NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2014

FIAT ABARTH 1000 GT “DUCK TAIL” BIALBERO

Pilota: Sir William Keith MURRAY

Modello da corsa attualmente esistente e funzionante

Anno di produzione, 1963
Elaborazione modello distribuzione edicole, scala 1/43

Giugno 2014

Modellismo

Pittura e grafica

Cinefoto

Genova per Noi

 

La storia delle 1000 GT

 

1961

 Il marchio ABARTH realizzò vetture ideali per i clienti privati, adatte alle gare di velocità come in salita pur mantenendo un impegno economico contenuto.

 Il motore “1000 Bialbero” debuttò nel 1961 al Salone di Torino e fu un successo immediato, aiutato dal dominio totale nelle corse della classe 1.000 cc di quell'anno.

 

1962

 La produzione della 1000 GT Biabero continuò a fianco di un nuovo modello SIMCA, chiamato 1300 GT. Una delle vittorie più significative in Divisione 1, nel 1962, fu alla gara tedesca dei 500 km del NURBURGRING, dove furono iscritte 14 ABARTH. Vinse la gara una di queste e ciò determinò la vittoria matematica del titolo costruttori del 1962 per la Divisione 1 (fino a vetture di 1000cc).

 Per il resto dell'anno, la vettura conquistò diverse molte vittorie in diverse classi del Campionato Italiano.

Il successo del 1962 spinse ABARTH a migliorare il modello in vista della stagione successiva. Questi miglioramenti furono realizzati quasi esclusivamente in vista del Campionato Divisione 1.

 

1963

 Prima della fine del 1963, una nuova scocca (“Naso lungo” o “Becco d’anatra”) fu realizzata dalla carrozzeria di SIBONA e BASSANO. Il cofano fu stampato in fibra di vetro, che sostituì l'unità fissa in alluminio. Fu realizzata una copertura posteriore estesa del motore per migliorare la stabilità aerodinamica e il flusso di aria calda.

Questa serie di migliorie ed aggiornamenti confermò il potenziale della vettura. La stessa elaborazione, infatti, fu utilizzata nella TARGA FLORIO del 1963.

 

1964

Le caratteristiche del 63 divennero standard nei modelli del 1964 con un leggero incremento di potenza a 104 CV a 8000 giri e una velocità massima di 220 km/h. Anche se il modello fu ulteriormente aggiornato, l’attenzione del marchio torinese si spostò, nel 1964, alle cilindrate maggiori, soprattutto dopo che la Divisione 1 era stata aumentata a 1300cc.

 

 

 

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Il modello “vero” che corse negli anni 60 (fonte FANTASY JUNCTION ©).

 

 La vettura sopra, a cui mi sono ispirato per questa elaborazione, ha una storia interessante essendo stata venduta nel 1963, dal Salone espositivo di EARLS COURT MOTOR (GB), a Sir William Keith MURRAY.

 Questi ha corso per un certo numero di anni prima di venderla al presidente del club GB ABARTH, per poi essere ceduta a un collezionista statunitense fino al 1986, anno in cui è stato nuovamente venduta a terzi.

 Il modello é stato restaurato totalmente nello stesso anno e il nuovo proprietario decise di utilizzarlo alla “Land Speed Record”, nella classe GT da un litro, manifestazione sportiva di BONNEVILLE.

 Il modello realizzò il record, che detiene ancora oggi, della velocità di punta (121,872 mph).

 Recentemente è stato messo in vendita nel suo assetto originario: Il cambio è un COLLOTTI a cinque velocità che permetteva una velocità di punta maggiore rispetto al modello base (210 km/h), i finestrini e i parabrezza erano in plexiglass, gli ammortizzatori KONI, i freni a disco GIRLING, la coppa dell’olio ABARTH alettata, ruote con cerchi CAMPAGNOLO.

 Questo modello ABARTH 1000 GT "Duck Tail" Bialbero n. 129-0268 immatricolato nel 1963, con motore n. ABA 229/1334, resta quindi un vero gioiello che racconta tutta l’epopea ABARTH di quegli anni.

 Per la cronaca: il prezzo di vendita pare giri intorno ai 225.000 $.

 Se per caso vi avanzano nel portafoglio, dopo l’ultima busta paga, ecco un’idea originale per come spenderli.

 

 

 

 

 

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Il brutto anatroccolo

 Prendendo spunto dall’articolo pubblicato nel sito FANTASY JUNCTION ©), ho utilizzato un modellino prodotto per la grande distribuzione tramite edicole.

 Spesso questo modellino è elaborato nella versione RALLYE DI MONTECARLO del 1965, dato che non sono note, a livello documentale e fotografico,  altre versioni impegnate in gare sia nei circuiti che in tratti aperti.

 Il modello essendo un prodotto di larga distribuzione, ovviamente, ha diverse imprecisioni e alcune grossolanità modellistiche ma l’ho ritenuto ideale per riprodurre la vettura appartenuta a Sir MURRAY.

 Per un paio di anni ha riposato quietamente nel mio garage personale quando, una sera in cui ero a caccia di modelli da realizzare, involontariamente l’ho fatto cadere a terra. Nell’immediato lo riposi senza accorgermi che si erano spaccati gl’attacchi del pianale. Brutto inizio per la povera ABARTH 1000 GT.

 Quando decisi di realizzare la versione in questione, mi accorsi del danno non lieve e sul momento, lo confesso, ebbi quasi i cinque minuti del modellista isterico.

  

 

 Trattandosi di un modello economico e facile da reperire, a mostre scambio, ho pensato di buttarlo. Ma poi, detta tra noi, un’ABARTH resta sempre un modello degno di essere elaborato. Armandomi di tanta pazienza ho aggiustato il danno.

 Recuperati i singoli pezzi, li ho incollati con colla cianoacrilica. In seguito ho rinforzato il tutto con colla bi componente. In questo caso è meglio far si che la colla bi componente asciughi lentamente mentre la scocca con il suo peso assesta la giusta posizione finale. Per tale ragione, la miscela non è in parti uguali (indurente e legante) ma del 40% della prima e il restante 60% della seconda.

 

 Gli interni sono semplici e quindi facili da elaborare: pedaliere, leva del cambio e riverniciatura dei sedili fatta con del nero semi lucido di modo che la tonalità stacchi dal nero opaco del pianale. La leva del cambio non era perpendicolare al tunnel ma posta sulla sinistra. Con un semplice cubetto di resina ho realizzato il supporto della leva e aggiunta la fotoincisione della guida del cambio (prodotta da TAMEO).

 

Il cruscotto era con la strumentazione a cinque elementi. Purtroppo la modifica da tre a cinque avrebbe imposto di abbassare ulteriormente il cannotto dello sterzo, non fattibile perché quest’ultimo avrebbe toccato il sedile. Sul piano del cruscotto vi era il contagiri, che ho replicato con una semplice decal.

 Il volante l’ho montato inclinandolo verso l’alto (per evitare che toccasse con la seduta del pilota) e poi ho dipinto tutto di nero riproducendo la versione in resina sena le razze in metallo.

 

 

 Lo scarico di serie è in plastica piena dipinta in bianco. Ne ho realizzato uno in alluminio con il megafono di scarico schiacciato.

 Le ruote sono quelle di serie solo ripulite dagli scarti dei stampata mentre i cerchi li ho lucidati con della polvere di grafite.

 Il pianale l’ho dipinto con una miscela di nero opaco e silver, proprio come era quello vero.

 

 Smontate tutte le parti della scocca (vetri, fanali, tergicristalli), ho dipinto l’angolo destro di colore giallo. Purtroppo era da diverso tempo che non realizzavo mascherature e qualche imprecisione ahimè è emersa ma opportunamente corretta, poi, con pasta abrasiva e compound trasparente.

 Poi ho rimontato i cristalli e aggiunto il finestrino laterale del pilota, realizzato con l’immancabile foglio di acetato trasparente.

 I fanali anteriori li ho arricchiti di fari della EQUIPE TRON da 3,5 mm di diametro incollandoli direttamente all’interno delle singole palpebre.

 Per ogni palpebra ho aggiunto le quattro viti di fissaggio alla scocca, viti che ho ottenuto punzonando dell’alluminio in fogli.

 

 Non potendo modificare il cofano, ho puntato alla replica fedele di altri dettagli.

 Dal lato guida ho aggiunto uno specchietto laterale (produzione EQUIPE TRON).

 I tergicristalli fotoincisi, incollati al posto di quelli in plastica, sono di taglio piccolo e corrispondono perfettamente alle proporzioni del modello (prodotti da TAMEO).

 I numeri di gara con l’appropriato font, e i relativi bolli bianchi, purtroppo non li ho trovati delle giuste misure; sono dovuto scendere a un compromesso decoroso con il materiale a mia disposizione.

 Per i due ganci di chiusura del cofano posteriore, invece, nessun problema perché quelli in commercio sono adattabili a quasi tutte le vetture. Unica difficoltà sta nell’incollaggio e successiva verniciatura.

 Per concludere, le profilature le sottolineo con una miscela di rosso + nero opaco resa liquida tramite fiele di bue e non acqua. Al posto del fiele di bue potete utilizzare un diffusore per acquerelli e tempere.

 

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