Galleria 2° Conflitto mondiale
Documentazione 2°conflitto mondiale
Premessa
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Riferimenti
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Foto
1 e 2
Ufficiale della Marina Sovietica e
la cattura di un soldato tedesco a Berlino
Figurino 54 mm realizzato da
Federico Cavann@
No copyright conosciuto
Foto 3
La caduta di Berlino, sullo
sfondo la porta di Brandeburgo
Bundesarchiv, Bild 183-R77767 / CC-BY-SA
Foto 4
I soldati russi festeggiano la
vittoria
Foto tratta da filmato di
propaganda URSS 1945
Foto 5
Carristi sovietici
Foto tratta da filmato di
propaganda URSS 1945
Foto 6
Tra due ali di soldati russi, in
primo piano il Maresciallo Zukov
Foto tratta da filmato di
propaganda URSS 1945
Foto 7
Un soldato americano e uno russo,
sulle sponde dell'Elba,
si scambiano ironicamente l'elmetto del primo (a sinistra) per la
bustina del secondo (sulla destra).
In
primo piano a destra un ufficiale sovietico
Foto tratta da filmato di
propaganda prodotto dall'Official War Dept. americano (Mis. 1211)
intitolato "The true glory".
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La Grande Armata
Rossa nell'ultimo atto: la caduta di Berlino
Non
vi é un attimo da perdere dal gennaio del 1945: il momento del
contrattacco finale dell'Armata Rossa doveva iniziare quando ancora
molte delle forze naziste erano a ovest (qui a lato, issata sul
tetto del REICHSTAG, la Bandiera della 150° Divisone Fucilieri,
decorata con la Medaglia dell’Ordine di Kutuzov di seconda classe,
79° Corpo Fucilieri onorificenza Divisione Idritska). Il 29 aprile
la 301a Divisione fucilieri attaccò il commando
della Gestapo, i fucilieri riuscirono ad arrivarci a costo di gravi perdite e la
stessa sera vennero allontanati dall'edificio dopo un feroce
contrattacco da parte delle Waffen-SS della divisione NORDLAND.
Tutto rimandato al giorno successivo, dove non solo si sarebbe
conquistato il comando della Gestapo ma sarebbero iniziati
gl'attacchi mortali al Reichstag e poi dritti nella tana del lupo:
il FUHREBUNKER!
STALIN era ossessionato all'idea che gli Americani potevano a loro
volta essere partecipi della sconfitta della capitale tedesca. Una
volta completamente circondata BERLINO, STALIN decise di non
interferire sulla tattica e su quale comandante per primo avrebbe
conquistato il Reichstag. Un'ultima condizione da lui posta, fu
quella che HITLER fosse catturato vivo e con lui il maggior numero
possibili di alti gerarchi.
Il capitano NEUSTROEV cercava, con i suoi uomini, di avanzare
attraverso il palazzo del Ministero degli interni. Una bolgia
infernale intorno a lui: ai piani superiori imperversavano scontri
uomo a uomo e intanto, al piano terreno, i suoi commilitoni avevano
installato le cucine da campo per sfamare i soldati, si stremati, ma
anche affamati. Da una breccia tra le mura portanti intravide un
edificio: era il Reichstag ma si rese conto di ciò solo quando il
suo comandante verificò su una mappa di cosa si trattasse.
Il povero capitano non lo individuò perché nessuno lo aveva
fornito di foto di sorta e poi perché la battaglia era al suo apice e
il fumo delle esplosioni rendeva l'aria spessa e ovattata. Lo spazio
che divideva i Russi dai Tedeschi era costituito da Koenigsplatz,
completamente sventrata da trincee in cui i difensori avevano
posizionato uomini armati di decine di Panzer Faust e mitragliatrici
MG42.
A quasi tutti i soldati russi, i comandi avevano distribuito
mitragliatori in sostituzione dei vecchi fucili e delle diverse armi
tedesche che avevano recuperato durante gli scontri. Per tutta la
giornata i Russi tentarono di avanzare senza successo, le Waffen-SS
si difesero con una reazione estrema. Contro il Reichstag, nel tardo
pomeriggio del 30 aprile, i Russi schierarono con alzo zero oltre
novanta cannoni, più un discreto numero di carri semoventi e le
micidiali Katjuscia.
Come ha raccontato BEEVOR, nel suo celebre libro sulla Battaglia di
BERLINO, quel giorno si potevano vedere gruppi di soldati Russi
sbucare da ogni dove nel tentativo di arrivare al Reichstag che era
difeso da un incredibile assortimento di soldati tedeschi: da quelli
dell'Heer, alle Waffen SS, piloti e avieri della Luftwaffe,
personale amministrativo e diversi ufficiali della Volkssturm.
i soldati russi arrivarono all'agoniata meta non senza perdite
significative. Le armi che utilizzavano erano bombe a mano e
mitra; per potersi fare breccia tra le mura utilizzarono spesso i
Panzer Faust.
I loro mitragliatori ressero bene allo stress a cui vennero
sottoposti durante quei giorni e i veterani di allora confermarono
che la pulizia dell'arma poteva essere fatta anche solo a fine
giornata, senza il rischio d'incepparsi durante gli scontri a fuoco.
Le uniformi non erano altrettanto robuste e affidabili. Molti
soldati indossavano il cappotto, che spesso veniva ripiegato e
posto nello zaino o affidato ai servizi di retro guardia. Pochi
avevano l'elmetto e le munizioni, tolti i giorni dal 29 aprile al 2
maggio, furono sempre in scorte insufficienti.
Per disposizioni impartite dai commissari politici, come raccontò in
seguito un corrispondente di guerra sovietico, i soldati che
venivano ripresi dai cineoperatori e dai fotografi, dovevano
imbracciare sole armi sovietiche, non dovevano indossare capi di
abbigliamento del nemico e tantomeno ostentare prede belliche e dei
saccheggi (gli orologi erano la preda più ambita, seguivano poi gli
accendini e i portasigarette).
In realtà non era così. Per esempio: pantaloni e giacche di pelle
appaiono in alcune sequenze filmate e si identificano chiaramente
come di provenienza nemica. Quando i soldati dell'Armata Rossa
riuscivano a penetrare in caserme o depositi, cercavano
affannosamente la tanto millantata biancheria della Wehrmacht. Non
era raro vedere alcuni di loro, tra le macerie dopo un assalto
riuscito, intenti a indossare calze e maglie nuove di zecca.
Al termine di tutti gli scontri, gli addetti alla propaganda entravano in
azione per cambiare le uniformi lacere degli ufficiali e sequestrare
quanto fosse di provenienza tedesca. Per tale ragione non vi sono
documenti filmati e fotografici attendibili ma si hanno solo
informazioni provenienti dai racconti degli stessi soldati di ambo
le parti e da quelle dei civili.
Quasi tutti i soldati dell'Armata Rossa indossavano la medesima
tipologia di uniforme ed equipaggiamento:era composta dalla "Gymnastiorka
Obr 43", una giacca (o blusa) in lana kaki a collo alto e le
spalline, in russo “pogoni”, con i gradi e il colore distintivo
della specialità di appartenenza. I pantaloni "Sharovari", anch’essi
di lana kaki, con la caratteristica forma alla cavallerizza ed i
rinforzi al ginocchio. Agli elmetti, quasi sempre, erano più in uso
la bustina o berretti di lana quasi sempre di provenienza personale,
per l'inverno avevano in dotazione passamontagna di lana o i
classici colbacchi di pelliccia con paraorecchie (Foto 3). La
biancheria era quanto mai scarsa e in genere di pessima qualità:
calzettoni in lana, mutande a pantalone, gilet di lana e camicie in
cotone o flanella grezza (terribili, in quanto che erano
letteralmente carta vetrata a contatto della pelle , nda).
Per
gli equipaggi dei mezzi corazzati vi erano alcune differenze
nell'assortimento delle giacche invernali. Per loro erano in uso
giacconi di pelle nera oppure delle tute sempre in pelle con
l'interno foderato in pelo di pecora (Foto 4 e 5). A differenza
degli equipaggi corazzati tedeschi, quelli sovietici fecero un
considerevole uso dei caschi di protezione che erano in tela grezza
di colore nero o verde scuro con imbottiture in caucciù (Foto 5). La
foto qui di lato mostra carristi sia con tutte in pelle sia con
cappotti di lana.
A BERLINO quasi tutti i soldati
portavano il porta caricatore a tamburo per la pistola mitragliatore
PPSh-41(Pistolet Pulemjot Shpagina modello 1941, nota tra i soldati
con i nomi di “Phe-phe-sha” o “Shpagin”), il porta borraccia ed un
porta baionetta (in genere per l’SVT-40) ma che poi veniva adattato
anche a coltelli personali e non di dotazione. In tela grezza era
realizzata una sacca porta maschera antigas, che poi conteneva un
po’ di tutto come le granate a mano modello RPG-43 e RGD 33 HE.
Gli stivali erano in uso tra reparti scelti o tra coloro che
combattevano durante i mesi invernali. In genere molti soldati,
durante la conquista della capitale del Terzo Reich, indossavano
scarponcini con stringhe e fasce ai polpacci (la Foto 2 ne mostra
il classico esempio).
In merito all'impiego di armi catturate al nemico, il divieto
parziale (poco rispettato) di non fare uso indiscriminato di armi
tedesche, era anche dovuto a ragioni di sicurezza: molti
russi non avevano una grande dimestichezza con queste e la cosa
provocò diversi incidenti gravi. Si racconta che le prime volte che
utilizzarono i Panzer Faust, specie tra i più giovani di leva, si
verificarono parecchi casi di ustioni gravi date dalla fiammata di
scarico del tubo di lancio, Anche il lancio delle granate a manico
lungo, le pesta patate, causava diverse vittime in quanto che
venivano scagliate come le normali granate russe ma il lungo manico
poteva accidentalmente sbattere contro altri oggetti (soffitti,
travature, cavi elettrici), facendole ricadere nelle vicinanze dello
sfortunato che con imperizia le aveva lanciate; non era loro noto
che tali granate, in spazi ristretti o chiusi, andavano scagliate in
orizzontale e non con il braccio proteso in verticale. Mentre
l'Esercito statunitense e inglese si era preoccupato di stampare dei
manuali d'uso delle armi leggere nemiche, quello sovietico non se ne
fece problema di sorta e questo fu un errore a cui si dovette porre
rimedio, appunto, vietandone l'uso. |