NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2009 - 2013

ALPINE RENAULT A110 – 1600.
Equipaggio Ove ANDERSSON – Tony NASH.
RALLYE MONTE CARLO 1971, Primo assoluto.
Modello TROFEU, scala 1/43
Agosto 2005.

Modellismo

Pittura e grafica

Cinefoto

Genova per Noi

Chi era Ove Anderrson
Era nato in Svezia nel 1938. Oltre ad essere stato un valente pilota, si affermò come dirigente della scuderia Toyota Team Europe con cui vinse, nel rally mondiale, tre titoli  costruttori e quattro titoli piloti a cavallo tra il 1990 e il 1999. E’ deceduto nel 2008 durante un rally per auto storiche che si svolgeva in Sud Africa.

Sarebbe stato campione del mondo
Nel 1971 vinse quattro rally,compreso il Monte Carlo, e questo gli avrebbe consentito di essere il Campione del Mondo per quella stagione. Peccato che allora tale titolo non esisteva e sarebbe stato introdotto solo dopo il 1977.

Pur di correre
Ancora nel 73 si cimentò nel Monte Carlo con la Alpine A110 ma della cilindrata di 1800 cc. Si classificò secondo dietro ad Andruet.

Insieme a Todt
Nel 1973 arriverò secondo assoluto, come co-driver vi era Jean Todt.

 

 

 

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1971: la prima volta che vinse a MONTE CARLO

 Nel 1969 la casa automobilistica di DIEPPE decise di fornire la “francesina” di un nuovo motore da 1600 cc.

 Con la nuova cilindrata, la vettura passò dagli 88cv (con cilindrata di 1300cc) ai 138cv nella versione denominata 1600S.

 Dal 70 fino al 75 questa versione sarà recepita dal mercato in modo positivo, dimostrazione di ciò fu l’incremento significativo delle vendite.

 Nel 1973 fu prodotta l’ultima evoluzione della vettura, dotata di in motore di 1796cc (più nota come A110-1800), esteticamente identica alla 1600 ma con un motore che erogava 180cv per un peso complessivo di soli 650kg!

 Nel 1976, L’ALPINE era ormai sotto il controllo direzionale e amministrativo della RENAULT che aveva deciso di puntare, a livello agonistico, sulla A310 (che aveva esordito già nel 1973 in versione 1600) e sulla RENAULT R5. E già dal 74 in poi cala l’impegno sportivo con l’A110 a favore della nuova nata.

 Nel 1976 terminò quindi la produzione dell’A110. E con essa si chiudeva una vera epica storia dell’auto da competizione legata all’ALPINE.

 La sua erede, la A310, non venne sviluppata sotto il controllo stretto di ALPINE ma con “l’ingerenza” di RENAULT.

 Il progetto subì diverse modifiche prima di arrivare ai rally nel 1973 (la prima esigua motorizzazione era di 1600cc, poi arrivò fino a un 6 cilindri della cilindrata 2664cc) che però non portarono alla realizzazione di una vettura competitiva. Comunque rimase in produzione fino al 1984.

 Nei primi anni 80 prese vita la REANULT ALPINE TURBO R5, capace in parte di raccogliere l’eredità sportiva dell’A110 ma l’inversione dei due marchi di fabbrica, nella omologazione della vettura, era il segno che la leggenda di Monsieur RÉDELÉ vedeva, purtroppo, la bandiera a scacchi.

 Per saperne di più su questa storica vettura, consiglio la pubblicazione a cura della BARBERO EDITORI GROUP, economica e sufficiente per chi mai volesse iniziare a elaborare le ALPINE A110. Esistono poi due numeri di AUTO D’EPOCA che trattano la storia e l’evoluzione della vettura a livello agonistico, si tratta del n.12/2010 e del n.4/2012.

 

Il numero 1 di RALLY BOOK dedicato alla A110

(BARBERO EDITORI GROUP)

Questo modello, pur se in produzione da diversi anni da parte della portoghese TROFEU, è sicuramente una delle repliche meglio riuscite della ALPINE A110.

 Il modello, qui presentato, l’ho acquistato nell’estate del 2005 mentre ero nel sud della FRANCIA, ad oggi non so se la casa TROFEU ha mantenuto gli stessi standard di produzione di allora.

 La versione che ho acquistato è sobria, pulita da evidenti imperfezioni, poco marcati gli errori documentali.

 Il colore era pienamente azzeccato e i cerchi forse erano, a mia modesta impressione, lievemente fuori scala.

All’apparenza, quando ancora confezionato, il tutto attraeva. Smontato il veicolo non si avevano delusioni di sorta: spartana e piccola nella realtà, altrettanto lo era in scala 1:43.

 Il numero di elaborazioni possibili da parte mia era quindi contenuto.

 Per prima cosa le cinture di sicurezza, tolte quelle realizzate con una decal, ne ho realizzate di nuove con una striscia di carta dipinta in mero opaco a cui ho successivamente aggiunto le fibbie e le parti di attacco.

 Rifiniti il volante, la leva del cambio e il freno a mano, vi ho aggiunto un estintore mobile. Il rollbar non ha richiesto altro che una carteggiata e una mano di gun metal.

 Se posso dare un ultimo consiglio, il pianale dipingetelo con una parte di grigio chiaro e 2 parti di gun metal (oppure una di grigio e una di steel opaco), comunque cercate di creare dei contrasti altrimenti gl’interni risulteranno un tripudio del colore nero.

 Fine, di più, allora non ero in grado di aggiungere altro per migliorare l’abitacolo.

 

Ecco la vettura “reale” durante il MONTE CARLO del 71.

(Dal sito TROFEU, trofeumodels.com).

 

 La parte esterna del modello l’ho rifinita, nel 2005, con le capacità e l’esperienza di allora che erano sensibilmente minori rispetto ad oggi.

 Oggi, sicuramente, con l’esperienza acquisita negli anni, potrei aggiungere altri dettagli e rifinirne meglio altri.

 Per quanto riguarda la marmitta e il suo terminale, è meglio utilizzare un tubetto di rame e non del semplice filo elettrico.

 Per il completare il fondo della vettura si potrebbero aggiungere le piastre di protezione per lo sterzo e la trasmissione posteriore.

 Altro miglioramento, che ho imparato negli ultimi anni, riguarda il “lining” di portiere e cofani. Il “lining” è quella tecnica di rifinitura che un tempo era identificata con la il termine di “profilatura”. Appena imparata, almeno le prime volte, l’ho realizzata con il colore a olio diluito in trementina, l’olio, secondo le mie teorie di allora, era più facile da stendere con un triplo zero, aderiva con più facilità negli incavi e restava più brillante.

 A tutt’oggi utilizzo il colore acrilico diluito con il fiele di bue (sintetico va benissimo, quello naturale costa e non ha rese migliori) e un pennello triplo zero; per fissarlo alla vernice delle scocche, al termine del lavoro di profilatura, ripasso ogni profilo con un medium traslucido.

 

La versione del 73 che vinse il RALLYE di MONTE CARLO (ANDRUET/BICHE).

 

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