NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2009 - 2013

DATSUN FAIRLADY – 240Z
Equipaggio Edgar HERMANN – Hans SCHULLER
SAFARI RALLY (1971), 1° assoluto

Elaborazione modello prodotto per le edicole, scala 1/43
Dicembre 2013.

Modellismo

Pittura e grafica

Cinefoto

Genova per Noi

Sotto falso nome
Nel 1969, Nissan decise di confrontarsi sia sul mercato americano sia su quello europeo proponendo una vettura simile a un coupé, con un ottimo motore ma a prezzo contenuto. La vettura rimase in produzione fino al 1978.
In allestimento di serie, montava un motore  6 cilindri di 2400cc per una potenza di 150 cv.

Il Safari Rally
Fu nel 1970 che il SAFARI RALLY divenne una prova valevole per aggiudicarsi il Campionato Mondiale Marche.

 

 

 

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La versione che venne omologata nel 1976
(copyright favcars.com)

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La regina d’Africa

 DATSUN s’impose, nel SAFARI RALLY, per sette volte nel corso degli anni compresi tra il 1970 e il 1982.

 Strano ma vero, il pilota che portò alla ribalta il marchio giapponese fu il tedesco Edgar HERMANN, e la sua prima volta al rally africano fu nel 1969. L’anno successivo, lo vinse a bordo di una DATSUN 160 SSS.

 La partecipazione all’edizione del 71 si rivelò fortunata per HERMANN. Infatti, la vittoria giunse con un distacco di soli tre minuti rispetto al proprio avversario Shekar MEHTA.

 Questa gara, che si svolge su un lungo tracciato compreso tra KENYA, UGANDA e TANZANIA, è rimasta famoso per le condizioni climatiche e meteorologiche che la caratterizzano.

 La polvere delle strade, con il clima secco, è paragonabile a borotalco e capace di intasare i filtri dell’aria fino a far grippare un motore.

 Non di meno le piogge, che rendono le strade vere e proprie piscine di fango melmoso, sono un’insidia frequente nelle lunghe prove speciali e nelle tappe per raggiungerle.

 A tutto ciò si deve poi aggiungere la presenza di animali vaganti (addomesticati come selvaggi) che possono creare danni irreparabili alle vetture in gara.

 

 

 Ho realizzato, in vita mia, pochissime auto da rally che avessero partecipato alla competizione africana.

 A differenza delle auto che correvano in EUROPA, quelle da rally preparate per il SAFARI erano dotate di una maggiore fanaleria rinforzata, paraurti anch’essi rinforzati, motori meno esasperati ma dotati di sistemi di filtraggio e raffreddamento in grado di proteggerli dalla polvere e dal fango.

 I modelli in scala 1/43 mostrano solo i dettagli esterni ma spesso, essendo ricavate da scocche per gare europee, sono carenti di alcune caratteristiche proprie del modello originale: l’altezza da terra e i diametri dei passaruota, le modifiche delle prese d’aria, le fanalerie aggiuntive.

 Il modellino qui elaborato l’ho acquistato nel 2005 ed era parte di una collezione distribuita tramite edicole.

A prima vista parrebbe una riproduzione fedele, ma il confronto con il reale fa sorgere dei dubbi. Confrontandolo con le foto della vettura reale si scoprono infatti diverse inesattezze. Per quanto lavoro di elaborazione si possa portare a buon fine, alcune restano tali ed eliminabili solo con la sverniciatura della scocca per poi procedere con le varie stuccature e la sostituzione di diverse parti.

 Ho deciso comunque di elaborare il modellino allo scopo di fare del puro esercizio, mettere quindi alla prova il mio senso critico per stabilire se un dettaglio fosse o meno modificabile se non sostituibile.

 La prima inesattezza da correggere è, una volta smontato il modellino, il cruscotto. La vettura del SAFARI aveva la guida a destra mentre la mia replica l’aveva all’europea, quindi dall’altro lato. Modificarlo non è stata un’impresa semplice ma nemmeno impossibile.

 

 

 Per prima cosa ho tagliato via il volante, poi ho asportato i due tachimetri (contachilometri e contagiri).

 Con un tondino di PLASTICARD ho ricostruito i due strumenti posti quindi a destra, ho ricostruito il blocco dello sterzo e aggiunti i cronometri in uso al navigatore.

La pedaliera di sinistra l’ho coperta con un quadrato di PLASTICARD, a destra ho ricostruito l’intera pedaliera utilizzando del filo di rame e del PLASTICARD sottilissimo (0,25 mm di spessore).

Leva cambio e quella del freno a mano sono quelle originali, semplicemente ripulite dallo sbavo di fusione.

 Sempre originali sono i sedili, anche se sono molto sottili nello schienale e troppo grandi come seduta (ma dove li trovi due corretti nelle proporzioni e nel disegno?). Li ho solamente carteggiati e stuccati per poi dipingerli in due colori (parte grigia superiore e la restante nera).

 Il rollbar l’ho rinforzato, con due elementi supplementari, di modo che fosse utilizzabile per fissarvi le cinture di sicurezza.

La ruota di scorta l’ho arricchita delle cinghie di fermo. La tanica a lato l’ho dipinta non prima di averla rifinita dalle solite e immancabili sbavature in colata.

 Ho aggiunto le cinture di sicurezza e un estintore mobile. In prossimità di quest’ultimo vi ho aggiunto un galleggiante che serviva per svuotare la vettura dall’acqua che entrava nell’attraversare i guadi. Un trucco che MUNARI copierà e farà montare sulle STRATOS.

 Il pianale l’ho rifinito e ho aggiunto due scarichi in metallo, meglio dei due striminziti tubicini pieni che dovevano riprodurre gli scarichi.

 

 

 Nella parte anteriore vi ho messo una slitta paracolpi totalmente auto costruita con PLASTICARD e perni in alluminio.

 Ho lucidato a dovere i cristalli, poi vi ho montato i due finestrini laterali (ricavati da un foglio di acetato), ho dipinto lo specchietto retrovisore interno.

 I tergicristalli erano montati nel senso sbagliato, quindi due nuovi fori sulla scocca e vi ho collocato due tergicristalli fotoincisi che basculano verso il lato guida (a destra, quindi). Nei fori errati vi ho messo due tondini di plastica a simulare i fori di uscita dell’acqua per i vetri.

 Sul cofano due ganci di fissaggio, realizzati con filo elettrico. Le due maniglie che servivano a spingere o rigirare la vettura, in caso di ribaltamento, erano in plastica cromata che tra parentesi stava venendo via e allora le ho sostituite con due realizzate sempre con del filo di rame che poi ho dipinto in colore STEEL.

 I fari di base e quelli sul cofano li ho sostituiti con quattro fotoincisi, stessa elaborazione per quello centrale attaccato al paraurti. I due fari vicino al parabrezza non sono riuscito a modificarli, rischiavo di romperli e quindi sono rimasti “quelli di scatola”. Idem per quello posteriore supplementare.

 Infine, gli specchietti laterali non sono giusti. Vi era solo lato guida e di tipo piatto. Quelli presenti sul modellino furono montati dal 1972 in poi. Togliere quello dal lato passeggero avrebbe lasciato un foro di considerevole diametro, per cui ho preferito lasciare l’inesattezza storica piuttosto che un inestetismo palese.

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