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I
soldatini di Federico Santin
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Nel 1977, in pieno boom modellistico, fu
pubblicato questo volume illustrato dedicato a tutto il mondo del
modellismo in platica.
Per quelli che come me non erano addentro,
al mondo della plastica in scala, fu un fulmine a ciel sereno.
Un solo libro permetteva di conoscere
tecniche, materiali e quant’altro; spaziava dagli aerei alle navi, dalle auto
ai carrarmati, dai figurini alle riproduzioni di armature e armi da fuoco
antiche.
Erano appunto gli anni d’oro del
modellismo, quando quest’hobby era così diffuso che si potevano comprare
scatole di montaggio ovunque o quasi.
Ricordo i sabati pomeriggio, quando si
andava dal negozio di giocattoli e si comprava i famosi carrarmati della
ESCI o gli aerei in busta prodotti da AIRFIX. Si tentava di emulare quelle
tecniche che oggi paiono tanto semplici e un po’ obsolete ma che allora ti
distinguevano dai coetanei che incollavano con la BRITIFIX e non andavano
oltre.
Rileggiamo, con infinito piacere, le
pagine che l’autore del libro dedicò alla realizzazione e pittura dei
figurini storici, rigorosamente in polistirene. Pardon, in plastica.
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Questo era il primo articolo contenuto nel
libro di Federico SANTIN. In poche righe, bisogna ammetterlo, l’autore era
riuscito a condensare molti aspetti del mondo del figurino, completando
l’articolo con diverse indicazioni su come si potevano allora dipingerli.
Occorre precisare che, in quegli anni, i
figurini in polistirene non avevano la precisione di rilievo che oggi
possiamo facilmente trovare in molte produzioni stock. Alcuni dettagli,
come viso e mani, alle volte erano caratterizzati da una certa
grossolanità.
Colori, colle e altri prodotti erano
decisamente meno specifici rispetto a quelli odierni. I colori impiegati
erano gli smalti di HUMBROL che erano impegnativi non solo nella diluizione
ma richiedevano tempi di asciugatura considerevoli. I più capaci, tra i
pittori, utilizzavano colori ad olio; un mondo vasto e complesso conosciuto
a pochi eletti.
La colla più famosa era la BRITIFIX in
tubetto (non scorderemo mai
quell’odore forte, e quanto mai unico, di solvente), i più fortunati
tra i modellisti potevano contare sulla colla liquida di MOLAK o di TAMIYA.
Il resto era di derivazione artistica, con tutti i pro e contro che questo
comportava.
Vi era però la l’ingegno, l’estro di
trovare soluzioni casalinghe che alle volte hanno saputo creare pezzi che
ancora oggi non hanno età né possono essere etichettati come “lavori del
passato”.
Unica pecca che ci sentiamo di muovere,
nei confronti dell’articolo, è la mancanza dei nomi degli autori dei
figurini. Eroi sconosciuti di un tempo che fu e che speriamo non smetta mai
di continuare a vivere nel futuro lontano.
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Secondo articolo contenuto nel libro di
Federico SANTIN.
Qui sono trattati figurini AIRFIX raffiguranti
i Granatieri della Guardia napoleonica.
L’autore pose l’attenzione su come,
piccole modifiche, potessero rendere unico ogni soggetto anche se di larga
produzione.
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Questo terzo articolo è quanto mai
interessante. Riporta una serie di tecniche che, allora, erano impiegate
per “invecchiare” i figurini.
Allora vi era la tendenza a dare ai
figurini anche un valore di oggetto d’arte la cui produzione apparisse
lontana nel tempo; un figurino di plastica poteva essere anticato perché
assumesse maggiore valore, al pari di oggetti di antiquariato.
Erano quelli, gli anni ’70, in cui
l’Italiano iniziava a godere di un certo agio economico ma non ancora
sufficiente per potersi permettere di acquistare rappresentazioni
napoleoniche antiche. Piccolo dettaglio controverso in tutto ciò:
nell’ottocento non esistevano figurini come quelli di AIRFIX o di HISTOREX…
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