400 esemplari
Quelli necessari allora per poter omologare una vettura
nel Gruppo 4. La progettazione e l'ingegnerizzazione della
carrozzeria erano in carico alla BERTONE presso i cui
stabilimenti vennero prodotti i 400 esemplari.
Vetroresina e alluminio
La vettura racing montava il cofano in vetroresina così come i
passaruota mentre le portiere erano in alluminio. Pur se l'aspetto
riconduceva al modello prodotto e posto in vendita nel 1977 a oltre
9 milioni delle vecchie Lire (nel 1976 una STRATOS stradale costava
circa 11 milioni di Lire), quelle impiegate dal team ufficiale
OLIOFIAT e dai successivi team torinesi, erano in realtà
costituite e montavano parti speciali che ne accrescevano il valore
economico in maniera significativa. Dal motore ai freni, fino agli
accessori come i sedili, erano prodotti non a catalogo o comunque
non alla portata di un team privato.
Vincente già nel 1976
La coppia Alen - Kivimaki era già stata vincente nel 1976
classificandosi prima assoluta al Rally dell'Isola d'Elba e sempre
con la stessa livrea blu gialla.
Le due rivali del 1977
In quell'anno, al Rally di MONTE CARLO, Sandro MUNARI si
classificò primo a bordo della STRATOS mentre secondo giunse ANDRUET
con una 131 non ufficiale FIAT ITALIA.
Con il 1978 il Gruppo FIAT decide di schierare solo in poche
occasioni le STRATOS, non più con livrea ALITALIA ma PIRELLI. Con
quel mondiale si chiuse l'epopea della STRATOS la quale aveva
consegnato ben 3 mondiali al gruppo torinese. La FIAT ABARTH 131
RALLY ne raccoglierà in seguito gli onori con altri 3 titoli
mondiali (1977, 1978 e 1980).
Trazione posteriore e pochi
cavalli
Rispetto alla STRATOS (motore 6 cilindri con oltre 300 CV), la 131 non raggiunse mai
le medesime potenze (motore a 4 cilindri con 215-230 CV) e dovette adeguare la sua
prestazione ancora alla trazione posteriore. Questo ultimo aspetto negativo
fece persino sperimentare la posizione del navigatore seduto al
centro dell'abitacolo, dietro il sedile del pilota. Qualche
risultato venne ma il regolamento di allora ne vietò l'impiego.
Munari e la FIAT ABARTH 131
Il Drago di Cavarzere corse nel 1978 con una 131 in livrea ALITALIA
e poi AMERICANINO ma i risultati furono sempre deludenti. |
Fot
o 1
Nota:
il modello di LANCIA
STRATOS qui mostrato è una mia rielaborazione su base IXO MODELS e
non su un prodotto strettamente di serie. |
Chi appartiene, cronologicamente parlando, al
periodo degli del rally anni 70, ha vissuto sicuramente la storia ma non ancora
leggenda della FIAT ABARTH 131. L'auto nasce come berlina di media cilindrata, per le famiglie
italiane che allora iniziavano a godere di un tenore di vita superiore a quello
degli anni 60 e legati al modello della leggendaria 600. Il Gruppo FIAT, a partire dal 1973, mette in cantiere una vettura da 2 o 4 porte
e con cilindrate che potevano variare tra i 1300 e il 1600 cc. La crisi
petrolifera del 1974, e il continuo calo delle vendite di
autovetture, spinse il marchio a rivedere la sua strategia di
sviluppo del modello: non puntare solo al mercato della famiglia
media ma inserirsi nel mercato sportivo che allora, per quanto il rally
lo fosse nei suoi pregi e difetti, era in ascesa vertiginosa grazie
ai successi di LANCIA FULVIA e STRATOS e della FIAT 124
Spider. A partire dal 1975, iniziò lo sviluppo di una versione corse che avrebbe poi
debuttato già a partire dalla fine di quell'anno (ancora però come Gruppo 5 e
non 4) per poi iniziare dal 1977 la sua vera carriera agonistica che terminerà
ufficialmente nel 1981. Da lì il gruppo torinese continuerà con la LANCIA 037
(consiglio "FIAT DA RALLY" di C.A. GABELLIERI, info tramite aNobii).
La 131 in scala 1/43
Nel 2009, ad una mostra scambio, acquistai un modello
di 131, di quelli che venivano venduti in allegato a raccolte editoriali. La scocca
risulta quella della IXO ma nessun riferimento vi é riportato. Le decal sono di
buona qualità e confrontando le foto del modello reale, non vi sono errori di
sorta se non in alcune dimensioni. I colori della scocca sono stati riportati
con alcune sbavature lungo i passaruota e nella parte posteriore. Il blu é più
chiaro di quello che in origine la FIAT ABARTH aveva adottato per la
sponsorizzazione della linea OLIOFIAT. Il giallo invece è perfetto ma risulta
visivamente più scuro con il blu apportato. I vetri sono in ottime condizioni,
il pianale e gl'interni meno e, come sotto leggerete, hanno richiesto parecchio
lavoro di rielaborazione.
Fase 1 Come la regola insegna, inizio sempre con lo smontaggio completo del modello.
Parto dal
pianale esterno e poi a quello interno staccando i sedili; a togliere il
cruscotto non vi sono riuscito in quanto che nel montaggio di fabbrica, con
saldatura a fusione, quest'ultimo è diventato un vero e proprio pezzo unico con
il pianale. Il rollbar é in buone condizioni eccetto in alcuni attacchi
posteriori che ho ricostruito con del filo di ottone. I cerchi forniti sono
quelli per la FIAT 124 Sport (si vede che avevano solo quelli) e li sostituisco
con delle repliche dei CROMODORA (?) che più si avvicinano a quelli reali. Per
quello che riguarda la scocca, le condizioni sono ottime ma tante piccole
migliorie sono già in programma. Ad ogni conto, ho asportato via la calandra, i
fari supplementari, l'antenna.
Fase 2 I sedili sono stati un lavoro non da poco dato che
sono da recuperare a causa
della pessima fusione. La leva del cambio, il freno a mano e il tunnel non hanno
richiesto sforzi particolari. Idem il volante che però l'ho abbondantemente
carteggiato per eliminare la parte stampata in eccesso sia sulla corona sia
sulle razze. Il rollbar è stato sostituito in alcune parti. Ho aggiunto la
sbarra di appoggio dei piedi del navigatore (in base a quanto riportato nel
servizio di AUTOMOBILISMO D'EPOCA del febbraio 2006). Ho dipinto l'estintore posto dietro i sedili
(stampato di serie) e ne ho aggiunto un secondo dal sedile del navigatore. Non
ho aggiunto pedaliere gida dato che a modello finito non si sarebbero viste
attraverso i finestrini. In ultimo ho montato le cinture di sicurezza
con i vari attacchi. I vetri devono essere puliti internamente. Per questa
operazione uso un pennello bagnato d'alcol denaturato e poi un "cotton
fioc" intriso di lucidante per quadranti in plastica (un liquido un
tantino costoso che si può reperire negozi di telefonia, elettronica
ecc.). Fase 3 La scocca esterna l'ho dotata di una nuova antenna, lucidando il tetto prima di
incollarvela. I tergicristalli sono di serie, li ho rifiniti e dipinti con del
nero opaco. Nella parte anteriore ho rimontato la calandra aggiungendovi 4 fari
da 4mm di diametro, ho aggiunto i due fendinebbia rettangolari mancanti e
che vanno collocati nelle nicchie della scocca (per la cronaca, prima
dell'incollaggio ho dipinto con nero opaco le relative sedi al fine di eliminare
le tracce di colore arancione che erano state date in sede di produzione). Sulla
scocca sono stampate le due luci di posizione che, nella realtà, sarebbero state
poste dopo il 77. Ahimè non potendole eliminare, perché avrei dovuto asportare
la vernice gialla che in quel punto é perfetta, le ho evidenziate come due
semplici rivettature. Una considerazione in merito a quest'ultimo punto: là dove
il difetto o il dettaglio non é eliminabile, tanto vale correggerlo e dargli una
parvenza dignitosa. Per completare la parte anteriore, ho aggiunto il gancio di
traino.
Poi é venuta la fase di rifinitura del posteriore. Ho iniziato con
la colorazione dei fari della retromarcia che non erano di colore
argento chiaro (70% silver + 30% bianco). Le luci targa le hanno
dipinte cromate, mentre nella realtà erano di plastica nera con la parte interna
chiara. Per concludere, due ganci per il cofano posteriore, una
piccola finezza che non guasta dato che il modello é stato
rielaborato in modo economico senza un uso smodato delle
fotoincisioni.
Gli scarichi sono stati ricavati da un tubetto di rame,
successivamente dipinto con silver (opaco!) e con nero opaco
all'interno. Stavo per dimenticare due paraspruzzi bianchi collocati
sulle ruote del retrotreno; questi li ho ricavati da semplice
PLASTCARD bianco tagliato a misura e carteggiato con
grana da 500 per renderlo opaco e permettere il perfetto incollaggio
tramite SUPER ATTAK GEL.
Per tornare nell'avantreno del modello, ho aggiunto due ganci di
sicurezza cofano che ho realizzato con del filo da micro
elettronica. L'incollaggio sul cofano l'ho eseguito con vernice
trasparente a base sintetica (si può impiegare anche del banalissimo
e molto economico VERNI DAS).
Fase 4
Il grosso del lavoro l'ho concluso, per un totale di tre giorni di
lavoro (3 ore di media, giusto per dare un'idea del tempo che
potrebbe occorrere).
Alla fine un giro di controllo generale per scoprire piccole
imperfezioni e altre migliorie che si possono apportare.
I cerchi possono essere migliorati negli interstizi delle
bullonature. Per questo effetto ho impiegato del nero ad olio
diluito in modo sintetico. Una volta asciutto tende a depositarsi
nei perimetri diluendo l'effetto anche intorno alle bullonature.
Questo con il colore acrilico ad oggi non mi é mai riuscito
pienamente rimanendo a tratti vistosamente separato intorno ai
perimetri.
Pulizia dei vetri esterni con la medesima tecnica di cui sopra
escludendo l'uso di pennello e alcol.
Ritocco delle decal che non aderivano perfettamente, consiglio una
soluzione ammorbidente molto blanda anche a costo di ripetere più
volte l'operazione di aderenza anziché partire in quarta con con una
soluzione forte che rischia di rovinarle senza farle aderire a
sufficienza.
Le frecce laterali erano già dipinte di serie ma in modo grossolano.
Con calma infinita ho ricoperto il colore arancione impiegando un
blu acrilico graduato con del bianco titanio. Terminata la fase di
cornice, ho passato del trasparente lucido. Quando questo era ben
secco, vi ho ridipinto sopra la freccia. Questa fase purtroppo
mostra i suoi limiti artigianali in alcuni punti ma se fatta con
certosina attenzione, di prima vista non si nota.
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