Meglio quella della Panamericana
ASCARI corse, secondo la
leggenda, con una
vettura precedentemente utilizzata in Sud America da Fangio. Questa leggenda, però,
pare avesse un suo fondo di verità: ASCARI preferì una vettura meno
potente e già rodata piuttosto che una vettura nuova ma non certa in
merito ad affidabilità.
Solo
in gara
Ascari corse tutti i 1597 km da
solo e senza sostituzioni di sorta. Solo le fermate necessarie per i
controlli e i rabbocchi.
Morire in giacca e cravatta
Alberto Ascari morì a 37 anni
nell'autodromo di Monza durante un test improvvisato di domenica per
una Ferrari
750. Si era recato all'autodromo per andare poi a pranzo con
Castellotti e Gigi Villoresi.
Morire in pista, ancora
Eugenio Castellotti
morì non a 37 anni ma a 27. Stavolta nell'autodromo di Modena
durante una serie di test sempre per Ferrari.
Nel 1957 l'ultima edizione
In quell'anno si corse
l'ultima edizione classica. La corsa, dopo l'incidente di Alfonso de
Portago si dimostrò pericolosa per piloti e pubblico.
Scritte gialle
Sugli pneumatici, Pirelli
Stelvio Corsa, le scritte erano in colore giallo.
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Riferimenti
- Per la stesura dell'articolo, WIKIPEDIA.IT.
- Alfio MANGANARO e Paolo VINAI "Lancia Corse" AUTOMOBILIA EDITORE
(1988).
Le D24, poche ma buone
L’esordio
della vettura avvenne alla gara dei 1000 km del NÜRBURGRING
nell’agosto del 1953.
La vettura non era originale nella linea e ricordava la D23 ma,
meccanicamente, era praticamente nuova e soltanto i freni e le
sospensioni anteriori restavano quelli della D23.
Il motore che equipaggiava la D24, progettato da Ettore ZACCONE MINA, era
un sei cilindri a V di 60 gradi a quattro alberi a camme in testa
(due per bancata) da 3,3 litri con le teste modificate. L'accensione era a
due candele per cilindro, con doppio spinterogeno. L’alimentazione
era costituita da tre carburatori WEBER doppio corpo verticali,
l'impianto comprendeva due pompe elettriche di tipo aeronautico.
Nella sua configurazione iniziale, questo motore erogava una potenza
massima di 245 cavalli a circa 6200 giri al minuto. Nuovo, rispetto
alla D23, il sistema di lubrificazione del motore, che era con carter
a secco. Poiché, sin dagli esordi, il motore di queste
vetture sport ha avuto nella lubrificazione
il suo tallone d'Achille, l'unità motrice installata sulle D24 è
stata oggetto di continue ripetute modifiche di questo
particolare tecnico. Queste modifiche hanno in parte contribuito a
rendere alcune D24 uniche. Per esempio le prese d'aria sistemate sul
parafango anteriore destro: nella primissima versione era presente una
sola presa d'aria, posizionata sul parafango, ma successivamente ne
venne aggiunta una seconda fissata, tramite chiodatura, proprio sopra al
faro anteriore destro. Alla fine del 1954, cioè a fine carriera,
questa presa d'aria venne eliminata.
Nel febbraio del 1954, in vista della prevista massiccia partecipazione
alla MILLE MIGLIA (percorso totale Km 1597), LANCIA alla gara italiana di
maggiore rilevanza internazionale (nata nel 1927) ci arrivò
con quattro D24, targate in data 26 aprile quindi pochi giorni prima
della gara. I motori erano sempre di 3,3 litri di cilindrata,
depotenziati per non rischiare rotture ed aumentare l’affidabilità
vista la distanza da percorrere (240/245 HP a 6200 giri circa).
LANCIA arrivò a BRESCIA armata con queste quattro macchine nuove
affiancate da quattro “muletti” di supporto. I quattro piloti erano
Alberto ASCARI, Eugenio CASTELLOTTI, Piero TARUFFI e Luigi VALENZANO.
Dei quattro, il Campione del Mondo ASCARI era giudicato il meno adatto
alle corse su strada.
Nei giorni precedenti la partenza ASCARI, teso e nervoso perché
pronosticato come perdente, giudicava non adatta e "affidabile" la
vettura a lui assegnata, chiedendo di poter utilizzare in gara la
vettura con cui Juan Manuel FANGIO aveva partecipato alla
Carrera Panamericana. Si
dice, ma pare leggenda all’ingrasso delle cronache, che per
accontentarlo ma al tempo stesso per evitare di farlo correre con
una macchina già sfiancata dalle carretteras sud americane, vennero
trapiantati dalla nuova vettura alla vecchia, probabilmente
all'insaputa del pilota e nel giro di
una notte, motore e cambio (ed altre parti meccaniche interessate,
oltre alla targa ed ai sigilli di punzonatura).
Le principali avversarie furono FERRARI (in
particolare la tre litri di Clemente BIONDETTI e le cinque spider
4,9 litri di Nino FARINA, Umberto MAGLIOLI, Giannino MARZOTTO, Paolo
MARZOTTO e Piero SCOTTI), due ASTON MARTIN, tre AUSTIN HEALEY e
le sempre temibili MASERATI da soli 2 litri di cilindrata. Le tre
LANCIA di TARUFFI, CASTELLOTTI e ASCARI presero il comando della
corsa, davanti a tre FERRARI e all'ultima D24, condotta da
VALENZANO. Quest’ultimo, però, distruggerà la macchina e riporterà
lievi ferite. Pochi chilometri dopo ecco il ritiro di CASTELLOTTI,
gli si
rompeva il motore tutto d'un botto.
La marcia quasi trionfale delle due LANCIA, rimaste, continuò. Si
diceva che portasse male transitare in testa a metà percorso (quindi
a Roma). Anche questa volta si avverò tale profezia della MILLE
MIGLIA, visto che il povero TARUFFI a CAPRANICA, nel superare una macchina, frenò sull'asfalto
bagnato e finì fuori strada provocando la rottura di una tubazione
dell'olio. Arrancò fino a FIRENZE dove, però, dovette arrendersi
definitivamente. Andata male, pace, ma erano già tre su quattro!
Ormai a reggere le sorti della casa torinese rimaneva il solo ASCARI, che
però era sempre in testa e non più inseguito dalle temute FERRARI ormai
ritirate o ben indietro rispetto a lui.
Inserita la quinta marcia, al buon ASCARI non restò che il dovere di
guidare pulito e di conservare l’auto fino al traguardo di Brescia,
dopo quasi 11 ore e mezza di corsa.
Scomparse quasi tutte le vetture inglesi, comunque mai particolarmente
pericolose, alle spalle della LANCIA, vicinissime tra loro ma
staccate dal vincitore di quasi 40 minuti, si classificano due
macchine italiane da appena 2 litri di cilindrata: FERRARI 500
MONDIAL di Vittorio MARZOTTO e la MASERATI A6GCS/53 di Luigi MUSSO.
Questa la classifica finale della corsa:
n. 602 Alberto ASCARI (LANCIA D24 spider 3,3 litri).
n. 523 Vittorio MARZOTTO (FERRARI 500 MONDIAL spider 2 litri).
n. 500 Luigi MUSSO/Augusto ZOCCA (MASERATI A6GCS/53 spider 2 litri).
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La felicità a cinque euro
Questo modellino ha umili origini. Nato per la produzione
nelle grandi distribuzioni editoriali, alle volte lo si trova alle
mostre scambio per pochi euro. Quello che vi mostro e che ho
elaborato proviene da un acquisto effettuato nel 2011 e poi rimasto
fermo per la solita ragione: non ne vale la pena! Si, errori ve ne
sono ma in gran parte correggibili e con costi contenuti.
Ecco il modello di base. L'errore
più evidente sono i numeri di gara, che nel modello sono ottenuti
per tamponatura. Poi i cerchi che sono proprio di serie e con un
diametro di pneumatici troppo piccolo. I sedili e il poggiatesta
sono di colore sbagliato. Il volante é nero e con una qualità di
dettaglio molto bassa. Infine la fanaleria anteriore é grossolana.
Smonto il modello, rifinisco il
pianale e vi aggiungo i quattro cerchi fotoincisi di EQUIPE TRON con
pneumatici sovradimensionati. Notare che ho usato quelli
differenziati per profondità della corona 6.00x16" anteriori e
6.50x16".
Le marmitte le ho smontate e rifinite il
più possibile dato che non erano in ottime condizioni. Purtroppo il
pianale non ha nessun rilievo per la trasmissione.
Ora mi dedico agli interni. Il
pianale non é verniciato di rosso ma lasciato nero. Idem i sedili
che erano in un colore avorio mentre quelli veri erano in pelle
marrone molto chiara. Leva cambio e volante li ho sostituiti con una
versione fotoincisa di TRON. Ultimi dettagli da aggiungere: strumentazione e
pedaliera corretta con acceleratore a destra.
Il pianale interno é storto e
quindi le ruote zoppicano vistosamente, anche limando le asole degli
assi si rischia di avere le ruote che poggiano ma poi la vettura pende da una parte. Come l'ho risolta? All'antica: il
pianale va
drizzato un po' con le buone e con un po' di forza bruta. Tramite
acqua calda, scaldo il pianale e con le mani gli do la curvatura
iniziale. Certo questa operazione potrebbe non bastare. Quindi, una
volta incollate le ruote e i gli assi, faccio asciugare la colla bi
componente mettendo in "trazione" la vettura con un casereccio
"car
bench" (foto sopra).
L'auto ora é in linea con le quattro
ruote e, come appare nelle altre foto, dritta senza essere pendente
da una parte o dall'altra. Il passo delle ruote deve essere
verificato prima dell'incollaggio se no poi queste non
stanno dentro alla scocca. Il pianale della vettura conviene
grafitarlo al fine di dargli un minimo di effetto realistico, visto
che manca tutta la meccanica.
La fanaleria anteriore durante il
make-up tramite una nuova in resina di EQUIPE TRON. Ho scelto
questa perché, rispetto a quella fotoincisa, é maggiormente bombata
e dona più volume ai fari.
Così appare il muso della vettura
con la fanaleria in resina. Le luci interne (al muso) sono invece
autocostruite. Notare a destra la presa d'aria aggiuntiva. Le
prese d'aria dei freni le ho ripulite con una lima tonda e poi ho
ritoccato là dove ho limato la vernice.
La vettura di muso, per
evidenziare la fanaleria e i ganci del cofano. In teoria i ganci
vennero rimossi per accelerare l'apertura durante i controlli e le
soste di rifornimento. Questi sono di EQUIPE TRON, a mio avviso
lievemente sottodimensionati nello spessore ma unici nella loro
eleganza.
La presa d'aria del cofano l'ho rifinita con una lima e poi ritoccata con
del rosso di VALLEJO, mescolato a un medium lucido, come per le
prese d'aria dei freni anteriori.
Finiture finali: prima la
lucidatura generale con crema siliconica e pelle di daino. Poi, la
tracciatura delle profilature delle portiere e dei cofani.
Il colore
che ho utilizzato é una miscela di rosso + nero opaco + silver.
A sinistra Alberto ASCARI (WIKIPEDIA,
free copyright), a destra invece Eugenio CASTELLOTTI (clubeugeniocastellotti.com). |