NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop"
2009 - 2013
PORSCHE CARRERA 911 RSR 2.1 |
Pittura e grafica | ||
Helmuth Koinigg, una breve carriera
Manfrred Schurti
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1963 - 2013: i 50 anni
della PORSCHE 911 A cavallo tra il 1973 e il 1974, la casa automobilistica di STOCCARDA iniziò a progettare e a lavorare sulla serie RSR ( RENN SPORT RACING) Turbo, un tipo di vettura che sarebbe passata alla storia delle corse grazie alle sue generose forme, incentivate dall'ala grande nella elegante e futurista livrea della MARTINI RACING.
Basata sulla RSR 3.0, la CARRERA
RSR Turbo 2.1 sarebbe stata il prototipo per procedere alla
produzione di motori con il turbo dopo il 1975.
Se telaio e sospensioni
erano basati su nuove soluzioni anche per produzione, questa però
era stata opportunamente rinforzata e irrigidita per garantire la
riduzione delle torsioni in gioco di regime-coppia, conseguentemente
fu necessario montare i freni delle Porsche 917 per garantire ai
piloti di fermarsi senza dover per forza sbattere contro i muretti o
i guard-rail.
E dopo una dieta di tale
genere, la RSR Turbo 2.1 pesava solo 820 kg, Ma andiamo sull’appariscente, visto che in quegl’anni imperava lo stile “glam”. Una delle caratteristiche più significative della Carrera RSR Turbo era l'impressionante larghezza dell'asse posteriore, lungo ben due metri grazie ai passi notevoli delle ruote. Lo spoiler enorme, una nera ala, contribuì all'imponente immagine del modello. La 911 Carrera RSR Turbo 2.1 fece il suo debutto ufficiale alla 1000 km di MONZA del 1974, dove si classificò quinta, ma il suo più grande successo fu il secondo gradino del podio nella 24 ore di LE MANS dello stesso anno. Dalla 911 Carrera RSR Turbo nacque poi la Porsche 935 (nota anche come Moby Dick) o persino la Porsche 961. Attualmente si può ammirare uno dei quattro modelli originali conservato nel Museo PORSCHE di STOCCARDA.
Cosa si é detto su questa
vettura? Di tutto, parlandone sempre con rispetto e la sensazione
che non fosse il solo risultato di una pragmatica ricerca racing per
poi arrivare a un as-built da consegnare alle catene di montaggio. I
prototipi che seguirono furono altrettanto stupefacenti, basti
pensare alla 935 denominata per la sua stazza "Moby Dick".
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Storie di turbine e non solo
Come al solito inizio a smontare tutto il modello, o almeno ciò che riesco a separare con le buone o le cattive maniere, che in questo caso ha un sarcofago chiuso da ben quattro viti dato che il pianale é diviso in tre parti. La sorpresa un po' amara é che, tolto il sedile e l'estintore, non si riesce a smontare null'altro. Quindi poche le elaborazioni che potuto approntare: sedile, estintore e leva cambio. La pedaliera l'ho dovuta dipingere da montata. Idem il volante che per fortuna era tutto nero.
Ecco l'abitacolo completato di ogni parte in una vista dall'alto.
La pedaliera era tutta in metallo con l'attacco in basso. Nella foto purtroppo é poco visibile ma si può notare che l'ho ridipinta in colore metallizzato e sfregata con polvere di grafite. La gabbia di protezione ho tentato di smontarla ma ho rischiato l'irreparabile. Ho solo tagliato la traversa del tetto e l'ho rimontata una volta finiti gl'interni. Tutta la roll-cage l'ho dipinta in acciaio scuro e rifinita con grafite in polvere di media durezza.
Spesso anche modellisti quotati curano poco la parte del pianale, in alcuni casi comprensibile visto che il modello magari non ha quasi nulla in rilievo. Nel caso del modello della EBBRO il rilievo ha una buona profondità e l'insieme vale la pena di essere dipinto. Belle le gomme, eh? Come si ottengono? E' molto semplice, e sotto la spiegazione.
Le gomme le ho carteggiate (carta smeriglia da 500 e poi da 600) tranne la corona. In questo modo si ottiene un effetto di opacizzazione e ingrigimento che simula perfettamente il pneumatico da pista. Inoltre, la carteggiatura elimina la riga di colata della gomma stessa. Il tutto poi l'ho completato aggiungendo la decal DUNLOP.
Ed ecco il risultato che ho ottenuto sul pneumatico anteriore. La decal, una volta posizionata e ben asciugata, l'ho coperta con un medium opaco opportunamente diluito e steso con un pennello morbido almeno per tre mani. Il dado di fermo del cerchio l'ho dipinto internamente di nero opaco mentre il cerchio l'ho lasciato così come prodotto provvedendo solo a pulirlo da qualsiasi sbavatura di fusione e poi opportunamente lucidato prima di rimontarvi la gomma. Ultima annotazione: attenzione a montare pinze e pastiglie freni nel senso giusto, dato che il mio modello li aveva al contrario.
Il gancio di traino e recupero
anteriore era ben evidente sulla vettura (non allo stesso modo
quello posteriore). In realtà era in metallo appiattito, il che
significa che modellisticamente é ottenibile solo tramite una
fotoincisione. Non potendo provvedere a ciò, l'ho realizzato con
filo elettrico a guaina gialla schiacciato in una morsa per almeno
24 ore.
Sono quasi alla fine della
elaborazione di questa mastodontica 911, le finestrature posteriori
erano grigliate e il tutto verniciato del rosso della MARTINI ma con
il girare in pista, queste griglie, assumevano una tonalità molto
scura provocata dalla polvere della gommatura e delle pastiglie dei
freni.
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