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NISE, Federico Cavann@ in Genova "work-shop"
2014 FERRARI 312PB Equipaggio: Tim
SCHENKEN (AUS) – Carlos REUTMANN (RA), ritirato 41a EDIZIONE 24 ORE DI LE MANS, 1973 Maggio 2014 |
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Motore boxer Il prototipo aveva un motore da 12 cilindri (180°) per una cilindrata pari a 3 litri. La potenza media era di circa 450
cavalli. Una frase amara Enzo Ferrari, dopo il secondo posto di Le
Mans, commentò il risultato con fredda lucidità e nel rispetto del suo
pragmatico modo di vedere le corse “Va bene, abbiamo stupito il mondo, ma
abbiamo perso”. La sua erede Dopo il 1973, il successivo prototipo
sarebbe arrivato solo nel 1994 con la 333 SP. Altri
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Tris di vetture in piena sfortuna, o quasi All’edizione numero 41,
della gara francese, la Scuderia FERRARI organizzò tre vetture con equipaggi
formati da piloti provenienti dalla F1 e da altre categorie specialistiche delle
gare di durata: la numero 15 con Jacky ICKX e Brian
REDMAN, la numero 16 con Arturo MERZARIO e Carlos PACE, la numero 17 con Tim
SCHENKEN e Carlos REUTMANN. Pur se non favorite rispetto alle MATRA 660 e
670, le tre rosse aprirono la gara con MERZARIO/PACE che si posero alla testa
della corsa. Una perdita da un serbatoio li costrinse a una lunga pausa ai
box; successivamente furono costretti al ritiro per
noie meccaniche. Presero la prima posizione SCHENKEN/REUTMANN per oltre
dodici ore. Nel cuore della notte si ruppe una biella e la corsa terminò
anche per la seconda vettura. Solo la numero 15
riuscì in una rimonta e a posizionarsi seconda assoluta alle spalle della
fortissima MATRA 670 di Henri PESCAROLO/Gérard LAROUSSE. Smontato il modello, ho bloccato gli assi delle
ruote, ho poi smontato i quattro scarichi. Quelli del modello erano cromati,
quelli veri erano bianchi. Li ho ripuliti della cromatura e dipinti con una
miscela di bianco + silver (un rapporto
di 9 a 1). Le gomme, sarebbe il caso di rasparle per
farle diventare opache, il metodo da utilizzare l’ho descritto nella scheda
della FERRARI
333 SP dove erano montati pneumatici molto simili. L’abitacolo è stato la parte più difficile
da riprodurre perché non avevo della documentazione di dettaglio. Quella che ho recuperato, purtroppo, non la
posso pubblicare per ragioni di copyright. Studiandola attentamente mi è
parso che l’imbottitura fosse la classica rossa con automatici. .Ho cercato di replicare i bottoni automatici che tenevano
ferma l’imbottitura del sedile; per quanto mi sia impegnato, quelle che
vedete nella foto sotto, sono le dimensioni più piccole che sono riuscito a
ottenere con lamina di stagno e una punzonatrice (siamo nell’ordine di dimensione di 1 millimetro di diametro). Dal sedile
passeggero sembrerebbe che fosse collocato un estintore fisso, ma non ne ho
certezza. Nel dubbio ho realizzato una centralina (la potete vedere di colore giallo) tra il sedile passeggero e
l’estintore. Il cruscotto l’ho replicato con strumentazione realizzata in
stampa su carta, poi tagliata e incollata singolarmente. Altro elemento interessante sono le cinture
di sicurezza, con un logo che non conoscevo. Erano nere con parti in metallo
color acciaio, a quattro punti di fissaggio. Gli attacchi per la cintura in
vita richiedono di bucare il sedile e creare delle feritoie. La leva del cambio era in metallo con pomolo
di legno, quella originale va bene ma, se fosse stampata male, potete
sostituirla con uno spillo la cui testa va arrotondata con colla vinilica. Per puro abbellimento, ho incollato una
pedaliera fotoincisa. Il rollbar l’ho pulito della linea di stampo
e l’ho ridipinto di nero opaco. Purtroppo il poggiatesta resta storto perché
troppo grande e tocca contro la presa d’aria di sinistra del motore. Sarebbe
stato meglio rimuoverlo, ridurlo di dimensioni e ridipingerlo. Intorno al piccolo parabrezza ho riprodotto
le viti che lo tenevano fisso alla scocca. Ho realizzato le singole viti con
della colla vinilica e poi, con uno stuzzicadenti, le ho colorate di silver
acrilico. Lo specchietto retrovisore ha lo stelo
troppo grosso, e sarebbe stato il caso di sostituirlo. Purtroppo il foro, in
cui è fissato, è troppo largo e il riempimento dello spazio, tra la
carrozzeria e lo stelo, risulterebbe posticcio. Alle
volte meglio non esagerare con l’elaborazione di certe parti, si rischia di
strafare e di rovinare il modello. Il numero di gara, sulla fiancata destra,
era su sfondo grigio rettangolare e non, come nel modellino originale, su
tondo bianco. La modifica l’ho compiuta con una decal
bianca, dipinta ad aerografo, su cui ho aggiunto i numeri prelevati da un set
della FDS. Dove vi sono i numeri di gara, sulle
fiancate, ho aggiunto le due luci per il notturno. Io le ho ricavate da dei
tondini di stagno ma, magari cercando in rete, sono certo che qualcuno ne
venda una versione fotoincisa. All’alettone posteriore ho aggiunto i due
tiranti, ricavati da filo metallico che ho dipinto e fissato con colla
cianoacrilica in basso (pochissima, se
no l’alone bianco rovinerà il tutto) e della vernice smalto trasparente
in alto. Una volta che l’insieme è asciugato, ho colorato di celeste i due
tiranti nei punti di fissaggio. La fanaleria posteriore è quella di
produzione, solo coperta da vernice acrilica trasparente lucida. Le profilature delle portiere e dei tappi
benzina sono dipinte con nero acrilico diluito con fiele di bue sintetico;
questa miscela è delicata ma ciò viene bene per togliere (con la punta di uno stuzzicadenti) le
sbavature e gli eccessi di colore. Se avete la mano
poco ferma con il pennello, tranquilli: con questa miscela potrete ripetere
all’infinito la colorazione fino a che non otterrete il risultato, a vostro
insindacabile giudizio, migliore. Ad asciugatura completa ho coperto le
profilature con della vernice acrilica trasparente ma semilucida.
Quest’ultimo trattamento serve per evitare che, maneggiando il modello, le
dita portino via il colore nero. Ultimo dettaglio elaborato riguarda la
fanaleria anteriore. I fanali laterali, ho lasciato quelli
originali perché non mi sembravano poi brutti. Per ogni parabola trasparente,
di protezione, ho aggiunto le viti di fissaggio. Per realizzarle ho usato,
ancora una volta, la tecnica della punzonatura della lamina di stagno. Il fissaggio delle otto viti, quattro per ogni
fanale, l’ho fatto con della vernice acrilica trasparente lucida (ottima è quella
TAMIYA). Le due luci supplementari, al centro della
scocca, le ho sostituite con due fotoincise da 3,5 mm di diametro. |
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