|
NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop"
2014 AUTOBIANCHI A112 ABARTH (70Hp) Equipaggio: Gianluca PESAVENTO – Andrea
FIORIN Rievocazione TROFEO A112 ABARTH (1977 -
2011) Rielaborazione modello prodotto per
le edicole, scala 1/43 Dicembre 2014 |
|||||||||
Le serie A112 1ª serie 1969-1973. 2ª serie
1973-1974 3ª serie
1975-1977. 4ª serie
1978-1979. 5ª serie
1979-1982. 6ª serie
1982-1984. 7ª serie
1984-1986. Abarth 58 hp
1971-1974. Abarth 70hp 1975-1986 La scuola dei futuri campioni Alcuni piloti famosi iniziarono con questa
vettura, correndo in gare regionali e nazionali ma in particolare con il
trofeo omonimo. Tra questi il nome di Attilio Bettega resta leggenda. Da poco a tanto I costi di una stagione rally con la A112 Abarth potevano variare notevolmente: dai pochi
milioni iscrivendosi al trofeo e sperando di non rompere mai, fino a un
centinaio di milioni di lire (di allora) e con il supporto di qualche sponsor
facoltoso. Altri
soggetti correlati |
Scansione V8 BLOG. L’equipaggio Gianluca PESAVENTO – Andrea
FIORIN
(www.a112abarthclub.org) Immagini, nomi di prodotti, marchi, sono: tutelati dai
rispettivi copyright se registrati o non scaduti, fanno riferimento e solo ai
loro legittimi proprietari. |
Quell’AUTOBIANCHI
nel cuore di tutti La vettura è sempre stata nel cuore degli
appassionati di rally ma anche in quello di moltissimi modellisti. Fin dalla metà degli anni ’70 furono
prodotte diverse versioni come die-cast ma, la maggior parte di queste, non
fu quasi mai presa in considerazione come base per delle rielaborazioni degne
di nota. Con l’avanzare delle produzioni “Made in China”, il mercato e le distribuzioni, tramite
edicole, hanno potuto finalmente offrire delle repliche degne di nota e a
prezzi abbordabili da molti di noi. Ne è un esempio questo modello prodotto per
la serie ABARTH (distribuzione tramite
edicole) e oggi facilmente reperibile in internet o nelle mostre scambio
di mezza EUROPA. Il modellino non mostra difetti grossolani,
è in versione stradale della terza serie e nell’insieme è quanto mai
apprezzabile. Il difetto più critico consiste nel fatto
che il pianale esterno solo tramite una vite è fissato alla scocca, la
seconda vite nel posteriore non c’è e il pianale si fissa alla carrozzeria
tramite un innesto orizzontale che però è nel pianale interno.
Conseguentemente il modello tende a inclinarsi da un lato, inestetismo che si
accentua poiché il pianale esterno poggia a sua volta su quello interno. Il mio modello aveva un cerchione rotto,
quindi sono stato costretto a sostituirli tutti. Non avendo un set uguale, ho
cercato un’alternativa tra quelli in mio possesso. Ho ripescato dei cerchi di
EQUIPE TRON che ho acquistato a fine anni ’80 e che, credo, fossero prodotti
per essere montati sulle FIAT TIPO. Nonostante siano passati almeno
venticinque anni, gomme e cerchi si sono conservati perfettamente (notare il prezzo scritto a penna e pari a
Lire 5.500). Il pianale esterno non richiede particolari
rielaborazioni, solo un miglioramento del terminale doppio di scarico. La maggior parte del lavoro di
rielaborazione si è concentrata sugli interni e in particolare sulla
costruzione del rollbar. Seconda criticità che ho riscontrato: i
sedili anteriori sono stampati sul pianale interno e solo gli schienali si
possono rimuovere. Il che mi ha imposto di lavorare non certo con ampi spazi.
I sedili non sono il massimo (troppo
grandi, a mio avviso) ma, tutto sommato, sono
molto simili a quelli allora in uso. Il rollbar l’ho realizzato con la solita
graffetta e della colla cianoacrilica. Il cruscotto non l’ho smontato perché
completamente incollato al pianale interno e il rischio di romperlo, per
poterlo dettagliare, era cosa molto probabile. Pedaliera
e volante li ho solo ripuliti dalle sbavature utilizzando una lama molto
affilata e della carta smeriglia. La strumentazione era già presente tramite
una decal che ho lasciato visto che andava
benissimo. La strumentazione supplementare l’ho dipinta a mano perché decal
di tali dimensioni non ne avevo. Le cinture di sicurezza le ho realizzate
come sempre: semplice carta dipinta con colore acrilico e poi incollata con
colla cianoacrilica in gel. Per completare la rielaborazione, ho
sostituito la leva del cambio e ho aggiunto due estintori auto costruiti. I vetri li ho puliti e lucidati ma senza
smontarli dalla scocca, vi erano troppi rivetti a fissarli e tentare di
romperli mi è parso un altro lavoro inutile e pericoloso per l’incolumità del
modello. Lo specchietto retrovisore interno l’ho
sostituito con uno da me “archiviato” anni fa e che non mi ricordo da quale
modello provenisse. Quello laterale, esterno, è una replica del
classico VITALONI montato anche sulle STRATOS HF (prodotto da RACING 43). Il finestrino
dalla parte del pilota l’ho realizzato con un pezzetto di foglio di acetato. I tergicristalli sono di tipo fotoinciso e
di produzione EQUIPE TRON, ma temo di averne impiegato di troppo sottili visto che maneggiarli non è stato per nulla facile. Questi
li ho dipinti di nero, nei modelli prima del trofeo A112 ABARTH potevano
essere anche cromati. I fari li ho sostituiti con due in resina di
EQUIPE TRON mentre i due fari supplementari me li sono costruiti utilizzando
un tondino di Plasticard e due fotoincisioni. I ganci cofano, una piccola forzatura poiché
in realtà erano montati due ganci in gomma e non in
metallo, li ho realizzati con del filo elettrico e due tondini di alluminio
ottenuti con un piccolo punzone auto costruito. Alle ruote posteriori ho aggiunto,
incollandoli con della colla vinilica, due paraspruzzi realizzati con carta
dipinta di nero semilucido. I ganci di soccorso sono sempre realizzati
con filo elettrico e poi dipinto con silver. Terza
criticità e bella grossa: come drizzare la carrozzeria che rimane più alta da
una parte? Come fatto presente a inizio articolo, la criticità del pianale
interno, che s’incastra nella scocca e su cui poi si dovrebbe fissare quello
esterno, faceva presagire qualche difficoltà a fine posa del pianale esterno.
E infatti, montato il pianale interno facendo poi
poggiare quello esterno, la vettura pendeva da una parte come la torre di
PISA. Qualche minuto di panico. Poi ho rispolverato la tecnica utilizzata per
la LANCIA D24, se vi ricordate mi ero trovato con un
problema molto simile. Per questa A112 consiglio comunque
d’incollare prima il pianale interno tramite i due longheroni presenti nella
parte anteriore. Poi fissare ruote e pianale esterno. I pianali li ho
incollati con colla epossidica di modo che durante l’essicazione ho potuto
fare le correzioni del caso. Le targhe sono delle stampe in scala ridotta
e incollate con colla vinilica, dopo le due targhe le ho ripassate con
vernice trasparente. Per concludere,
ecco la fase che piace tanto: posa delle decal. Non avendo un set specifico
per le repliche delle versioni trofeo ABARTH, ho iniziato a cercare tutte le
singole decal. Qualcosa ho trovato, almeno delle più
importanti tranne una: la sponsorizzazione degli pneumatici KLEBER. Sul
modello però, ora la vedete. Stampante e foglio di decal bianco? No. Semplice stampa a colori laser su normale foglio di carta,
bianco, da 60 g/mq. Più di
trent’anni fa, certamente eravamo pieni di belle speranze, ma con pochi soldi
e quindi non eravamo in grado di comprare dei set di
decal. Un nostro amico aveva un parente che lavorava in uno studio di
grafica, dove vi era una delle prime fotocopiatrici a colori e stiamo
parlando di fine anni ‘70. Il principio per realizzare le sponsorizzazioni
era semplice: si fotocopiava in scala ridotta il logo di un prodotto, una
volta stampato si spruzzava sulla stampa della vernice trasparente lucida, si
dava un colore di fondo sul lato da incollare, si
ritagliava con certosina pazienza e s’incollava la sponsorizzazione tramite
colla vinilica. Oggi questo metodo, alquanto casalingo, certo fa sorridere.
Allora però ci permetteva di realizzare, usando delle BURAGO, piccole
elaborazioni il cui costo era contenuto. Una tecnica che comunque dava
discreti risultati, alle volte ancora apprezzabili oggi nonostante decal e
stampanti laser a colori non mancano. |
||||||||