Grazie a Markku
Tra i diversi piloti che parteciparono allo sviluppo della vettura,
nella versione corsaiola, molto lavoro fu svolto da Alen il quale
seppe dare un contributo non solo agonistico ma anche tecnico.
Resina, alluminio
e plastica
Molte le parti che furono realizzate utilizzando questi tre
materiali: parafanghi e sporgenze varie in resina, portiere e cofano
in alluminio, abitacolo e interno portiere strettamente di serie
cioè in plastica e sky.
Solo aria bollente
Così mi hanno raccontato: le bocchette di ventilazione e il relativo
impianto erano di serie: quando erano aperte gettavano solo aria
bollente.
GRACE n. 3, 2011
La rivista, in quel numero, ha proposto un bellissimo close-up sulla
vettura torinese. Vi sono articoli sia sulla storia del modello di
serie sia su alcune versioni che parteciparono alle varie prove dei
rally a cavallo tra il 1976 e il 1980.
Il fascino di un
camion
Quello più originale, tra i commenti espressi allora dai piloti,
venne rilasciato da madame Mouton: "Sembra di guidare un camion".
Tre anni, come la
Stratos
Tanto durò l'effettivo dominio nel Mondiale Rally di allora: 1977,
1979 e 1980.
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ALEN vinse con quasi 100
cavalli in meno
L'epopea ascendente del modello FIAT che forse oggi si ricorda di
più, almeno tra gli appassionati del rally, raggiunse attimi di
gloria dopo l'eredità pesantissima ricevuta dalla regina delle
regine, la LANCIA STRATOS HF, alla fine della stagione
agonistica del 1977.
Vale la pena ricordare che il modello del 1978 aveva una potenza tra
i 220 e i 240cv, la STRATOS nel 78 [con elaborazione a a 24 valvole]
regalava quasi 310cv.
Tra i piloti di allora ALEN, nel 1978, seppe portarla ai massimi
livelli, esasperandone con passione e professionalità agonistica le
performance che FIAT e ABARTH erano riuscite (con non pochi sforzi
di varia natura) a incarnare nell'auto più pacifica e familiare che
forse allora si poteva immaginare in versione agonistica.
Quell'anno il GRUPPO FIAT porterà a casa il mondiale, cosa che potrà
replicare solo nel 1980 impiegando sempre la FIAT ABARTH 131.
Un'elaborazione lunga
e paziente
Vorrei fare, senza essere prolisso, una debita anticipazione a
quanto poi esporrò: le
osservazioni modellistiche riportate sono a pro di dare una
soluzione ai possibili problemi elaborativi che si possono
riscontrare in un die-cast come questo. Questi modelli, per loro
fondamento, non sono prodotti con l'opzione della possibilità
elaborativa. Chi decide come me, di compiere ciò, inevitabilmente
può riscontrare problematiche che possono compromettere l'integrità
o l'estetica del modello in modo permanente. Nulla é certo, é una
piccola sfida con il debito rischio.
Il modello della TROFEU richiede una certa manualità certosina,
differente da altri modelli di altre case produttrici.
Ma, se si ha l'accortezza di fare attenzione e di pianificare il
lavoro a fasi, il risultato finale é sorprendente e in alcuni casi
va oltre le aspettative iniziali. Il risultato finale ha confermato,
per me, la validità del modello TROFEU.
Occorre progettare il grado di elaborazione che si desidera: io ho
puntato per il 70% sugli interni e il restante sull'esterno della
vettura. Avere tutto il materiale necessario: mi sono premurato di
avere tutte le foto della gara portoghese e successivamente ho
predisposto tutti i pezzi lavorandoli prima dell'assemblaggio a fasi
e realizzando quelli mancanti; fare ciò in fase di realizzo é quanto mai rischioso. Nell'elaborazione
degli interni il problema numero uno é la rollcage (rollbar, per i
meno tecnici) che in parte é incollato e il
cui grado di resistenza é bassissimo. In alcuni punti l'ho
sostituito (tentare di recuperare l'originale é inutile) con
del filo di ottone e l'ho incollato con ciano acrilico quando avevo
già dettagliato le parti che sotto elenco. I sedili li ho smontati,
carteggiati, ridipinti in nero opaco e ho riposizionato le
cinture di sicurezza con tutti i dettagli delle fibbie. Sul pianale
posteriore ho aggiunto una ruota di scorta e una chiave a croce. E
poi i soliti accessori del caso: estintori (ve ne erano due nella
131 "corsa"), pedaliera e piastra
poggiapiedi, filo del microfono per la radio di bordo, luce del
copilota. Più foto si hanno, più dettagli possono essere riprodotti
correttamente.
Gl'esterni sono stati meno esigenti e
più semplice é stato il lavoro di dettaglio, si fa per dire
ovviamente. Battute a parte, il punto più delicato sono le decal;
di fatto la casa portoghese almeno in quegl'anni non usava metodi
differenti (come IXO Models) per riprodurre le livree. Sono delicate
e consiglio di fare attenzione nella presa della scocca (il sudore
delle dita le rovina in modo permanente). Se si dovessero scollare,
riposizionatele con della colla vinilica diluita e non ammorbidenti
di sorta. Tornando agli esterni di questo modello, in particolare,
il lavoro maggiormente difficile é stata la realizzazione delle
frecce anteriori. Sono parti in plastica trasparente che ho tagliato
a misura, ne ho arrotondato gl'angoli e poi le ho dipinte con colori
per vetri incollandole con vernice trasparente acrilica.
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