NISE
"work-shop" 2009 – 2020 “Sahara” Film, 1943 Luglio 2020 |
|||||||||||||||||||||||||||
Altri soggetti correlati Galleria 2°
Conflitto mondiale Documentazione
2° Conflitto mondiale |
La trama L'equipaggio di un carro armato americano M3
Lee, collegato all'ottava armata britannica, è comandato dal sergente Joe GUNN. Il carro armato si trova nel pieno
dell’avanzata tedesca per la conquista di TOBRUK, cerca di muoversi verso sud
per raggiungere le linee inglesi attraversando il deserto libico. GUNN e il suo equipaggio, doyle e "Waco", nel loro attraversare il
deserto raggiungono un ospedale da campo inglese bombardato, i pochi
sopravvissuti sono raccolti e con i tre americani riprendono la loro marcia
verso le linee amiche in EGITTO. Questo è solo il primo di una serie di
incontri che ovviamente servono a raccontare le diverse facce ella guerra nel
nord AFRICA. Il secondo incontro è con il sergente
sudanese maggiore TAMBUL e nel suo prigioniero italiano, Giuseppe. TAMBUL sa dove si trova un pozzo di acqua
potabile, dislocato presso la località di HASSAN BARANI. Sulle prime GUNN
vorrebbe abbandonare al suo destino il soldato italiano ma poi, mosso da
pietà, lo fa salire sul carro insieme agli altri soldati e al suo equipaggio. Avviene poi il terzo incontro, o meglio lo
scontro, con il capitano von SCHLETOW, pilota della LUFTWAFFE, che attacca
con il suo MESSERSCHMITT BF 109 il carro tedesco; ma la mitragliatrice del
carro americano colpisce e abbatte il caccia nemico. Von SCHLETOW, si lancia
con il paracadute ma è costretto inevitabilmente ad arrendersi. Purtroppo uno
dei soldati inglesi resta ferito gravemente morendo poi per le ferite
riportate; nonostante ciò GUNN decide di non uccidere l’ufficiale tedesco e
di trasportarlo sul suo carro armato. Il pozzo di HASSAN BARANI è completamente
asciutto ma, grazie a TAMBUL, l’eterogenea comitiva giunge al pozzo di BIR
ACROMA. Pur se quasi asciutto, la comitiva riesce a raccogliere sufficiente
acqua per dissetarsi e riprendersi da quella terribile marcia forzata. A complicare la situazione vi è un
battaglione di AFRIKA KORPS che viste le tracce del carro americano, decide
di dargli caccia. Peccato che anche i soldati tedeschi sono a corto di acqua
e a loro volta tentano di raggiungere il pozzo BIR ACROMA. Mandata in avanscoperta una pattuglia, per
verificare se dal pozzo erano già giunto il carro americano, questa viene
catturata dal gruppo dei nostri eroi. GUNN interroga i due soldati sopravvissuti,
allo scontro a fuoco, e scopre che un intero battaglione sta per arrivare.
Decide allora di organizzare una postazione difensiva per fermare i Tedeschi. Deciso al sacrificio anche della sua vita
per riuscire nell’impresa, chiede al resto dei suoi compagni di sventura se
vogliono restare a combattere oppure prendere il semicingolato tedesco
catturato affinché possano raggiungere le linee inglesi. Ovviamente i nostri
coraggiosi soldati decidono tutti di combattere ma GUNN fa in modo che il suo
fidato Waco tenti da solo di raggiungere le linee alleate per far poi
arrivare i rinforzi necessari.
Note sulla
pellicola e relativa produzione Il film fu girato nel 1942 e si ispira alla
Battaglia di GAZALA, un'importante battaglia della Campagna del Deserto
Occidentale, combattuta attorno al porto di TOBRUK in LIBIA, avvenuta tra il
maggio e il giugno del 1942. La battaglia era iniziata con gli Inglesi più
forti, in termini sia di numero di uomini sia come qualità degli armamenti,
dopo aver ricevuto molti dei carri armati americani M3 e il supporto di diversi
equipaggi americani allo scopo di addestrare gli Inglesi sull'uso di questo
mezzo e di altri carri. L’Ottava armata fu attaccata violentemente
dal feldmaresciallo ROMMEL e perse praticamente tutti i carri armati, sebbene
un piccolo numero riuscì a fuggire in direzione dell’EGITTO per raggiungere
le linee inglesi. ROMMEL si addentrò troppo lontano per essere raggiunto dai
rifornimenti e gli Inglesi riuscirono a fermarlo nella prima battaglia di EL
ALAMEIN. Per il film, Il ruolo di GUNN fu
inizialmente offerto a Gary COOPER, poi a Glenn FORD e infine a Brian
DONLEVY. La rivista di cinema VARIETY, ha sostenuto
che DONLEVY rifiutò la parte perché era stanco di interpretare film di guerra
e BOGART invece era stufo dei soliti ruoli di gangster e personaggi torbidi. La produzione iniziò il 29 gennaio 1943 e
terminò il 17 aprile dello stesso anno. Il cast e la troupe trascorsero
undici settimane nelle location di IMPERIAL COUNTY, in CALIFORNIA, e nel
deserto di ANZA-BORREGO vicino al mare di SALTON. La loro base era al
PLANTER'S HOTEL DI BRAWLEY, in CALIFORNIA, a circa 80 km dal set. I soldati e l'equipaggiamento della 4a
Divisione corazzata americana servirono per le scene dello scontro tra
tedeschi e il manipolo di eroi ma soprattutto l’Esercito americano fornì i
mezzi corazzati necessari tra cui un M2 semicingolato e spacciato, nel film,
per un mezzo tedesco Sdkf-251. Visto che il film era girato in pieno
conflitto, non erano certo disponibili uniformi (gli elmetti tedeschi sono
il modello M1916 invece di quello M1935) e armi tedesche del secondo
conflitto; le truppe dell'AFRIKA KORPS furono armate con fucili MAUSER GEWEHR
98 della Prima Guerra Mondiale mentre alcuni soldati furono equipaggiati con
degli SPRINGFIELD M1903 statunitensi e mitragliatrici MG 08 risalenti alla
prima guerra mondiale. L'aereo che attacca il carro armato era un
primo Mustang P-51 potenziato da ALLISON su cui furono dipinte mimetizzazione
e insegne della LUFTWAFFE per simulare un MESSERSCHMITT BF 109. Nota curiosa: Il carro armato comandato dal
sergente TREE (Dan AYKROYD) nel film commedia del regista Steven
SPIELBERG “1941” è chiamato "Lulubelle" come
omaggio al carro armato M3 presente nel film SAHARA.
Da WIKIPEDIA apprendiamo che, nel
1992, Kurt KREUGER (l’attore che interpreta il pilota tedesco)
raccontò un episodio particolare avvenuto durante le riprese: «Stavo
correndo attraverso le dune quando Tambul (Rex
Ingram) saltò su di me e premette la mia testa nella sabbia per soffocarmi. Zoltán, il regista, si dimenticò di urlare “STOP!” così
che Ingram, preso nel suo personaggio, continuò a premere nella sabbia, il
mio viso, sempre più forte. Alla fine svenni. Nessuno della troupe se ne
era reso conto. Se Zoltán non avesse finalmente
fermato le riprese, ripensandoci ora, per me sarebbe stata la fine». La produzione fu tormentata dalle solite
difficoltà in un luogo desertico: temperature elevate, scottature solari,
tempeste di sabbia e vento caldissimo. KORDA fece trasportare 2.000 tonnellate di
sabbia sul set per coprire un'area di terreno giudicato poco desertico,
secondo lui. Le increspature e i turbinii nella sabbia furono “migliorati”
nientemeno che dipingendo la sabbia e quindi soffiandola con una macchina del
vento. Allo stesso modo, le ombre sono state dipinte a spruzzo sulle colline
per farle risaltare. Il truccatore, Henry PRINGLE, ideò una
tecnica per imitare il sudore del viso, tecnica che poi fece scuola e a
tutt’oggi impiegata. Spalmò sui volti degli attori della vaselina e poi vi
nebulizzò dell’acqua. La terza moglie di BOGART, Mayo METHOT,
unica donna sul set dato che non era contemplata la partecipazione di attrici
e comparse, era solita portare all’attore il pranzo andandolo a prendere ogni
giorno a BRAWLEY. Sforzi che non consolidarono il loro matrimonio che finirà
nel 1943 quando BOGART sposò Lauren BACALL (sua quarta moglie).
Un film non troppo
di propaganda bellica, e nemmeno troppo di genere Classificare “SAHARA”, come un film
strettamente propagandistico o di genere, sarebbe una scelta quanto mai
limitante a un giudizio obiettivo equilibrato. Scritto a più mani, ha una struttura
narrativa a episodi; un modello di sceneggiatura che negli sarà utilizzato in
altri film bellici come il recente “FURY”, diretto da David AYER nel 2014, o
in film western prodotti negli anni ’60. Ogni personaggio è stato accuratamente
sdoppiato, descrivendone la dualità di soldato e di uomo al di là degli
avvenimenti in cui è coinvolto. Certo, alcuni sono prettamente stereotipati,
come il maggiore tedesco con il suo approccio mellifluo e falso oppure il
soldato italiano catturato, ma la loro collocazione nel racconto non rende
meno valida la pellicola e la sua trama non tende a scemare nel “già visto e
rivisto”: I singoli episodi mostrano la guerra nei
suoi diversi aspetti: il coraggio e la codardia, il senso del gruppo e la
propria individualità, il senso della vendetta e della pietà verso il nemico.
Se in quelli dove l’essere un militare troviamo sfumature marcate di
propaganda e di ipocrisia, in quelli contrapposti il regista ha saputo dare
connotazioni più veritiere e in parte poco comuni nel cinema di allora. Ed ecco i protagonisti raccontare il loro
passato, i loro drammi e gli affetti che hanno lasciato nei loro paesi. La contrapposizione tra i Tedeschi, spietati
e infidi nelle loro azioni, e il gruppo di militari alleati, a cui si unisce
simbolicamente e ideologicamente il prigioniero italiano, non è per ragioni
comparative tra buoni e cattivi ma per evidenziare che determinati ideali
possono solo ingenerare degenerazioni comportamentali anche in momenti della
guerra in cui, invece, pietà e lealtà sono determinanti per non condannare il
genere umano a creature da girone dantesco. Se per ragioni di propaganda i Tedeschi sono
il nemico a 360°, nelle scene finali si ribaltano le prospettive e sono
mostrati profondamente umani e deboli; disperati dalla sete e rassegnati nel
loro andare incontro alla prigionia. Ecco che sono raffigurati nella loro
umanità, nelle loro debolezze che cancellano ogni immagine di loro quali
invincibili macchine da guerra. Non è un film contro la guerra ma, decisamente,
sul bisogno di mantenere la propria umanità anche nei momenti più avversi
della vita e soprattutto nel vivere in considerazione di chi ci circonda e
con cui dobbiamo trovare le ragioni per essere un po' meglio dei nostri
nemici.
«La
partita è molto difficile ma bisogna tentarla. Oppure ragazzi potremmo andarcene,
raggiungere le nostre linee insieme ai quatto prigionieri. Salveremo
così la pelle facendo anche un figurone mentre invece restando forse nessuno
saprà mai se noi siamo stati degli eroi o degli sventurati». Immagini, nomi di prodotti, marchi, sono:
tutelati dai rispettivi copyright se registrati o non scaduti, fanno
riferimento e solo ai loro legittimi proprietari. |