NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2012

ALFA ROMEO GIULIETTA SPRINT
Equipaggio  Ignazio SCALETTA e Giovanni Piero
COSTA, 1° assoluto
MILLE MIGLIA, 1955.
Elaborazione modello prodotto per le edicole, scala 1/43.
Luglio 2012

Modellismo

Pittura e grafica

Cinefoto

Genova per Noi

Le origini del nome
Il nome, "Giulietta" prende certo spunto dall’opera di W. Shakespeare “Romeo e Giulietta”, la sua origine è legata a varie versioni e aneddoti. Il più curioso racconta che nell'ottobre 1950 una delegazione di 8 dirigenti dell'Alfa Romeo fu inviata al Salone dell'Automobile di Parigi per la presentazione del nuovo modello 1900. Durante una cena offerta in loro onore dal concessionario francese dell'Alfa, i dirigenti italiani furono scherzosamente apostrofati da un decaduto principe russo che, per campare, si esibiva nei locali pubblici inventando ritornelli e poesie scherzose all'indirizzo dei clienti. Quella sera l’artista notò l’atteggiamento serio e composto dei dirigenti italiani, recitò “Je vois huit Roméo, mais aucune Juliette!”. L'episodio venne ricordato da alcuni di questi dirigenti che, nel decidere il nome della nuova auto, presero spunto dall’episodio.

Il secondo nome
Il prototipo della "Sprint" venne realizzato da Giuseppe Scarnati. Venne ribattezzato: "Brutto Anatroccolo".

Madrina d'eccezione
Il modello n. 100.001 venne tenuto a battesimo dall'attrice Giulietta Masina nel 1961. Cifra allora segno di un felice successo commerciale che durò fino al 1962.

Costava 1.900.000 Lire
Il modello a fianco replica l'azzurro Capri di allora, la vettura aveva un motore di 1.900 cc per 65 cv di potenza tramite un elevato rapporto compressione e carburatore doppi corpo.

 


 

 


Gli strumenti e i materiali per sezionare ed elaborare un modello die-cast

Se avete già avuto modo di consultare le pagine del sito, con le elaborazioni e le rielaborazioni dei modelli di auto, avrete notato che raramente menziono le marche degli strumenti e i materiali che utilizzo per fare ciò.
Non é che tale omissione sia da me voluta per ragioni particolari-pubblicitarie, e non, ma per il semplice motivo che alcuni strumenti non sono più in produzione, sotto un determinato marchio, oppure i materiali sono prodotti per altri scopi, differenti comunque da quelli di modellistica statica (per esempio per l'elettronica).
In alcuni casi anche gli strumenti sono stati da me autocostruiti o ricavati da altri che però avevano finalità d'uso differenti.
Ve ne sono però alcuni che identifichiamo come "fondamentali" e che siamo costretti ad acquistare, quali le lame e le forbici per tagliare, le carte abrasive, gli stucchi e le colle e infine, ma non ultimi, i colori e i medium opachi come lucidi.
I fondamentali devono essere quelli appositi e di buona, se non ottima, fattura e qualità.
Ogni nuovo strumento e materiale, che impiegherete, richiederà tempi di apprendimento e qualche fallimento. Per alcuni medium mi ci sono voluti diversi mesi e molti tentativi prima di arriva al mio scopo.
Nessuno strumento e materiale sortisce nell'immediato i risultati migliori, solo risultati - si apprezzabili - ma di base e che sono pari ai medesimi ottenuti da strumenti e materiali di qualità inferiore.
In quanto a questi, non sempre il rapporto basso di qualità/costo é rispettato, ma si tratta di rari casi.
Le colle ciano acriliche, per esempio, se costano poco raramente hanno buone caratteristiche di presa e tenuta.
Il Plasticard potete anche sostituirlo con altre plastiche di varia tipologia e spessore, con il rischio di avere brutti scherzi una volta che queste sono poste tra loro a contatto, incollate, stuccate e dipinte. Questo lo scrivo ahimè con la piena esperienza di diversi modelli che sono stati rottamati in quanto realizzati con materiali, che nel tempo, si sono alterati o hanno danneggiato altre parti del modello. Meglio basarsi su certezze, la chimica fa brutti scherzi anche a distanza di anni.
Per altri attrezzi, quali cacciaviti, bulini, tronchesi, ci si può affidare a prodotti generici e non specifici per la modellistica.


A proposito, come si fa per riscaldare costantemente a 40°C il modello? Semplice, non occorrono forni speciali o altri strani apparecchi: basta una scatola di metallo delle dimensioni di una da scarpe, una lampadina a incandescenza o comunque che scaldi, un termostato che stacchi il contatto elettrico della lampada proprio alla temperatura desiderata.
Fine, costo del marchingegno? Non oltre se non pari a circa 25/30 euro. Risultati garantiti a patto che verifichiate bene le temperature generate dopo due ore, altrimenti il modello patirà in modo non certo riparabile: la deformazione delle plastiche, il danneggiamento permanente della verniciatura e delle decal, la cottura delle gomme e dei cerchi che ormai sono quasi sempre in materiale plastico.

Il brutto anatroccolo
 I modellisti, quelli sfegatati come il sottoscritto, appena c'è una mostra scambio vicino a casa ne approfittano per fare incetta di modelli scontati, di quelli di scarto delle produzioni, di quelli danneggiati o facenti parte di kit incompleti. Circa due anni fa acquistai questo modello prodotto per la SERIE MILLE MIGLIA di HACHETTE. Un espositore aveva in offerta varie scatole prodotte per le serie che poi sono vendute nelle edicole. Quasi tutti i modelli avevano qualche difetto di fabbricazione ed erano venduti a pochi euro ciascuno. Si vuole qui non descrivere in se l'elaborazione del modello ma dare alcuni consigli su come risolvere difetti possibili che sono presenti su modelli come questo.
Parto sempre con lo smontare il modello: smonto e separo tutto ciò che posso e successivamente ne verifico lo stato. Quello che si può riutilizzare, quello che é rotto e va sostituito, quello che si può aggiungere dato che nel modello originale era assente.


Mascherone della Giulietta Sprint (Foto di Pava, Wikipedia ©)

Interni: bene  quelli di serie, i sedili li ho carteggiati con grana da 500 e li ho riverniciati in colore nero e così volante e leve, il pianale interno l'ho dipinto e sfumato con del colore acciaio e con della grafite tenera. In più si può usare del colore ad olio per le profondità e gli interstizi.

Ruote e pianale portante: i pneumatici erano rovinati a causa della reazione chimica tra questi e la basetta di supporto. Li ho carteggiati per asportare le tracce della plastica della basetta e li ho ricolorati con del nero opaco; alla fine li ho ricoperti con una mano di trasparente opaco e dopo circa 24 ore li ho lucidati con della vaselina (molto poca, mi raccomando se no scioglie opaco e nero) tramite della pelle di daino o tessuto simile. I cerchi e lo scarico della marmitta, semplicemente ritoccati con colore SILVER. Il pianale portante l'ho ridipinto con del colore acciaio e con la solita grafite per dare maggiore risalto al rilievo. Le viti di serraggio, nel modello, sono nascoste sotto il blocco trasmissione e il serbatoio. Per toglierli (sono di plastica) potete usare un cacciavite piatto molto sottile e fare leva sul pianale ma con dovuta cautela. Non importa se i relativi prigionieri si rompono, quando chiuderete il "sarcofago" li potrete incollare e poi verniciare a loro volta in acciaio e SILVER.

Fanalerie, cromature e tergicristalli: i fanali anteriori li ho sostituiti con dei fotoincisi da 3,5 mm di diametro lasciando la corona cromata originale, ho aggiunto le frecce ai lati (fotoincise) incollandole con della vernice trasparente lucida, i fanali posteriori sono quelli di serie solamente rifiniti e lucidati con del trasparente a smalto. Le parti cromate sono quelle originali solo che le ho lucidate e ritoccate con SILVER la dove vi erano i segni della colata e la profondità delle griglie l'ho ottenuta con del colore a olio nero (usate il diluente sintetico che non intacca la cromatura). I tergicristalli li ho sostituiti con dei fotoincisi e incollati con colla epossidica. Anche per questi consiglio una mano di trasparente opaco, altrimenti con il tempo si ossidano.

Vetri, finiture e lucidatura: prima di chiudere il sarcofago lucido sempre bene i vetri, uso dei panni per lenti ottiche e minimo ci vogliono 30 minuti per un risultato dignitoso. Con una mina appuntita e molto tenera traccio le profondità (portiere e cofani), infine una lucidata alla carrozzeria con cera per auto. Incollo le ruote di modo che siano fisse e verifico che il modello non zoppichi (uso colla epossidica a lenta essicazione di modo che correggo eventuali escursioni degli assi). Prima che la colla con cui ho bloccato gli assi si asciughi, chiudo il sarcofago con le relative due viti e monto le parti sotto verniciandole. Una ultima lucidata con un pennello molto morbido e lascio il modello per circa 2 ore a una temperatura costante di circa 40°c. Questo trattamento, imparato da vecchio e bravissimo modellista  modenese, serve per asciugare il tutto in modo uniforme e rende più lucida la carrozzeria e le parti in plastica.


Il modellino di serie presentato da HACHETTE

Galleria race-car pista

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Galleria race-car competizioni varie

Documentazione race-car 

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