NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2015

MASERATI A6GCS/53

Pilota: Emilio GILETTI

TARGA FLORIO 37a edizione, secondo assoluto (1953)

Rielaborazione modello prodotto per le edicole, scala 1/43

Gennaio 2015

 

Razza dominatrice

 La A6GCS/53 fu un modello di successo nelle competizioni e conquistò parecchie gare; debuttò nel 1953 alla Mille Miglia. Nel 1953 e nel 1954 Luigi Musso vinse il campionato italiano 2 litri sport e, sempre nel 1954, la Targa Florio ed il Giro di Sicilia.

 

Classifica finale

Primo Maglioli su Lancia D20, secondo Giletti su Maserati e terzo il duo Mantovani – Fangio sempre su Maserati A6GCS/53.

 

 

 

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 Nel 1949 nasce la A6GCS equipaggiata con un nuovo motore di circa 2000 cc con 6 cilindri e 2 valvole per ognuno, monoalbero con basamento in ghisa, telaio prodotto da GILCO e carrozzeria “siluro” con parafanghi motociclistici opera di FANTUZZI, soprannominata “monofaro” per la grande luce di profondità incastonata nel radiatore.

 Alla MASERATI però vedevano più in là. Una vettura sport, anche commerciale, era un progetto in canna da anni. Esso traeva origine dalla monoposto A6GCM programmandone le naturali evoluzioni in una vettura sport e, a media scadenza, una granturismo che aveva lo scopo di dar vigore alla ormai consolidata produzione di serie.

 La biposto da corsa era ipotizzata quindi come naturale e necessaria revisione della A6GCS “monofaro”, della quale avrebbe conservato la denominazione e, per motivi pratici, la sigla fu caratterizzata dal “/53” come identificativo rispetto al modello precedente.

Si deve ricordare però che la vettura fu identificata, alla MASERATI, più facilmente come “Sport 2000”.

 L’adattamento, motoristico, si basava soprattutto sulla notevole riduzione del rapporto di compressione per rendere il sei cilindri più tranquillo e durevole nella gare di durata e per poter funzionare con benzina commerciale.

 La potenza fu ridotta di circa 30 cavalli, con un regime di rotazione che poteva considerarsi di tutto riposo per quella meccanica pensata per sforzi ben maggiori. Un motore elastico e morbido, capace di fornire una potenza sufficiente per raggiungere i 170 cavalli e la velocità massima di 230 km/h.

 Il telaio era realizzato con una struttura di tipo tubolare, senza nulla di particolarmente innovativo. La sua costruzione era in carico alla GILCO, ma alcuni furono realizzati direttamente presso la MASERATI.

 Come sulla precedente versione dell’A6GCS, la sospensione anteriore era a ruote indipendenti e il ponte posteriore ad assale rigido con l’apporto di due balestre.

 L’impianto frenante si basava su robusti tamburi di mm 328 x 60 davanti e 290 x 50 dietro, con materiale d’attrito “Fren-doo” prodotto da FERODO.

 Alla MASERATI si puntò sull’utilizzazione del differenziale autobloccante al fine di garantire alla vettura un buon equilibrio generale e una sensibile docilità di guida, ovviamente al fine anche di garantire quel successo commerciale che in passato aveva premiato la produzione delle piccole e medie cilindrate del tridente. Furono, infatti, prodotti 52 esemplari acquistati in gran parte da gentleman driver di mezzo mondo.

 Ma il successo commerciale dell’A6GCS si legò specialmente all’armoniosità della carrozzeria, disegnata da COLOMBO che FANTUZZI prima e FIANDRI, in seguito, interpretarono in maniera irreprensibile.

 Nonostante il successo agonistico e di ordinazioni, la vettura divenne più oggetto d’immagine e di commercializzazione del marchio del tridente, il che ne limitò un possibile sviluppo tecnico. Unico particolare oggetto di variante fu, infatti, la griglia della presa d’aria anteriore. Quella originale, che dava continuità allo schema tipico della casa con disegno forzatamente schiacciato e con una serie di lamelle verticali, fu talvolta sostituita da un grande tridente, alle volte contornato con un ovale o con una losanga.

 Altre variazioni di dettaglio riguardarono il parabrezza in plexiglass, la poco frequente chiusura del posto per il passeggero con un banale foglio di lamiera, il montaggio dietro la griglia del muso di due fari antinebbia a integrazione dei grossi fanali MARCHAL, la marca e il tipo della strumentazione di bordo, in genere arricchita da uno splendido contagiri a comando meccanico della JAEGER a fondo azzurro.

 

Una versione della Maserati A6 GCS/53 (Fonte WIKIPEDIA)

 

 

 

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Accanimento modellistico

 Il modello, qui elaborato, è stato già proposto per una precedente collezione (MILLE MIGLIA edita da HACHETTE); torna per il 2015, nelle edicole, con la serie di modelli dedicati al marchio MASERATI.

 Il pezzo da me acquistato presentava diverse imperfezioni produttive, quali le ruote molto rovinate e diversi segni di lavorazione presenti sulla verniciatura, che purtroppo non rappresentano onorevolmente un marchio tanto prestigioso come MASERATI.

 A un primo esame non mi pareva ne valesse la pena spenderci del tempo e aggiungere degli accessori il cui costo complessivo sarebbe stato pari, se non maggiore, al costo del solo modello.

 Ma la modellistica alle volte ci spinge a tentare imprese al limite dell’accanimento fine a se stesso. E questo modello ne è la prova.

 La versione in vendita era la vettura di MANTOVANI/FANGIO iscritta anch’essa alla TARGA FLORIO del ’53. Per me sarebbe rimasta tale se non fosse stato per due motivi e non da poco: i numeri di gara erano stati impressi nei punti sbagliati e non vi era la targa di circolazione.

 Decisi subito dopo l’acquisto di rielaborarla nella versione che si classificò seconda assoluta (alla griglia di partenza se ne presentarono tre più una che non prese parte alla corsa).

 Nello smontare il modello ho trovato altre pecche un po’ critiche e che di certo avrebbero fermato il lavoro se avessi voluto anche riverniciare la scocca. Alcune parti non sono riuscito a smontarle, come il parabrezza e la marmitta, imprigionate da una misteriosa colla.

 È mia abitudine, una volta smontata la vettura, provare l’assemblaggio pianale esterno con la scocca. Buona abitudine anche stavolta visto che mi ha permesso di scoprire l’ennesimo problema: una volta rimontato il modello e le ruote, la vettura era più alta sull’anteriore destro e con il posteriore sinistro abbassato a schiacciare il pneumatico relativo. Nel tentare di drizzare il tutto, si scomponeva il pianale interno lasciando una non modesta fessura tra la paratia dei sedili e il posteriore del modello.

 La soluzione a questo problema è stata la medesima applicata per la LANCIA D24, che zoppicava vistosamente una volta riassemblata.

 Le ruote originali non sono certo l’ideale per una buona rielaborazione; ho scelto allora delle ruote da 16 pollici a raggi fotoincisi e con gallettone a due punte (EQUIPE TRON).

 Tramite delle rondelle, in acciaio, ho replicato i pesanti freni a tamburo che erano montati sulla vettura reale.

 Gli pneumatici sono un po’ più larghi del dovuto ma, nel mondo dell’1/43, certe licenze di carreggiata quasi sempre sono concesse.

 

 Sotto il pianale esterno era stampata la tubazione della marmitta anche se poi mancava il terminale di scarico posteriore, dettaglio errato visto che la versione corsa montava solo il doppio terminale sul lato sinistro. Misteri delle produzioni cinesi.

 Lo scarico errato l’ho rimosso perché a me proprio non piacciono i modelli che trascurano la rielaborazione anche di questa parte. In futuro, appena ci riuscirò a recuperarle, monterò due balestre come nel modello vero.

 La griglia della presa d’aria per il radiatore e il motore é piena e le lamelle verticali sono una stampa in rilievo. Mancano quindi i due fari supplementari che la caratterizzavano. Ho provato a carteggiare la parte posteriore della griglia, sperando di mangiarne la parete senza però rovinare le lamelle ma l’operazione rischiava di degenerare in un piccolo ma irreparabile danno e quindi ho dovuto rinunciare a un dettaglio non da poco.

 

La carrozzeria era verniciata abbastanza bene, purtroppo erano rimasti i giunti di fusione nella parte posteriore vicino ai fari di posizione, segnata da troppe ditate altrui e da alcuni segni indelebili (piccole macchie, graffi e tracce di sfridi in fase di fusione). Ho cercato di rimediare almeno alle ditate, alle macchie e ai graffi; per le macchie è servito un po’ di alcol denaturato e per i graffi della pasta dentifricia bianca.

 Ho tentato in più riprese di smontare il parabrezza ma non vi è stato verso, complice al negativo il cruscotto che era ancorato con due rivetti granitici.

 Smontata tutta la fanaleria, ho cancellato i numeri di gara, della vettura di FANGIO, e ho forato la carrozzeria per poi fissare le manigliette di apertura dei cofani.

 I numeri li ho ricavati da decal della TAURO MODEL nate per le elaborazioni del modello in scala 1/48 di un F-104! Posso dire che ora la mia MASERATI si fregia di una strana allure bellicosa.

 I numeri sulla fiancata sinistra, da alcune foto dell’epoca, risultavano come ritoccati grossolanamente; come se per qualche ragione i numeri tracciati alla partenza si fossero cancellati e quindi qualcuno li avesse ritoccati. Per ottenere l’effetto ho semplicemente rimpicciolito il numero 9 tagliando una parte del gambo.

 I fari anteriori sono una produzione EQUIPE TRON montati sulle cornici originali del modellino, se non erro ho usato quelli da 3,5 mm di diametro. Il modello riporta le luci di posizione anteriori che nella versione di GILETTI non vi erano. Con una lima ho cercato di ridurre lo spessore di queste e ho ricolorato la carrozzeria, dove era necessario, ho poi coperto il punto limato con dei piccoli tondi di alluminio che simulano delle viti di tenuta dei fari principali.

 Le luci di posizione posteriori sono autocostruite con dei semplici tondini di alluminio e con del colore rosso (vernice per la colorazione dei vetri).

 

 Ho riprodotto la vettura di GILETTI non tanto perché si classificò seconda quanto più perché è l’unica di cui ho recuperato i numeri della targa di circolazione. Sia nelle versioni economiche come in quelle più elaborate e costose non ho trovato i numeri targa delle altre MASERATI che corsero sia alla MILLE MIGLIA sia alla TARGA FLORIO. Le vetture in questione di certo dovevano essere targate, ne desumo che ormai non si ha traccia delle relative cifre.

 Il modello della MASERATI, che arrivò secondo alla TARGA FLORIO, è noto tramite una foto dell’epoca e, tramite una seconda foto, oggi si sa anche il numero della targa. Il problema è che il carattere allora impiegato non è così facile da replicare oggi in sede domestica. Ho quindi fatto ricorso al solo sistema che potevo utilizzare: dipingere i numeri a mano con un pennello triplo zero. Il colore bianco l’ho diluito con fiele di bue e per ogni numero dipinto, subito dopo, ho applicato una mano di trasparente lucido sintetico. Il trasparente sintetico serve a evitare che i numeri si cancellino accidentalmente per sfregamento (il colore acrilico non ha una grande tenuta sulle vernici lucide e sintetiche).

 

 La foto sopra mostra tre dettagli importanti. Il primo sono i rivetti di tenuta del parabrezza, purtroppo rivetti più piccoli non sono riuscito a realizzarne se non con il rischio che non fossero a testa tonda.

 Il secondo è il set di manigliette per la chiusura dei cofani. Queste le ho autocostruite con del filo elettrico, del Plasticard in foglio sottile e dei tondini di alluminio. Quelle originali erano forate, per quanto io possa avere buona manualità certi dettagli si possono ottenere solo tramite fotoincisione e non certo a mano e con un trapanino.

 Infine il terzo dettaglio riguarda i sedili che devono essere corretti da quella equivoca e dubbia fessura presente nello schienale di ognuno. L’ho stuccata e poi ridipinta. Per maggiore chiarezza confrontate la foto sopra con quella del modello appena comprato.

 Il volante, la leva del cambio e la guida d’innesto delle marce sono tutte parti fotoincise. Nelle foto non appare ma vi garantisco che, come è mia abitudine, ho realizzato in proprio i pedali di guida.

 

 Per concludere la descrizione delle migliorie apportate, ecco i due scarichi esterni.

 Sono quelli originali che non sono riuscito a scollare. Per la pulizia della riga di colata, ho cercato di eliminarla con un bisturi a mezza luna molto affilato; con del nastro da carrozziere ho coperto la carrozzeria per evitare di asportare anche la vernice oltre la plastica.

 Puliti gli scarichi, con una punta da trapano o allargato e rifinito i fori di scarico.

 A questo punto ho coperto la plastica con del primer acrilico grigio, passato con un pennello doppio zero.

 E solo dopo il primer ho iniziato a dipingere i due terminali. Le prime mani erano di grigio opaco a cui man mano ho aggiunto del bianco opaco e una piccola parte di silver opaco acrilico. Le mani di colore bianco, aggiunte al grigio. sono state ben 17, quante necessarie per arrivare al bianco puro nei gomiti dei due scarichi.

 

 

 

Bibliografia e altre fonti:

- Alvise Marco Seno “Maserati A6 GCS/53: il Tridente decolla”, pubblicato sul sito 0-100.it (2013).

- Elvio Deganello “Puro divertimento, prova della Maserati A6 GCS/53”, pubblicato su Automobilisrno d’Epoca (Ottobre 2012).

- Fotografie Originali di Nicola Scafidi e disponibili su vari siti dedicati alla Targa Florio.

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