NISE,
Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2009 – 2016 FIAT ABARTH SP 1000 La piccola
principessa per Re Carlo Gennaio 2015 |
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La piccola principessa Non fu un processo progettuale semplice
quello che portò alla nascita della FIAT ABARTH SP 1000. Sin dall’abbozzo del progetto base, Carlo
ABARTH e Mario COLUCCI, avevano idee molto differenti: ABARTH proponeva un
telaio in lamiera scatolata e saldata con il motore a sbalzo sull’asse
posteriore mentre, COLUCCI, proponeva un telaio tubolare e con il motore posto proprio dietro al schiena del pilota. Carlo Abarth alla presentazione della vettura e
in esposizione al Salone dell’automobile a Torino nel 1967. Alla fine ABARTH accettò per intero il
progetto di COLUCCI, a patto che si potesse avere certezze sulla riduzione
dei costi di produzione. Fu posta in produzione nello stock minimo di
cinquanta esemplari per poter poi essere omologata nella Classe Categoria
Sport Gruppo 6. Se alla ABARTH ci
si preoccupava di contenere i costi, pur garantendo una vettura semplice ma
competitiva, COLUCCI seppe lo stesso definirne una forma aerodinamica in cui
il grande parabrezza ne indicava la pura definizione agonistica; fu
realizzato un cofano posteriore semplice ma di indubbia bellezza che si
raccordava a quello anteriore tramite due portiere e relativi vetri laterali. Appare oggi chiaro che alla ricerca tecnica
apportata sulla vettura, basti pensare alle due prese d’aria circolari ai
lati del cofano posteriore, fu associata anche una ricerca estetica di
dettaglio per nulla sminuita dall’impiego di vetroresina (materiale allora innovativo); un
complesso e ricco lavoro che rende ancora oggi unica questa
piccola vettura sport. Per tornare all’analisi tecnica della
vettura, fu impiegato un motore di 982 cc derivato da quello della FIAT 600 e
capace di erogare fino a 105 cv per una velocità massima di quasi 220 km/h.
Il peso della vettura era estremamente contenuto e
non superava i 500 kg. A sinistra Herbert Muller
al Nurburgring nel 1966. Foto al
centro per Vittorio Venturi alla gara in salita Bologna - Passo della Raticosa nel 1968. A destra, Gianni
Varese alla gara in salita Cesana Sestriere sempre
nel 1968. L’esordio agonistico avvenne in Toscana
durante una gara minore di velocità in salita e che regalò
un misero quinto posto al gentleman driver Anzio ZUCCHI. Una serie successiva
di vittorie sia in ITALIA sia all’estero permise l’inizio delle vendite e la
possibilità di aumentarne la produzione per raggiungere la fatidica soglia
dei 50 esemplari. A completamento della produzione, la vettura
fu omologata in Gruppo 6 nel marzo del 1968 e poté
iniziare a correre in competizioni di maggior spicco e di livello
internazionale. Proprio alla 1000km
di MONZA due vetture si classificarono, PAL JOE/Piero BOTTALLA e Luciano
PASOTTO/Umberto PASOTTO, al primo e secondo posto nella classifica di classe
e seconde e terze, nella classifica generale, battute solo da una FORD GT 40
con una cilindrata di 5000cc (cinque volte quella della piccola barchetta). Non bisogna poi dimenticare le
partecipazioni a LE MANS, al NÜRBURGRING e nella
gare di specialità tanto praticate tra AUSTRIA e SVIZZERA. Tra le classiche
di sempre, ci fu ovviamente la TARGA FLORIO. A sinistra la vettura di Salvatore Calascibetta in coppia con Vincenzo Ferlito
alla Targa Florio del 1969. Al
centro Paolo Lado alla Trento – Bondone
del 1968 La
gara siciliana, disputata sul circuito delle MADONIE, vide per anni il
dominio del sicilianissimo Salvatore CALABISCETTA. Molte le gare vinte, grazie anche al lavoro
non solo della stessa ABARTH; tra i vari preparatori vi fu Pino TRIVELLATO
che riuscì a portare a 125 cv il piccolo motore della SP 1000. Nel corso degli anni alcuni modelli furono
sottoposti a diverse varianti a livello di carrozzeria, come il taglio dei
parafanghi posteriori o l’aggiunta di inserti
triangolari sugli spigoli del musetto, permettendo così una certa longevità
nelle competizioni sport. Le scuderie private e i gentleman driver
trovarono, questa barchetta, l’arma giusta per imporsi a livello europeo e,
per diversi anni a seguire l’omologazione del 1968, la vettura continuò nei
primi anni ’70 a dare onore al marchio ABARTH. A livello modellistico, la produzione si è
concentrata negli ultimi trent’anni verso la scala 1:43. Le produzioni dei
kit sicuramente sono tra le migliori in quanto a replica, da non disdegnare
quelle in die-cast che tra le ultime produzioni, qualche anno fa, fece
l’apparizione di un modello facente parte di una
raccolta monografica ABARTH della casa editrice HACHETTE. Immagini, nomi di prodotti, marchi, sono:
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