NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2016

ABARTH SIMCA 1300 GT

Piloti: Piero FRESCOBALDI e Giampiero BISCALDI

(gara non terminata)

12 ORE DI SEBRING, Marzo 1963

Rilaborazione modello per edicole, scala 1/43

Settembre 2016

Dati essenziali

Motore di 1288 cc per 4 cilindri con due carburatori Weber, erogava una potenza di 120 cv a 8000g/m, il tutto per una trasmissione posteriore con cambio a 4 marce. Pesava circa 860 kg e poteva raggiungere una velocità massima di 230km/h.

 

Il battesimo

 Avvenne nel 1962 sulla pista francese di Lure, vicino a Digne. Due 1300 si classificarono al primo e terzo posto.

 

Difficile

 La vettura era soggetta a limiti derivanti dall’uso del pianale e della scatola del cambio imposti da Simca. Contava comunque su un motore tutto Abarth capace di erogare potenze considerevoli. Era anche nota per sue improvvise accelerate con sbandata e a sovrasterzi repentini.

 Il costo della vettura era, nel ’63, di 3.300.000

 

Dubbi sulla targa

 La targa appare in una foto molto sgranata e non si riesce bene a leggere le cifre esatte. A mio avviso questa dovrebbe essere giusta.

 

 

 

 

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La versione “racing” prodotta direttamente da Abarth (bernimotori.com)

 

 

 

 

 

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Incompleta ma per tante ragioni

 Il modello utilizzato per questa rielaborazione è una versione stradale prodotta per la serie “ABARTH COLLECTION”. A mio modesto avviso non è proporzionato come scocca e gli interni conseguentemente sono fuori scala. La qualità poteva essere più alta e con pochi sforzi.

 Nella sua globalità, inoltre, non riprende quei dettagli che sono tipici delle versioni sportive di quegli anni. La configurazione sportiva di allora prevedeva il cofano posteriore aperto, l’assenza di parti cromate a decoro, fanaleria supplementare sulla presa d’aria anteriore e in alcuni casi delle alette in metallo posizionate in fondo ai parafanghi posteriori.

 Il produttore del modello non ha realizzato il dettaglio più importante, cioè il cofano posteriore aperto, sostenuto dalle staffe e dai ganci di gomma. La foto sotto è un valido esempio della versione racing.

Mariano Moselli a Monza nel 1964 (Copyright Hachette Editore)

 

 Questo modello, il solito comprato usato a una cifra irrisoria per cui poteva essere sacrificato, è stato un’occasione per mettere nuovamente in esercizio alcune tecniche per la realizzazione delle parabole protettive (note anche come palpebre) dei fari anteriori.

 Si tratta di tecniche che ormai non utilizzo più da diversi anni perché i modelli odierni ne sono dotati e, in genere, sono di solito di buona qualità. Qui, le palpebre non lo sono e presentano un inestetismo non da poco. In dettaglio: sono state fissate al modello tramite un perno, anch’esso trasparente ma ben visibile, che arriva fino alla cavità del fanale. Una tecnica ormai in disuso da molti anni.

 

 Per ottenerne delle nuove, anni fa avrei preso un foglio di acetato e, utilizzando la vecchia palpebra, ne avrei realizzata una nuova modellando a caldo l’acetato sulla stessa vecchia parte.

 Questa tecnica non ho l’applicata per due ragioni: occorre una pistola a caldo (un phon non scalda abbastanza…) che oggi non possiedo più, quando quella che avevo ha smesso di funzionare non l’ho sostituita non essendovi più necessità di realizzare parti di tale genere.

 La seconda ragione è che le palpebre del modello sono sottili e si fonderebbero subito se sollecitate termicamente.

 Ho allora usato un secondo metodo: utilizzando un imballo trasparente di un rasoio (si, esatto, un rasoio molto cool, tipo quello di Bond), l’ho scaldato su una fiamma e poi vi ho premuto contro una parabola originale. Poi ho tagliato la forma desiderata e l’ho fissata con vernice trasparente lucida.

 I fari supplementari li ho realizzati con una tecnica illustrata per un'altra vettura. Tutti i fanali montati sono da 3,5 mm di diametro e prodotti da EQUIPE TRON.

 La targa è una stampa a colori su carta. La marmitta è quella originale.

 

 Gli interni non hanno subito sostanziali modifiche: il volante è fotoinciso, leva del cambio nuova e più sottile, pedaliera.

 Esternamente ho montato un solo tergicristallo fotoinciso, come appare nelle foto dell’auto durante la gara. Tondi bianchi e numeri di gara sono decal sciolte per uso generico.

 La decal più difficile, da collocare, è quella sul parafango posteriore perché, oltre alle pieghe della scocca, occorre farla coincidere con il tappo benzina. Occorre prima mettere la decal sulla scocca facendo bene attenzione a togliere le mille pieghe e bolle che si formano, farla poi asciugare bene.

 Solo dopo ammorbidirla, nella cavità del tappo con del solvente per decal, forarla con uno spillo e iniziare a farla aderire attorno all’incavo.

 E’ meglio ritoccare con del bianco i punti in cui s’intravede il colore della scocca. Infine mettere il tappo. Ci vuole pazienza, e molta grazia se no si rischia di far fuori tre o quattro tondi prima di arrivare alla fine.

 

 I cerchioni, per renderli più “metal”, li ho passati con del colore a olio nero molto diluito con del diluente apposito a rapida essiccazione. Quando il colore è asciutto, ho tolto l’eccesso con una pezza di pelle di daino, e, tocco finale, ripassati i rilievi con una matita molto tenera. Leggera passata di trasparente lucido acrilico per fissare il tutto.

 Infine il pianale posteriore che ho dipinto e dettagliato con grafite.

 Le due alette alla fine dei parafanghi posteriori non le ho realizzate ne montate non essendomi molto chiara la forma e le dimensioni che avevano. Alle volte è meglio mettere qualcosa in meno che non, a tutti i costi, mettere qualcosa che poi si rivela errato o fuori scala.

 

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