NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2011

LANCIA STRATOS SCUDERIA CHARDONNET
Equipaggio Michéle MOUTON e Francoise CONCONI
RALLY DI MONTE CARLO 1978, 7a ASSOLUTA
Trasformazione modello SOLIDO, scala 1/43.

Modellismo

Pittura e grafica

Cinefoto

Genova per Noi

Era il 1978...
Le STRATOS ALITALIA non gareggiano più e sono sostituite da 2 ufficiali ma con livrea PIRELLI. In quell'edizione si dovette ritirare quasi subito MUNARI a causa di una serie di rotture meccaniche. Il Dargo di CAVARZERE ha sempre imputato quel ritiro alla poca preparazione del team FIAT che si prendeva cura delle due STRATOS.

Inziò come navigatrice e poi con l'ALPINE RENAULT
La giovane Michèle iniziò così la sua storia motoristica e una delle prime auto con cui gareggiò da pilota fu una ALPINE A110 1600.

Dalle ALPINE all PIKE'S PEAK
Dopo l'ALPINE, seguirono la STRATOS, la FIAT ABARTH 131 e varie versioni di AUDI tra cui una con cui vinse nel 1985 la gara americana tutta curve e polvere.

Il vincitore del "Monte" del 1978
Per la cronaca, la gara venne vinta dal francese Jean Pierre NICOLAS su PORSCHE 911. L'auto non era ufficiale ma totalmente privata e scarsamente preparata.

La prima donna a vincere una prova del Mondiale Rally
Si fregia di essere stata Lei, la prima, con la vittoria al San Remo del 1981 a bordo di una AUDI a trazione integrale.

 

 

Note successive alla pubblicazione del testo.

(1) Il parabrezza SOLIDO aveva il tergicristallo stampato. Tramite carta smeriglia e pasta abrasiva lo rimossi totalmente. Purtroppo negli anni la plastica si é opacizzata e ingiallita. Per questa ragione non ho fotografie nitide degli interni.

(2) Ad oggi potrei apportare esteriormente qualche miglioria, come la colorazione dei mozzi e dei bulloni delle ruote, ma ho ritenuto più interessante mostrare un vero lavoro del passato al fine anche di mostrare l'evoluzione che i modelli (e la mia tecnica) hanno avuto.

Tanti ricordi corrono ancora
Un attimo di nostalgia mi ha colto nello scattare le foto a questa LANCIA STRATOS. Non presento il modello di un'auto qualsiasi ma di chi ha una duplice storia nel suo passato: la prima legata all’equipaggio che condusse, al Rallye di MONTE CARLO DEL 1978, una STRATOS non ufficiale con un equipaggio tutto al femminile e che era composto da Michèle MOUTON e Francoise CONCONI; la seconda è una storia di modellismo che appartiene alla memorabile casa francese SOLIDO resa famosa da una delle migliori realizzazioni die-cast della sportivissima LANCIA.
Un tuffo nelle memorie, manco ve ne fosse la necessità, si potrebbe borbottare. E invece la necessità c’è perché il MONTE CARLO non sempre viene raccontato in tutti i suoi aspetti, perché questo modello della SOLIDO è sempre più difficile da reperire ogni anno che passa e infine perché la realizzazione della rielaborazione non è avvenuta un paio d’anni fa ma ben si 17 anni fa.

Nel 1978 le LANCIA STRATOS ufficiali sono solo due, il resto della squadra è stato soppresso a seguito dei nuovi programmi agonistici del GRUPPO FIAT che ha intenzione di schierare uno stuolo (è il caso di dirlo) di FIAT ABARTH 131. Le strategie commerciali torinesi puntano ad incentivare un auto che abbia una valenza di mercato e non solo agonistica come era stato per la STRATOS. Molte delle ex ufficiali sono cedute a team privati, così come parti di ricambio e i motori. Ne approfitta la scuderia francese CHARDONNET che al MONTE del 78 punta al piazzamento sul podio con DARNICHE e MOUTON. Il primo si ritirerà mentre la ventisettenne pilota di Grasse, al volante della seconda vettura del team, si piazzerà al 7° posto assoluto. La brava driver sarà di nuovo settima assoluta sempre al MONTE, a bordo di una ABARTH 131, nel 1979.
Purtroppo non ho molte notizie in merito all’allestimento di questa vettura, probabilmente montava un motore 24 valvole con preparazione MAGLIOLI.

 

Ora la parte modellistica che prende spunto dai vari modelli di serie prodotti da SOLIDO, modelli che nelle diverse edizioni miglioravano progressivamente. E' il 1980 quando acquistai la prima in una tabaccheria del quartiere dove vivevo: non un modello già dipinto e montato ma proprio la scatola di montaggio che conteneva oltre che il modello le decal per realizzarlo in tre diverse livree. Allora il modellismo era ai suoi massimi e la vendita di kit in plastica, come di die-cast, era diffusa persino in negozi di casalinghi e comunemente in molte tabaccherie. Salto di diversi anni per non farla troppo lunga. E' il 1994 quando, durante le ferie estive, ero ad ANTIBES (FRANCIA) e lì scopro un bellissimo negozio di giocattoli e modellismo e che oggi ahimè non c’è più. Purtroppo al suo posto vi è ora un negozio di cineserie, caccavelle e putipù, effetto della globalizzazione che colpisce sempre e ovunque.
Il negozio era fornito di un gran numero di die-cast SOLIDO e tra questi la STRATOS CHARDONNET. La versione ultima proponeva il modello già verniciato e dipinto con le decal separate.
Rientrato a Genova, con la mia seconda STRATOS, mi misi alla ricerca di un trans-kit che non fosse costituito solo da decal. Purtroppo non lo riuscii a reperire, anche perché l’unico modo allora era la ricerca tramite cataloghi e infinite telefonate ai negozi di modellismo di mezza Italia (sperando che facessero vendita per corrispondenza).
Nello stesso anno, a Milano, ebbi modo di acquistare delle fotoincisioni per STRATOS, una storia contorta che forse un giorno racconterò. Così iniziai il lavoro di rielaborazione: la verniciatura a nitro con bomboletta nel garage di un amico, le decal di serie e le fotoincisioni recuperate.

Fase 1
Iniziai con lo smontare il modello che non era serrato con viti ma con un gioco a doppio incastro: il primo tra la parte posteriore della carrozzeria e il fondello, il secondo tra la griglia del radiatore e ancora il fondello.
Misi in opera la sverniciatura con del diluente alla nitro, carteggiai la durissima scocca in Zamac e feci i vari buchi necessari per antenna, ganci cofano e via di seguito. Stesso trattamento toccò al fondello a cui aggiunsi gli scarichi della marmitta.
Verniciai la carrozzeria di blu e il fondello di nero opaco.
La griglia del vano motore la dipinsi di bianco (tramite uno spray) e lo spoiler di blu tramite un pennello, stranamente ottenni la stessa gradazione e questo é un mistero che ancora oggi non so svelare nemmeno a me stesso.
Colorai di nero la cornice del parabrezza (1), sempre a pennello, per poi lucidare il parabrezza stesso tramite della pasta abrasiva.

Fase 2
Gli interni non furono elaborati in quanto che i sedili erano stampati direttamente sul pianale interno (senza i poggia testa) e il cruscotto era corredato dello stretto necessario (al piantone dello sterzo mancavano le leverie).
Aggiunsi le cinture di sicurezza (allora le realizzavo in modo ancora molto empirico e con pochissimi dettagli), l'estintore mobile tra i due sedili, la pedaliera e il poggia piedi del navigatore.

Fase 3
Chiusi il sarcofago e iniziai a posizionare le decal e le targhe, a incollarvi l'antenna, lo specchietto esterno, il tergicristallo e la fanaleria. Non essendo serrato con viti, ma con gl'incastri sopra indicati, il modello non é più riapribile pena il far saltare via la vernice e quant'altro.
Per la mia esperienza modellistica (era da pochi anni e in modo discontinuo che realizzavo rielaborazioni di die-cast), allora, mi parve di aver svolto un gran bel lavoro. Oggi, a distanza di 17 anni e di moltissimi modelli realizzati, sorrido di fronte a questo compiuto. La sua globalità mostra le molte ingenuità modellistiche (2), una poca esperienza nell'assemblaggio. Ma grazie a SOLIDO, e a una manciata di fotoincisioni, la mia passione per l'1/43 crebbe e venne motivata a continuare.

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