Era il 1978...
Le STRATOS ALITALIA non gareggiano più e sono
sostituite da 2 ufficiali ma con livrea PIRELLI. In quell'edizione
si dovette ritirare quasi subito MUNARI a causa di una serie di
rotture meccaniche. Il Dargo di CAVARZERE ha sempre imputato quel
ritiro alla poca preparazione del team FIAT che si prendeva cura
delle due STRATOS.
Inziò come navigatrice e
poi con l'ALPINE RENAULT
La giovane Michèle iniziò così la sua storia motoristica e una delle
prime auto con cui gareggiò da pilota fu una ALPINE A110 1600.
Dalle ALPINE all
PIKE'S PEAK
Dopo l'ALPINE, seguirono la STRATOS, la FIAT ABARTH 131 e varie
versioni di AUDI tra cui una con cui vinse nel 1985 la gara
americana tutta curve e polvere.
Il vincitore del "Monte" del 1978
Per la cronaca, la gara venne vinta dal francese Jean Pierre NICOLAS
su PORSCHE 911. L'auto non era ufficiale ma totalmente privata e
scarsamente preparata.
La prima donna a
vincere una prova del Mondiale Rally
Si fregia di essere stata Lei, la prima, con la vittoria al San Remo
del 1981 a bordo di una AUDI a trazione integrale.
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Note successive alla
pubblicazione del testo.
(1) Il parabrezza SOLIDO
aveva il tergicristallo stampato. Tramite carta smeriglia e pasta
abrasiva lo rimossi totalmente. Purtroppo negli anni la plastica si
é opacizzata e ingiallita. Per questa ragione non ho fotografie
nitide degli interni.
(2) Ad oggi potrei
apportare esteriormente qualche miglioria, come la colorazione dei
mozzi e dei bulloni delle ruote, ma ho ritenuto più interessante
mostrare un vero lavoro del passato al fine anche di mostrare
l'evoluzione che i modelli (e la mia tecnica) hanno avuto.
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Tanti ricordi corrono
ancora
Un attimo di nostalgia mi ha colto nello scattare le
foto a questa LANCIA STRATOS. Non presento il modello di un'auto
qualsiasi ma di chi ha una duplice storia nel suo passato: la prima
legata all’equipaggio che
condusse, al Rallye di MONTE CARLO DEL 1978, una STRATOS non
ufficiale con un equipaggio tutto al femminile e che era composto da
Michèle MOUTON e Francoise CONCONI; la seconda è una storia di modellismo che
appartiene alla memorabile casa francese SOLIDO resa famosa da una
delle migliori realizzazioni die-cast della sportivissima LANCIA.
Un tuffo nelle memorie, manco ve ne fosse la necessità, si potrebbe
borbottare. E invece la
necessità c’è perché il MONTE CARLO non sempre viene raccontato in
tutti i suoi aspetti, perché questo modello della SOLIDO è sempre
più difficile da reperire ogni anno che passa e infine perché la
realizzazione della rielaborazione non è avvenuta un paio d’anni fa
ma ben si 17 anni fa.
Nel 1978 le LANCIA
STRATOS ufficiali sono solo due, il resto della squadra è stato
soppresso a seguito dei nuovi programmi agonistici del GRUPPO FIAT
che ha intenzione di schierare uno stuolo (è il caso di dirlo) di FIAT
ABARTH 131. Le strategie commerciali torinesi puntano ad incentivare
un auto che abbia una valenza di mercato e non solo agonistica come
era stato per la STRATOS. Molte delle ex ufficiali sono cedute a team privati,
così come parti di ricambio e i motori. Ne approfitta la scuderia
francese CHARDONNET che al MONTE del 78 punta al piazzamento sul
podio con DARNICHE e MOUTON. Il
primo si ritirerà mentre la ventisettenne pilota di Grasse, al volante della
seconda vettura del team, si piazzerà al 7° posto assoluto. La brava
driver sarà di nuovo settima assoluta sempre al MONTE, a bordo di
una ABARTH 131, nel 1979.
Purtroppo non ho molte notizie in merito all’allestimento di questa vettura, probabilmente
montava un motore 24 valvole con
preparazione MAGLIOLI.
Ora
la parte modellistica che prende spunto dai vari modelli di serie
prodotti da SOLIDO, modelli che nelle diverse edizioni miglioravano
progressivamente. E' il 1980 quando acquistai la prima in una
tabaccheria del quartiere dove vivevo: non un modello già dipinto e
montato ma proprio la scatola di montaggio che conteneva oltre che
il modello le decal per realizzarlo in tre diverse livree. Allora il
modellismo era ai suoi massimi e la vendita di kit in plastica, come
di die-cast, era diffusa persino in negozi di casalinghi e
comunemente in molte tabaccherie. Salto di diversi anni per non
farla troppo lunga. E' il 1994 quando, durante le ferie estive, ero
ad ANTIBES (FRANCIA) e lì scopro
un bellissimo negozio di giocattoli e modellismo e che oggi ahimè
non c’è più. Purtroppo al suo posto vi è ora un negozio di cineserie,
caccavelle e putipù, effetto della
globalizzazione che colpisce sempre e ovunque.
Il negozio era fornito di un gran numero di die-cast SOLIDO e tra
questi la STRATOS CHARDONNET. La versione ultima proponeva il
modello già verniciato e dipinto con le decal separate.
Rientrato a Genova, con la mia seconda STRATOS, mi misi alla ricerca di un trans-kit che non
fosse costituito solo da decal. Purtroppo non lo riuscii a
reperire, anche perché l’unico modo allora era la ricerca tramite
cataloghi e infinite telefonate ai negozi di modellismo di mezza
Italia (sperando che facessero vendita per corrispondenza).
Nello stesso anno, a Milano, ebbi modo di acquistare delle fotoincisioni per
STRATOS, una storia contorta che forse un giorno racconterò. Così
iniziai il lavoro di rielaborazione: la verniciatura a nitro con
bomboletta nel garage di un amico, le decal di serie e le fotoincisioni recuperate.
Fase 1 Iniziai
con lo smontare il modello che non era serrato con viti ma con un
gioco a doppio incastro: il primo tra la parte posteriore della carrozzeria e il
fondello, il secondo tra la griglia del radiatore e ancora il fondello.
Misi in opera la sverniciatura con del diluente alla nitro,
carteggiai la durissima scocca in Zamac e feci i vari buchi necessari
per antenna, ganci cofano e via di seguito. Stesso trattamento toccò
al fondello a cui aggiunsi gli scarichi della marmitta.
Verniciai la carrozzeria di blu e il fondello di nero opaco.
La griglia del vano motore la dipinsi di bianco (tramite uno spray) e lo spoiler
di blu tramite un pennello, stranamente ottenni la stessa gradazione
e questo é un mistero che ancora oggi non so svelare nemmeno a me
stesso.
Colorai di nero la cornice del parabrezza (1), sempre a pennello, per poi
lucidare il parabrezza stesso tramite della pasta abrasiva.
Fase 2
Gli interni non furono elaborati in quanto che i sedili
erano stampati direttamente sul pianale interno (senza i poggia
testa) e il cruscotto era corredato dello stretto necessario (al
piantone dello sterzo mancavano le leverie).
Aggiunsi le cinture di sicurezza (allora le realizzavo in modo
ancora molto empirico e con pochissimi dettagli), l'estintore mobile
tra i due sedili, la pedaliera e il poggia piedi del navigatore. Fase 3
Chiusi il sarcofago e iniziai a posizionare le decal e le targhe, a
incollarvi l'antenna, lo specchietto esterno, il tergicristallo e la
fanaleria. Non essendo serrato con viti, ma con gl'incastri sopra
indicati, il modello non é più riapribile pena il far saltare via la
vernice e quant'altro.
Per la mia esperienza modellistica (era da pochi anni e in modo
discontinuo che realizzavo rielaborazioni di die-cast), allora, mi
parve di aver svolto un gran bel lavoro. Oggi, a distanza di 17 anni
e di moltissimi modelli realizzati, sorrido di fronte a questo
compiuto. La sua globalità mostra le molte ingenuità modellistiche
(2), una poca esperienza nell'assemblaggio. Ma grazie a SOLIDO, e a
una manciata di fotoincisioni, la mia passione per l'1/43 crebbe e
venne motivata a continuare. |