NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2009 - 2012

UFO CARS
IL MITO TRA SPACE AGE E DESIGN & TECHNOLOGY

Modellismo

Pittura e grafica

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Genova per Noi

Solo per scena
Lo stesso Anderson raccontò molti dettagli tecnici relativi alle due vetture usate nella serie TV UFO
I motori erano depotenziati e pertanto le velocità erano estremamente contenute; lo sterzo non era servo assistito per cui richiedeva una certa forza da parte del conducente; mancavano di ventilazione per cui il calore nell'abitacolo era elevato e in più i vetri erano fissi. Metterle in moto alle volte era arduo per cui, in alcune riprese, queste auto venivano letteralmente spinte a mano verso piani inclinati dando la sensazione che fossero in moto.

Imprevisti a non finire
Si verificarono diversi malfunzionamenti e imprevisti che obbligarono la produzione ad utilizzare un pilota e non gli attori; durante una ripresa l'abitacolo di una vettura si riempì di fumo rendendo impossibile la guida. L'impianto frenante di ambedue era durissimo da controllare e spesso le auto si riuscivano a fermare uscendo però dal campo delle riprese,  obbligando così la ripetizione della scena.
Vi erano poi delle problematiche meccaniche quali l'apertura delle porte, che non era elettrica ne idraulica; quando l'attore doveva uscire dalla vettura, un tecnico fuori campo sollevava a mano la pesantissima porta ad ala di gabbiano.

Ora, proviamo a tornare indietro verso il 1969, per raccontare un'altra storia, molto diversa ma anche qui con un protagonista geniale quanto Nuccio BERTONE: quell'uomo si chiamava Gerry ANDERSON e viveva in Inghilterra.
Questo distinto signore inglese aveva due passioni: il cinema e la fantascienza.
Anche lui era affascinato dal periodo Space Age e decise di concretizzarlo con dei piccoli fantocci che venivano poi mossi tramite dei fili, nacquero così i THUNDERBIRDS. ANDERSON si circondò dei migliori modellisti e tecnici degli effetti speciali che in quel momento popolavano gli studi cinematografici di PINEWOOD (quelli dove venivano realizzate le scenografie mastodontiche per i film su James BOND). La serie ebbe un successo strepitoso e ne seguirono altre (tra cui SUPERCAR e JOEY 90) ma, a ANDERSON, tutto ciò non bastava. Voleva realizzare un vero lungometraggio di fantascienza e con attori in carne ed ossa. Era il 1969, per l'appunto, e nei primi mesi egli iniziò a buttare giù la sceneggiatura di un film oggi piccolo cult poco conosciuto in Italia. Il titolo:
"Doppelgänger", distribuito negli USA con un successivo titolo "Journey To The Far Side Of The Sun" (Regia di Robert PARRISH, noto anche per la regia di alcuni episodi della Serie TV "Ai confini della realtà" di Rod SERLING).  In Italia il titolo venne semplificato in "Doppia identità", tanto per farla breve. Il film aveva una buona trama, gli attori recitavano dando un discreto spessore emotivo, abbondanti le scenografie e gl'effetti che traevano spunto dagl'ultimi strascichi della Space Age e si inoltravano nel nuovo e sconfinato mondo del Design & Technology.
Intanto KUBRIK meditava il suo capolavoro di fantascienza: "2001 Odissea nello spazio".

 

Lasciando da parte giudizi di sorta sulla qualità del film e della recitazione, che pare onesta e mantiene le aspirazioni di genere, l'attenzione si focalizza sui modelli di autovetture utilizzate. Il produttore e il regista si affidarono alla creatività di uno dei maggiori modellisti cinematografici inglesi: Derek MEDDINGS. Fu supervisore alla produzione e ideazione dei modelli con il supporto del designer della FORD Len BAILEY mentre la costruzione venne affidata all'Alan MANN Racing Company (più famosa nel mondo delle corse per la realizzazione della Ford GT-40 e del modello per il  film di animazione "Chitty Chitty Bang Bang"). Per il film ne vennero realizzati diversi modelli, almeno tre funzionanti e forse due statici (su quest'ultimo dato non si hanno conferme attendibili). La foto sopra, tratta da un fotogramma della pellicola, ne mostra uno funzionante durante le riprese (archivio stampa UNIVERSAL). Qui a lato uno dei due modelli, nel 70 e oggi.

 

Due di questi prototipi vennero realizzati su chassis FORD Zephyr Mk 4, per un costo approssimativo di 12.000 Sterline; i motori erano depotenziati dato che le auto servivano solo per delle riprese ordinarie e non per scene in velocità. Le due vetture avevano carrozzeria in alluminio ed erano molto simili tra loro con poche modifiche necessarie solo per farle sembrare differenti. Per quanto riguarda gli altri due modelli non si hanno ulteriori dettagli e vennero rottamati alla fine delle riprese. I due modelli prima descritti furono successivamente utilizzati nella serie TV "UFO" dove il protagonista era l'attore Ed BISHOP già coprotagonista in Doppelgänger. Le auto vennero riverniciate in nuovi e appariscenti colori: bronzo per quella del comandante STRAKER e lilla per quella del suo vice FOSTER. La serie TV ebbe maggior successo del film e rese famose le due vetture e i loro conducenti. Pur se la serie riscosse in tutta Europa un formidabile riscontro di pubblico e di guadagni, negli USA non fu altrettanto e l'elevato costo della produzione limitò la serie a soli 26 episodi. David LOWE e Sidney CARLTON, produttori della serie UFO, investirono il denaro necessario per creare un marchio per poter brevettare il modello base e poterlo poi produrre come vettura di serie. Il marchio si chiamava "EXPLORE MOTOR COMPANY" e la vettura gemella di STRAKER venne battezzata "QUEST". Ma, a differenza della STRATOS, questa non venne mai prodotta rimanendo un bellissimo progetto.


 

BERTONE e MEDDINGS realizzarono i rispettivi prototipi in due contesti completamente diversi. Eppure in molti punti, escludendo le due finalità, questi due mondi paralleli ebbero modo di essere vicini. Ambedue impiegarono staff altamente tecnici e nel contempo creativi, aperti a nuove soluzioni e disposti all'azzardo. I rispettivi budget non erano elevati, per cui dovevano spesso ricorrere a soluzioni empiriche in tempi brevi.
Se la Space Age si proponeva senza troppo dare conto dei costi reali di realizzo, ecco che BERTONE  e MEDDINGS, accogliendo il Design & Technology, accettano anche la sfida economica che potrà anche essere la causa prima del fallimento di un'impresa come quella di progettare e costruire una vettura prototipo.
Potrebbe sembrare irriverente associare gli aneddoti delle rispettive creazioni ma tra loro si assomigliano: anche per la STRATOS ci furono i prototipi in legno e cartone verniciato, così come per le auto di MEDDINGS i telefoni a bordo erano quelli presi in prestito dalle scrivanie di segretarie di produzione. Ambedue i progetti non sfruttarono modelli in scala ridotta, perché costosi, tantomeno gallerie del vento e non poterono certo contare su computer grafica di sorta.
I materiali erano spesso convenzionali ma genialmente rielaborati per offrire una immagine di stile e gusto unico. Bisognava attrarre l'attenzione del pubblico: per BERTONE era quello di un salone espositivo e per MEDDINGS quello delle sale cinematografiche o delle famiglie davanti alla televisione. In fondo, anche con l'auto, tutto fa spettacolo.

I due modelli di STRATOS, ZERO e prototipo stradale, sono oggi esistenti e conservati con infinite cure. I due modelli di MEDDINGS sono andati in rovina completa: quello di STRAKER perso e pare che sia rimasto murato in un garage per cui il proprietario dovrebbe demolirlo per farlo uscire, mentre quello lilla di FOSTER é stato ritrovato anni fa in condizioni pietose e la foto sopra dimostra cosa si intende per pietose. Oggi forse ambedue le carcasse non esistono più. Hanno vinto gli UFO, purtroppo molto terrestri e poco extra.

 

Foto edite dai siti:
www.bertone.it
www.wikipedia.it
www.ufoseries.com
http://ufopedia.edstraker.com

Immagine tratta dal film:
Journey To The Far Side Of The Sun (Doppelgänger, 1969) Regia Robert PARRISH, Gerry Anderson Production, Universal Studio.

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