NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop" 2009 - 2016

Untersturmführer Karl BROMMANN

PRUSSIA ORIENTALE, 1945

Schwere Panzer-Abteilung 503

Elaborazione figurino WARRIORS, scala 50mm

Marzo 2016

Il Tigre II

 Nel gennaio 1943, dopo l’uscita del Tiger I, l'ufficio armamenti dell'esercito tedesco mise in progettazione un nuovo carro armato pesante.

 La scelta era tra i modelli Porsche e Henschel & Sohn, e, come per il Tiger I, fu il modello della Henschel a essere scelto perché di maggiore affidabilità e facilità di produzione.

 Il nuovo carro armato riprendeva alcune soluzioni sia tedesche sia dei carri russi come il T-34.

 Tra le soluzioni principali vi fu l'aumento della corazzatura; con quella anteriore di circa 150 mm ed inclinata a 50° come quella del T-34. La corazzatura portava il peso totale del tank a 70 tonnellate.

 Fu scelta la medesima motorizzazione del Panther ma con una potenza maggiorata a 750 cv.

 L'armamento principale era un cannone da 88 mm, una dotazione di 72 granate controcarro ad alta velocità iniziale (1.020 metri al secondo) e con una gittata utile di 2.200 m. Il suo equipaggio era costituito da cinque uomini.

 

 Il Tiger entrò in servizio nel giugno del ’44 e i primi esemplari furono consegnati ai reparti operativi, tra questi vi fu lo schwere Panzerabteilung 503, che fu il primo reparto a utilizzare il nuovo carro in Normandia. Nel dicembre dello stesso anno fu impiegato durante l’offensiva delle Ardenne.

 Infine nel ’45, nella Prussia orientale e in Ungheria.

 

 Per quanto capace sulla difensiva, si rivelò facile preda rispetto ad attacchi aerei e contro la superiorità tattica delle formazioni sovietiche con i loro T-34 e T-85.

 Era forte come corazzatura e cannone ma troppo fragile a livello di motore, meccanica e mobilità.

 I Russi ne riuscirono a catturare due e su questi furono fatte diverse prove comparative con altri carri russi. Si evidenziarono numerosissime falle tecniche e progettuali: il sistema di raffreddamento si dimostrò inadeguato con temperature ambientali superiori a 30°, con continui blocchi del motore e del cambio a causa del calore interno; gli elementi dei cingoli si rompevano costantemente a causa del peso, soprattutto in fase di sterzata. Il sistema di pretensionamento dei cingoli non era perfettamente a punto e la tensione andava riaggiustata ogni 10 – 15 km di marcia.

 In quanto ad autonomia, il corazzato aveva un chilometraggio esiguo (se ne rese conto il comandante Joachim Peiper proprio nelle Ardenne). Peggio era la sua velocità massima effettiva che risultò essere non superiore ai 30 km/h su strada e con punte di velocità al massimo di 6–7 km/h su terreni sterrati e dissestati. La velocità massima dichiarata dal manuale, 41,5 km/h, era pura utopia.

(Fonte Wikipedia)

 

 

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Nell’inferno della Prussia orientale

 In questa regione, che si estendeva tra i porti di DANZICA e di KLAIPEDA vi fu il drammatico prologo alla catastrofe del Nazismo.

 Nel 1945 erano oltre due milioni e mezzo i Tedeschi che la popolavano, a cui si sommava circa duecentomila persone provenienti da tutta EUROPA e bottino umano della politica dominatrice imposta da HITLER.

 La storia di questa terra era nata con il latifondismo dettato da una stretta cerchia di nobili, padroni incontrastati delle coltivazioni e dell’industria locale, potenti al punto che spesso il loro potere, e volere, era superiore a quello del governo nazista.

 Con lo scoppio della guerra questa parte di porzione, del Terzo Reich, non ebbe minimamente a soffrire degli effetti conseguenti a una guerra, se non mondiale sicuramente europea. Fino alla fine del 1944 la popolazione non soffrì la fame, la carenza di medicinali e cure, e in minima misura la penuria di carburanti e luce elettrica. Tutto questo rese ancor meno conscia la sua popolazione di fronte all’imminente arrivo dei soldati dell’ARMATA ROSSA.

 Il primo segno che qualcosa di terribile era all’orizzonte fu il bombardamento di KÖNIGSBERG - KALININGRAD (KÖNIGSBERG il nome tedesco e mantenuto fino al 1945) nell’estate del ’44. La popolazione ebbe una reazione quanto mai singolare: non compresero con quale coraggio gli aerei inglesi bombardassero una città che non aveva un rilevante ruolo militare e che, anzi, era la culla della civiltà occidentale da preservare dai nefasti effetti della guerra. Se si trattasse di ipocrisia o non conoscenza, dei bombardamenti che la LUFTWAFFE aveva messo in atto in tutta EUROPA, questo lo si lascia giudicare al lettore.

 La città era controllata dal Gauleiter Erich KOCH, uno dei meno amati tra gli esponenti nazisti. Corrotto, ipocrita, burocrate micragnoso, dai dubbi passatempi, si era preoccupato di creare a KÖNIGSBERG una sua corte di ruffiani e sudditanti amministratori pronti a dare seguito ai suoi traffici di ogni sorta.

 Fu lui a mentire pubblicamente sull’imminente pericolo costituito dall’avanzata nemica, minacciando pubbliche esecuzioni per chiunque si fosse solo permesso di abbandonare la città e la regione nella speranza di scampare all’ira distruttiva degli Ivan.

 KOCH, vuoi per interesse politico vuoi per mera ignoranza in materia militare, non fece nulla per evitare che 16 milioni di persone, una volta persa la guerra, fossero letteralmente deportate dalla PRUSSIA verso i diversi territori occidentali. Le tre grandi potenze alleate avversarie - STATI UNITI, UNIONE SOVIETICA e INGHILTERRA – avevano stabilito che nell’est europeo gli equilibri post bellici si sarebbero basati proprio sullo sventramento di questo territorio, annientando il ceppo tedesco che avrebbe in futuro secondo loro creato ancora instabilità politiche e militari continue. Fu quindi messo in atto uno dei più grandi esodi europei mai visti.

 Dopo i bombardamenti dell’estate del ’44, iniziarono le prime incursioni dell’ARMATA ROSSA sul territorio prussiano. Il caso più noto fu il massacro della popolazione da parte XI Armata della guardia, i soldati russi giunsero a NEMMERSDORF (oggi MAJAKOVSKOE) e nei paesi sul confine lituano; in poche ore la loro incursione causò la morte di numerosi civili in maggioranza donne e bambini.

 Dopo poche ore i soldati tedeschi riconquistarono il paese di NEMMERSDORF scoprendo quanto era accaduto. Su tale drammatico fatto, è necessario sottolineare, a oggi non si è giunti a una definitiva conclusione su chi perpetrò l’eccidio. Negli anni ’90 diversi ufficiali, reduci dell’ARMATA ROSSA, sostennero che non vi furono le violenze denunciate sia dalla propaganda nazista all’epoca dei fatti sia dalle autorità tedesche nell’immediato dopo guerra.

 KOCH e Joseph GOEBBELS comunque, approfittarono di quanto era accaduto e pubblicarono sui giornali di partito articoli che descrivevano minuziosamente l’eccidio. Furono scattate diverse foto di donne violentate e mutilate, corpi di bambini uccisi brutalmente. Lo scopo di ciò era quello di terrorizzare la popolazione prussiana e incitarla a una difesa estrema contro i soldati sovietici.

 L’effetto sperato fu raggiunto a tutti i livelli civili, politici e militari. Persino il rude generale Heinz GUDERIAN si prodigò affinché quante più truppe e mezzi potessero essere posti alla difesa della sua natia PRUSSIA.

 Ciò nonostante, con l’arrivo del nemico, iniziò il drammatico e convulso esodo dei Tedeschi che speravano disperatamente di raggiungere la GERMANIA. Le truppe tedesche, come le risorse di mezzi corazzati, erano in un numero talmente esiguo d obbligare KOCH e l’OKW a mettere in campo novanta battaglioni di Volkssturm e migliaia di ragazzini della HITLER JUGEND. Così il terribile Ivan si trovò di fronte non certo all’ariano soldato giovane e forte, ben equipaggiato e addestrato a dovere, bensì a una variegata truppa che poteva avere tredici anni come oltre sessanta, armata con vecchi fucili francesi della Prima Guerra Mondiale e con cannoni buoni per qualche museo dell’artiglieria.

 Il maresciallo ZUKHOV ordinò ai suoi due generali, CERNJACHOVSKIJ e ROKOSSOVSKIJ, di schierare sul confine lituano 3800 carri armati di puntare su KÖNIGSBERG. Così STALIN impose cinicamente.

 Questa decisione tattica quanto mai inutile rallentò l’avanzata dell’ARMATA ROSSA verso la GERMANIA e BERLINO; la guerra fu quindi prolungata di altri sanguinosi mesi dove a migliaia, su ogni fronte, persero inutilmente la vita. Una spietata imposizione di STALIN, il quale per l’ennesima volta seppe infamare la sua persona e il suo ruolo di comandante supremo sovietico.

 Se i morti tra i Tedeschi, civili e militari, fu incalcolabile, qualcuno indica circa in un milione e oltre, sappiamo che non meno furono i caduti nell’ARMATA ROSSA. Pare, secondo quanto scritto da Max HASTINGS (“APOCALISSE TEDESCA”, 2004) che i morti nell’ARMATA ROSSA non furono meno di 600.000.

 Dopo la conquista di KÖNIGSBERG iniziò l’ultimo atto della Seconda Guerra Mondiale, con l’attraversamento russo del fiume ODER e l’invasione della GERMANIA. Iniziava il crepuscolo degli dei.

 

 

 

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Non solo WITTMANN

 Karl BROMMANN fu uno dei migliori comandanti di carro armato appartenente alle WAFFEN-SS.

Nacque il 20 luglio 1920 a Neumünster. Giovanissimo, a soli 17 anni, si arruolò nelle SS.

 Entrato come effettivo nella 6. SS G Gebirgs-Division, BROMMANN combatté in FINLANDIA e fu ferito una prima volta ad entrambe le gambe e le mani, una seconda volta fu ferito al polmone destro e al fegato.

 Dopo un lungo periodo di convalescenza, dal 1943, fu trasferito al SS Panzer-Regiment, fu trasferito poi alla SS-Panzer-Abteilung 103 - rinominato schwere SS-Panzer-Abteilung 503 nel settembre del 1944.

 BROMMANN , durante la Battaglia di DANZICA nel febbraio del ’45, ha distrutto 66 carri armati, 44 semoventi e 15 camion.

 A marzo fu ferito nuovamente, subì ustioni alla testa e alle mani e poche settimane dopo fu ferito ancora una volta dopo essere stato colpito da una granata.

 Fu fatto prigioniero dagli Inglesi, mentre era ricoverato in ospedale, fu rinchiuso in un campo di prigionia militare e fu rilasciato due anni dopo.

 Tornato alla vita civile, non rientrò nell’esercito tedesco (in quanto ex WAFFEN-SS) ma lavorò come tecnico odontoiatra.

 

Karl Brommann nel 1945 dopo essere stato ferito alla testa (copyright www.achtungpanzer.com)

Il figurino e l’ambientazione

 Il figurino è una produzione di WARRIORS, purtroppo non troppo fortunata a livello di vendite. Il pezzo era ed è bello e, tutto sommato, di una certa qualità ma la sua uscita sul mercato coincise con il pezzo di ALPINE MINIATURES, proprio quello che riproduceva BROMMANN, che lo mise in ombra relegandolo nell’elenco dei belli ma sfortunati.

 Oggi lo si può trovare in vendita anche intorno ai 5 euro, magari in qualche vendita online, una spesa contenuta per un soggetto che vale la pena dipingere.

 

 

 Ha delle parti non pienamente riuscite che si possono migliorare, altre purtroppo no. Le scarpe non sono state scolpite con cura del dettaglio e ricordano molto produzioni dei primi anni ’90. La mano sinistra, quella che tiene il binocolo, non è, a mio modesto avviso, di buona qualità e ho preferito sostituirla con una di HISTOREX.

 Il soggetto è fornito con una testa molto anonima e con indosso una bustina. Questa l’ho sostituita con una di VERLINDEN PRODUCTION.

 I pantaloni avevano dei difetti di colata, facili da risolvere a colpi di lima e carta smeriglia. Meglio, decisamente, la giacca in pelle con le relative maniche; mancava il colletto della camicia che ho prontamente realizzato tramite del semplice Plasticard.

 

 

 Per la colorazione ho cercato di non utilizzare le stesse tonalità per ambedue i capi in pelle. I pantaloni li ho schiariti con del grigio semilucido mentre la giacca ha una base di nero semilucido schiarita con del color carne anch’esso semilucido.

 L’incarnato l’ho realizzato solo con colori acrilici semilucidi, senza l’apporto dei sempre meno utilizzati colori ad olio.

 Le decorazioni sono in fotoincisione della DRAGON che non sono in vendita separatamente ma come bonus ad alcune scatole di figurini tedeschi.

 Per l’ambientazione ho preso delle parti di MINIART, una cancellata, a cui ho aggiunto della neve realizzata con pasta volumetrica bianca di MAIMERI. Una volta asciutta l’ho ricoperta con vernice acrilica trasparente.

 

In questa foto, scattata tra febbraio e marzo del ‘45 i pantaloni di Brommann non risultano di pelle ma di stoffa nera  (copyright sconosciuto)

 

Cerimonia quanto mai spartana per questi ufficiali e sottufficiali, di certo prossimi a essere decorati durante la Battaglia di Danzica. Brommann è sulla destra insieme allo SS-Sturmbannführer Friedrich Herzig. Sullo sfondo un carro armato pesante Tigre II (copyright sconosciuto).

 

In questa foto Brommann è insieme ad alcuni dei capi carri facenti parte del Abteilung 503. La foto ha un enorme valore, a livello uniformologico, e ci permette di scoprire che il colore delle giacche di pelle non era di un nero lucido intenso ma più chiaro e meno lucide di quanto in genere si vede nelle riproduzioni modellistiche . anche in questa foto, è presente un Tigre II (copyright sconosciuto).

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