NISE, "work-shop" 2009 - 2020

Leutnant (Sottotenente), 367. Infanterie-Division (Wehrmacht)

Battaglia di Königsberg 1945

 

Rielaborazione parti di produzione, scala 50mm

Ottobre 2020

La città

Königsberg è il nome storico della città prussiana che oggi è chiamata Kaliningrad e si trova in territorio della Russia.

 Fu fondata nel 1255 sul sito di un precedente insediamento, appartenne allo Stato dell'Ordine teutonico, al Ducato di Prussia, al Regno di Prussia, all'Impero tedesco, alla Repubblica di Weimar e alla Germania nazista. Sconfitta la Germania, l'area fu annessa dall'Unione Sovietica e nel 1946 la città fu ribattezzata Kaliningrad.

 

Il nome è un omaggio a Michail Ivanovič Kalinin, primo capo di Stato dell'URSS. È nota anche con gli esonimi Królewiec (in polacco), Kenigsberg (in lingua yiddish) e Karaliaučius (in lituano); prima di ricevere il nome attuale, in russo era nota come Kënigsberg.

(Fonte Wikipedia)

 

Cannoni a mano

Lungo le vie cittadine, i Tedeschi scvarono dei fossati larghi che impedivano il passare dei mezzi di traino dei cannoni. Così i Sovietici furono obbligati a trascinarli con sé durante tutta la battaglia; queste rese davvero estenuante espugnare interi quartieri.

 

Bambini

Molti ufficiali e soldati dell’Armata Rossa catturarono molti soldati la cui età poteva variare dai 10 anni fino ai 17. Erano i giovani della Gioventù Hitleriana (Hitler Jugend) che erano stati arruolati indipendentemente dalla loro volontà. Pare che la decisione se un ragazzino fosse in grado di combattere si basasse sul fatto che dovesse essere solamente più alto del fucile che gli veniva consegnato.

Erano vestiti con uniformi di ripiego, alle volte provenienti dai centri di raccolta dei cadaveri dei soldati morti su altri fronti, forniti quando andava bene di armamento ed equipaggiamento in condizioni precarie. Un ufficiale dell’Armata Rossa raccontò che lui e i suoi uomini finirono sotto il tiro di un cecchino, per fortuna poco capace, e per diverse ore rimasero fermi in attesa che questi finisse i colpi oppure si dileguasse. Alla fine catturarono un dodicenne con in dosso un cappotto enorme e pieno di vecchi fori di proiettili, un fucile Mauser K98 prodotto durante la Prima Guerra Mondiale e con in testa un elmetto così grande da coprirgli la visuale. Il ragazzino piangendo continuava a ripetere la parola “Mama”.

 

La fame

I soldati tedeschi patirono la fame negli ultimi giorni dell’assedio. Non riusciva ad arrivare più alcun rifornimento e le scorte in città iniziarono ade esaurirsi già a marzo. L’assurdo era che, in alcuni villaggi evacuati rapidamente, intere derrate alimentari erano state abbandonate alla razzia dei soldati nemici.

 

I liquori

Una delle peggiori idee che venne ai vertici nazisti fu quella di abbandonare i liquori nei terrori che man mano erano occupati dai sodati russi. Molti di questi non erano poi vezzi a bere e le loro sbornie li portavano a livelli di collera estremi.

Un gruppo di soldati, occupando alcune case coloniche, durante il giorno aveva rastrellato diverse donne. Alla sera queste si erano messe a cucinare per loro e fino a quel punto i soldati si erano controllati comportandosi civilmente. L’idea nefasta di offrire loro dei liquori trasformò quella notte in una sequenza inaudita di violenze e delitti.

 

 

 

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La Kradmantel ebbe origini da impermeabili civili e fu prodotta sin dal 1939 (Copyright sconosciuto).

 

 

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Königsberg, La strenua resistenza prima della fine assoluta

 Il nome Elfriede KOWITZ non se lo ricorda nessuno. Non è passata alla storia in quanto è stata solo una delle tante vittime della Seconda Guerra Mondiale.

 Le sue due colpe di cui si faceva carico erano quelle di essere una tedesca e di vivere in PRUSSIA, per tali ragioni incarnava il nemico nazista da distruggere e uccidere secondo i soldati dell’ARMATA ROSSA.

 La sua casa e la sua vita furono travolte durante un bombardamento, ad opera di ben 189 LANCASTER inglesi che sganciarono tonnellate di bombe sulla cittadina di KÖNIGSBERG il 29 agosto del 1944.

 Da allora la città fu oggetto di continui bombardamenti che ne distrussero gran parte, coinvolgendo oltre 120.000 civili.

 Da quell’estate la vita di Elfriede KOWITZ e di KÖNIGSBERG cambiò radicalmente avviandosi a un dramma di morti e violenze che ebbe fine solo nel maggio del ’45.

 

Una blockhouse alla periferia di Königsberg (Copyright Süddeutsche Zeitung)

 

 L’avanzata dell’ARMATA ROSSA verso BERLINO passava per la regione della PRUSSIA orientale e in quelle terre tutta la rabbia, e la violenza vendicativa degli “Ivan”, sarebbe esplosa lasciando dietro di sé una scia di sangue e dolore.

 L’idea folle di poter reggere all’avanzata dell’ARMATA ROSSA non fu solo del Gauleiter della regione, il famigerato Erich KOCH, ma dello stesso HITLER il quale era fermo nel voler mantenere attivi i porti del BALTICO e le basi degli U-BOOTE lungo la costa.

 

Il Gauleiter Erich Koch (Copyright Bundesarchiv_Bild_183-H13717)

 

 Le forze russe iniziarono le prime incursioni nella regione verso l’ottobre del ’44, in particolare con l’occupazione della cittadina di NEMMERSDORF dove la follia sovietica raggiunse livelli di brutalità inaudita. Ogni dettaglio in merito a quella vicenda è così macabro e doloroso che il solo ricordo fa ancora paura.

 La popolazione tedesca, della PRUSSIA orientale, tentò disperatamente di abbandonarla e di dirigersi verso la GERMANIA. Fu qualcosa di apocalittico che costò la vita a migliaia di civili, in particolare la vita di donne e bambini.

 Quel folle tentativo di resistere ai Russi nel gennaio del ’45, già in avanzata verso l’ODER e il confine tedesco, era follia pura.

 Le forze russe erano comandate dai marescialli Konstantin ROKOSSOVSKIJ e Ivan Danilovič ČERNJACHOVSKIJ i quali potevano contare su una potenza militare di mezzi e uomini schiacciante rispetto a quella tedesca, basti pensare che il rapporto di effettivi era di 10 a 1 per i sovietici e di 7 a 1 per quanto riguardava i mezzi corazzati.

 

  

I marescialli Konstantin Rokossovskij e Ivan Danilovič Černjachovskij (Copyright sconosciuto)

 

 Appena varcati i confini, e dato subito il via a saccheggi, stupri e omicidi, i soldati dell’ARMATA ROSSA dopo qualche giorno avanzando trovarono interi villaggi disabitati. I commissari politici dell’NKVD aizzavano i soldati alla vendetta ricordando loro le stragi compiute dai soldati della WEHRMACHT nel periodo compreso tra il 1941 e il 1943.

 La rabbia verso i Tedeschi fu quindi deliberatamente aizzata, all’estremo, nei confronti di soldati spesso analfabeti e che comunque avevano avuto tra i loro familiari numerose vittime. Come ebbe a commentare il poeta russo David SAMOILOV:

«Nelle condizioni emotive prevalenti all’epoca, nei ranghi dell’esercito, gli uomini non erano in grado di accogliere il concetto di amnistia in favore della nazione che tante pene aveva inflitto alla Russia».

 

 Anche i soldati dell’ARMATA ROSSA si trovarono di fronte a un numero inverosimile di civili morti durante il tentativo di fuga e alle altrettante migliaia di deportati che le autorità naziste avevano tentato di spostare verso i confini occidentali. Alla fine dei conti, in quel gelido inverno del ’45, la morte regnava ovunque nella PRUSSIA orientale.

 In quell’avanzata frettolosa, i Russi arrivarono nel quartier generale di Adolf HITLER, la famosa “Tana del Lupo” a RASTENBURG, ormai abbandonato.

 Rimasero incuriositi nel vagare in quel luogo dove il bunker personale di HITLER aveva pareti e soffitti in cemento armato dalle dimensioni incredibili, protetto da cupole di quasi 12 metri di altezza in cemento armato e acciaio.

 Il 13 marzo i Sovietici iniziarono la manovra di accerchiamento di KÖNIGSBERG al fine di impedire che le forze avversarie presenti si potessero ricompattare per prenderli alle spalle.

 La città contava su un sistema fortificato costituito da tre anelli a loro volta difesi da 21 fortini. Il comando della città era tenuto dal generale Otto LASCH e poteva contare su una forza di circa 35.000 fra soldati e civili arruolati nella Volkssturm.

 

Il generale Otto Lasch (Copyright sconosciuto)

 

 Il morale dei soldati, come dei componenti della milizia civile, era bassissimo perché consapevoli che una qualsiasi resistenza sarebbe stata vana. Pur se la popolazione era oramai ridotta a meno di 20.000 persone, le razioni alimentari quotidiane erano irrisorie anche per i soldati costretti a sostenersi con solo 300 grammi di pane al giorno.

 La battaglia iniziò il 6 aprile e terminò il 9 sera, quattro giorni di fuoco continuo da ambo le parti. Una baraonda totale dove spesso le opposte parti sparavano ala cieca ferendo i propri stessi camerati.

 I Russi ebbero perdite altissime tra le file della fanteria nonostante il fatto che prima dell’attacco frontale furono impiegati 1124 bombardieri, 470 aerei d’appoggio e 830 caccia per piegare la resistenza nemica uccidendo il più alto numero possibile di soldati e distruggendo le diverse opere fortificate che cingevano la città.

 

Soldati sovietici nel centro di Königsberg (Copyright csef.ru)

 

 Ne fu diretto testimone il tenente Aleksandr SERGEEV, del 297° Reggimento di fanteria, il quale a fine conflitto raccontò quanto fosse stata accanita la resistenza tedesca e quale volume di fuoco i Russi dovettero affrontare per espugnare la città. Lo stesso SERGEEV fu ferito gravemente all’addome al punto di restare ricoverato fino a maggio.

 Per stanare i Tedeschi dalle postazioni difensive e dalle case, trasformate in casematte, furono costretti a usare lanciafiamme e bottiglie molotov; le strade erano piene di macerie e spesso interrotte da fossati scavati per impedire ai cannoni di essere spostati.

 il Maresciallo Aleksandr VASILEVSKIJ chiese ai difensori di arrendersi al fine di non continuare un’inutile e sanguinosa resistenza. Ma il rifiuto tedesco fu tassativo.

 

Un volontario del Deutscher Volkssturm, notare la varietà dei capi che costituiscono la sua divisa tra cui uno spesso maglione di lana e berretto non di ordinanza privo di fregi (Copyright SZ Photo)

 

 Il 10 aprile il generale LASCH si arrese. HITLER, furibondo, chiese spiegazioni al comandante della IV armata, il generale Friedrich-Wilhelm MULLER, il quale replicò semplicemente che i soldati erano stremati dalla fatica e dalla fame, con il morale a pezzi e ormai totalmente sconvolti dalla carneficina che si era consumata nella battaglia per la difesa della città.

 Le fonti sovietiche riportarono che 60.000 fra soldati e civili si erano arresi; solo un manipolo di SS e poliziotti tentò ancora un’assurda resistenza tra le rovine del castello che dominava la città. La cosa finì come ben si può immaginare.

 La battaglia per la conquista dei territori del BALTICO, e la conquista KÖNIGSBERG, nel periodo compreso tra gennaio e fine aprile, costò oltre 160.000 tra morti e feriti tra gli effettivi dell’esercito di STALIN.

 Le truppe sovietiche, una volta conquistata quella città, ormai fatta di macerie, non ebbero pietà delle donne dandosi a violenze senza pari. Molti civili furono fucilati solo perché tedeschi e nel peggiore dei casi trovarono la morte tra atroci atti di barbarie.

 

Prigionieri tedeschi a fine battaglia (Copyright sconosciuto).

 

 Sorte non meno peggiore toccò ai pochi Ebrei che erano rimasti e sopravvissuti ai rastrellamenti nazisti. Un giovane ebreo, con ancora cucita la stella gialla sugli abiti, ebbe un momento di speranza quando incontrò un ufficiale russo che parlava sia il tedesco sia l’yiddish. Ma le speranze di rimanere vivi presto svanirono quando l’ufficiale così si rivolse al giovane che chiedeva aiuto:

«Se foste veramente Ebrei, sareste morti… ma dato che siete vivi vuol dire che avete fatto comunella con i Tedeschi»*.

 Così il giovane i suoi familiari si strapparono via la stella di David dagli abiti e si incolonnarono con i civili tedeschi verso i campi di prigionia allestiti dai vincitori.

 Quel ragazzo sopravvisse a un periodo di detenzione in condizioni disumane.

 Per anni visse di ogni espediente e suonando il violino per le truppe occupanti di KÖNIGSBERG.

 Nel 1948 riuscì a fuggire nella GERMANIA OVEST.

 Divenne uno scrittore e un musicista affermato. Il suo nome è Michael WIECK.

 

Il musicista e scrittore Michael WIECK (Copyright sskpojezierze.olsztyn.pl)

 

Il figurino

 Partendo da alcune parti in polistirene di figurini di serie, ho realizzato questo sottotenente con in dosso non un cappotto, come potrebbe sembrare, bensì un impermeabile foderato di produzione non militare. Ho immaginato che questo ufficiale avesse recuperato della stoffa di colore verde bottiglia e si fosse fatto confezionare un impermeabile a mantella sulla falsa riga del “Kradmantel” che tutti abbiamo visto indossare ai motociclisti e alla Feldgendarmerie.

 

 

 Le mani e la testa sono in resina di differenti produzioni.

 Essendo un ufficiale ho dovuto rimuovere la fibbia a placca, del cinturone, e costruire una nuova fibbia classica con due ardiglioni.

 La colorazione non è stata particolarmente complessa, tranne che per il viso.

 Per una migliore qualità del figurino, una volta che sarà terminato, in fase di montaggio svuoto completamente il torso nel punto del collo di modo che il collo stesso vi si infili.

 Ciò, inoltre, mi permette di dipingere la testa separatamente ed è possibile poter dipingere più agevolmente i dettagli del viso.

 

* Max Hastings “Apocalisse tedesca”, 2004.

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