NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2009 - 2012

LA BATTAGLIA DI BERLINO
APRILE - MAGGIO 1945

Pagina 4: le forze armate sovietiche

Modellismo

Pittura e grafica

Cinefoto

Genova per Noi

Galleria 2° Conflitto mondiale

Documentazione 2°conflitto mondiale

Premessa
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Pagina 5

Riferimenti

 

 

Fante sovietico, figurino in 50mm (Federico Cavann@)
Foto 1 e 2
Ufficiale della Marina Sovietica e la cattura di un soldato tedesco a Berlino
Figurino 54 mm realizzato da Federico Cavann@
No copyright conosciuto


Foto 3
La caduta di Berlino, sullo sfondo la porta di Brandeburgo
Bundesarchiv, Bild 183-R77767 / CC-BY-SA


Foto 4
I soldati russi festeggiano la vittoria
Foto tratta da filmato di propaganda URSS 1945


Foto 5
Carristi sovietici
Foto tratta da filmato di propaganda URSS 1945


Foto 6
Tra due ali di soldati russi, in primo piano il Maresciallo Zukov
Foto tratta da filmato di propaganda URSS 1945


Foto 7
Un soldato americano e uno russo, sulle sponde dell'Elba,
si scambiano ironicamente l'elmetto del primo (a sinistra) per la bustina del secondo (sulla destra).
In primo piano a destra un ufficiale sovietico
Foto tratta da filmato di propaganda prodotto dall'Official War Dept. americano (Mis. 1211) intitolato "The true glory".

La Grande Armata Rossa nell'ultimo atto: la caduta di Berlino
Non vi é un attimo da perdere dal gennaio del 1945: il momento del contrattacco finale dell'Armata Rossa doveva iniziare quando ancora molte delle forze naziste erano a ovest (qui a lato, issata sul tetto del REICHSTAG, la Bandiera della 150° Divisone Fucilieri, decorata con la Medaglia dell’Ordine di Kutuzov di seconda classe, 79° Corpo Fucilieri onorificenza Divisione Idritska). Il 29 aprile la 301a Divisione fucilieri attaccò il commando della Gestapo, i fucilieri riuscirono ad arrivarci a costo di gravi perdite e la stessa sera vennero allontanati dall'edificio dopo un feroce contrattacco da parte delle Waffen-SS della divisione NORDLAND.
Tutto rimandato al giorno successivo, dove non solo si sarebbe conquistato il comando della Gestapo ma sarebbero iniziati gl'attacchi mortali al Reichstag e poi dritti nella tana del lupo: il FUHREBUNKER!
STALIN era ossessionato all'idea che gli Americani potevano a loro volta essere partecipi della sconfitta della capitale tedesca. Una volta completamente circondata BERLINO, STALIN decise di non interferire sulla tattica e su quale comandante per primo avrebbe conquistato il Reichstag. Un'ultima condizione da lui posta, fu quella che HITLER fosse catturato vivo e con lui il maggior numero possibili di alti gerarchi.
Il capitano NEUSTROEV cercava, con i suoi uomini, di avanzare attraverso il palazzo del Ministero degli interni. Una bolgia infernale intorno a lui: ai piani superiori imperversavano scontri uomo a uomo e intanto, al piano terreno, i suoi commilitoni avevano installato le cucine da campo per sfamare i soldati, si stremati, ma anche affamati. Da una breccia tra le mura portanti intravide un edificio: era il Reichstag ma si rese conto di ciò solo quando il suo comandante verificò su una mappa di cosa si trattasse.
Il povero capitano non lo individuò perché nessuno lo aveva fornito di foto di sorta e poi perché la battaglia era al suo apice e il fumo delle esplosioni rendeva l'aria spessa e ovattata. Lo spazio che divideva i Russi dai Tedeschi era costituito da Koenigsplatz, completamente sventrata da trincee in cui i difensori avevano posizionato uomini armati di decine di Panzer Faust e mitragliatrici MG42.
A quasi tutti i soldati russi, i comandi avevano distribuito mitragliatori in sostituzione dei vecchi fucili e delle diverse armi tedesche che avevano recuperato durante gli scontri. Per tutta la giornata i Russi tentarono di avanzare senza successo, le Waffen-SS si difesero con una reazione estrema. Contro il Reichstag, nel tardo pomeriggio del 30 aprile, i Russi schierarono con alzo zero oltre novanta cannoni, più un discreto numero di carri semoventi e le micidiali Katjuscia.
Come ha raccontato BEEVOR, nel suo celebre libro sulla Battaglia di BERLINO, quel giorno si potevano vedere gruppi di soldati Russi sbucare da ogni dove nel tentativo di arrivare al Reichstag che era difeso da un incredibile assortimento di soldati tedeschi: da quelli dell'Heer, alle Waffen SS, piloti e avieri della Luftwaffe, personale amministrativo e diversi ufficiali della Volkssturm.
i soldati russi arrivarono all'agoniata meta non senza perdite significative. Le armi che utilizzavano erano bombe a mano e  mitra; per potersi fare breccia tra le mura utilizzarono spesso i Panzer Faust.
I loro mitragliatori ressero bene allo stress a cui vennero sottoposti durante quei giorni e i veterani di allora confermarono che la pulizia dell'arma poteva essere fatta anche solo a fine giornata, senza il rischio d'incepparsi durante gli scontri a fuoco.
Le uniformi non erano altrettanto robuste e affidabili. Molti soldati indossavano il cappotto, che spesso veniva ripiegato e posto nello zaino o affidato ai servizi di retro guardia. Pochi avevano l'elmetto e le munizioni, tolti i giorni dal 29 aprile al 2 maggio, furono sempre in scorte insufficienti.
Per disposizioni impartite dai commissari politici, come raccontò in seguito un corrispondente di guerra sovietico, i soldati che venivano ripresi dai cineoperatori e dai fotografi, dovevano imbracciare sole armi sovietiche, non dovevano indossare capi di abbigliamento del nemico e tantomeno ostentare prede belliche e dei saccheggi (gli orologi erano la preda più ambita, seguivano poi gli accendini e i portasigarette).
In realtà non era così. Per esempio: pantaloni e giacche di pelle appaiono in alcune sequenze filmate e si identificano chiaramente come di provenienza nemica. Quando i soldati dell'Armata Rossa riuscivano a penetrare in caserme o depositi, cercavano affannosamente la tanto millantata biancheria della Wehrmacht. Non era raro vedere alcuni di loro, tra le macerie dopo un assalto riuscito, intenti a indossare calze e maglie nuove di zecca.
 Al termine di tutti gli scontri, gli addetti alla propaganda entravano in azione per cambiare le uniformi lacere degli ufficiali e sequestrare quanto fosse di provenienza tedesca. Per tale ragione non vi sono documenti filmati e fotografici attendibili ma si hanno solo informazioni provenienti dai racconti degli stessi soldati di ambo le parti e da quelle dei civili.
Quasi tutti i soldati dell'Armata Rossa indossavano la medesima tipologia di uniforme ed equipaggiamento:era composta dalla "Gymnastiorka Obr 43", una giacca (o blusa) in lana kaki a collo alto e le spalline, in russo “pogoni”, con i gradi e il colore distintivo della specialità di appartenenza. I pantaloni "Sharovari", anch’essi di lana kaki, con la caratteristica forma alla cavallerizza ed i rinforzi al ginocchio. Agli elmetti, quasi sempre, erano più in uso la bustina o berretti di lana quasi sempre di provenienza personale, per l'inverno avevano in dotazione passamontagna di lana o i classici colbacchi di pelliccia con paraorecchie (Foto 3). La biancheria era quanto mai scarsa e in genere di pessima qualità: calzettoni in lana, mutande a pantalone, gilet di lana e camicie in cotone o flanella grezza (terribili, in quanto che erano letteralmente carta vetrata a contatto della pelle , nda).

Per gli equipaggi dei mezzi corazzati vi erano alcune differenze nell'assortimento delle giacche invernali. Per loro erano in uso giacconi di pelle nera oppure delle tute sempre in pelle con l'interno foderato in pelo di pecora (Foto 4 e 5). A differenza degli equipaggi corazzati tedeschi, quelli sovietici fecero un considerevole uso dei caschi di protezione che erano in tela grezza di colore nero o verde scuro con imbottiture in caucciù (Foto 5). La foto qui di lato mostra carristi sia con tutte in pelle sia con cappotti di lana.

A BERLINO quasi tutti i soldati portavano il porta caricatore a tamburo per la pistola mitragliatore PPSh-41(Pistolet Pulemjot Shpagina modello 1941, nota tra i soldati con i nomi di “Phe-phe-sha” o “Shpagin”), il porta borraccia ed un porta baionetta (in genere per l’SVT-40) ma che poi veniva adattato anche a coltelli personali e non di dotazione. In tela grezza era realizzata una sacca porta maschera antigas, che poi conteneva un po’ di tutto come  le granate a mano modello RPG-43 e RGD 33 HE.
Gli stivali erano in uso tra reparti scelti o tra coloro che combattevano durante i mesi invernali. In genere molti soldati, durante la conquista della capitale del Terzo Reich, indossavano scarponcini con stringhe e fasce ai polpacci (la Foto 2 ne mostra il classico esempio).
In merito all'impiego di armi catturate al nemico, il divieto parziale (poco rispettato) di non fare uso indiscriminato di armi tedesche, era anche dovuto a ragioni di sicurezza: molti russi non avevano una grande dimestichezza con queste e la cosa provocò diversi incidenti gravi. Si racconta che le prime volte che utilizzarono i Panzer Faust, specie tra i più giovani di leva, si verificarono parecchi casi di ustioni gravi date dalla fiammata di scarico del tubo di lancio, Anche il lancio delle granate a manico lungo, le pesta patate, causava diverse vittime in quanto che venivano scagliate come le normali granate russe ma il lungo manico poteva accidentalmente sbattere contro altri oggetti (soffitti, travature, cavi elettrici), facendole ricadere nelle vicinanze dello sfortunato che con imperizia le aveva lanciate; non era loro noto che tali granate, in spazi ristretti o chiusi, andavano scagliate in orizzontale e non con il braccio proteso in verticale. Mentre l'Esercito statunitense e inglese si era preoccupato di stampare dei manuali d'uso delle armi leggere nemiche, quello sovietico non se ne fece problema di sorta e questo fu un errore a cui si dovette porre rimedio, appunto, vietandone l'uso.

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