NISE, "work-shop" 2009 – 2020

FIAT ABARTH 700 SPIDER SPORT

Equipaggio Piero FRESCOBALDI – Raffaele CAMMAROTA

Scuderia SERENISSIMA

29a edizione 24 ORE DI LE MANS 1961, ritirato

Modello di produzione, scala 1/43

Agosto 2020

Edizione del ‘61

La classifica finale vide al 1° posto la Ferrari 250 TRI/61 di Olivier Gendebien e Phil Hill (vettura ufficiale), al 2° posto quella di Willy Mairesse e Mike Parkes (vettura ufficiale), al 3° posto la Ferrari 250 GT SWB di Pierre Noblet e Jean Guichet (scuderia privata).

 

 

 

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La più piccola cilindrata di Abarth a Le Mans

 Karl ABARTH era un imprenditore lungimirante. Quando vide Mario COLUCCI mettere sulla carta il progetto per una sport spider tubolare, marchiata ALFA ROMEO, capì che si trattava dell’uomo giusto per creare una vettura dello scorpione totalmente innovativa.

 COLUCCI nel 1960 disegnò un telaio tubolare con carrozzeria scatolata in alluminio, come l’ALFA ROMEO 1000, ma con motore centrale da 750 cc, quattro freni a disco, un cambio a cinque marce totalmente nuovo e una prestazione di 75 cavalli in grado di portare la vettura a una velocità massima di oltre 200 km/h. Il cofano anteriore aveva i due fanali principali incassati parzialmente dando l’idea del muso di una rana.

 Il debutto nel 1961, alla TARGA FLORIO, rivelò però alcune irregolarità costruttive e di omologazione (il serbatoio era posizionato al posto del passeggero e la cilindrata di omologazione era stata portata a 1000 eliminando la classe 750 cc, per quest’ultimo motivo la vettura fu iscritta come una 1000 di fatto). La vettura superò le verifiche tecniche e prese parte alla gara ma si dovette ritirare per problemi alla pompa dell’olio.

 Il 10 e 11 giugno, alla 29° edizione delle 24 ORE di LE MANS del ’61, ABARTH decise di predisporre al meglio le vetture e iscrisse quattro spider sport tubolari.

 Le quattro vetture avevano subito alcune modifiche significative: la cilindrata di ognuna fu portata a 695 cc (per restare nella classe dei 700 cc), furono poi allargate le carreggiate e modificato il serbatoio che risultava in parte sotto il cofano anteriore e in parte, con il relativo bocchettone di riempimento, a lato del posto passeggero; quest’ultima modifica impose di bucare il parabrezza nella parte laterale.

 Delle quatto vetture, due erano iscritte con la Scuderia SERENISSIMA e montavano il cofano anteriore con i famosi occhi di rana.

 Nonostante lo sforzo tecnico ed economico, per partecipare ala maratona di durata francese, le vetture andarono male e dovettero ritirarsi in varie fasi della corsa.

 

Ecco la vettura durante le prove della corsa, si noti l’assenza del tappo di rifornimento sul cofano anteriore che è stato spostato sul lato sinistro dell’abitacolo (Copyright sconosciuto).

 

 La n. 8, all’ottava ora di gara (manco a farlo a posta, numero di gara e ore di corsa coincisero nefastamente…) si dovette ritirare per la rottura di un fusello di una ruota. Si ritirarono la n. 49 di Teodoro ZECCOLI/Jean VITADIER per un’uscita di pista; la n. 56 di Giorgio BASSI/Giancarlo RIGAMONTI alla 12a ora si dovette ritirare per batteria scarica e infine la n. 55 di Paul CONDRILLIER/Karl FOITEK si ritirò proprio alla fine delle 24 ore.

 Dopo la debacle totale in FRANCIA, Karl ABARTH ritenne fallimentare il progetto decidendo di non metterlo in produzione. Su insistenze infinite di COLUCCI, il quale invece ci credeva profondamente, la vettura che aveva partecipato con il n.49, a LE MANS, fu allestita con un motore da 1000 cc e partecipò, vincendo, l’edizione della TRENTO – BONDONE del ‘61 guidata da Ernesto PRINOTH.

 

La vettura in gara, sul lato sinistro non era presente la luce di segnalazione del numero di gara (Copyright sconosciuto).

 

 Le quattro vetture che avevano partecipato all’avventura di LE MANS, a parte un paio di gare della ex n.49, rimasero nelle officine ABARTH prima di essere cedute a piloti privati.

 Il modello non entrò mai in produzione per ragioni di costi realizzativi e perché la clientela era decisamente più interessata a una vettura spider con una cilindrata maggiore. Dalle ceneri della 700 spider sport, la ABARTH ne derivò la versione ABARTH SIMCA 1300 SPORT SPIDER, ma quella è un’altra storia e un altro modello in 1/43…

 

Foto che ritrae il modello a fine gara, dopo il ritiro. La parte di parabrezza risultava già smontata. Da notare la presenza del sedile passeggero e la mancanza della luce per il numero di gara sulla fiancata sinistra

(Copyright sconosciuto).

 

Il modello

 Il modellino fa parte della serie HACHETTE ed è noto, agli appassionati dello Scorpione, per una serie di errori storici. In realtà errori dovuti alla necessità commerciale di utilizzare la medesima scocca sia per la versione 700 SPORT SPIDER sia per la 1300 ABARTH SIMCA.

 Vi è però una serie di errori che si sarebbero potuti evitare, pur mantenendo i costi di produzione.

 

Il modello originale venduto da Hachette

 Vi elencherò, e descriverò, cosa è possibile correggere e migliorare cosa, ahimè, no.

 Pronti? Inizio a smontare il modello, perché gran parte dell’elaborazione sarà concentrata sull’abitacolo.

 I sedili sono da sostituire perché totalmente anacronistici, magari da tenere da parte per una vettura degli anni ’70 ma decisamente NO per la nostra piccola 700 ABARTH. Li ho sostituiti con due ricavati da un vecchio die-cast degli anni ’80. Sul colore originale dei sedili, ho cercato documentazione ma non ho trovato una fonte certa. Alcuni produttori del medesimo modello li hanno colorati di nero ma da un testo di un appassionato ABARTH pare che allora non si disdegnasse la colorazione pelle rosso-scura. I sedili erano presenti entrambi per rispetto del regolamento di LE MANS e relativo alla classe sport spider.

 Il serbatoio modificato forse aveva una forma diversa da quella presente sul modello di HACHETTE ma, non avendo documentazione che mi mostrasse l’originale, qualsiasi mia rielaborazione sarebbe stata non solo opinabile ma di pura fantasia.

 La pedaliera l’ho spostata sul lato sinistro e in posizione avanzata mentre, la leva del cambio, l’ho lasciata dove si trovava.

 

L’elaborazione degli interni con lo spostamento della pedaliera e la sostituzione dei due sedili.

 

 Se fate attenzione, noterete che dove si trovava la pedaliera, in origine, ho coperto il foro con del lamierino zigrinato evitandomi così di dover stuccare e levigare il tutto (viste le dimensioni e la posizione del foro, un lavoro veramente noioso ed estenuante).

 Volante e cruscotto li ho lasciati come da produzione, peccato solo non aver avuto una decal con lo stemma ABARTH da mettere al centro del volante.

 Il tergicristallo è di serie, non l’ho trovato così “brutto” da doverlo sostituire con uno fotoinciso.

 Il tappo del serbatoio, sul cofano benzina, è errato ma perché fa riferimento alla medesima scocca usata per la versione utilizzata per la 1300 ABARTH SIMCA.

 I fanali anteriori si possono migliorare sostituendo le parabole trasparenti con altre da 5mm prodotte da EQUIPE TRON, la corona cromata può essere riutilizzata a patto di eleminare sbavature di sorta e ritoccare con del colore silver i punti di colata dove ovviamente manca la colorazione cromata.

 

 

 Ancora un dettaglio che ho aggiunto: sulla portiera destra e sinistra ho aggiunto la luce per la visualizzazione del numero di gara in notturna. In teoria, andrebbe solo sulla portiera destra ma, come al solito, mi faccio prendere la mano e aggiungo anche il di più. Perdonatemi.

 La targa è corretta, occorre solo rifinire le luci di posizione posteriori.

 Infine, caccia all’errore, non mio per fortuna stavolta: notate qualcosa di strano sul lato sinistro del modello? Già, una bandiera del MESSICO mentre sull’altra fiancata la bandiera italiana con il Leone di San Marco. Capita…

 

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