NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2014

LANCIA AURELIA B20

Equipaggio: Giovanni BRACCO – Giovanni LURANI

1° assoluto categoria Sport, classe da 1501 a 2000 cc, 12° assoluto

24 ORE di LE MANS, 1951
Rielaborazione modello BRUMM, scala 1/43

Gennaio 1991

Modellismo

Pittura e grafica

Cinefoto

Genova per Noi

 

Versioni preparate

 Nel 1951 la LANCIA preparò diverse vetture per le partecipazioni semi ufficiali alle gare mondiali.

Fu allestito un motore da 90 cavalli per una velocità massima di 175 km/h.

 La media tenuta durante tutta la gara fu di 132 km/h, dimostrando l’affidabilità che nemmeno LANCIA si aspettava.

 

Un commento lusinghiero

Charles Faroux, uno dei giornalisti più accreditato di allora nel settore delle corse di auto, giudicò la vettura torinese il mezzo rispondente allo “spirito” di Le Mans, capace cioè di vincere una corsa come di portare il proprietario a teatro.

 

La tuta ma sotto la camicia bianca

 Giovanni Bracco corse per 24 ore indossando una tuta da meccanico, sotto però una immacolata camicia bianca lo rendeva un vero gentleman driver.

 

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Documentazione race-car

 

 

 

 

 

 

 

Nella foto sopra e sotto, ecco la vettura prima e durante la corsa (copyright sconosciuto).

 

 

 

 

Immagini, nomi di prodotti, marchi, sono: tutelati dai rispettivi copyright se registrati o non scaduti, fanno riferimento e solo ai loro legittimi proprietari.
Sono qui pubblicati a solo titolo di informazione non costituendo profitto di sorta in tale contesto.

 


Tecnica e nobiltà: la strana coppia

 Gianni LANCIA, nel 1951, cercò di promuovere la nuova vettura impegnandola nelle gare più famose che allora si correvano in mezzo mondo. Non potendo però disporre di grossi capitali, e non volendo impegnare ufficialmente il nome dell’azienda, le iscrizioni avvenivano tramite equipaggi privati a cui erano assegnate auto già elaborate in casa LANCIA-

 La partecipazione alla ventinovesima edizione della 24 ORE DI LE MANS fu organizzata in tempi brevi affidando la vettura al pilota Giovanni BRACCO e al giornalista, nonché conte e gentleman driver, Giovanni LURANI. Dalla strana coppia, assortita per vie diverse, ne uscì un equipaggio che seppe conquistare la vittoria di categoria e il dodicesimo posto assoluto.

 Il modello era una base BRUMM scala 1/43, smontata e sverniciata, arricchita con fotoincisioni e decal quanto mai artigianali.

Nonostante siano passati ventitré anni, e il trasloco in quattro abitazioni diverse, il modello gode di ottima salute: la vernice è rimasta lucida e non vi sono segni di crepe, le decal forse un po’ ingiallite ma ancora perfette, gli pneumatici e le altre parti in plastica perfettamente conservate. Ho ritenuto quindi che valesse la pena far conoscere, ai più giovani modellisti che seguono il sito, come oltre vent’anni fa si realizzavano elaborazioni o rielaborazioni dei die-cast.

 

 

 Quando realizzai questa “rielaborazione ero giovane a livello di modellistica statica (… e non solo!) e non avevo a mia disposizione materiali tali da ottenere un risultato qualitativo come uno di quelli odierni. Ma credo che valga la pena vedere passo dopo passo le tecniche e i materiali che allora utilizzavo.

 La base BRUMM, credo che fosse proprio la versione LE MANS, la smontai e la sverniciai con del diluente alla nitro; non era proprio salutare come sostanza ma allora non si poteva reperire di meglio dal ferramenta. La fase successiva fu la pulizia della scocca dalle tracce di colata. Essendo in Zamac, una lega metallica durissima, ci vollero diversi passaggi di lime e carta smeriglia per togliere le tracce in questione. La verniciai con una bomboletta spray di vernice alla nitro (altra boccata di salute ai polmoni) che corrispondeva al classico 120 SPORT. Una volta ben asciutta, dipinsi le cornici dei vetri con un pennarello argento – silver - e dello smalto HUBROL della stessa tonalità.

 Le maniglie delle porte erano in plastica cromata, me le regalò un modellista a cui avevo parlato del mio lavoro presso il negozio di RIVIER MODEL a Genova (negozio che non esiste più, ahimè).

 I numeri di gara li realizzai con dei tondi bianchi della FDS su cui avevo prima applicato i numeri che erano dei trasferibili e non decal.

 La decal sul parabrezza, che rappresenta il cartellino con la categoria della vettura, fu un piccolo lavoro di pennello: un rettangolo di decal giallo su cui riuscii a riprodurre le lettere GT e a scarabocchiare qualcosa che desse la parvenza di un identificativo.

 Targa anteriore e posteriore le realizzai con carta nera su cui trasferii i numeri (trasferibili anche questi). Certo, le dimensioni non sono minute, ma allora non avevo a disposizione fotocopiatrici e stampanti laser, con le quali il risultato sarebbe stato immediato e di maggior qualità.

 

 

 La documentazione allora disponibile era molto poca, un paio di foto in bianco e nero del tempo e qualche foto di modelli prodotti a cavallo degli anni ottanta e novanta, per tale ragione commisi diversi errori. La vettura originale non aveva tappi per i fori dei paraurti, il rilievo cromato sotto le portiere era assente, così il rilievo sul cofano anteriore. Altri errori evidenti furono i tappo benzina posto di lato, mentre era al centro del bagagliaio, e la fanaleria posteriore che non era tonda ma ovale. In parte sarebbero stati errori evitabili ma nel caso della fanaleria posteriore non credo che avrei potuto trovarne di corretta. La fanaleria anteriore era quella originale di BRUMM tolte le luci di posizione che erano in metallo e resina, incollata nuovamente con colla vinilica.

 I tergicristalli erano due ma posti solo dal lato guida, la foto in fondo a sinistra lo dimostra. Qualcosa di giusto allora l’ho messo!

 I cerchioni erano di colore nero senza coppe para dadi ma, pare, che il colore originale fosse invece un blu notte.

 Sul cofano anteriore misi due ganci di sicurezza anni sessanta, purtroppo non avevo materiali e capacità per replicare quelli in cuoio con fibbia.

 

 

 Il pianale del modello era in metallo e ben riprodotto, meglio dell’attuale modello di IXO Models, tanto da riprodurre la trasmissione posteriore e il blocco balestre. Commisi però l’errore di realizzare gli scarichi di lato, mentre nella realtà erano posteriori.

 I vetri erano in un blocco unico con i tergicristalli stampati. Per eliminarli usai la medesima tecnica di oggi, asportazione con carta smeriglia sempre più fine e lucidatura finale, solo che allora usavo una pasta abrasiva per grandi superfici e quindi il tocco finale lo realizzavo obbligatoriamente con pasta dentifricia. Aggiunsi uno specchietto retrovisore interno realizzato con plastica e uno spillo.

 Gl’interni li modificai ridipingendo i sedili, con smalti HUMBROL, sostituii il volante di serie con uno fotoinciso e aggiunsi una leva del cambio a pianale e non al volante.

 

 

Giovanni Bracco (WIKIPEDIA source, no copyright).

 

 Nel complesso, anche dal giudizio di chi lo vide allora, fu un ottimo risultato tenuto conto che allora avevo, si e no, realizzato seriamente una ventina di modelli. Non dimenticando poi che il materiale disponibile era poco, non parliamo di colle e vernici: ATTAK e acrilici erano ancora lontani dal mio acerbo know-how in materia di modelli.

 Dopo tanti anni, però, resto legato al modello e, grazie al risultato che ottenni, fui spinto a continuare questa passione per i motori in miniatura. Da oltre vent’anni è una passione  che continua a macinare chilometri e modelli, tutti in scala 1/43.

 

 

 

Riferimenti.:

- Automoblismo d’Epoca, giugno 2011.

- WIKIPEDIA, alla voce Lancia Aurelia B20 (vedi anche foto allegata).

- A. MANGANARO e P. VINAI “LANCIA CORSE”, Automobilia 1988.

 

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