieri della Guardia napoleonica.

 L’autore pose l’attenzione su come, piccole modifiche, potessero rendere unico ogni soggetto anche se di larga produzione.

 

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 Questo terzo articolo è quanto mai interessante. Riporta una serie di tecniche che, allora, erano impiegate per “invecchiare” i figurini.

 Allora vi era la tendenza a dare ai figurini anche un valore di oggetto d’arte la cui produzione apparisse lontana nel tempo; un figurino di plastica poteva essere anticato perché assumesse maggiore valore, al pari di oggetti di antiquariato.

 Erano quelli, gli anni ’70, in cui l’Italiano iniziava a godere di un certo agio economico ma non ancora sufficiente per potersi permettere di acquistare rappresentazioni napoleoniche antiche. Piccolo dettaglio controverso in tutto ciò: nell’ottocento non esistevano figurini come quelli di AIRFIX o di HISTOREX…

 

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