NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2010

Andrew Jackson HIGGINS, La biografia
Una storia tutta americana per una vita tutta americana

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Una storia tutta americana
1944: tutti a bordo, l'avventura inizia. Al momento dell'imbarco, ai soldati venne consegnata la seguente quantità di generi di "conforto": razioni alimentari di tipo "K" sufficienti per 48 ore, munizioni, pastiglie contro il mal di mare e per purificare l'acqua, 200 franchi francesi e una discreta scorta di preservativi (probabilmente si supponeva che il soldato alleato avrebbe goduto delle grazie femminili francesi al termine degli scontri).
Dai Marshalling Points (19 in totale sulla costa inglese) i soldati vennero imbarcati sugli LST. Le fasi di carico iniziarono già dal 26 maggio [con le truppe inglesi] e terminarono il 3 giugno [con quelle americane].
Il 4 giugno le previsioni davano tempo in peggioramento e questo fece alzare il livello di tensione a bordo degli LST. Si temette per qualche ora che tutta l'intera operazione OVERLORD stesse per andare a rotoli.
Sono le 5:30 del 6 giugno. Fa freddo, molto freddo davanti alle coste della Normandia. Il mare é agitato e gli uomini devono essere imbarcati sugli HIGGINS. A causa del peso esiguo, del fondo piatto e del mare mosso, gli HIGGINS sbattono da tutte le parti, salgono e scendono come i vagoncini delle montagne russe sulle onde di un mare che promette tempesta.
I soldati alleati sono stipati a bordo, il modo è semplice: saltare giù dalle navi appoggio ogni qualvolta un'onda innalza uno di quei "gusci di noce" oppure stipandoli prima e poi calando gl'HIGGINS direttamente in mare. Roba da far paura al solo pensiero, sapendo che ogni soldato di media ha indosso oltre 30 chili di equipaggiamento.
Il tenente James EIKNER, ufficiale radiotelegrafista ebbe la fortuna di raccontarci cosa accadde quella mattina a bordo di queste imbarcazioni: "Svuotavamo l'acqua con gli elmetti, schivavamo le pallottole e vomitavamo, tutto allo stesso tempo".
Ad aspettare sulla battigia i vari John, Frank, George ed Andrew (sono Americani, Inglesi, Canadesi, Francesi, Polacchi) ci sono i soldati tedeschi che da giorni sono a loro volta rintanati dentro ai bunker della costa.
Ci sono soprattutto quelli della 352a Divisione, da poco mossi dall'interno verso la costa. Un piccolo dettaglio tattico dimenticato o trascurato dagli Alleati e che costerà migliaia di vittime in più.
Molti soldati alleati arriveranno su quelle spiagge a bordo degli HIGGINS e nel giro di poche ore saranno falciati sotto il fuoco tedesco. Per questi ultimi gl'HIGGINS sono un  bersaglio semplice, le carneficine assicurate. I fanti più svegli si butteranno in acqua, gettandosi dalle fiancate, ancor prima che il battello si fermi sulla battigia. Per altri, non appena il portellone verrà abbassato, la guerra durerà pochissimi istanti. Ad OMAHA Beach il numero dei morti sarà così elevato che l'acqua a riva diverrà rossa al punto che i sopravvissuti la soprannomineranno tristemente "Bloody Omaha".
Un'ultima drammatica testimonianza prima di tornare a parlare dell'inventore di questi piccoli mezzi anfibi, il soldato H.W. SHROEDER era nella terza ondata di sbarco insieme al tenente SPAULDING. Questa la sua testimonianza  quanto mai scarna e drammatica: ".... man mano che l'imbarcazione si avvicinava al banco di sabbia sentivamo dei rumori sulla fiancata dello scafo, come se qualcuno stesse tirando della ghiaia [...]. La rampa si abbassò e noi guardammo la spiaggia: era traumatizzante. Ci dovevano essere i carri armati, ma ce ne erano solo due [...] servivano solo da protezione ai soldati che vi si ammucchiavano dietro per ripararsi dall'intenso fuoco che pioveva dall'alto e sembrava una bufera di neve rossa, tanti erano i proiettili traccianti che arrivavano da tutte le direzioni".

In quei momenti HIGGINS si trovava a Chicago, da dove inviò un messaggio ai suoi dipendenti di New Orleans: "Oggi è il giorno che attendevamo da tempo. Oggi viene messo alla prova il lavoro delle nostre mani, del nostro cuore e della nostra mente. I buoni di guerra che avete acquistato, il sangue che avete donato, tutto questo é lì a combattere. Possiamo andare fieri della notizia che i primi sbarchi compiuti sul continente dagli Alleati sono avvenuti grazie ai nostri mezzi".

Con la macchina del tempo si torna ai primi mesi del 42, quando Americani ed Inglesi si accordano su quali mezzi navali sono necessari per uno sbarco in piena regola.
Gli Americani devono produrre la maggior parte degli LST mentre agli Inglesi spetta la produzione degli LCT.
Gli LST sono stati impiegati con un discreto successo negli sbarchi in nord Africa e in Sicilia. Due esperienze significative che hanno messo in evidenza pregi e difetti. Intanto chiariamo cosa erano e a cosa servivano questi enormi vasconi di lamiera e legno. Erano lunghi oltre i 100 metri e pesavano più di 4000 tonnellate. Erano lenti, difficili da governare e spesso facile bersaglio delle artiglierie. Ma potevano portare decine di carri armati, jeep, camion e derrate di ogni genere. Gli LCT erano stati impiegati in numero minore e non avevano dato risultati migliori nonostante la loro maggiore agilità e versatilità data dalla lunghezza di soli 33 metri. Ma chi conosce la storia della Marina americana sa bene che per questa, e i suoi comandi, tali dimensioni non meritavano nemmeno di essere sufficienti per parlare di navi. Il difetto più grande di ambedue le tipologie: non erano assolutamente adatti al trasporto di truppe; per sbarcare da questi mezzi occorrevano fondali piatti, calmi e l'appoggio di piccole imbarcazioni per arrivare sulle spiagge. Nacquero gli LCI ("Landing Craft Infantry") capaci di far sbarcare 200 uomini in pochi minuti, realizzati in due varianti di varie dimensioni identificate come LCM ("Landing Craft Medium") e LCVP ("Landing Craft Vehicle and Personnel"). Ma tutti i mezzi da sbarco fin qui elencati erano impegnativi come realizzazioni e i cantieri della Marina americana e inglese erano già oberati di lavoro. Occorreva produrre mezzi più piccoli che avrebbero permesso di far sbarcare 150.000 uomini in meno di 2 giorni lasciando agli LST, LCT, LCM e LCVP, il compito di portare a terra mezzi e rifornimenti.

Le imbarcazioni prodotte in America e in Inghilterra si basavano sullo stesso progetto ma quelle inglesi avevano le pareti "corazzate" con lastre in metallo mentre le altre erano solo legno di mogano. HIGGINS sosteneva che il motore non avrebbe garantito una discreta velocità di crociera, pensò che fosse meglio alleggerire il tutto non corazzandolo in alcun modo. Gl'Inglesi, invece, furono disposti a sacrificare la velocità di navigazione in cambio di un minimo di schermatura almeno contro i colpi delle MG42 tedesche che falciavano qualunque cosa scendesse da quelle imbarcazioni. Il progetto originale è farina del sacco di HIGGINS ma alla Marina statunitense non piacquero le soluzioni tecniche introdotte. HIGGINS non mollò e alla fine convinse tutti della bontà del suo progetto.
In una delle sue tante sparate ebbe a dichiarare "La Marina [US NAVY]  non sa un accidente di niente sulle piccole imbarcazioni!". Alle frasi fuori luogo vi fu anche una soluzione commerciale molto astuta: se il suo progetto finale veniva accettato, il Governo americano avrebbe avuto la possibilità di far costruire la stessa imbarcazione ad altre 22 aziende oltre la HIGGINS INDUSTRIES. Per tale proposta il guadagno di HIGGINS, in quanto a diritti sul brevetto, fu pari a zero.
Una HIGGINS boat era lunga appena 11 metri e larga solo 3,5 metri; montava un motore diesel monoelica della potenza di circa 250 cavalli. Poteva trasportare fino a 36 uomini oppure una jeep e 12 uomini. Ma la caratteristica più importante consisteva in un fondo letteralmente piatto e con un pescaggio pari a zero, il che significava arrivare fino alla battigia.
Aziende private di piccole dimensioni, come cantieri e numero di addetti, iniziarono a produrre le HIGGINS boat, che venivano poi caricate sugli LST per giungere in EUROPA.
Questi gusci di noce vennero impiegati nel Pacifico contro i Giapponesi e funzionarono entusiasmando tutti. La Marina iniziò a richiederne una produzione con ritmi tali che imposero l'assunzione di oltre 30.000 operai e la creazione di cantieri sparsi in tutta America.
Visto che i maschi erano richiesti per la guerra, HIGGINS si fece venire la bella pensata di assumere sia donne sia persone di colore o altre etnie. La paga era buona e lo straordinario regolarmente remunerato. Questo non fece mancare vari alterchi con i sindacati che non vedevano assolutamente di buon occhio le politiche da "padroncino" che lo stesso HIGGINS imponeva nei vari cantieri.
La sua personale visione della guerra lo portava spesso a ricordare, ai suoi operai, quanto fosse importante dedicare ogni attimo allo sforzo bellico "Non dovremo concederci nessuna pausa finché i nostri mezzi non avranno portato le truppe sulle spiagge del Giappone [e non solo]".
In totale ne furono prodotti, fino al 45, più di 20.000 pezzi. Molti andarono distrutti ma un discreto numero operò fino al 45. Qualcuno dice di averne visti ancora navigare lungo il Tamigi fino a metà degli anni 50.

La guerra finì e con essa la storia di quest'uomo e delle sue imbarcazioni. I cantieri e le fabbriche furono riconvertiti alla produzione di piccole imbarcazioni da diporto, barche e barchette, motoscafi, roulotte, persino elicotteri. Ma non era ancora tempo per un turismo ricco e pronto a recepire tali prodotti. Dopo pochi anni venne dichiarato il fallimento della HIGGINS INDUSTRIES.
Cosa ha significato, e significa, per gli Americani quest'uomo? Per i più solo un nome ma per altri significò avere lo strumento giusto per sconfiggere il nemico sulle spiagge di mezzo mondo.
EISENHOWER, ad esempio,  così lo ricordò in un incontro con AMBROSE "E' l'uomo che ci ha permesso di vincere la guerra.[...] Se HIGGINS non avesse progettato e costruito quei mezzi da sbarco [...] tutta la strategia della guerra sarebbe stata diversa".


Bibliografia
- Cornelius Ryan "Il giorno più lungo", Garzanti - Prima edizione 1961.
- Stephen E. Ambrose "D-DAY Storia dello sbarco in Normandia", BUR.
- Paul Carell "Sie kommen! Arrivano", BUR.
- A. Cantamutto, G. Ludi, N. Sgarlato "D-DAY Lo sbarco in Normandia", Delta Editrice.
- Jerry E. Strahan "Andrew Jackson Higgins and the boats that won war world II".
Eisenhower Center Studies on War and Peace Günter Bischof, Series Editor.
- Olivier Wieviorka "Lo sbarco in Normandia", Edizioni il Mulino.


 

 


La p
arte est dei cantieri HIGGINS INDUSTRIES, il più grande cantiere per barche ad uso militare che venne realizzato dallo stesso Higgins.
(The
New Orleans Public Library).
 


Una foto storica del 1942: il Presidente degli Stati Uniti, Frank D. Roosevelt, in visita ai cantieri di New Orleans: A destra di Higgins c'è il Governatore della Louisiana Sam Jones.
(The New Orleans Public Library).
 


Marines US e GI, pronti a sbarcare probabilmente a UTAH Beach.
(Conseil Régional de Basse-Normandie / National Archives USA)
 


Un LCM  da cui stanno per staccarsi le HIGGINS boat  cariche di soldati.
(Conseil Régional de Basse-Normandie / National Archives USA).
 


LCT sono attraccati a riva, nella zona di OMAHA Beach, probabilmente scattata almeno un paio giorni dopo il D-DAY. La pulizia sulla spiaggia indica che venne "preparata" per foto di propaganda.
(Conseil Régional de Basse-Normandie / National Archives USA).
 

 
 
 

IMPORTANTE:  alcune foto e informazioni presenti nell'articolo sono pubblicate su gentile concessione
Louisiana Division/City Archives, New Orleans Public Library
The New Orleans Public Library (loro tutti i diritti di copyright).
The premier cultural institution that celebrates and preserves the collective memory and living history of New Orleans, Louisiana and the world.

 

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