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NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop"
2015 FIAT 128 Divisione 1 (Gruppo 2) Pilota: Walter DONA’, Scuderia FILIPINETTI Quarto della Prima divisione, Seconda prova
EURO TURISMO SALISBURGO, aprile 1971 Elaborazione modello RIO MODELS,
scala 1/43 Marzo 2015 |
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Lo squadrone delle 128 Furono tre le 128 che parteciparono alla
gara di Salisburgo. Quella del veneto Walter Donà era elaborata dal
preparatore e corregionale TRIVELLATO. La 128 di Donà, iscritta nella
Divisione 1 tramite la Scuderia Filipinetti, scese in pista in una fredda e
piovosa domenica mattina. Si classificò quarta. Uomo chiave Mike Parkes, pilota e collaudatore di fama
mondiale, fu ingaggiato dalla Scuderia svizzera Filipinetti per garantire una
tattica di gara ai massimi livelli e per curare direttamente le auto durante
le prove e in gara. Parkes sarà uno dei principali collaudatori
della Lancia Stratos a partire dal 1972. Bella e incompresa Nata nel 1969 da un progetto di Dante
Giacosa, il padre della FIAT 500, la vettura riscosse un buon successo di
vendite ma non entrò mai di diritto nella cerchia delle auto italiane per
eccellenza, come accadde per la FIAT 500 o per la AUTOBIANCHI A112. La sua produzione cessò nel 1976. Inimitabile anche per i Tedeschi La vettura ingiustamente non è mai stata
apprezzata nonostante qualità estetiche e meccaniche uniche nella categoria
delle piccole e medie utilitarie. Spesso associata agli stereotipi
sull’italiano medio di allora, meridinionalismo e cattivo gusto
nell’accessoriare le vetture, l’auto era invece caratterizzata da una linea
asciutta e discreta a cui si associavano specificità meccaniche molto
avanzate. Testimone di ciò fu il designer italiano
Giorgetto Giugiaro che così raccontò un aneddoto molto curioso: “Arrivo in Germania. Centro ricerche
Volkswagen. Era il gennaio del 1970. E al centro di un immenso stanzone trovo
una Fiat 128 tutta smontata e sezionata pezzo per pezzo. Chiedo spiegazioni e
mi rispondono candidamente: Non riusciremo mai fare una macchina con una
meccanica così raffinata a questo prezzo, per questo la Golf deve essere più
piccola". Giorgetto Giugiaro rivela:
L'ispirazione? Fu la Fiat 128 [La Repubblica, 26 giugno 2002]. Altri
soggetti correlati |
Walter Donà in gara a Salisburgo (Autosprint numero 15,
aprile 1971) Walter Donà, a sinistra, a colloquio con Mike Parkes
(copyright sconosciuto) Pubblicità della versione di FIAT 128 prodotta nei
primi anni 70 Pubblicità di metà anni 70 per una nuova versione della
FIAT 128 Immagini, nomi di prodotti, marchi, sono: tutelati dai
rispettivi copyright se registrati o non scaduti, fanno riferimento e solo ai
loro legittimi proprietari. |
La
svizzera italiana La
FIAT 128 che corse nel campionato EURO TURISMO, del 1971, era una vettura
tutta italiana sia come modello base (FIAT) sia come preparatore
(TRIVELLATO). Unica nota straniera era la scuderia di appoggio che era
svizzera (FILIPINETTI). La
FIAT 128 era stata elaborata per correre in Divisione 1 dell’EURO TURISMO, fu
utilizzata prevalentemente per le gare in pista e qualche rara volta in alcune
versioni per le competizioni rallistiche; per queste ultime vale la pena
ricordare che anche il grande Attilio BETTEGA partecipò come privato a
diverse gare del campionato italiano rally utilizzando una “128” privata. Il
pilota Walter DONA’ corse spesso con questa vettura, anche nella versione con
parafanghi allargati e maggiore carenatura. Negli anni successivi DONA’ continuò la sua
carriera agonistica utilizzando, sempre nel Gruppo 2, la versione della FIAT
128 SPORT COUPE’. Il
modello base è prodotto da RIO MODELS; ha una buona verniciatura, la livrea è
costituita da decal di un certo spessore con il fissaggio adesivo, diversi
dettagli sono in fotoincisione. Purtroppo la livrea non è corretta in
diversi dettagli. L’errore più evidente sono i numeri di gara sul cofano
anteriore: nella vettura di DONA’ erano attaccati su dei rettangoli bianchi e
il carattere utilizzato da RIO non corrisponde a quello del modello in scala
1:1. La
scocca è già da diversi anni in uso da RIO MODELS per proporre diverse
versioni che corsero in varie gare a cavallo tra gli anni ’70 e gl’anni ’80. I
vetri, del modello da me elaborato, avevano uno spessore notevole ma erano
ben lucidati privi di righe e appanno. I
finestrini laterali sono stati arricchiti di fotoincisioni ma queste, a mio
parere, non rendono più ricco il modello poiché le loro dimensioni non
corrispondono alle cornici della scocca. Altro punto debole sono i cerchi e le gomme,
repliche poco fedeli di quelli montati dalla FILIPPINETTI. La
foto sopra mostra il die-cast di partenza prima di essere elaborato. Come
sempre inizio l’elaborazione dagli interni. Il modellino
è un progetto di diversi anni fa, questo s’intuisce dalla spartanità dei
sedili, dal fatto che il rollbar in teoria mancherebbe ma è stato aggiunto
successivamente e fissato lungo le portiere e non nel pianale interno come
sarebbe stato più logico. Cruscotto, volante e leva cambio sono di
bassa qualità come dettaglio, il freno a mano e gli interni delle portiere
non c’erano proprio. A
questo punto l’elaborazione l’ho dovuta progettare nei minimi dettagli visto
che praticamente quasi tutto dovevo sostituirlo se non aggiungerlo. Ho
tagliato via i sedili anteriori, pulito il pianale interno che ho ricostruito
tramite del Plasticard; così come il tunnel centrale che era aggiunto dai
preparatori, rispetto al modello commerciale che ne era privo, per dare
maggiore rigidità al telaio e poter alloggiare un cambio sportivo. Il
pianale l’ho realizzato con due fogli di modo che la struttura fosse ancora
più rigida, nonostante il tunnel in Plasticard, e non si deformasse una volta
inserito dentro la scocca. La
foto sopra mostra l’interno ricostruito ancora senza i sedili e l’estintore.
Le auto di Gruppo 2, che correvano in ITALIA, dovevano avere il sedile
posteriore di fabbrica montato; quindi ho lasciato quello della RIO dato che
non avrei avuto modo di sostituirlo con un altro. Con
delle semplici graffette ho realizzato il rollbar (la foto in fondo all’articolo mostra marmitta e rollbar di produzione
RIO MODELS). La
leva del freno a mano non é altro che uno specchietto VITALONI della RACING
43, ovviamente modificato per sembrare una leva. Il
volante è quello originale semplicemente ripulito dalle sbavature di stampo. Ed
ecco gl’interni terminati. Il sedile del pilota l’ho scelto in una versione
“racing” ma senza poggiatesta, così come appare dalle foto dell’epoca, mentre
quello del passeggero è il solito pezzo cannibalizzato da qualche die-cast
comprato ai mercatini dell’usato. Le
cinture di sicurezza le ho ricostruite basandomi su quello che allora, di
norma, era installato sulle vetture turismo dato che non avevo foto
degl’interni della 128 elaborata da TRIVELLATO. Apro
una parentesi a proposito delle parti che occorre spesso aggiungere in sede
di elaborazione o di rielaborazione. In alcuni casi le parti mancanti sono
vendute da varie aziende, in altri casi questi accessori sono introvabili per
infinite ragioni. Io me li procuro acquistando vecchi modelli, smonto tutto e
mi ricavo le varie parti che in futuro mi possono venire bene. Comprare nei
mercatini dell’usato o presso le mostre scambio è conveniente e si possono
ricavare gli accessori più rari. Credetemi, conviene. Tornando al modello, il pilota era
equipaggiato con cinture BRITAX o simili a quattro punti di cui due
confluivano in un’unica cintura fissata al telaio nella parte posteriore. Per
quanto riguarda l’impianto estinguente, allora non era ancora obbligatorio
almeno quello fisso e solo un estintore mobile era messo a bordo, in genere
davanti al sedile del passeggero. Dalla foto sopra, potete notare che ho messo
anche gl’interni delle due portiere, e il modello ci ha guadagnato a livello
di dettaglio. Purtroppo avrete anche notato lo spessore
del vetro, decisamente troppo per un modello con gli standard attuali. Per
questa ragione non ho aggiunto, con il solito pezzetto di acetato
trasparente, il finestrino del pilota. Per
consolarmi di ciò, ho aggiunto lo specchietto retrovisore interno che non era
presente. Il
pianale esterno richiede altro lavoro e non da poco. Ho
rimosso l’impianto di scarico e l’ho ricostruito come in genere era normalmente
montato su queste vetture. Il terminale di scarico è un tubetto di alluminio,
il resto è ottenuto con del filo di rame. I
cerchi originali erano delle repliche poco fedeli e le gomme erano troppo
strette per una vettura da pista. Quelli che vedete sono della RACING 43,
dipinti a mano per ottenere la massima qualità nella colorazione. Le scritte
“FIRESTONE” sono delle decal TAMEO degli anni ’90 e che avevo da parte.
Quelle da me posizionate sono bianche ma, alcune foto, mi hanno evidenziato che
erano gialle. Chiuso il sarcofago, ho aggiunto i due ganci
in gomma che chiudevano il cofano anteriore; ovviamente prima ho rimosso
quelli del modello (erano in plastica e
riproducevano dei semplici ferma cofano ma in colore marrone e con la forma
di fibbie). I tergicristalli sono quelli originali, così
come i fari anteriori e quelli posteriori (purtroppo questi ultimi sono poco dettagliati…). Le frecce
laterali le ho ridipinte usando il rilievo che era già presente sulle due
fiancate. I ganci di soccorso li ho realizzati come al
solito con filo di rame, sono in parte frutto di fantasia perché quello
posteriore (reale) era posto al centro e sotto il bagagliaio; questo aveva
una struttura meccanica che ricordava più un gancio per il traino di roulotte
che non uno per auto da corsa. Infine ho posizionato le decal con i numeri
di gara e che erano posti sul cofano. Io avrei rimosso anche i numeri sulle
portiere, ricollocando nuovi numeri di gara però caratterizzati da un font
diverso, solo che avrei dovuto rimuovere altre decal rovinando così
l’elaborazione. Per questa volta, va bene così… meglio non
esagerare altrimenti si rischia di sovraccaricare il modellino rendendolo
solo goffo. |
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