NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2014

PEUGEOT 206 WRC, 2002

Equipaggio Gilles PANIZZI – Hervé PANIZZI, 1° assoluto

46e TOUR DE CORSE, 2002
Elaborazione modello IXO Models, scala 1/43.

Aprile 2014 (collezione privata).

Modellismo

Pittura e grafica

Cinefoto

Genova per Noi

 

Nata per vincere

 La Peugeot 206 WRC, nata nel 1999, ha vinto il titolo mondiale costruttori per tre anni consecutivi (2000-2001-2002) e due volte quello piloti con Marcus Grönholm (2000 e 2002).

 

Imbattibile con poco

Il motore era di 2000cc, turbo con 4 cilindri e 16 valvole per una erogazione di 300 cv, la trazione era a quattro ruote motrici (tre differenziali) con un cambio a 5 oppure 6 rapporti. Allora era la vettura, del WRC, con il passo più corto.

 La casa francese mise in evidenza che le vetture a passo ridotto, e a due porte, restavano le “… bete à gagner…” di ogni tempo e di ogni rallye (e se non vi viene in mente la Regina delle bete à gagner, che rallisti siete?).

 

 Nel 2002 furono introdotte diverse modifiche aerodinamiche tra cui un diverso cofano (che in realtà aveva una fondamentale funzione di scambiatore d’aria per il motore e il turbo) e un alettone a cui erano state aggiunte cinque lamelle che servivano a stabilizzare il carico posteriore alle alte velocità.

 

Un fondo da F1

 Rally Sprint dedicò un servizio ai segreti tecnologici della 206 WRC (gennaio – febbraio 2003). Tra questi vi era il fondo piatto in carbonio del peso di soli 17 kg. Aveva tre scopi: proteggere la parte motore – trasmissione e sterzo, dare ancora più protezione alla coppa dell’olio. Facilitare l’accesso alle parti meccaniche anteriori durante le soste alle assistenze. Infine stabilizzare la vettura alte velocità e negli stacchi sui dossi.

 

Come una vettura per 007

 Tra le tante innovazioni e applicazioni tecnologiche presenti, quella più affascinante, e rimasta ancora tale, era il cambio sul volante. Vi era un anello anteriore che, se era premuto, scalava verso il basso; vi era un secondo anello, quello posteriore, premendolo il cambio saliva di marcia.

 

 Oltre a ciò, sempre sul volante, vi erano due pulsanti che permettevano di sbloccare il cambio a motore acceso (di colore rosso, sulla sinistra) e di avere le partenze assistite (di colore verde, sulla destra). Due note curiose: la leva del cambio serviva solo in caso di guasto del cambio al volante, la leva si spostava anche quando si utilizzava il solo sistema al volante.

 A bordo vi era un kit elettrico per il cambio gomme, una sofisticata telemetria per il check-up della vettura in tempo reale con il proprio team presente al più vicino punto di assistenza.

 

Come atleti

Gli equipaggi, prima dell’inizio del Mondiale WRC, erano addestrati a gestire il cambio gomme fuori assistenza, alla riparazione lampo con nastri telati e rinforzati delle parti della carrozzeria che dopo certi salti, e certe prove speciali, potevano riportare danni che avrebbero potuto far rallentare se non fermare la vettura.

 

Panizzi bravo ma sfortunato

Nonostante fosse considerato un vero specialista del tarmac (prove su asfalto), il francese del sud (spesso affiancato dal fratello Hervé) non ebbe mai la giusta chance per vincere un mondiale.

 

 

 

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E per concludere, un bellissimo video tributo, alla 206 WRC, offerto da rivierarally.net

 

 

 

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206 fatiche per avere una WRC

 Le repliche in scala 1/43 delle vetture che corrono nei rally, da una ventina di anni a questa parte, sono modellisticamente sempre più complesse. Sono complesse le livree, ma non sono da meno gl’interni.

 Se per la parte esteriore possono essere di pieno aiuto i set di decal, meno facile è recuperare trans-kit che ne permettono di elaborare gl’interni rispettando la scala.

 Ne consegue che, per le decorazioni esterne, si può ottenere un buon modello partendo già dalla decorazione di serie e aggiungendo o cambiando le decal che possono essere recuperate in internet e acquistate online. Per gl’interni, dicevo, purtroppo non vale lo stesso principio.

 Le case di produzione, come nel caso di questo modello della IXO Models, hanno sensibili problemi di costi in sede di produzione se tentano di seguire le diverse tipologie di abitacoli con cui sono allestite le vetture da corsa; tenuto conto poi che la realizzazione degli interni ha costi di mano d’opera notevoli (anche utilizzando maestranze di paesi meno avanzati). Salvo modelli particolari e replicati in decine di livree, raramente gli interni soddisfano le attese dei modellisti che realizzano delle elaborazioni e, anche se in rari casi, delle rielaborazioni.

 Questa PEUGEOT 206 WRC 2002 soffre dello stesso problema. La scocca è sicuramente stata utilizzata per le versioni dal 2001 al 2003 e pertanto gl’interni sono appena abbozzati.

 Per una discreta elaborazione, di questo modello, la cui scocca è una buona replica anche nei dettagli quali l’alettone posteriore e i cerchi, è possibile conservare i sedili, la rollcage, la ruota di scorta, gl’interni portiere e il cruscotto. Il resto va tutto sostituito e molto altro aggiunto.

 La foto sopra mostra il pianale dopo aver smontato TUTTO. Avevo lasciato la leva del freno (ben fatta e di pregevole replica, peccato!) ma purtroppo era in posizione troppo avanzata e quindi l’ho dovuta eliminare con una nuova costruita in proprio con PLASTICARD. Anche la leva del cambio l’ho realizzata in proprio con uno spillo e un pezzetto di vecchia resina scarto di un soldatino, eliminando quella posta erroneamente sulla plancia comandi.

 In questa fase occorre bucare il pianale, prima del loro montaggio, per la corretta posizione dei due estintori, della pedaliera pilota e degli attacchi delle cinghie ferma ruota.

 La fase di lavoro procede anche se lentamente data la grande quantità di dettagli da realizzare, da dipingere e poi da montare. I sedili li ho ripuliti delle cinture di sicurezza in decal della IXO Models, li ho dipinti in nero semilucido all’interno e in colore ocra-bronzo per la parte schienale; in teoria lo schienale era in carbonio lucido ma nel catalogo SPARCO, di allora, avevo trovato una versione con la colorazione da me variata e mi sono quindi preso una piccola licenza anche per dare luce, e una nota di colore, agli interni.

 Le cinture sono in carta dipinta e, per ogni sedile, vi ho aggiunto, oltre alle decal SPARCO, anche nove fibbie più quella di chiusura centrale dei cinque attacchi.

 La ruota di scorta, prima di essere rimontata, deve essere abbassata di almeno tre millimetri rispetto a com’era montata (se no poi non scorrono le cinture di sicurezza sotto la rollcage). Anche per la ruota occorrono tre cinghie con relative fibbie più un anello, centrale, che era in acciaio dipinto.

 Qui, nella foto sopra, le cinture sono ancora della lunghezza in eccesso e prima di essere incollate alla rollcage, facendole appunto scorrere sotto l’elemento orizzontale posto in corrispondenza della ruota di scorta.

 

Gli estintori me li sono ricostruiti ambedue, quello rosso era di tipo mobile (copilota) mentre il blu metallico era quello fisso (pilota). I corpi li ho ricavati da un tubetto di PLASTICARD, per le maniglie di azionamento ho usato del filo di rame, infine i manometri li ho ottenuti da un foglio di rame con un semplice fustella.

 La pedaliera di guida l’ho realizzata sempre con fogli e filo di rame, dipinti poi di nero. Attenzione perché il pedale del freno era di larghezza doppia rispetto a quello della frizione.

 Sia dal passeggero sia dal driver vi erano delle pedane in vetroresina giallo-verde e quelle forate in acciaio per la protezione dei piedi (queste ultime sono fotoincise e prodotte da EQUIPE TRON).

 

 Il volante della 206 WRC era particolare poiché montava due anelli concentrici che permettevano al pilota di poter cambiare le marce senza l’uso del pedale frizione e senza togliere le mani dal volante stesso.

 Prendendo spunto dalle istruzioni del modello TAMIYA, in scala 1/24, ho realizzato due anelli in rame che ho incollato al volante a cui poi ho aggiunto il cavo di collegamento al cruscotto e la leva direzionale posta a sinistra.

 

 Tramite alcune foto, che si possono recuperare in INTERNET, è possibile replicare con una certa precisione molti dettagli della vettura.

 Alcuni però sono molto difficili da realizzare artigianalmente e il loro apporto alla finitura del modello spesso risulta, se non secondario, quasi peggiorativo. Per esempio: il cellulare, il trip master, le tasche porta note sono parti troppo piccole e all’interno della vettura si perdono letteralmente oppure risultano fuori scala e troppo artigianali.

 La parte inferiore, della plancia dei comandi, non coincideva con il pianale interno, lasciando davanti alla leva del cambio una brutta fessura. Per evitare ciò, è bastato del PLASTICARD incollato alla base del cruscotto, poi stuccato il tutto e ridipinto in grigio chiaro.

 Parte della decal, che riproduceva le spie e i pulsanti della plancia, era attaccata storta e quindi l’ho rimossa, dopo di che ho realizzato i pulsanti e le spie luminose necessarie.

 

 La rollcage l’ho sverniciata eccetto che nei punti in nero opaco su cui era presente un’ottima scritta SPARCO (che in decal non ho ancora trovato in vendita). La travatura della rollcage è fragile e la levigatura dei segni, da stampo, è proprio necessaria. Purtroppo è in una plastica non facile ad essere lavorata, rimanendo rugosa anche se si usa paper sand (carta smeriglia…) da 1000 o da 1200. L’ho ridipinta con del SILVER opaco (preparatevi ad almeno dieci mani di colore ben diluito, se no con questa plastica otterrete l’effetto corteccia) e vi ho aggiunto lo specchietto retrovisore interno auto costruito con lamina di stagno (colorato di nero).

 La scocca esterna l’ho pulita con attenzione per poi ricolorare le cornici delle vetrature.

 I ganci di recupero e traino sono in filo di rame piegato opportunamente e dipinto di rosso.

 Gli specchietti laterali li ho coraggiosamente scollati, forati e trafitti con spilli. Il tutto poi incollato nuovamente e dipinto con nero semilucido. Consiglio questa fatica ulteriore per garantire la massima tenuta quando poi il modello sarà magari maneggiato da mani poco esperte di 1/43 che, immancabilmente, ne staccheranno uno con grazia plebea.

 Pur lasciandoli abbassati, ho aggiunto i due finestrini laterali utilizzando dell’acetato trasparente (non so se fossero fissi sulla WRC vera).

 Le piastre di protezione del fondo le ho realizzate sempre con PLASTICARD, tagliato a misura e piegato a caldo (con un asciugacapelli) per poi dipingerle singolarmente secondo le istruzioni date da TAMIYA.

 Le quattro antenne le ho realizzate con del filo da pesca e del filo di rame per la realizzazione dei basamenti.

 Piccolo consiglio prima di chiudere l’articolo: a proposito delle antenne, sempre incollarle dall’interno e mai dall’esterno utilizzando colla in gel e non liquida; esperienza personale pagata un paio di modelli, quella liquida cola anche da quel piccolo foro e rovina la verniciatura del tetto, oltre al modello, per sempre.

 Fine dei giochi, rien ne va plus.

 

Gilles Panizzi (fonte WIKIPEDIA).

 

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