NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2009 - 2017

Carrista, 3. Panzergrenadier-Division

Operazione “Achse”, Roma

Settembre 1943

Figurino in resina prodotto da ALPINE MINIATURES, scala 50mm

Luglio 2017

Un brutto passato militare

 L’articolo pubblicato sul mensile “UNIFORMI” non riporta o comunque non fa cenno in merito ai crimini di guerra perpetrati dalla 3. Panzergrenadier-Division durante la sua presenza in Italia (1943) e in Francia (1944). Alcuni dei suoi componenti furono i protagonisti di violenze su civili, quali donne e bambini, in diversi territori europei oltre a quelli prima indicati ma di questi altri, ad oggi, non vi è un riscontro documentale certo.

 

8 settembre 1943

 Ancora oggi la data dell’armistizio italiano è oggetto di divergenti prese di posizione.

 Da parte mia, ho deciso di non prendere mai posizioni dato che, ancora oggi, di informazioni oggettive e certe non ve ne sono. Le stesse, nel corso degli anni, sono oggetto continui di revisionismi più o meno affidabili.

 Di fatto, l’attribuzione di traditori ai Reali di Savoia e all’Alto comando militare italiano si è ormai dimostrata più una lettura di mera posizione politica che non militare. Bene non dimenticare che persino il Gran consiglio fascista nel luglio di quell’anno aveva ormai dichiarata conclusa l’era mussoliniana ed era quanto mai urgente troncare le relazioni con la Germania la cui espansione militare era divenuta una brutale carneficina pari solo a quelle compiute dallo stalinismo.

 

Gianni Bisiach

 Grande giornalista e scrittore sui fatti della Seconda Guerra Mondiale, curò un documentario, per la RAI, dedicato all’8 settembre e all’occupazione tedesca di Roma fino alla sua liberazione nel giugno del 1944.

 Al di là delle proprie opinioni militari e politiche, il documentario merita di essere visionato in quanto vi sono interviste ai protagonisti dell’occupazione di Roma: Sandro Pertini e diversi componenti partigiani di allora, Herbert Kappler comandante dell'SD e della Gestapo a Roma e l’enigmatico Eugen Dollmann che fu capo dei servizi segreti nazisti in Italia.

 

 

 

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Documentazione 2°conflitto mondiale

 

 

 

 

La prima pagina del quotidiano “Il Corriere della Sera” annunciava l’armistizio dell’8 settembre del 1943.

 

 

Vittorio Emanuele III a sinistra, a destra il Maresciallo Pietro Badoglio (Copyright sconosciuto).

 

 

 

 

 

Per saperne di più

 Per coloro che desiderano approfondire gli argomenti trattati in questo articolo, data la loro importanza, Vi suggerisco tre link interessanti su documentazione fornita da WIKIPEDIA:

https://it.wikipedia.org/wiki/3._Panzergrenadier-Division

https://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Achse

https://it.wikipedia.org/wiki/Mancata_difesa_di_Roma

 

 

 

 

 

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Operazione “Achse”Combattere per la sconfitta finale

 Le riviste di uniformologia mi hanno dato supporto in diverse occasioni per scegliere i soggetti relativi alla Seconda Guerra Mondiale.

 Prendiamo ad esempio il numero 5 del mensile “UNIFORMI”, in questo numero vi è un articolo interessante a proposito dei reparti corazzati tedeschi.

 

 La rivista riportava un articolo di uniformologia dedicato agli equipaggi del mezzi corazzati della 3. Panzergrenadier-Division nel periodo tra il 1943 e il 1945.  L’uniforme presentata nell’articolo era quella in due pezzi, in colore feldgrau, in dotazione a tutte le forze corazzate tedesche: giubbetto corto con grandi risvolti, pantaloni ampi a quattro o più tasche. Della Panzerjacke ne ho già illustrato la storia attraverso il figurino che riproduce OberschaFuehrer ERNST BARKMANN.

 

Paracadutisti a Roma (Copyright sconosciuto).

 Due accenni storici circa questa divisione corazzata.

 La 3. Panzergrenadier-Division nacque nel giugno 1943 dalla ricostituzione della 3ª divisione fanteria motorizzata, distrutta a STALINGRADO, assorbendo anche i resti della disciolta 386ª divisione fanteria motorizzata.

 A luglio fu trasferita in ITALIA del nord sotto il XIV Panzerkorps e le fu aggregato un battaglione di cannoni d'assalto articolato su tre compagnie.

 In agosto, in vista di un possibile armistizio italiano, fu integrata nell’Operazione “ACHSE” e il 9 settembre, rinforzata dai mezzi corazzati del kampfgruppe BÜSING, dopo aver occupato UMBRIA e TOSCANA si diresse su ROMA dove partecipò al disarmo delle truppe italiane presenti nella capitale. In quello stesso mese fronteggiò gli Alleati a SALERNO, spostandosi il mese successivo sulla linea BERNHARDT e poi a CASSINO.

 Per la cronaca, occorre ricordare che l’occupazione di ROMA avvenne anche con il supporto di paracadutisti. All'annuncio dell'armistizio, nella serata dell'8 settembre, la 2ª divisione paracadutisti tedesca, di stanza all'aeroporto di PRATICA DI MARE e costituita ai circa 14.000 uomini, prese subito la posizione di attacco al fine di occupare ROMA. Le due foto mostrano i paracadutisti con indosso varie uniformi ma tutte in cotone color kaki. Visto che le temperature erano ancora alte, i soldati non indossavano volentieri gli spallacci, in cotone o in cuoio, e l’equipaggiamento personale (le buffetterie come le armi da fuoco) era ridotto al minimo indispensabile.

 

La foto è esplicativa del disagio termico a cui erano soggetti i Tedeschi presenti a Roma nel settembre del ‘43 (Copyright sconosciuto).

 Utilizzando un soggetto, prodotto da ALPINE, ho rappresentato un componente di questa divisione di mezzi corazzati che fu impiegata per occupare la città di ROMA subito dopo l’annuncio dell’armistizio proclamato dal maresciallo BADOGLIO l’8 settembre 1943.

 Il soggetto è un carrista con una tipica combinazione di capi per uso estivo: una Panzerjacke in panno leggero e un paio di pantaloni in tessuto di cotone con colorazione tropicale. In aggiunta, altri elementi fanno supporre la sua presenza in zona italiana: scarponcini al posto di stivali, elmetto con colorazione sabbia e occhiali protettivi dalla polvere.

 La scelta del figurino, di questa marca americana, ha anche una precisa ragione modellistica: ALPINE ha rappresentato, nel bene come nel male, una nuova tipologia di scultura costituita da pieghe meno marcate e da un attento cesello di rilievi a volte troppo lieve e massiccio che, di certo, la resina favorisce in sede di produzione. Non sempre ho trovato i suoi prodotti all’altezza dei prezzi a cui sono proposti ma, devo riconoscerlo, ALPINE ha saputo rappresentare un punto di svolta artistica dopo anni di una certa produzione, globale, molto statica e fondata su metodologie troppo tradizionali.

 

        

 Il soggetto ha dei difetti scultorei, a mio avviso, non trascurabili: il pantalone è esasperato nel suo gonfiore gluteo facendomi supporre che il povero carrista avesse sotto un pannolone contenitivo, la mano destra è poco definita con uno strano gonfiore del palmo e le calzature ricordano quelle di Charlie CHAPLIN per la loro pronunciata lunghezza. La testa non è tra quelle fornite nella mini confezione di ALPINE. L’elmetto l’ho colorato nella versione tropicale. Spesso gli elmetti erano colorati dagli stessi soldati i quali, per ovvie ragioni e per praticità, utilizzavano la vernice necessaria per dipingere i mezzi corazzati e su di essa, non del tutto asciutta, vi gettavano della polvere o della sabbia. Il tutto, una volta seccato, faceva sì che l’elmetto fosse chiaro (in realtà kaki) ma perfettamente opaco.

 Sul colletto della giacca non vi ho dipinto le mostrine in tessuto dei corpi corazzati ma vi ho posto il classico simbolo costituito da un teschio con tibie incrociate. Questo particolare funereo emblema proveniva da quello del DANZIGER TOTENKOPF della cavalleria imperiale prussiana.

 La foto sopra, a destra, è l’evidenza che non era raro sostituire le mostrine in tessuto con semplici emblemi in metallo stampato e fissati, ai risvolti del colletto, mediante delle linguette metalliche.

 

 Dettaglio della parte posteriore della giacca: la colorazione base è il classico feldgrau schiarito con Yellow desert e bianco. Il colore viola l’ho aggiunto in alcuni punti e queste velature fanno risaltare le cuciture e le zone in cui vi è il cinturone. In questo modo ho creato delle variazioni di profondità, sostituendo il classico colore seppia o il marrone scuro.

 

 Ecco un primo piano della vegetazione posta alle spalle del soggetto.

 In gran parte si tratta di erba sintetica e di materiale per composizioni floreali secche. Pur se quasi tutto il materiale è di origine sintetica o se naturale, ricavato con processi di essiccazione, io lo dipingo sempre utilizzando colori a olio o smalti. Le diluizioni devono essere elevate al fine di far penetrare il colore in modo marcato. In particolare, il manto erboso, deve essere dipinto fino a che la lucidità delle fibre non viene coperta.

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