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NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop"
2014 FIAT ABARTH 2000 - SE010 PROTOTIPO Equipaggio: Johannes
ORTNER e Gijs Van LENNEP Gran Premio del MUGELLO, secondo assoluto
(1969) Elaborazione modello prodotto per le
edicole, scala 1/43 Dicembre 2014 |
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I dati fondamentali La vettura montava un motore di 1946 cc per
4 cilindri e 16 valvole, 250 cavalli nominali, 5 marce più retro. La vettura
poteva toccare i 270 km/h e il peso era sotto i 600 Kg. Purtroppo il
modellino non può mostrare che sotto la carrozzeria in vetroresina vi era un
telaio a tralicci fitto da sembrare una gabbia costituita da decine di
elementi. Amata da tutti Oltre a un gran numero di gentleman driver
privati, la vettura fu portata in gara da piloti del calibro di Peter Schetty e Arturo Merzario. Mugello 1969 Al Gran Premio del Mugello le ABARTH diedero
polvere da mangiare a tutte le avversarie: primo assoluto il grnade Merzario su ABARTH SP 2000, secondo l’equipaggio Ortner/Van Lennep, con un
distacco di oltre 9 minuti arrivò terzo l’equipaggio De Adamich/Vaccarella su
Lola T70. Una data storica Il 20 luglio del 1969 si correva al Mugello
e sulla Luna sbarcava il primo uomo: Neil Armstrong. Altri
soggetti correlati |
(Copyright Hachette) Ecco la nostra vettura durante la gara svoltasi il 20
luglio del 1969. Notare sopra il parabrezza la presenza di due strani
oggetti, forse artigianali prese d’aria per i piloti? (Copyright Hachette) Immagini, nomi di prodotti, marchi, sono: tutelati dai
rispettivi copyright se registrati o non scaduti, fanno riferimento e solo ai
loro legittimi proprietari. |
Il
prototipo per tutti, o quasi Johannes ORTNER e Gijs Van LENNEP, con
l'ABARTH 2000 SE010, costituirono uno degli equipaggi ufficiali della casa
dallo scorpione nero al Gran Premio del MUGELLO del 1969 (circuito stradale di 66 Km di lunghezza,
furono percorsi da MERZARIO otto giri complessivi in 4 ore 15 minuti e 55
secondi). La
SE010 prototipo fu un modello progettato per la clientela europea, con
l'obiettivo di infrangere il monopolio agonistico ad appannaggio delle
aziende inglesi nella classe due litri. Carlo ABARTH puntò sul fatto che la
SE010 sarebbe costata la metà delle concorrenti, garantendo prestazioni
analoghe. La
"2000" mantenne tutte le promesse vincendo subito all'esordio in
una cronoscalata con il primo cliente, Domenico SCOLA. A questa prima
vittoria ne seguirono innumerevoli e un meritato secondo posto al MUGELLO nel
1969. Il modello, da me elaborato, è sempre parte
della serie della ABARTH Collection distribuita in ITALIA, se non ricordo
male, da HACHETTE; io l’ho comprato “usato” presso una bancarella durante una
mostra scambio. Qualche segno di usura era presente ma, tutto sommato, poteva
essere la giusta base per un’elaborazione. Non è forse uno dei pezzi più riusciti della
raccolta dell’HACHETTE ma, nell’insieme, è stato apprezzato da molti
elaboratori e rielaboratori ben più blasonati del sottoscritto. Lo smontaggio non è complesso ma richiede di
fare con calma e delicatamente altrimenti si rischia di rompere diverse
parti. Per ragioni di spazio, dedicherò l’articolo solo ad alcuni passaggi
che ritengo come più critici sia nella fase di smontaggio sia in quella di elaborazione
e rimontaggio. Tolte le viti, e separato il pianale dalla
scocca; ho smontato il cruscotto (come
si vede dalla foto, è una struttura a ferro di cavallo) che è fissato al
pianale tramite due piccoli perni che, inevitabilmente, ho dovuto rompere,
visto che erano stati incollati nella struttura stessa. Anche i sedili erano
incollati ma non in modo “strong”. Il cruscotto in realtà è costituito da una
barra su cui poggiano gli strumenti e l’attacco dello sterzo, è una parte di
plastica molto delicata e, infatti, mi si è rotta proprio mentre ero
impegnatissimo a smontare il modellino. Dietro la strumentazione vi è una
parte di telaio costituita da due tubi incrociati e che ho ripulito con molta
cura, viste le grosse sbavature presenti. Il volante l’ho sostituito con uno a tre
razze fotoincise, prodotto da EQUIPE TRON, e ho sostituito anche il piantone
(l’ho realizzato con filo di rame e
l’ho fatto terminare alla base del cruscotto stesso). Il cruscotto, e tutta la struttura a ferro
di cavallo, non l’ho incollata nuovamente al pianale ma l’ho solo appoggiata
al pianale stesso di modo che, chiudendo il sarcofago, questa si sarebbe
potuta alloggiare al meglio. I tachimetri non li ho modificati ma ho
realizzato l’effetto spessore [del vetro] con del semplice smalto trasparente
per unghie, ho poi aggiunto il filo del contagiri facendolo terminare nella
struttura di plastica. (Copyright Hachette) I sedili non sarebbero quelli corretti
perché hanno l’imbottitura e i poggiatesta, ma non ne avevo altri con
l’interno liscio. Ho tolto i poggiatesta a quelli presenti e li ho dipinti in
nero opaco appena schiarito con del grigio ferro lucido, dal sedile del pilota
ho incollato gli attacchi laterali per le cinture di sicurezza. La leva del cambio, in plastica, l’ho
sostituita e vi ho aggiunto la scatola del cambio con la guida all’innesto
delle marce. Infine, ho collocato una pedaliera fotoincisa, della TAMEO KIT,
al posto di quella in plastica. A modello chiuso, ho aggiunto la leva di
rimando dal cambio al motore. Le cinture si sicurezza le ho installate
solo per il pilota anche se, a onore della fedeltà storica e da quanto si
vede nelle foto d’epoca, pare che non fossero in molti a utilizzarle. Il blocco
motore l’ho dettagliato a solo piacere personale, una volta chiuso il
sarcofago si può solo ammirare poche parti di questo. Ho ripulito la marmitta (soliti segni di fusione dello stampo)
e poi ridipinta in bianco opaco. Ho aggiunto la scatola del filtro aria, i
fili delle candele e la cartuccia del filtro olio. Le luci posteriori mi sono parse delle buone
repliche e quindi le ho lasciate così, coprendole con del trasparente lucido
acrilico. Quelle anteriori le ho sostituite con altre
da 2,5 mm di produzione EQUIPE TRON. Le parabole esterne sono quelle di serie
che però ho lucidato abbondantemente con pasta abrasiva per i vetri degli
orologi. Infine, ho aggiunto le frecce laterali (di mia modesta fattura) che non erano
presenti nel modello originale e che, nel modello reale, erano posizionate
sotto i baffi laterali bianchi. Queste due appendici aerodinamiche sono di
plastica, verniciata, ma nel mio modello erano rovinate dal continuo contatto
con mani e oggetti vari; le ho staccate, carteggiate e dipinte nuovamente ma
con del bianco semilucido e non lucido - gloss. Il parabrezza a tettuccio e i vetri laterali
non li ho smontati, mi è sembrata sufficiente una bella lucidatura, come per
le parabole dei fari anteriori. Su ogni parabola ho incollato i 5 rivetti di
fissaggio. Il tergicristallo, a pantografo, è prodotto
da TAMEO KIT e solo la spazzola l’ho dipinta di nero semilucido Lo specchietto retrovisore interno l’ho auto
costruito e fissato al montante del parabrezza utilizzando della colla
cianoacrilica depotenziata per non rovinare il parabrezza (questa non è altro che banalissima colla
cianoacrilica depositata su un tappo di plastica per bottiglia, lasciata
all’aria aperta per almeno mezz’ora o comunque in un ambiente ben areato. I
tappi utilizzati sono da buttare via subito dopo l’uso per evitare di
respirare vapori di colla e per impedire un involontario riutilizzo… non mi
fosse mai capitato di trovarlo attaccato alle maniche di una camicia o di una
maglia). Una volta incollato lo specchietto, ho carteggiato l’eccedenza
di colla con carta smeriglia e poi ho nuovamente dipinto il montante con del
nero semilucido. I cerchi e le gomme sono di serie, l’interno
delle razze l’ho dipinto con del nero opaco diluito con fiele di bue. Le
decal DUNLOP sono prodotte da STARTER. Ho evidenziato i rivetti sulle fiancate,
colorato le profilature e le depressioni, infine ho attaccato le relative
decal necessarie per la versione MUGELLO ’69. |
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