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NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop"
2015 Fuori testo, cose già scritte La vettura di James BOND nel libro “Thunderball – Operazione Tuono” Testo tratto dall’edizione del 1964 edita da Garzanti Marzo 2015 |
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Ian Fleming così descriveva la vettura posseduta
dall’intramontabile personaggio dell’agente 007, James Bond. Il distacco di look, tra il modello
descritto nel romanzo rispetto alle vetture che scelsero Broccoli e Saltzman, è quanto mai forte ma per Fleming non vi erano sponsor da assecondare; necessità più sentita dai
due produttori cinematografici visto il generoso contributo che Aston Martin offriva loro per far correre le sue argentate
DB5. |
"Thunderball - UK cinema poster"
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La
vettura di Bond “Bond aveva l’auto più personale
di tutta l’Inghilterra. Era una Continental Bentley Mark II, che un
ricco idiota aveva sposato a un palo telegrafico sulla Great West Road. Bond ne aveva acquistato
i rottami per millecinquecento sterline e Rolls
aveva raddrizzato lo chassis e montato un nuovo motore, quello della Mark IV,
9.5 di compressione. Allora Bond era andato con tremila sterline,
la metà del suo capitale, da Mulliners che aveva
smontato la vecchia carrozzeria, rimpiazzandola con un cabriolet dalle linee
semplici, munito capotta automatica e fornito solo
di due larghi sedili in cuoio nero. La macchina era verniciata in grigio opaco,
con guarnizioni interne in marocchino nero. Era veloce come una bomba, Bond l’amava più di tutte le donne della sua vita messe
insieme. Ma Bond rifiutava
di lasciarsi rendere schiavo da un’auto. Un’auto, per quanto splendida, è pur
sempre un mezzo di locomozione e in qualsiasi momento la sua auto doveva essere pronta a loco muovere – abolite, quindi, le
porte di garage su cui ci si rompono le unghie, abolite, quindi, le revisioni
meccaniche, tranne un rapido controllo mensile. La locomotiva passava, dunque, la notte
davanti alla casa di Bond e, a sua richiesta, doveva partire immediatamente,
con il brutto come con il bel tempo, e tenere la strada quanto necessario. Il doppio
tubo di scappamento – Bond aveva preteso tubi di sei centimetri di calibro –
fece sentire il suo poderoso ruggito, mentre il lungo muso, sormontato da un
grosso tappo ottagonale d’argento con cui Bond aveva voluto sostituire la B
alata, sbucava dalla piccola Chelsea Square per
ingolfarsi King’s Road. Erano le nove, la circolazione non era
ancora molto intensa, e Bond premette l’acceleratore, risalendo Sloane Street e arrivando al
parco”. |
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