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LA BATTAGLIA DI BERLINO
APRILE - MAGGIO 1945

Pagina 1: Prima della battaglia nella "Festung Berlin"

Modellismo

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Premessa
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Riferimenti

Scendeva la notte più tetra su BERLINO, per una delle prime serate di maggio del 1945. Come per assurdo, con il cessate il fuoco, la primavera arrivava sulla capitale che fino a pochi giorni prima era stata sottoposta a temperature rigide e piogge continue. La notte precedenti il termometro segnava meno di 5 gradi, di giorno poco sopra i 15.
Nelle case il gas era razionato sin da febbraio, come acqua e luce. Durante la notte non si aveva paura solo delle incursioni aeree o dei cannoni sovietici. Facevano più paura i soldati stessi dell'Armata Rossa, funzionari delle SS, ex internati che giravano come spettri sbandati tra le rovine alla ricerca di cibo e vestiti.
Ma qualcuno, coraggiosamente, uscì dalle cantine e dai rifugi dopo almeno una decina di giorni trascorsi nel buio, nella polvere, tra la fame e soprattutto la sete che sembrava implacabile anche bevendo l'acqua prudentemente accumulata in precedenza.
Il giorno dopo quella notte, quella del 2 maggio, il TERZO REICH era crollato: HITLER era morto il 30 aprile, la maggior parte dei gerarchi era fuggita o era stata catturata mentre pochi quelli suicidi o morti per mano del nemico. Con la resa triplice, l'8 maggio finiva la Seconda Guerra Mondiale.

Foto tratta da filmato d'epoca, no copyrightIl 20 aprile HITLER festeggia il suo ultimo compleanno, il cinquantaseiesimo, alla radio il ministro per la propaganda GOEBBELS ne celebra l'immortalità ("E' nato dal ventre del popolo tedesco, e posto alla guida del Paese attraverso libere elezioni...").
Il capo del Nazismo aveva deciso di concludere la sua vita con un terrificante atto finale di morte e dolore, con la ferma intenzione wagneriana di trascinarvi la GERMANIA e il suo popolo. BERLINO diventava così il palcoscenico finale di questa tragedia. Una nazione ormai allo sbando, un insieme di forze armate ormai risicate e prive di mezzi per rispondere, sui due fronti, agli attacchi degli Alleati.
Traudle JUNGE era una delle segretarie del Fuhrer, una testimone giovane che potrà in seguito raccontare parte di quella vicenda. Sarà, la sua storia, raccontata anche nel film "LA CADUTA".
Vi é stato un altro testimone significativo di quei giorni: Albert SPEER. Un testimone la cui versione dei fatti alle volte non é parsa del tutto chiara, specie leggendo le sue memorie.
Muovendosi tra questi due opposti testimoni, si può avere un'idea di ciò che fu la BATTAGLIA DI BERLINO. Ai più giovani, nel corso del tempo, sfuma l'impressione emotiva di quella battaglia finale ma é stato un momento significativo nella storia moderna: a livello politico per il crollo di un regime totalitario che per oltre tredici anni aveva riscritto la storia e la geografia europea, a livello militare la disfatta di un esercito e della sua classe dirigenziale che si sarebbe quindi estinta, a livello umano per il numero spaventoso di vittime tra i civili e i militari.
Da quel 20 aprile ha inizio una tragedia senza pari. Per HITLER il futuro della GERMANIA non esisteva: il suo futuro non era la vittoria perché avrebbe corrisposto al suo decadimento fisico e mentale, la sua morte e con essa la sconfitta della GERMANIA lo avrebbero reso, in senso quanto mai sempre più wagneriano, un'entità al pari degli dei e come tali immolato alla morte glorificante. Il bunker in WILHELM Strasse sarebbe stata la sua dimora eterna.

Le difese della città erano scarse e basate su tre cerchie difensive: nessuna delle tre  in grado di reggere l'urto delle forse sovietiche e nemmeno di quelle anglo-americane. Tale giudizio non é un'arbitrarietà post-bellica ma il commento di un esperto qualificato quale era il generale Max PEMSEL. Egli era stato il capo di stato maggiore della 7a Armata che presidiava la NORMANDIA in caso di invasione. Dopo la sua fallita azione difensiva, e dopo un lungo periodo di quarantena nel nord Europa, HITLER lo richiamò il 2 aprile per organizzare la difesa statica della città. Un po' tardi per rendersi conto che la capitale corre un rischio enorme. E tardi, involontariamente, PEMSEL si presenta al comando berlinese. Il ritardo é inaccettabile nel rigore tedesco applicato anche nei momenti di massimo dramma: al suo posto Alfred JODL nomina il generale Helmuth REYMANN.
PEMSEL si spostò per la città e nei dintorni rendendosi conto che le fortificazioni passive erano semplicemente insufficienti, le fortificazioni fisse in cemento non dislocate nei punti strategici, i ponti e gl'incroci privi di difese per il tiro incrociato. Tecnicamente la città non aveva difese di sorta valide.
In quei giorni, tra i Berlinesi, era in uso dire che "... ai Rossi gli ci vorranno almeno due ore e 15 minuti per sfondare; due ore per ridere a crepapelle e quindici minuti per distruggere le barricate".

Foto tratta da filmato d'epoca, no copyrightCosì, come appare drammaticamente, si presentava la Cancelleria del Terzo Reich verso i primi di aprile del 45.
Verso la metà di aprile vi fu una riunione indetta dal gauleitier della capitale, Joseph GOEBBELS, una riunione farsa che poca utilità aveva per le sorti della città nonostante fosse indetta a titolo di "gran consiglio di guerra". In quell'incontro REYMANN rappresentava il comando militare mentre GOEBBELS quello politico. Il comandante militare chiese espressamente su quali armamenti avrebbe potuto contare per i suoi soldati. Il gauleitier replicò, con tono autorevole e pomposo, che sarebbero state a disposizione ingenti quantità di munizioni, mitragliatrici leggere e pesanti come calibro, mortai e artiglieria di ogni sorta; in particolare dovevano essere disponibili almeno cento carri armati pesanti. REYMANN, che era un professionista della guerra, non si fece abbindolare dalla retorica dell'occasione e chiese che gli fosse fornito un elenco dettagliato (e scritto) di quanto disponibile.
La lista venne redatta ma non tutto risultava nelle tipologie e quantità promesse. Questa conteneva un dato che fece effetto sull'ufficiale: i carri armati disponibili erano solo venticinque mentre gl'altri settantacinque sarebbero stati disponibili in un futuro non molto definito. Il generale non si lasciò prendere dal panico e andò a parlare con Albert SPEER, quale Ministro degli Armamenti e forse unica autorità del governo in grado di dare supporto alle necessità per la difesa della capitale.
Dall'incontro, in parte proficuo, emerse però un profilo di SPEER che lasciò titubante REYMANN. Quando questi comunicò che era intenzionato a realizzare una pista di emergenza per gli aerei compresa tra la Porta di Brandeburgo e la Colonna della Vittoria, e che avrebbe comportato l'abbattimento dei lampioni lungo l'attuale Strasse de 17 Juni, SPEER saltò su tutte le furie. I lampioni non si dovevano toccare per nessuna ragione, anzi consigliava caldamente di realizzare la pista lungo Unter den Linden. REYMANN pacatamente replicò che aveva già proposto questa soluzione a HITLER, ma il dittatore aveva optato per l'altra soluzione motivando che non era il caso di sradicare gl'alberi lungo il viale dei tigli.

Il comandante incaricato della difesa di BERLINO aveva svolto decine di ispezioni sia in città sia nelle tre cinture per valutare quanto fossero valide e per ridurre le macro carenze. Negli anni antecedenti la guerra e in quelli in cui la Germania dominava in Europa, i Nazisti non si erano preoccupati minimamente di fortificare la capitale. Nemmeno quando i Russi iniziarono la loro controffensiva sull'ODER, vi fu il dubbio che un giorno BERLINO sarebbe stata assediata. Solo dopo che il nemico passò oltre l'ODER iniziò la realizzazione di qualche bunker, posti di artiglieria e qualche trincea anticarro.
A marzo, quando il quadro difensivo era ormai compromesso, iniziarono i lavori per realizzare tre cinture difensive concentriche: la "Festung Berlin".

Edward Kmiecik: Berlińska victoria, Warsaw 1972Per fine febbraio venne realizzata una zona di sbarramento periferico la cui circonferenza era di oltre 240 km e veniva presidiata prevalentemente da forze territoriali di volkssturm, non certo in grado di reggere un attacco di carri armati e fanteria.
Questi uomini non avevano armi pesanti, equipaggiamento per la difesa dai carri armati e in generale il loro addestramento era praticamente nullo. Alcuni di loro indossavano abiti civili, erano scarsamente nutriti e nessuna postazione aveva un presidio di primo soccorso. Quello che risultava come fortificazione armata, spesso era una precedente opera muraria rinforzata con riporti di terra e tavole di legno. La vera cerchia difensiva era costituita da tre anelli concentrici posti nella città. Il primo anello in periferia (circonferenza di 100 km) era costituito da qualche trincea e da sbarramenti improvvisati con vecchi autobus, carrozze ferroviarie, macerie e sampietrini. I presidi erano nei rifugi antiaerei; sfruttando canali e laghetti, venne realizzato un ideale fossato a cui lavorarono con soli attrezzi oltre 30.000 uomini (in teoria ne erano stati previsti 100 mila con l'impiego di macchinari per lo scavo e movimento terra). Il secondo anello (circonferenza di 40 km) sfruttava la rete ferroviaria e quella sopraelevata della metropolitana (S-bahn). Sarebbe stato un buon sistema difensivo se ci fossero stati a difesa dei veri soldati, ben riforniti a munizioni e in un numero considerevole.
Infine la "Cittadella", ultima barriera di protezione costituita dal fiume SPREA e dal canale LANDWEHR.
Migliori erano le difese antiaeree, visti i bombardamenti che dal 40 affliggevano la città. A BERLINO ne vennero realizzate tre "Flakturm" in cemento armato a forma quadrilatera che sul tetto e sui lati potevano contenere cannoni e armamenti leggeri per contraerea, all'interno fungevano da presidi per le truppe e da rifugio per i civili. HITLER ne aveva ordinato la realizzazione dopo il primo bombardamento del 40 e furono progettate da Friedrich TAMMS, architetto che era parte dello staff di Albert SPEER.
La prima si trovava in BRUNNEN Strasse a nord della città. la seconda ad est nel LANDSBERGER Allee e la terza nella zona sud ovest in prossimità dello zoo.
Le forze umane necessarie, secondo il generale, non potevano essere meno di 200.000 unità regolari addestrate. Invece, egli disponeva solo di quanto poi sotto viene elencato.
Occorre fare un preciso distinguo quando si descrivono gli armamenti e gli equipaggiamenti in dotazione. Le forze militari (Heer, Waffen -SS, Luftwaffe) avevano in dotazione quanto era stato possibile prelevare dai magazzini, dalle truppe disarmate e di provenienza nemica. Le forze para militari (Volkssturm, Hitler Jugend, Org. Totd) erano equipaggiate con armi obsolete e con pochissime munizioni; in linea di massima si calcolavano due fucili ogni tre uomini e con una media di quattro caricatori a testa (venti colpi). Le uniformi erano praticamente inesistenti, qualche vecchia giubba rammendata e la divisa da parata per la gioventù hitleriana. Viste le basse temperature e le piogge frequenti, molti di loro si presentarono nelle postazioni difensive indossando pesanti cappotti di lana che impedivano i movimenti tra le macerie e s'inzuppavano con la pioggia. Pochi avevano in dotazione giberne o buffetterie, quasi nessuno un elmetto (quelli che ebbero la cattiva idea di usare dei cappelli e berretti divennero bersagli sicuri) e per rendere drammatica la situazione molti indossavano scarpe di cuoio classiche che tra le macerie si rompevano rendendo patetico il loro muoversi. Radio e sistemi di comunicazione non ve ne erano e alle volte, per comunicare, utilizzavano i telefoni pubblici ancora funzionanti.

Di seguito, un elenco di massima (fonte WIKIPEDIA) delle forze tedesche che furono presenti nel periodo compreso tra i primi di aprile fino ai primi di maggio:

No copyright- Divisione corazzata Muncheberg, 3000 uomini più una ventina di carri; presente a Lichtenberg, Fredrichshain e Weissensee.
- 11. SS Freiwilligen Pz.Gren.Div. Nordland, 1500 uomini, 15 carri; dislocata nel quadrante Neukölln-Treptow.
- 20. Pz.Gren.Div. (3000 uomini e qualche carro armato), assegnata all'area di Steglitz-Zehlendorf.
- 9. Divisione Paracadutisti (4000 uomini circa), presente a Pankow assieme a due o tre battaglioni di territoriali.
- Formazioni della H.J. (effettivi: 2280), a Zehlendorf (municipio), Tempelhof (aeroporto), Wedding, Pankow, Reinickendorf (postazioni di Flak), e come presidio sui ponti di Spandau, Charlottenburg e Pichelsdorf.
- 32. Div. granatieri SS 30 Ianuar, distaccata sull'Alexanderplatz.
- Gruppo Mohnke, comprendente il Battaglione della Guardia di Himmler e il Battaglione Guardie della Leibstandarte SS, schierate nel quartiere governativo e attorno al Reichstag.
- I resti della 33. Div. granatieri SS Charlemagne (320-330 uomini), aggregata ai resti delle divisioni SS Wiking e Nederland, oltre ai restanti di varie unità, tra cui la celebre "Legione di San Giorgio", formata dai prigionieri di guerra inglesi a cui erano state date le armi.
- Il gruppo SS Todte (3000 uomini) e 400 volontari provenienti da un battaglione lettone, questi ultimi dispiegati nella zona dell'aeroporto assieme a diverse unità della difesa antiaerea.
- 1668 poliziotti, distaccati nel settore Tempelhof-Shoneberg.
- 18. Pz.Gren.Div, tenuta in riserva nell'ellisse di Tiergarten.
All'elenco devono essere aggiunti 3.000 marinai che il 14 aprile lo stesso ammiraglio Karl DOENITZ offrì al suo amato capo.

Le foto di questa pagina (dall'alto a scendere):
- Adolf HITLER mentre osserva il plastico di BERLINO realizzato da Albert SPEER (Foto tratta da filmato d'epoca, no copyright).
- La Cancelleria del Terzo Reich ai primi di aprile del 1945 (Foto tratta da filmato d'epoca, no copyright).
- Una delle tre torri contraeree costruite a Berlino (Edward Kmiecik: Berlińska victoria, Warsaw 1972).
- Un semicingolato SDKFZ 250/1 appartenente alla Divisione Waffen-SS NORDLAND (no copyright noto).
 

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