NISE, "work-shop" 2009 - 2017 Bomber
Crewmen U.S.A.A.F. E.T.O. Settembre 1943 – Maggio
1945 Figurini in resina
prodotti da VERLINDEN e WOLF, scala 50mm Settembre 1995 –
Settembre 2017 |
||||||||||
Giorno e notte L’aviazione inglese operava
esclusivamente di notte, quella americana di giorno. Quest’ultima riteneva i
propri aerei capaci di potersi difendere dagli attacchi dei caccia nemici in
piena luce, del giorno, e di poter volare a quote elevate sufficienti per
evitare i colpi dei cannoni da 88 mm. Cambio di visuale Furono svolti studi, successivi alla fine
del Secondo conflitto mondiale, per comprendere i profili piscologici degli
uomini che combatterono nelle Forze armate americane. Da uno di questi studi,
un gruppo di psicologi tracciò i differenti profili tra i soldati di Fanteria
e quelli a bordo degli aerei da bombardamento o da rilevazione area. Il fante
mostrava una propensione ai dettagli presenti in un campo visivo di poche
decine di metri, dove il dettaglio costituiva la causa di vita o di morte in
combattimento. Per gli equipaggi degli aerei, invece, ogni dettaglio
costituiva il “problema” in uno scenario di azione molto vasto e profondo,
cioè l’essere in aria e nell’immensità del cielo. Quasi suicide L’alto comando aereo americano ebbe l’idea
di utilizzare vecchi aerei, non più in grado di affrontare missioni
canoniche, come “bombe volanti”. Erano stipati al loro interno centinaia di
chili di esplosivo, portati in volo da solo due uomini i quali, una volta
giunti sull’obiettivo stabilito, si lanciavano con il paracadute sulla Manica
o sul territorio svizzero lasciando che l’areo continuasse il suo volo cieco.
Queste missioni non diedero grandi risultati e molti dei volontari che le
condussero perirono nelle acque gelide della Manica atterrarono nelle zone
occupate dai tedeschi. James Stewart Durante la guerra si distinse come pilota
diventando capo squadriglia. Fu un buon comandante e seppe essere attento a
non commettere inutili eroismi. Non aveva atteggiamenti da divo nonostante
fosse un attore già affermato. Unica attenzione che aveva era di non uscire
mai dalla base aerea: era troppo famoso per non essere preso d’assalto dalle
bellezze inglesi e francesi. Al cinema Due i film da vedere assolutamente per
entrare nell’atmosfera tipica di una fortezza volante. Il primo “The war
lover” del 1962, pellicola in bianco e nero che vede la presenza di due star
di altissimo livello (Steve McQueen e Robert Wagner). È la storia di due
piloti di bombardiere, che oltre a condividere avventure belliche si
ritrovano in lotta per la bella fanciulla di turno. In questo film McQueen,
Mister Cool, interpreta il ruolo di bello ma cattivo. Il finale drammatico
non stona affatto con la trama e l’ambientazione bellica. Il secondo, meno avvincente ma ricco di
ambientazioni di alta qualità e riprese aeree mozzafiato, è “Menphis Belle”
del 1990. Peccato la presenza di pochi attori di grido, anche se il crooner
Harry Konnick Junior da prova di buone capacità recitative. Trama un filo
scontata ma nell’insieme film apprezzabile anche se a volte i dialoghi fanno
perdere pathos allo spettatore. Gli
speciali di NISE Altri
soggetti correlati Galleria 2°
Conflitto mondiale |
Il primo dei due soggetti è una realizzazione di
VERLINDEN PRODUCTIONS databile intorno ai primi anni ’90. Io l’ho dipinto nel
1995 utilizzando, a corredo, parti ITALERI e VERLINDEN. Nonostante siano
trascorsi ben più di vent’anni, il figurino ha una scultura ancora attuale.
Per quanto riguarda i dettagli dell’uniforme, alcuni non erano realizzati; oggi
probabilmente quasi tutti i modellisti saprebbero migliorare il pezzo base. Il secondo soggetto è di WOLF, prodotto nei primi
anni del 2000. La scultura era di minore qualità rispetto a quanto
probabilmente Sir Saunders si era prospettato. Inoltre, la resina impiegata
era molto ruvida e di difficile lavorazione. Era realizzato in un solo pezzo,
testa inclusa. Il tentativo di produrre il braccio destro, e relativa mano,
uniti con il corpo mi è parsa un economicità poco funzionale. Il soggetto mi
ha richiesto parecchio tempo per pulirlo e i risultati non sono venuti
nonostante le ore da me dedicate. La realizzazione di questo soggetto fa supporre
che Saunders fosse stato influenzato dal film “Menphis Belle”. La vista posteriore del figurino mostra la
qualità dell’incisione del giaccone. Il soggetto era diviso in parti con la
testa intercambiabile. Le ridotte dimensioni, minori di quelle in scala 1/32,
ne permettevano l’uso in diorami con aerei nella stessa scala. Sempre vista posteriore ma del secondo soggetto.
La qualità della scultura, specie nella riproduzione dell’effetto pelle, è
bassa pur se alcuni dettagli, come la cerniera e le cinghie del colletto,
sono buoni. Ho preferito dipingerlo con un abbigliamento in
lana verde oliva invece del tessuto a trama romboidale che era tipica del
“Blue Bunny”; quest’ultimo capo era di un colore azzurro con una trama a
rombi, nei quali era presente una seconda trama di rame necessaria per
produrre calore al passaggio di corrente elettrica. Il soggetto di VERLINDEN, se arricchito con
elementi tipici di una base aerea, è decisamente piacevole. La ricostruzione,
che allora progettai, si basava sulle scene del film “Amante di guerra”. Nel soggetto di WOLF alcuni dettagli sono assenti,
cosa strana per una produzione avvenuta in anni in cui l’uso della resina e
degli stampi in gomma vulcanizzata lo permettevano. Le cerniere dei pantaloni
e le cuciture laterali le ho realizzate con del filo di rame. Un dettaglio
poco riuscito, a mio avviso, sono i calzari; le loro dimensioni sono
eccessive e mancano di diversi dettagli quali le cinghie di chiusura. Immagini, nomi di prodotti, marchi, sono:
tutelati dai rispettivi copyright se registrati o non scaduti, fanno
riferimento e solo ai loro legittimi proprietari. |
La guerra nei
cieli d’Europa Con
un organico di 500.000 uomini, calcolati sul finire del 1944, le forze aeree
americane erano presenti in INGHILTERRA e nei territori occupati in EUROPA e
nord AFRICA (E.T.O. European Theatre
of Operations) furono fondamentali per portare alla sconfitta le Forze dell’Asse. Pur
se per molti di loro, avieri – magazzinieri – autieri, la vita in tempo di
guerra poteva essere decisamente di qualità migliore rispetto a chi era in
Fanteria, coloro che erano parte degli equipaggi degli aerei da bombardamento
non erano altrettanto sicuri di non rimanere uccisi durante le missioni nei
cieli di mezza EUROPA. Le
basi aeree, costruite in INGHILTERRA fino ai primi del ‘44, furono
progressivamente spostate in EUROPA man mano che l’operazione “OVERLORD” dava
i frutti sperati. La realizzazione di basi aeree anche in FRANCIA, permise
dal giugno del ‘44 in poi di portare i bombardieri nel cuore della GERMANIA.
Prima della BATTAGLIA DEL BELGIO, nel dicembre dello stesso anno, era
palpabile il declino della LUFTWAFFE; fu però un periodo transitorio dato che
dal gennaio del ’45 l’Aviazione tedesca riprese vigore sia con i caccia sia
con aerei adatti a incursioni pesanti. Ne è la prova il raid aereo, nel
capodanno del ’44, compiuto da 600 aerei tedeschi su EINDHOVEN e BRUXELLES
dove distrussero più di 180 aerei inglesi. A peggiorare la guerra Alleata,
ecco arrivare nei cieli i primi aerei a reazione tedeschi ME163 e M262 (quest’ultimo il modello più famoso tra i
MESSERSCHMITT a reazione) capaci di volare a velocità intorno ai 900
km/h, di circa 200 km/h in più rispetto ai P-51 americani. In questa foto della
USAAF, ecco schierato al completo l’equipaggio del Menphis Belle. Nonostante l’elevato numero di bombardieri alleati,
nel gennaio del ’45 gli equipaggi si videro elevare da 25 a 35 il numero di
missioni per poter ricevere il sospirato congedo. Sugli aerei bombardieri l’equipaggio era
costituito da dieci elementi: i quattro elementi che pilotavano l’aereo e ne
gestivano la navigazione e l’operatività di bombardamento erano ufficiali; i
restanti sei erano sottufficiali sergenti, addetti alle mitragliatrici poste
lungo il corpo dell’aereo e nelle torrette mobili. I
progettisti americani “farcirono” i B-17 e i B-24 di molte mitragliatrici,
convinti che fosse necessario fornire i bombardieri di una propria forza
difensiva. Il B-17 era stato soprannominato infatti “la fortezza volante”,
raggiungeva una velocità massima di 460 km/h con un’autonomia di 3200 km. Il
carico di bombe poteva variare ma mediamente poteva essere di 2700 kg. Ne
furono costruiti 12731 esemplari coinvolgendo le più famose fabbriche
americane e inglesi quali BOEING, LOCKHEED e DOUGLAS. Come era la vita di questi equipaggi dell’Aviazione
americana? Non tanto epica e fascinosa come molti film hanno raccontato con
una certa affabulazione. Sveglia all’alba per arrivare al briefing prima
dell’inizio della missione. Era il momento peggiore, come ebbe modo di
raccontare il capitano Robert JOHNSON. Alcuni aviatori vivevano quel momento
con gelida apprensione, perché avrebbero avuto indicazione di quanta
contraerea e 109 (i MESSERSCHMITT) avrebbero dovuto affrontare. Per alcuni,
dopo il briefing, le crisi di nervi erano quasi la normalità. Terminato il briefing ci si dirigeva al
campo, nel gelo dell’alba. La sola fortuna era che si doveva arrivare al
velivolo con indosso il giaccone e i pantaloni imbottiti, più i calzari
termici e i guanti. Ogni aviatore indossava un sotto tuta termico in cotone (riscaldabile elettricamente soprannominato
F-1 "Blue Bunny"), poi una tuta o una uniforme spezzata,
giaccone (B-3 jacket) e pantaloni
in pelle (A-3 pants) con fodera in
pelliccia, salvagente, imbracatura per il paracadute, casco oppure il classico
cappello in pelle e pelo di agnello (B-2
hat/cap), per i mitraglieri vi
erano in più l’elmetto in metallo (M-3
flak helmet) e il giubbotto antischegge (M-1
vest) con il grembiule protettivo (M-3
apron) , sotto guanti con resistenza elettrica e guanti in cuoio, infine
le gigantesche soprascarpe (A-6 Boots)
che rendevano impossibile camminare negli angusti spazi dell’aereo. Muoversi all’interno degli aerei, così
abbigliati, era però impresa ardua. Tra il freddo e la tensione, non
mancavano le urgenze corporali rese quasi impossibili da espletarsi per il
fatto che sull’aereo, ovviamente, non vi fossero servizi igienici e perché
era arduo togliersi la coltre di vestiario già indossato per il volo
riscaldato. Il
tenente Chuck HARPER testimoniò di un componente dell’equipaggio che portava
con sé cestini dotati di coperchio ermetico. Durante il volo costui riusciva
a spogliarsi quel tanto da poter assolvere alle sue urgenze intestinali,
farle in uno di questi cestini e rivestirsi prima di essere in prossimità
dell’obiettivo della missione. Quando avveniva l’apertura del vano bombe,
otre a queste era lanciato il cestino di cui prima si faceva menzione.
L’equipaggio battezzò quei cestini “Flieger Scheisse”. Ottimo esempio
dell’abbigliamento in uso ai componenti di un equipaggio aereo (Copyright
sconosciuto). Per
giungere sull’obiettivo da bombardare occorrevano diverse ore di volo,
passate a 8000 metri di quota con l’aria rarefatta che imponeva la fastidiosa
maschera del respiratore. Gli spazi angusti impedivano di muoversi e questo
aumentava il fermo postura che peggiorava a seguito delle basse temperature.
Pur se vestiti con indumenti protettivi e in parte riscaldati elettricamente,
il freddo era la compagnia costante di quelle ore di volo. Aumentava quando
le schegge della contraerea sforellavano vistosamente la carlinga, magari
accompagnato dal vapore acqueo delle nuvole tra cui passava l’aereo. Durante
una missione una di queste fortezze volanti subì un danno sulla parte
frontale, proprio sul muso. Da lì passava un’aria gelida insopportabile, un
inesperto mitragliere ebbe la pessima idea di tappare quella falla mettendoci
i propri guanti termici. Il risultato fu la perdita di buona parte delle dita
a causa del congelamento. Un caso simile avvenne su un altro aereo sempre sul
quale i mitraglieri, presi dall’improvviso attacco di caccia tedeschi,
cercarono di rispondere energicamente facendo urlare le mitragliatrici a cui
erano addetti. Queste però s’incepparono a causa dell’uso troppo accanito.
Anche qui l’inesperienza fece danni irreparabili: presi dallo spavento i
mitraglieri tentarono di sbloccarle a mani nude. Vi rimasero attaccate sulle
canne gelide e, al rientro alla base aerea, il personale sanitario non poté
fare altro che tagliare via la pelle per poterle liberare. La
manutenzione dell’equipaggiamento e dell’uniforme era in parte demandata a
personale di terra ma poi spettava a ogni singolo membro del bombardiere
verificarne l’efficienza e il funzionamento. La vestizione in parte, come
anticipato, avveniva negli alloggi, la connessione degli spinotti per
l’alimentazione delle resistenze termiche avveniva a bordo del velivolo. L’attore Clark Gable
mentre posa per una foto di propaganda, notare il filo e lo spinotto per
alimentare il sotto tuta Blue Bunny (Copyright sconosciuto). Un altro attore famoso che
prestò servizio nell’Aeronautica americana fu James Stewart. In questa foto è
sulla sinistra con indosso il giubbotto salvagente noto come “Mae West” (Copyright
sconosciuto). Il cinema ha preso spunto
dagli equipaggi dei bombardieri per produrre una serie di film di pregevole
qualità. “The war lover” è una pellicola del 1962 diretta da Philip Leacock. Interpreti principali un magistrale Steve McQueen in
coppia con Robert Wagner. “Menphis Belle” è una
pellicola del 1990, uno degli pochi war movie in stile hollywoodiano di quel
decennio di fine millennio. Interprete principale Mattew Modine e il cantante
americano Harry Konnick Junior. |
||||||||