NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2015

FERRARI 275 GTB/C, Scuderia FRANCORCHAMPS

Piloti: Pierre NOBLET, Claude DUBOIS

Decimi assoluti, Secondi nella categoria Turismo GT

24 ore di LE MANS, 1966

Rielaborazione modello per edicole, scala 1/43

Luglio 2015

 

In 14 all’attacco

 Nel 1966 le Ferrari schierate furono ben 1 auto di cui 9 prototipi e 2 gran turismo: tre 330 P3, quattro 365P, una 250 LM, tre 206 S e tre 275 GTB.

 La gara fu vinta dalla Ford MKII pilotata da Bruce McLaren e Chris Amon.

 

Le altre gare

 La vettura fu vincitrice di classe nella gara in salita Mont Ventoux del 1966, pilotata da Lucien Bianchi, uno dei gentleman driver Ferrari più esperti delle vetture del Cavallino. Tra le atre partecipazioni occorre ricordare quella al Nürburgring nel 1966, guidata da Lucien Bianchi e Eric De Keyn. Questa corsa è stata una delle prime volte che una macchina era dotata di un collegamento radio tra il pilota e i box.

 

1967, edizione no a Le Mans

 La vettura qui riprodotta era raffigurata sul manifesto ufficiale della 24 Ore di Le Mans del 1967. Ma, per uno scherzo giocato dal destino, non riuscì a qualificarsi.

 

Nel mondo dello spettacolo

 La vettura è stata la preferita di artisti di ogni genere e tempo.

Da Steve McQueen che l’adorava rossa e non disdegnava una versione nera a Jason Kay cantante e leader dei Jamiroquai che ne possiede una con guida a destra e in uno splendido dark silver.

 Anche il cinema l’ha scelta in alcune occasioni. La più celebre è per il film “A New Leaf” (1971) interpretato da Walter Matthau e doppiato magistralmente da un grande attore italiano quale è Enrico Tedeschi.

 Il film, oltre a mostrare una splendida rossa 275 GTB, è una divertentissima commedia dove la recitazione di Matthau, e i dialoghi di Tedeschi, rendono al massimo dello humour nero.

 

 

 

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Quattro foto che immortalano la vettura durante la gara di LE MANS. In particolare la seconda foto mostra la vettura durante le prove di qualifica, visto che non montava i due fendinebbia supplementari. (Copyright sconosciuti)

 

Steve McQUEEN intento a godersi la sua FERRARI 275 GTB con guida a sinistra e volante in pelle nera (copyright sconosciuto)

 

Scena tratta dal film “A new leaf” del 1971, al centro Walter MATTHAU

(Copyright PARAMOUNT PICTURES)

Jason Kay nella sua tenuta inglese e circondato da auto da sogno; appoggiato alla sua 275 GTB

(copyright SUN Motors YouTube.com)

 

 

 

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Una storia in giallo

 ECURIE FRANCORCHAMPS era una squadra corse belga. Fu una delle protagoniste della Formula Uno e in generale delle corse automobilistiche nel periodo d’oro dal 1950 al 1970. La squadra fu fondata dal pilota Jacques SWATERS.

 Nel 1966, alla 24 Ore di Le MANS, ECURIE FRANCORCHAMPS scese in pista con una FERRARI 275GTB/C numero di serie 9027 guidata da Claude DUBOIS e Pierre NOBLET i quali si classificarono decimi assoluti e secondi in classe GT.

 FERRARI realizzò solo dodici 275 GTB/C, rendendo il modello 09027 una vettura ovviamente molto rara.

 A seguito del rifiuto della FIA nel 1964, di omologare con motore centrale 250 LM una FERRARI nella categoria GT, la FERRARI decise allora di puntare sul progetto della 275 GTB.

 La vettura, dal 1964 in poi, fu un successo continuo di clienti, con critiche sempre positive da parte della stampa e degli esponenti principali nel mondo delle competizioni.

 

 Mauro FORGHIERI (e chi se non lui?) progettò una speciale versione leggera del telaio 275 GTB. Pur montando sospensioni stradali, l’auto ricevette un assetto più rigido mediante l'aggiunta di molle supplementari. SCAGLIETTI realizzò una carrozzeria ultra sottile in alluminio; l'intera sezione posteriore fu rinforzata con fibra di vetro per evitare che si flettesse al minimo impatto.

Fu installato il motore della 250 LM, di 3.300 cc, provvisto di sei carburatori. Nota curiosa: la FERRARI pensò bene di non menzionare che la 275 GTB aveva un'opzione per sei carburatori, facendo omologare la versione a tre soli del tipo a doppio corpo. In particolare WEBER realizzò appositamente il carburatore 40 DF13 in grado quindi di sostituire i sei 38 DCNS presenti sulla 250 LM. Il resto della trasmissione rimase quello della 250 LM ma leggermente rafforzata.

 In pista la 275 GTB seppe dimostrare di essere una degna erede della leggendaria 250 GTO. Molte vittorie di classe l’hanno portata sul podio fino al 1975. La GT, costruita per le gare di durata, ha battuto molti modelli della classe prototipi, molto più veloci e affidabili. Basti ricordare le vittorie di classe a LE MANS e, per porre l’accento alla sua lunga carriera, una vittoria di classe alla 1000 km di SPA.

 Verso la fine degli anni ‘60 FERRARI concentrò i suoi programmi sulla Formula 1 e le auto sportive/prototipo, pertanto la 275 GTB/C rimase l’ultimo modello di Ferrari GT, correlabile all’epopea della 250 GT TDF, 250 GT SWB e la 250 GTO.

 

 Definita da PININFARINA "Il cuore di un leone a forma di vento”, la vettura aveva una distribuzione del peso quasi perfetto, grazie ad un motore che è stato sistemato più basso e ben indietro nel telaio.

 Il cambio aveva cinque marce, sospensioni indipendenti e freni a disco servoassistiti. Qualche dato che ne esalta le caratteristiche tutt’altro che da semplice auto da strada.

 Il legame tra la scuderia belga e la GTB ebbe inizio nel 1965 con la partecipazione alle 24 Ore di LE MANS tramite una FERRARI ex ufficiale; arrivando prima di classe e con un incredibile terzo posto assoluto, risultati impressionanti per un auto da corsa GT che convinsero Enzo FERRARI a incentivare un ulteriore sviluppo della macchina.

 FERRARI realizzò dieci modelli alleggeriti nell’arco del 1965.

 Tecnicamente, erano molto simili alla vettura di serie ma la differenza principale era che erano dotati di sei carburatori. Questi modelli erano facilmente riconoscibili, grazie alla loro silhouette in alluminio allungato, le tre prese d’aria nelle ali posteriori, e, in alcuni casi, un tappo del serbatoio esterno a destra. Gli interni erano foderati in pelle di colore azzurro intenso e la guida posta a destra.

 Nel 1966 altra serie limitata di vetture “Made in MARANELLO”. Il modello fu denominato 275 GTB Berlinetta Competizione (ecco svelato il significato della “C”). Stavolta nuovo telaio: più leggero e rigido rispetto al precedente. Furono realizzati attacchi delle sospensioni, e delle ruote, maggiorati e rinforzati. Furono migliorati frizione e sterzo, che nella prima serie non erano ancora al top. Le ruote erano cerchi BORRANI da 7x15 pollici nella parte anteriore e 7,5x15 nella parte posteriore, con pneumatici da corsa DUNLOP.

 Di questa seconda serie furono costruiti dodici esemplari, numerati dal 09.007 al 09.085, e la maggior parte fu consegnata a scuderie internazionali come NART, MARANELLO CONCESSIONARIES, SCUDERIA FILIPPINETTI, E, ECURIE FRANCORCHAMPS.

 

 Per poter partecipare alla 34a edizione della 24 ORE di LE MANS (1966), il noto importatore Jacques SWATER ordinò a MARANELLO la nuova versione della 275 GTB Competizione. Fu punzonata con il numero di telaio 09027, il terzo dei dodici modelli costruiti con la versione di guida a destra.

 Il motore fu pronto completato solo l’undici giugno e testato al banco di prova lo stesso giorno: 280 cavalli a 7.700 giri al minuto, niente male per una omologazione GT.

 La vettura fu ultimata il 14 giugno e, il giorno seguente, dipinta in Giallo Fly e iscritta con il numero di gara “57”.

 Pierre NOBLET fu scelto come il primo pilota, mentre la seconda fu data a Claude DUBOIS, un gentleman driver esperto e importatore FORD per il BELGIO, questo si offrì di prendere il volante gratuitamente. Altri tempi, oggi non lo farebbe nessuno.

 SWATERS, come era tipico del suo carattere, tenne in sospeso la conferma di DUBOIS fino a pochi giorni prima della gara. Claude DUBOIS ricorda che poté mettere su tuta e casco pochi giorni prima della gara. Sin dalle prove libere i due piloti si resero conto che l’avversario da battere, nella classe GT, era il duo COURAGE e PIKE anche loro alla guida di una 275 GTB/C (numero telaio 09035, numero di gara 29) iscritta dal distributore britannico della FERRARI.

 Il 18 giugno, alle 4:00 del pomeriggio, NOBLET fu il pilota che guidava la vettura alla partenza. La gara fu condotta magistralmente e senza errori da parte dell’equipaggio, nonostante i problemi al cambio, passando la bandiera a scacchi decima assoluta e seconda di classe.

 Giunsero primi COURAGE e PIKE, i quali conquistarono l'ottavo assoluto e il primo di classe.

Il modello numero di telaio 9027 è tutt’oggi esistente e conservato in stato ottimale. Ridipinto in “Rosso Corsa” nel 2002, e completamente restaurata in tempi recenti, è stato di proprietà dei più famosi collezionisti di FERRARI di tutto il mondo.

 

Il modellino da 5 Euro

 La rielaborazione nasce da una base prodotta diversi anni fa per la distribuzione nelle edicole (2005 circa).

 L’idea di questa rielaborazione nasce casualmente dopo aver acquistato un foglio di decal per la riproduzione delle 275 GTB/C che corsero a LE MANS tra il 1966 e il 1967 (prodotto da EQUIPE TRON).

 Una volta acquistato il foglio di decal, mi sono messo alla ricerca delle versioni rosse e gialle ma con guida a destra e che erano state prodotte per il giro delle edicole. A una mostra scambio ho comprato questa base, per il valore di 5 Euro, base molto semplice ma potenzialmente buona per una rielaborazione divertente.

 Confesso che non era mia intenzione fare un lavoro pesante e con l’apporto di tante fotoincisioni, volevo solo realizzare un lavoro semplice e divertente. Ero consapevole che avrei trovato imprecisioni e limiti tali per cui il modello comunque non avrebbe potuto raggiungere livelli qualitativi alti.

 Ma si sa, che s’inizia per gioco e poi ci si fa prendere dalla sfida.

 Dopo averlo smontato in ogni parte e aver raccolto la documentazione fotografica, ho studiato come rielaborare il cruscotto e la posizione di guida. Il modello in mio possesso però era con il volante a sinistra… quindi il cruscotto originale non potevo che riutilizzarlo se non in minima parte.

 Le foto sotto vi mostrano i vari passaggi per arrivare alla rielaborazione desiderata. Il cruscotto originale l’ho letteralmente asportato e poi ricostruito con del Plasticard, del filo elettrico e dei tondini di alluminio ottenuti tramite una fustellatrice. Il volante è sempre uno di plastica da die-cast, e onestamente mi sono pentito di non aver impiantato un bel fotoinciso.

 

 

 

 

 I due fari fendinebbia supplementari non erano presenti nel modellino. Allora li ho costruiti con del semplice tondino di Plasticard e poi fissati alla carrozzeria tramite due perni in acciaio. La vetratura di ognuno l’ho ottenuta con lamina di alluminio preventivamente lucidata e poi punzonata della forma rettangolare. I più attenti criticheranno la mia scelta di dipingerli in nero lucido, invece che in acciaio com’erano nella realtà. Ma questa scelta l’ho presa perché le piccole parti sono difficili da rendere cromate e alla fine il colore acciaio mostra sempre anche le più piccole imperfezioni, rendendo più l’idea di un giocattolo che non quella di un modello serio.

 Stesso discorso l’ho applicato allo specchietto retrovisore interno che ho dipinto in nero lucido al posto del SILVER. Per lo specchietto, dipinto in SILVER, la soluzione ideale sarebbe stata quella di costruirne uno nuovo e meno piatto rispetto a quello del modello. Quello originale, se diversamente dipinto di nero, tende a rimanere piatto e poco realistico.

 

 I cerchi sul modello reale erano a raggi, ho allora utilizzato dei BBR cui ho sostituito gli pneumatici con altri di passo differente com’erano appunto quelli veri.

 I quattro scarichi li ho svuotati e rifiniti e sono quelli di plastica del modello. Usando le opportune punte si possono migliorare senza doverli sostituire con altri in alluminio o rame.

 I fanali anteriori li ho sostituiti con due EQUIPE TRON e poi ho rimesso le parabole originali, cui ho aggiunto le viti di fissaggio.

 I tergi cristalli sono fotoincisi e prodotti sempre da E TRON.

 I ganci blocco cofano li ho ricostruiti con filo di alluminio perché quelli originali sono troppo grossi e “troppo cromati”.

 Il piccolo parabrezza supplementare l’ho realizzato con un pezzetto di alluminio cui ho incollato un pezzetto di acetato trasparente.

 Le due luci di posizione sul lato del pilota, per le segnalazioni ai box, le ho aggiunte di mia iniziativa ma non ho la certezza che vi fossero.

 Anche queste luci le ho realizzate con del rame fustellato e poi con della colla epossidica per simulare lo spessore del vetro. Per questo dettaglio mi sono rifatto a foto di altre 275 che in quegli anni corsero a LE MANS. Ma non escludo, minimamente, che il mio dettaglio sia di troppo.

 Il tappo posteriore per il rifornimento è in plastica cromata e sempre prodotto da E. TRON. Per evitare incollaggi troppo leggeri, e per paura di rovinare la vernice, io foro la scocca quel tanto per cui una goccia di cianoacrilico gel fa tenuta e non rischia di sbordare da sotto il tappo.

 Il modello aveva uno specchietto laterale a sinistra, spostando la guida a destra l’ho dovuto rimuovere anche perché la vettura belga non ne aveva di sorta da ambo le parti. Purtroppo un buco resta un buco e qui non potevo stuccare e ridipingere (tenuto conto che il giallo usato dalle aziende cinesi non riesco a replicarlo in nessun modo…).

 Come diceva Confucio, non c’è niente di più invisibile di ciò che abbiamo sotto il naso, ho allora pensato che due piccole borchie fossero più dignitose che non raffazzonate stuccature e coloriture.

 Le stesse borchie le ho anche utilizzate per riprodurre i nottolini delle portiere.

 La carrozzeria l’ho lucidata con il compound TAMIYA FINISH, l’esposizione alla luce e il tempo l’avevano resa lievemente opaca e in alcuni punti vi erano delle righe dovute alla lavorazione di fabbrica.

 Il colore giallo, si sa, è il meno coprente e, questa macchinina, risente di tale problema. La verniciatura, nelle profilature, è rimasta magra e s’intravede il colore metallico della scocca. Per ovviare a tale inestetismo, ho riempito le profilature con un grigio chiaro.

 Infine le decal. Purtroppo una delle quattro ha sofferto il trattamento di ammorbidente, tendendo a raggrinzirsi lievemente. Pace, nella vita ci sono problemi peggiori. Purtroppo la decal anteriore è fuori scala dato che avrebbe dovuto partire dalla calandra e oltrepassare il taglio cofano. Anche qui vale la constatazione di prima: nella vita c’è di peggio…

 Per quanto riguarda la targa, nelle decal non era presente e non ho reperito foto della vettura immortalata da dietro.

 Ho trovato in rete un modello die-cast che riporta la targa 338 – X3 (rossa su fondo bianco) ma non potrei essere certo che tale dettaglio sia vero.

 A fianco dei numeri di gara sulle portiere ho aggiunto le luci per la visibilità notturna imposta dai giudici di pista. Semplici borchie di alluminio incollate con vernice trasparente.

 Gli interni sono anch’essi da rielaborare. Ho spostato la leva del cambio e ricostruita con uno spillo, ho aggiunto la leva del freno a mano (la cui impugnatura l’ho ottenuta con la guaina di un filo elettrico).

 Lavoro più corposo ha riguardato la pedaliera. Eliminata quella stampata e posta a sinistra, ho ricostruito il tutto a destra utilizzando materiale come filo elettrico e rame (ricordarsi che il pedale dell’acceleratore era a destra…). Infine i sedili ridipinti di azzurro scuro e intenso (basta aggiungere del medium lucido e dell’azzurro fluo della VALLEJO).

 

 

 

Bibliografia e riferimenti documentali:

www.finesportscars.com

www.racingsportscars.com/race/Le_Mans-1966-06-19.html

Rivista mensile GRACE, giugno 2015.

 

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