NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2009-2010

Henri Cartier-Bresson - Russia.  Palazzo Ducale, Genova (2009)

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Henri Cartier-Bresson. E' stato l'occhio attento di un secolo complesso e drammatico.
Primo fotografo occidentale a poter entrare a curiosare nella ormai dimenticata Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Da quel reportage del 1954 e da un successivo del 1972, venne pubblicata una raccolta di immagini ("A propos de l'URSS, Edition s du Chéne - Paris, 1973).
Immagini senza certosini dettagli, con tecnicismi pedanti, che non hanno evidenti segni dell'isterica digitalizzazione che affligge sistematicamente qualsiasi lavoro fotografico moderno.
Cosa mi ha colpito? Una serie di "bianco e nero" in cui costante é la presenza di quattro soggetti: i soldati, le donne, la gente operaia e i bambini. Soldati dagli occhi buoni e dai piedi grossi: l'ufficiale ritratto in un museo moscovita, improbabilmente intento a consultare una guida alle opere esposte. Ragazze disinvolte per le strade: bellezze a noi note solo da pochi anni e allora costrette a indossare sandali grossolani e malconci.
Forza operaia: uomini e donne assumono distinte connotazioni, che da noi si erano già smarrite durante il primissimo boom economico. Bambini con enormi teste rasate: il futuro che morirà in Afganistan e che lascerà, con oziosa indifferenza, far crollare la Cortina di Ferro contro l'Europa.
Un popolo che nelle foto di Cartier-Bresson viene raccontato per situazioni: una cerimonia militare con la bimba che sbuca tra i marinai in parata tenendo stretti nella mano due fiori, la visita guidata alla Metropolitana di Mosca, la sala da ballo.
L'attimo dello scatto resta vero, come la storia di quell'anziano soldato appartenuto ai Kuban Cossacks che con orgoglio si mette in posa per uno scatto di cui sicuramente non ha mai ricevuto in cambio copia fotografica.
Il bianco e nero che riesce a dare il senso sfumato di quel periodo e dei suoi protagonisti.

In concomitanza con l'anniversario della caduta del Muro di Berlino, Palazzo Ducale presenta questo lavoro di reportage e dove alcune delle foto sono degli inediti per l'Italia (dal 4/12/2009 al 14/02/2010). 

"La macchina fotografica è per me un blocco di schizzi, lo strumento dell'intuito e della spontaneità. Fotografare è trattenere il respiro quando le nostre facoltà convergono per captare la realtà fugace; a questo punto l'immagine catturata diventa una grande gioia fisica e intellettuale. Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento. È porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. È un modo di vivere".

Henri Cartier-Bresson, 1908 - 2004.

http://www.henricartierbresson.org

 
 
 

 

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