NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2009 - 2013

COMPAGNIA AEREA NAZIONALE "ALITALIA"
La storia della “A” che fece volare l’Italia

Modellismo

Pittura e grafica

Cinefoto

Genova per Noi

LANCIA STRATOS
"WORK-SHOP"

Documentazione race-car

Galleria race-car pista

Galleria race-car rally

Galleria race-car competizioni varie


 
Forse qualcuno di Voi ricorda ancora la scena finale del film “musicarello” per eccellenz, con protagonista LITTEL TONY e il cui titolo era “CUORE MATTO”, girato nel 1967 e dove il giovane divo salutava prima di salire a bordo di un jet ALITALIA. Il logo era in formato littering (cioé un testo) ed in colore blu. Nulla di particolare, molto elegante e sobrio e forse anche troppo.
 Dopo 22 anni l'immagine della compagnia aerea nazionale non era più accattivante e consono ai tempi moderni, dove la conquista dello spazio era una realtà e le immagini dei loghi dovevano essere colorate e multiformi.
Nel 1969, ALITALIA indice un concorso internazionale per un progetto d’innovazione dell'immagine istituzionale della compagnia e del relativo brand.

 L'incarico venne assegnato, nel maggio del 1969, alla “WALTER LANDOR ASSOCIATED - Industrial Design” di San Francisco.

 ALITALIA doveva identificarsi come una compagnia aerea a livello internazionale, capace di fornire servizi di alta professionalità con un profilo e uno stile fortemente italiano.

WALTER LANDOR, oltre alla realizzazione di diversi prototipi grafici, effettuò anche dei sondaggi con gruppi di clienti potenziali, agenti di viaggio e giornalisti operanti nel settore turistico, sondaggi durante i quali furono presentate una serie di proposte.

 I risultati di questi sondaggi alimentò la creatività dell’agenzia che diede vita a duecento disegni di simboli e logotipi.
 Da uno studio approfondito effettuato sugli stessi vennero scelte tre soluzioni per la presentazione alla Direzione Generale.

 I tre progetti finali, per caratterizzare gli aerei e che erano varianti di quello a tutti noi noto, vennero presentati a Roma nel luglio del 69 alla Direzione Marketing. Piacquero. La WALTER LANDOR aveva fatto centro.

 Fra questi uno veniva particolarmente raccomandato ed accettato per la successiva presentazione finale al Consiglio di Amministrazione, che il 7 agosto dello stesso anno dava la sua approvazione definitiva.

 Venne redatto un dettagliato manuale tecnico e di marketing con le indicazioni sulla policromicità degli accoppiamenti permessi per il marchio ed il logotipo, le uniformi del personale di volo e di terra, la segnaletica aeroportuale; vennero dettate precise indicazioni di ciò che doveva essere sempre evitato. Il manuale fu distribuito a tutti i servizi della Compagnia ed agli uffici periferici perché, al più presto possibile, cambiasse il volto di ALITALIA scongiurando la vanificazione dello sforzo di rinnovamento in atto.

 
 Il simbolo della Compagnia era la “A” stilizzata, dinamica e con colori vivi, con una grande potenzialità di presa immediata nelle campagne pubblicitarie e promozionali.
 La “A” era si la prima lettera del nome ma l’ideale sintesi di prima compagnia per servizi e qualità offerti.
 Era la prima lettera dell'alfabeto in quasi tutte le lingue ed in quasi tutti i paesi dove i DC7 e DC10 atterravano e decollavano.
 L'accostamento di questo simbolo, posto sui timoni di coda, con la parola logotipo “Alitalia”, inserita sulla fusoliera in un punto ben determinato con una chiara e moderna linea grafica, ottenne un effetto che andò ben oltre le aspettative sia dell’ALITALIA sia della WALTER LANDOR.

La compagnia aerea colse nel mondo dei motori, una inusuale occasione per rendere sempre più diffusa e capillare la cultura dell'immagine ALITALIA, quindi: volare nel mondo con uno stile dinamico e di qualità, pari alle blasonate TWA, PAN-AM, BEA, AIR FRANCE e tante altre del medesimo livello tecnico e qualitativo.

 Per gli appassionati delle quattro ruote, il brand della compagnia aerea si legò indissolubilmente con quello di LANCIA e della STRATOS HF, nel periodo compreso tra il 1975 e il 1977. La vettura prese il volo nel mondo dei rally divenendo un testimonial unico per la “A” verde e rossa.
 Non fu la sola auto, la STRATOS, a vestire il tricolore con la A: FIAT ABARTH 131, diverse ALFA ROMEO e altre FIAT tra cui una poco vincente RITMO ABARTH.
 La storia di un successo d’immagine, di due aziende italiane per un’ITALIA lontana mille miglia da quella attuale e che proprio non riesce più a decollare come allora.

 
Questo sito Mappa del sito E-mail e contatti Aiuti per navigare Diritti d'autore e copyright Per collaborare a NISE A-F G-O P-Z Creative Commons License