Galleria Cinefoto
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Il Palazzo Ducale di Genova ha promosso questa mostra, senza dubbio
interessante, in concomitanza con le celebrazioni della caduta del Berliner Mauer (dal
16/10/2009 al 14/02/2010).
"Hofmann e il Bauhaus," così la frase campeggia sul manifesto della mostra. Ma Hofmann é
stato poeticamente un punto oltre le grandi capacità e gli strepitosi talenti
creativi del mondo tedesco, che sarà la grande innovazione dei primi trent'anni
del 20° secolo.
Vorrei rapidamente attirare la
Vostra attenzione non tanto sulle opere esposte, la cui bellezza e valore non
viene certo da me meno evidenziata, ma su un dettaglio specifico dell'intera
mostra. Tanto specifico che ha richiesto la creazione di una sala a sé da parte
degli organizzatori e degli allestitori.
Questo spazio é costituito da scatti fotografici che rappresentano un filo o
forse più fili che ci permettono di seguire un uomo-artista, che per forza
diviene soldato e nuovamente artista, con suo il correre in settant'anni di
storia quanto mai varia e drammatica.
Hofmann nasce nel 1907 in Germania, e fino ai 28 anni vive con lo spirito e la
fisicità necessaria a farlo divenire un'artista di tangibile valore. Nel Bauhaus
si completa la sua formazione, crea legami ed amicizie con i maggiori artisti
tedeschi del tempo e che frequentavano la sede di Dessau.
Nel 1939 scoppia la guerra ed é costretto ad arruolarsi nella Wehrmacht.
Combatterà sui diversi fronti: Francia, poi Grecia e infine Russia. Qui sarà
fatto prigioniero e vi rimarrà fino al 1946.
Durante tutta la prigionia, così come aveva fatto durante la campagna militare,
invia alla moglie e agli amici artisti lettere arricchite con disegni e
acquarelli. Bellissimi. Non meno di valore i testi di queste missive.
Durante la Campagna di Russia scatterà anche delle foto impiegando una
piccolissima (per la tecnologia di allora) macchina fotografica anch'essa
esposta al Ducale.
Sicuramente i disegni e gli acquerelli sono poetici, leggeri nei tratti e nei
colori ma carichi di sensibilità artistica. Un assurdo momento artistico
appiccicato all'uniforme di un soldato che apparteneva ad uno degli eserciti più
temuti e spietati di ogni tempo.
Le foto, però, hanno un effetto ancora più emotivo pur se meno artistico e
tecnico. Ne traspare un mondo diverso, quasi alterato e ovattato di alienazione,
dove le armi e la morte sembrano lontane anche nel pensiero più freddo e
razionale.
Mi sono domandato come sia stato possibile ottenere foto di tale intensità senza
essere distratti dalla durezza di quei momenti. Non saprei valutare le mie
capacità artistiche dopo un assalto o un'azione difensiva.
Le foto evidenziano la verità delle parole scritte molti anni dopo dallo stesso
autore delle foto in cui spiega come riuscì a rimanere artista anche nel dramma
di quella guerra. Piccole dimensioni, su una carta ormai logorata da tutto e
dalla memoria di tutti. Non da quella di Hofmann.
In ogni caso, riprendendo possesso del percorso espositivo, disegni ed
acquerelli non mancheranno di attrarre la Vostra attenzione.
“…Questi piccoli lavori nacquero
nei bunker e nelle trincee di quel tempo, durante le pause di quel terribile
massacro, come comunicazioni e parti integranti delle lettere indirizzate a mia
moglie Johanna e ad alcuni amici, a prova che io, pacifista e oppositore del
nazismo, non ero ancora, nonostante tutto, uscito di senno. Per me come pittore
queste lettere e questi disegni costituirono come una sorta di scrittura segreta
che è testimonianza della mia intima estraneità alla guerra e che in quei
quattro anni mostrò che per me non esisteva alcun nemico che fosse necessario
annientare …”.
(O. Hofmann, lettera a Giovanni Battista Martini e Alberto Ronchetti, settembre
1995, pubblicata in Otto Hofmann. Russia, acquerelli e disegni 1941-1945,
Galleria Martini & Ronchetti, Genova 1996, pp. 9-11).
http://www.palazzoducale.genova.it/hofmann/index.html
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