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“Rally”

Miniserie televisiva, 1989

 

Agosto 2024

 

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“Rally”, 1989

 

Regia

Sergio Martino

 

Sceneggiatura

Massimo De Rita, Lorraine De Selle, Sergio Martino.

 

Musiche

Goblin

 

Durata

Otto puntate, successivamente raccolte in quattro della durata di 1ora e 50 minuti circa

 

Pellicola

Colori

 

Interpreti principali

Giuliano Gemma: Alain Costa

Lorraine De Selle: Giorgia Islenghi

Eleonora Brigliadori: Prisca

Ivan Desny: Friederich Von Walter

Robert Hoffmann: Ryan Hereton

Béatrice Altariba: Monique

 

La trama

 Rally è una miniserie televisiva di otto puntate (successivamente compresse in quattro) realizzata dalla RAI nel 1989, diretta da Sergio Martino e con protagonisti Giuliano Gemma, nel ruolo di Alain Costa un pilota di rally di successo ma sulla via del declino, affiancato da Lorraine De Selle nel ruolo di compagna di Costa e socia di una scuderia di auto da corsa. La serie poi si arricchisce di vari personaggi tra cui diversi giovani piloti, meccanici e team manager; il tutto in un mix di dramma agonistico, amori e dissapori, avventure per il mondo.

 

La produzione

 Per dare seguito a questo mix, il regista e la troupe di Rally hanno seguito varie tappe di alcune gare automobilistiche e utilizzato diverso materiale di repertorio rallistico registrato tra il 1986 e il 1987 (Grecia, a Parigi per la partenza della Parigi-Dakar, in Marocco, a Sestriere e in Costa d'Avorio).

 Le scene d'azione sono state girate con il team di stuntman di Rémy Julienne con la consulenza di esperti automobilistici e piloti come Franco Salomon, Francesco Manieri e Mauro Pregliasco.

 Proprio di Mauro Pregliasco, le vetture da rally che si vedono sono del team Astra (di cui il proprietario era appunto Pregliasco). Tra le vetture impiegate vi furono una Lancia Delta S4 e delle Lancia Martini 4WD del 1987.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Sulla scia del successo di una precedente serie televisiva prodotta dalla RAI, “La voglia di vincere” del 1987 (con Gianni Morandi e Catherine Spaak), “Rally” tentava di fare il bis di successo raccontando, attraverso il mondo delle auto da corsa, avventure di piloti e scuderie.

 Purtroppo, questo ultimo lavoro risulta minore di qualità rispetto al precedente nonostante anche qui si sia messo in campo una produzione a cui hanno partecipato diverse case di produzione europee.

 Anche l’impiego massiccio del team di acrobati e stuntman di Remy Julienne, impegnati in diverse evoluzioni per dare “carica” alle varie sequenze, non rende la serie sufficientemente attrattiva e spesso risulta più interessante il materiale di repertorio che non il girato della serie stessa.

 Forse un errore, commesso in fase di sceneggiatura, è stato quello di raccontare troppe vicende e di spostare, ogni due puntate, i contesti agonistici in cui si svolge il racconto. Il risultato finale è un tantino sconclusionato, dove auto e piloti non solo passano in secondo piano ma paiono finiti in un rebelot più da soap opera che non da serie drammatica “auto e amori”. Dal compagno di gara morto, ad amori incrociati, per fare ogni tanto tappa nel torbido degli affari loschi che potrebbero celarsi dietro il mondo del motorsport, e per concludere con l’immancabile dramma (già troppe volte visto) del giovane pilota sfortunato che rimane paralizzato ma che poi torna a correre con l’infinita forza di volontà umana che solo nelle fiction possiamo trovare… tutto troppo e spesso che non ci azzecca molto.

 

 Pur impegnandosi da grande professionista quale era, Giuliano Gemma non riesce a dare emotività al suo personaggio che appare spesso più come un narratore delle vicende di altri personaggi. La recitazione troppo da sceneggiato, stile anni ’80 RAI, limita troppo la sua espressività e il suo muoversi sulla scena. Lontana la verve degli anni d’oro di film come “Anche gli angeli mangiano fagioli”.

 Lo stesso dicasi della coprotagonista Lorraine De Selle, lontani i tempi d’oro di film dove sensualità e perversione (“Vacanze per un massacro” del 1970”) la rendevano una delle attrici su cui un certo cinema puntava per fare cassetta e riempire le sale. Qui, nella serie “Rally”, pacata e con abiti da “Milano da bere”, perde tutta la sua grinta recitativa.

 Il resto degli attori, soprattutto quelli giovani che interpretano i piloti addestrati da Costa, cade in cliché recitativi rendendo il prodotto a livello delle serie tv che giravano sui canali Mediaset di allora. Di loro, a livello cinematografico, se ne sono perse le tracce da moltissimo tempo. Unico di loro ad aver avuto una continuità di carriera è stato Luca Lionello (figlio del noto Oreste Lionello).

 Una nota curiosa: nella serie appare Gino Santercole che, con il mondo delle corse, non si è ben capito cosa abbia a che fare. Forse di lui era rimasto solo il ricordo di quando faceva parte del clan di Adriano Celentano, nulla più. Troppo poco per un ruolo in una serie TV di questo tipo.

 

 Resta comunque una traccia storica di quegli anni e in particolare della passione per i rally che Lancia aveva portato alla ribalta. Anni che tutti ricordiamo con infinita nostalgia per i piloti, le auto e i contesti in cui tutto quel circus si muoveva.

 Sappiamo bene che produzioni cinematografiche dedicate al mondo delle gare di auto difficilmente funzionano; purtroppo “Rally” appartiene a quei progetti che rimarranno solo come testimonianza visiva di quel periodo e nulla più.

 

 

 

«Che ti piaccia o no, per me, la corsa è finita».

Alain Costa verso Ryan Hereton al Rally di Grecia

 

 

 

 

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