2 giugno 1976: in
pista per la solidarietà e per una regione terremotata
Numerosi piloti del mondo dei motori (auto, moto, motonautica)
parteciparono alla manifestazione benefica intitolata "Una corsa per
il Friuli". La gara venne vinta dalla coppia Arturo Merzario e
Paolo Galli.
Una scuola
intitolata a Graham Hill
Con il ricavato della manifestazione, venne costruita una scuola
intitolata al campione di Formula 1 che era mancato proprio in quel
periodo.
Uno stabilimento di
nuova concezione
Lo stabilimento Alfasud di Pomigliano venne realizzato nel 1972 a
un costo inferiore rispetto a quello stimato (25 in meno dei 300
miliardi di Lire stimati), fatto quasi unico nella storia degli
appalti pubblici italiani di allora.
Il padre di tale realizzazione era l'ingegnere austriaco
Rudolf Hruschka. Uomo tenace e dall'asburgico carattere, riuscì a
far avviare l'impianto di produzione con solo 3 mesi di ritardo
rispetto alla data fissata (altro record nella storia delle
fabbriche italiane).
Bella ma fragile
I modelli prodotti avevano diverse pecche produttive che
l'impianto non riuscì mai ad eliminare (problemi di scocca in fase
di assemblaggio e montaggi grossolani di molte parti). Nel 1980
Hruschka lasciò l'Alfa Romeo e nello stesso anno si chiuse il Trofeo
Alfa SUD.
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E allora vi faccio vedere io!
Bruno era uno che di auto se ne capiva, almeno a suo dire. Quando ne comprava una
nuova, così lui diceva, lo faceva solo sulla base delle prestazioni
corsaiole che il modello di serie era in grado di erogare: l'ALFASUD
sarebbe divenuta la sua prossima preda. Scoppiò una baruffa tra i
vari frequentatori del bar. Noi
eravamo i ragazzini di quel bar sotto casa, quelle zuffe solo verbali fra
trentenni erano lo spettacolo preferito.
Ma quel giorno Bruno non scherzava, e veramente si presentò
con una fiammante ALFASUD t.i. rossa. Allora i commenti biechi e un
po' razzisti non mancarono: "... o Bruno! Ma cosa ti sei preso? Ma lo
sai che hai il motore boxer, dove ci vai? Al massimo sto pomodoro va
bene per andare al paese dai parenti". E poi continuavano "...una
macchina a trazione anteriore, come la 126, mamma mia che belinone".
Bruno fece finta di niente, ingoiò l'amaro calice di quei bifolchi e
aspettò due mensilità per dare fondo ai risparmi e comprarsi il kit
di trasformazione dell'AUTODELTA. "Allora vi faccio vedere io!"
disse prima di lasciare il piazzale del bar sgommando a tutto gas. E
così che ai bifolchi fece ingoiare tonnellate di polvere: su e giù
per la RUTA di CAMOGLI con le sue curve in contro piano, sui
tornanti per TORRIGLIA quando la super strada per arrivarci era una
chimera; per finire dalle parti di TRASTA, un rettilineo extra
urbano genovese usato dai miei concittadini corsaioli per mettere
alla prova ogni genere di veicolo a motore (avventure pistaiole
sventate a colpi di autovelox, nel caso vi venisse mai la voglia di
emulare vi sconsiglio caldamente). Mi ricordo ancora la t.i. dopo il
montaggio del kit: più aggressiva che mai. Ricordi lontani ma non troppo per perdersi dopo i quarant'anni. Eravamo nel 77 e la crisi industriale era spietata, le
fabbriche non andavano bene, c'era il terrorismo e il banditismo
organizzato, il punk, gli scandali estivi sempre più osé, io che andavo
malissimo di matematica e volevo fare il regista. Insomma tutto come
oggi, tolti i miei voti di matematica e nessuna speranza di
diventare regista.
L'ALFA ROMEO produsse questo coupé negli
stabilimenti di POMIGLIANO D'ARCO, vicino a NAPOLI. L'impianto va in
produzione non senza tanti problemi strutturali, politici e
sindacali. Il modello t.i. inizia la sua carriera nel 75. Pare che
di ALFASUD non se ne vendevano abbastanza. Prendendo spunto da quanto
accaduto in AUSTRIA, dove un tizio organizza una gara monomarca, a
casa ALFA ROMEO decidono di provare a lanciare il campionato a cui
solo le "terruncielle" si possono iscrivere. La cosa piace agli
alfisti corsaioli. Con il kit, che anche Bruno si era comprato, si
poteva contare su una base sufficiente per avvicinarsi alla pista. I
ricambi e le gomme avevano prezzi accettabili, a patto di contare su
qualche sponsor.
Il modellino riproduce l'auto che partecipò alla gara benefica "Una
corsa per il FRIULI". Nella primavera del 1976 il FRIULI é
letteralmente sventrato dal terremoto. I piloti di allora si
radunarono a VARANO DE' MELEGARI e disputarono una corsa i cui
incassi di pubblico (vi partecipò entusiasta fino a riempire il piccolo
autodromo) servirono per la costruzione di una scuola. Oggi, questo
modello é perfettamente circolante e partecipa a diverse
manifestazioni storiche sia pista sia gare in salita".
Tutto in un weekend
L'intero modello l'ho
elaborato in tre giorni, grazie al tempo disponibile in un lungo
weekend. La base non era di fattura eccezionale ed erano quasi due
anni che giaceva in garage in attesa della giusta ispirazione e di
una discreta quantità di tempo da dedicargli. In fase di smontaggio
ho avuto i primi problemi: si é rotta la calandra, la vernice
presentava diverse imperfezioni e gl'interni mi preannunciavano un
faticoso e minuzioso lavoro di limatura e dettagliamento. Di
positivo vi era il sedile molto bello e solo da perfezionare, il
cruscotto con il volante, i cerchi con le relative gomme e il
rollbar ben squadrato e sufficientemente robusto per poter
sopportare lima e carta abrasiva.
Nell'abitacolo ho aggiunto gli estintori (fisso e mobile),
rielaborato sedile e aggiunto le cinture di sicurezza, elaborato il
cruscotto e il relativo volante a cui ho aggiunto lo stemma ALFA
ROMEO. Tocco ulteriore é stato l'aggiunta del vetro nel finestrino
del pilota, a mezza altezza di modo che fosse visibile l'interno.
Per la parte scocca, facendo un confronto con la foto promozionale
del modello, ho elaborato la fanaleria e la calandra, aggiunti e
dipinti i ganci di soccorso (autocostruiti con filo di rame), il
tirante di stacco della batteria e azionamento estintore fisso, i
tergicristalli fotoincisi di TRON, il terminale di scarico. Sotto il
modello completato, a fianco la versione della scuderia francese DAN
AUTO realizzata nel 1994 con un modello SOLIDO. Interessante per
confrontare le due linee modellistiche realizzate a distanza di
almeno dieci anni tra loro.
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