LANCIA STRATOS
"WORK-SHOP"
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Nel 1971, al 53° Salone dell'Automobile di TORINO, non
pareva che ci fossero molte vetture e prototipi capaci di attirare
sguardi ed entusiasmi.
Vi era la CAIMANO, disegnata dallo stilista
torinese GIUGIARO, che si basava su telaio dell'ALFASUD. Per
rimanere nel settore dell'auto di produzione, quell'anno sono
esposte ALFASUD (versione
pista
solo dopo il 75 e
quella rally
in diverse realizzazioni strettamente private), AUTOBIANCHI A112 e la FIAT 128
e
124 spider.
Pare che non ci fossero, però, urgenze particolari in quanto a
presentare nuovi modelli a catalogo.
In quell'anno ci sono altre urgenze nel settore dell'automobile: allora occorreva
incentivare l'automazione nel comparto produttivo e iniziare la
realizzazione di nuovi siti produttivi, sia nel sud ITALIA sia
all'estero in paesi dell'est come la POLONIA.
Ma qualcosa di nuovo, di sorprendente e controverso, é presente a
quell'edizione del 71. E' lì, bella e di colore bianco, circondata
da fotografi, belle ragazze e una moltitudine di curiosi. Si
racconta che le ragazze di contorno alla vettura in realtà dovevano impedire a
curiosi di sorta (specie i dirigenti FIAT) di aprire le portiere e i
cofani, nessuno ma proprio nessuno ci doveva mettere ancora il naso
dentro. Come dichiarò in seguito Pier Ugo GOBBATO "...BERTONE la
presentò come veicolo statico, perché non era stata ancora provata".
I vertici massimi del GRUPPO FIAT sono presenti alla manifestazione
fieristica e inevitabilmente su di loro sono puntati i microfoni dei
giornalisti e gli obiettivi dei fotografi. A livello competizioni,
le cose in casa FIAT nel 71 non andavano molto bene, e la dirigenza non era
sempre in grado di reggere la tensione conseguente allo stato di
fatto.
Quanto esposto su quella pedana rotante, e con una bella
fanciulla sempre a lato, non é una novità assoluta; l'anno prima era apparsa
in versione prototipo "ZERO". Ma qualcuno aveva forse origliato
Nuccio BERTONE quando ai suoi collaboratori diceva di voler far creare qualcosa che avrebbe
potuto "dare spettacolo".
Cesare FIORIO spinse per far si che, da quel prototipo di pura astrazione,
nascesse il prototipo rally e le cui ambizioni non si
sarebbero limitate a strade sterrate sparse per le campagne di mezza
EUROPA.
Il progetto era partito nel 70 e nel 71 aveva adesso una forma più
addomesticata ma alla sera del 2 novembre per TORINO si vociferava
che il progetto non avrebbe avuto vita lunga. Il colpo di
scena era dietro le quinte di quella cinquantatresima edizione del salone automobilistico
italiano.
Proprio quella sera, davanti all'elegante e sempre avveniristico
stand di BERTONE si ritrovano alcune figure mica da poco:
Gianni AGNELLI, Nuccio BERTONE, Pier Ugo GOBBATO e il giovane
intraprendente direttore sportivo Cesare FIORIO. Qualcosa stava per
succedere e quel qualcosa avrebbe cambiato il mondo dei rally.
Prima dichiarazione di Gianni AGNELLI, alla domanda se era possibile
contemplare la contemporanea presenza di FIAT e LANCIA a livello
agonistico mondiale: "Nel campo dei rallies noi pensiamo che una
emulazione tra le marche del GRUPPO FIAT sia la soluzione più
sportiva e più corrispondente alle aspettative del pubblico. Perciò
in questo campo ognuno é autonomo e libero di inserirsi nel forma più
opportuna con modelli di vetture collegati a quelli in produzione".
A fine intervista ecco una domanda diretta all'avvocato con l'orologio sul
polsino, questa é come un pugno secco che colpisce allo stomaco e la risposta arriva dando
però la sensazione che AGNELLI conosca poco l'argomento anche perché
viene colto di sorpresa sull'argomento STRATOS. E così
esordisce di riflesso: "Già, quel prototipo di BERTONE... però, nessun
impiego di vetture d questo genere: nei rallies non si corre con i
prototipi e la STRATOS HF non avrà alcun seguito".
Da quell'evento AUTOSPRINT coniò la parola "STRATOSICIDIO".
La stagione rallistica successiva alla presentazione del prototipo
da rally della STRATOS, quella del 1972, si preannunciava quanto mai
piena di incognite e con la triste consolazione di poter partecipare
al Mondiale marche con la solita LANCIA FULVIA HF 1.6. Quindi tutto
rimandato a data da destinarsi.
La FULVIA ormai, secondo il commento del giornalista Enrico BENZING, non
era più in grado di competere con le avversarie specie francesi
(ALPINE 110 e DATSUN giusto per capirsi, nda) e questo avrebbe
condannato LANCIA un ruolo di pura partecipazione senza
aspirazioni di sorta, per il titolo costruttori come per quello
piloti, o almeno a una presenza sul podio.
Come é ormai storia, il 1972 vide la presenza delle FULVIA HF i cui
risultati positivi andarono ben oltre le pessimistiche attese del
GRUPPO FIAT; tra i diversi successi di quell'anno é certamente da
ricordare come straordinaria la vittoria di MUNARI-MANNUCCI al
Rallye di MONTE CARLO.
I timori del 71 erano concentrati, per la Direzione sportiva LANCIA,
su uno stop definitivo al progetto STRATOS che, secondo i piani
della casa torinese, si sarebbe invece dovuto concretizzare
nell'arco dell'anno successivo e in parte durante il 1973 con alcune
gare a titolo sperimentale (tra cui il TOUR DE CORSE nel 72 poi il RALLY FIRESTONE e la TARGA FLORIO
nel 73) in veste
ancora di prototipo prima della omologazione della vettura come
produzione di serie in 500 esemplari (per poter poi
partecipare come Gruppo 4).
La situazione, nel contesto delle scelte del GRUPPO FIAT, era
allora quanto mai ambigua e contraddittoria, critica date le forze
interne che spingevano in direzioni di certo tra loro opposte.
In quella sera del 2 novembre, l'intera vicenda, era quanto mai
confusa.
Un via vai di dirigenti e uomini di fiducia che davano man
forte ai due fratelli AGNELLI, che forse furono consigliati male
(malissimo!) su cosa promettere e su cosa far solo sperare.
Il
dietrofront sul progetto STRATOS aveva l'intento di spingere un mai
realizzato (per fortuna) progetto per una sportiva su base 132; in
realtà poi quest'ultimo non morirà e sarà la vendetta della SQUADRA CORSE
FIAT che imporrà al gruppo la FIAT ABARTH 131 incolpevole sostituta
della STRATOS nel suo momento più alto della sua carriera.
Prima una dichiarazione, poi il contrario che sarebbe stato preso
dagli uomini LANCIA come un diretto ancora più potente e doloroso di
quello incassato dall'aitante avvocato durante la conferenza stampa.
Iniziò allora un corri a destra e sinistra di uomini LANCIA e FIAT.
I primi si attaccarono ai telefoni, quelli con la cornetta e e il disco
che deve girare per comporre i numeri, a chiamare in estrema difesa GOBBATO
e FIORIO, i secondi a tirar fuori correzioni postume che avrebbero
smorzato verso tutti i toni che sapevano di tripla sconfitta: il
ritiro della STRATOS, la rabbia e lo sconforto del comparto LANCIA che
sperava sia nella vettura da competizione sia nella produzione di
una sportiva di elite (e qui c'era lo zampino di BERTONE) che con le vendite avrebbe garantito cassa
alla Scuderia HF, infine la delusione dei tifosi e degli appassionati di rally
che ornai rivolgevano verso il nuovo modello tutte le loro speranze
di rivedere il marchio LANCIA nuovamente ai vertici.
Verso sera, l'incontro allo stand BERTONE e questo é già stato raccontato
dagli uomini.
Il tempo ci ha raccontato poi come andarono le cose.
Era una sera fredda a TORINO, il salone chiudeva.
Uno sciame di auto
di lusso si allontanava dall'area parcheggi riservati.
Fuori solo
gli uomini LANCIA, qualcuno fumava, qualcun altro rideva soddisfatto
e contento. FIORIO, si racconta, era un po' più preoccupato.
L'Avvocato ne era uscito bene, con eleganza e stile che poi, ancora oggi,
ai Torinesi piace e apprezzano di cuore.
Non c'é solo la verità che racconta i fatti, ci sono anche i fatti che
raccontano le persone.
La
STRATOS, per tutti loro, era nata proprio quella sera con un vagito
che ancora oggi qualcuno ricorda.
Per il materiale di
AUTOSPRINT, si ringrazia il sito V8 ENGINED BLOG (http://laletterascarlatta.blogspot.it/).
Andrea CURAMI "LANCIA STRATOS TRENT'ANNI DOPO", Giorgio NADA Editore
(2003).
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