Galleria 2° Conflitto mondiale
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Una storia tutta americana
1944:
tutti a bordo, l'avventura
inizia. Al momento dell'imbarco, ai soldati venne consegnata la seguente
quantità di generi di "conforto": razioni alimentari di tipo "K" sufficienti per
48 ore, munizioni, pastiglie contro il mal di mare e per purificare l'acqua, 200
franchi francesi e una discreta scorta di preservativi (probabilmente si
supponeva che il soldato alleato avrebbe goduto delle grazie femminili
francesi al termine degli scontri).
Dai Marshalling Points (19 in totale sulla costa inglese) i soldati vennero
imbarcati sugli LST. Le fasi di carico iniziarono già dal 26 maggio [con le
truppe inglesi] e terminarono il 3 giugno [con quelle americane].
Il 4 giugno le previsioni davano tempo in peggioramento e questo fece alzare il
livello di tensione a bordo degli LST. Si temette per qualche ora che tutta
l'intera operazione OVERLORD stesse per andare a rotoli.
Sono
le 5:30 del 6 giugno. Fa freddo, molto freddo davanti alle coste della Normandia. Il mare é agitato e gli uomini devono essere imbarcati sugli HIGGINS.
A causa del peso esiguo, del fondo piatto e del mare mosso, gli HIGGINS sbattono
da tutte le parti, salgono e scendono come i vagoncini delle montagne russe
sulle onde di un mare che promette tempesta.
I soldati alleati sono stipati a bordo, il modo è semplice: saltare giù dalle
navi appoggio ogni qualvolta un'onda innalza uno di quei "gusci di noce" oppure
stipandoli prima e poi calando gl'HIGGINS direttamente in mare. Roba da far
paura al solo pensiero, sapendo che ogni soldato di media ha indosso oltre 30
chili di equipaggiamento.
Il tenente James EIKNER, ufficiale radiotelegrafista ebbe la fortuna di
raccontarci cosa accadde quella mattina a bordo di queste imbarcazioni:
"Svuotavamo l'acqua con gli elmetti, schivavamo le pallottole e vomitavamo,
tutto allo stesso tempo".
Ad aspettare sulla battigia i vari John, Frank, George ed Andrew (sono
Americani, Inglesi, Canadesi, Francesi, Polacchi) ci sono i soldati
tedeschi che da giorni sono a loro volta rintanati dentro ai bunker della
costa.
Ci sono soprattutto quelli della 352a Divisione, da poco mossi dall'interno
verso la costa. Un piccolo dettaglio tattico dimenticato o trascurato dagli Alleati
e che costerà migliaia di vittime in più.
Molti soldati alleati arriveranno su quelle spiagge a bordo degli HIGGINS e nel giro di
poche ore saranno falciati sotto il fuoco tedesco. Per questi ultimi gl'HIGGINS sono un
bersaglio semplice, le carneficine assicurate. I fanti più svegli si butteranno
in acqua, gettandosi dalle fiancate, ancor prima che il battello si fermi sulla
battigia. Per altri, non appena il portellone verrà abbassato, la guerra durerà
pochissimi istanti. Ad OMAHA Beach il numero dei morti sarà così elevato che l'acqua a
riva diverrà rossa al punto che i sopravvissuti la soprannomineranno tristemente "Bloody
Omaha".
Un'ultima drammatica testimonianza prima di tornare a parlare dell'inventore di
questi piccoli mezzi anfibi, il soldato H.W. SHROEDER era nella terza ondata di
sbarco insieme al tenente SPAULDING. Questa la sua testimonianza quanto
mai scarna e drammatica: ".... man mano che l'imbarcazione si avvicinava al
banco di sabbia sentivamo dei rumori sulla fiancata dello scafo, come se
qualcuno stesse tirando della ghiaia [...]. La rampa si abbassò e noi guardammo
la spiaggia: era traumatizzante. Ci dovevano essere i carri armati, ma ce ne
erano solo due [...] servivano solo da protezione ai soldati che vi si
ammucchiavano dietro per ripararsi dall'intenso fuoco che pioveva dall'alto e
sembrava una bufera di neve rossa, tanti erano i proiettili traccianti che
arrivavano da tutte le direzioni".
In quei momenti HIGGINS si
trovava a Chicago, da dove inviò un messaggio ai suoi dipendenti di New
Orleans: "Oggi è il giorno che attendevamo da tempo. Oggi viene messo alla prova
il lavoro delle nostre mani, del nostro cuore e della nostra mente. I buoni di
guerra che avete acquistato, il sangue che avete donato, tutto questo é lì a
combattere. Possiamo andare fieri della notizia che i primi sbarchi compiuti sul
continente dagli Alleati sono avvenuti grazie ai nostri mezzi".
Con la macchina del tempo si torna ai primi mesi del 42, quando Americani ed
Inglesi si accordano su quali mezzi navali sono necessari per uno sbarco in
piena regola.
Gli Americani devono produrre la maggior parte degli LST mentre agli Inglesi
spetta la produzione degli LCT.
Gli LST sono stati impiegati con un discreto successo negli sbarchi in nord
Africa e in Sicilia. Due esperienze significative che hanno messo in evidenza
pregi e difetti. Intanto chiariamo cosa erano e a cosa servivano questi enormi
vasconi di lamiera e legno. Erano lunghi oltre i 100 metri e pesavano più di
4000 tonnellate. Erano lenti, difficili da governare e spesso facile bersaglio
delle artiglierie. Ma potevano portare decine di carri armati, jeep, camion e
derrate di ogni genere. Gli LCT erano stati impiegati in numero minore e non
avevano dato risultati migliori nonostante la loro maggiore agilità e
versatilità data dalla lunghezza di soli 33 metri. Ma chi conosce la storia
della Marina americana sa bene che per questa, e i suoi comandi, tali dimensioni
non meritavano nemmeno di essere sufficienti per parlare di navi. Il difetto più
grande di ambedue le tipologie: non erano assolutamente adatti al trasporto di
truppe; per sbarcare da questi mezzi occorrevano fondali piatti, calmi e
l'appoggio di piccole imbarcazioni per arrivare sulle spiagge. Nacquero gli LCI
("Landing Craft Infantry") capaci di far sbarcare 200 uomini in pochi minuti,
realizzati in due varianti di varie dimensioni identificate come LCM ("Landing
Craft Medium") e LCVP ("Landing Craft Vehicle and Personnel"). Ma tutti i mezzi
da sbarco fin qui elencati erano impegnativi come realizzazioni e i cantieri
della Marina americana e inglese erano già oberati di lavoro. Occorreva produrre
mezzi più piccoli che avrebbero permesso di far sbarcare 150.000 uomini in meno
di 2 giorni lasciando agli LST, LCT, LCM e LCVP, il compito di portare a terra
mezzi e rifornimenti.
Le imbarcazioni prodotte in
America e in Inghilterra si basavano sullo stesso progetto ma quelle inglesi
avevano le pareti "corazzate" con lastre in metallo mentre le altre erano solo
legno di mogano. HIGGINS sosteneva che il motore non avrebbe garantito una
discreta velocità di crociera, pensò che fosse meglio alleggerire il tutto non
corazzandolo in alcun modo. Gl'Inglesi, invece, furono disposti a sacrificare la
velocità di navigazione in cambio di un minimo di schermatura almeno contro i
colpi delle MG42 tedesche che falciavano qualunque cosa scendesse da quelle
imbarcazioni. Il progetto originale è farina del sacco di HIGGINS ma alla Marina
statunitense non piacquero le soluzioni tecniche
introdotte. HIGGINS non mollò e alla fine convinse tutti della bontà del suo
progetto.
In una delle sue tante sparate ebbe a dichiarare "La Marina [US NAVY] non
sa un accidente di niente sulle piccole imbarcazioni!". Alle frasi fuori luogo
vi fu anche una soluzione commerciale molto astuta: se il suo progetto finale
veniva accettato, il Governo americano avrebbe avuto la possibilità di far
costruire la stessa imbarcazione ad altre 22 aziende oltre la HIGGINS INDUSTRIES.
Per tale proposta il guadagno di HIGGINS, in quanto a diritti sul brevetto, fu
pari a zero.
Una HIGGINS boat era lunga appena 11 metri e larga solo 3,5 metri; montava un
motore diesel monoelica della potenza di circa 250 cavalli. Poteva trasportare
fino a 36 uomini oppure una jeep e 12 uomini. Ma la caratteristica più
importante consisteva in un fondo letteralmente piatto e con un pescaggio pari a
zero, il che significava arrivare fino alla battigia.
Aziende private di piccole dimensioni, come cantieri e numero di addetti,
iniziarono a produrre le HIGGINS boat, che venivano poi caricate sugli LST per
giungere in EUROPA.
Questi gusci di noce vennero impiegati nel Pacifico contro i Giapponesi e
funzionarono entusiasmando tutti. La Marina iniziò a richiederne una produzione
con ritmi tali che imposero l'assunzione di oltre 30.000 operai e la creazione
di cantieri sparsi in tutta America.
Visto che i maschi erano richiesti per la guerra, HIGGINS si fece venire la
bella pensata di assumere sia donne sia persone di colore o altre etnie. La paga
era buona e lo straordinario regolarmente remunerato. Questo non fece mancare
vari alterchi con i sindacati che non vedevano assolutamente di buon occhio le
politiche da "padroncino" che lo stesso HIGGINS imponeva nei vari cantieri.
La sua personale visione della guerra lo portava spesso a ricordare, ai suoi
operai, quanto fosse importante dedicare ogni attimo allo sforzo bellico "Non
dovremo concederci nessuna pausa finché i nostri mezzi non avranno portato le
truppe sulle spiagge del Giappone [e non solo]".
In totale ne furono prodotti, fino al 45, più di 20.000 pezzi. Molti andarono
distrutti ma un discreto numero operò fino al 45. Qualcuno dice di averne visti
ancora navigare lungo il Tamigi fino a metà degli anni 50.
La guerra finì e con essa la
storia di quest'uomo e delle sue imbarcazioni. I cantieri e le fabbriche furono
riconvertiti alla produzione di piccole imbarcazioni da diporto, barche e
barchette, motoscafi, roulotte, persino elicotteri. Ma non era ancora tempo per
un turismo ricco e pronto a recepire tali prodotti. Dopo pochi anni venne
dichiarato il fallimento della HIGGINS INDUSTRIES.
Cosa ha significato, e significa, per gli Americani quest'uomo? Per i più solo
un nome ma per altri significò avere lo strumento giusto per sconfiggere il
nemico sulle spiagge di mezzo mondo.
EISENHOWER, ad esempio, così lo ricordò in un incontro con AMBROSE "E'
l'uomo che ci ha permesso di vincere la guerra.[...] Se HIGGINS non avesse
progettato e costruito quei mezzi da sbarco [...] tutta la strategia della
guerra sarebbe stata diversa".
Bibliografia
- Cornelius Ryan
"Il giorno più lungo", Garzanti - Prima edizione 1961.
- Stephen E. Ambrose "D-DAY Storia dello sbarco in Normandia", BUR.
- Paul Carell "Sie kommen! Arrivano", BUR.
- A. Cantamutto, G. Ludi, N. Sgarlato "D-DAY Lo sbarco in Normandia", Delta
Editrice.
- Jerry E. Strahan "Andrew Jackson Higgins and the boats that won war world II".
Eisenhower Center Studies on War
and Peace Günter Bischof, Series Editor.
- Olivier Wieviorka "Lo sbarco in Normandia", Edizioni il Mulino.
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La parte
est dei cantieri HIGGINS INDUSTRIES, il più grande cantiere per barche ad uso
militare che venne realizzato dallo stesso Higgins.
(The New Orleans Public Library).
Una foto storica del 1942: il Presidente degli Stati Uniti, Frank D. Roosevelt,
in visita ai cantieri di New Orleans: A destra di Higgins c'è il Governatore
della Louisiana Sam Jones.
(The
New Orleans Public Library).
Marines US e GI, pronti a
sbarcare probabilmente a UTAH Beach.
(Conseil Régional de Basse-Normandie / National Archives USA)
Un
LCM da cui stanno per
staccarsi le HIGGINS boat cariche di soldati.
(Conseil Régional
de Basse-Normandie / National Archives USA).
LCT sono attraccati a riva, nella zona di OMAHA Beach,
probabilmente scattata almeno un paio giorni dopo il D-DAY. La pulizia sulla
spiaggia indica che venne "preparata" per foto di propaganda.
(Conseil
Régional de Basse-Normandie / National Archives USA).
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