NISE, "work-shop" 2009 - 2018

Lieutenant George D. WILSON (1921 – 2005)

Fourth Infantry Division, 22nd Infantry Regiment

Battaglia della Foresta di Hürtgen

19 settembre 1944 – 10 febbraio 1945.

Figurino in resina prodotto da ALPINE MINIATURES scala 50mm

Dicembre 2017

Munizioni e carta igienica

Durante la battaglia occorreva sparare su qualsiasi cosa si muovesse, la visibilità era minima e quindi si doveva sparare molto consumando grandi quantità di munizioni. Pare che sia stato il periodo in cui furono consumate le maggiori quantità di proiettili per armi individuali.

 Poi mancava in modo cronico la carta igienica, a cui i GI avevano una certa abitudine all’uso.

 

 

 

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Un inferno sulla Terra

 Se George WILSON fosse ancora tra noi, ribadirebbe a pieni polmoni quanto fu apocalittica la battaglia che si svolse nella foresta nei pressi di HÜRTGEN. Il nome non dice proprio nulla, un posto così isolato che forse manco ci trovi un bed and breakfast. Eppure in quello spazio di soli 192 chilometri quadrati, al confine tra BELGIO e GERMANIA, si consumò lo scontro armato più lungo che i soldati americani dovettero affrontare sul suolo tedesco.

 Uno dei protagonisti di quella terribile battaglia fu il tenente George D. WILSON appartenente all’Esercito degli Stati Uniti. Per maggiori informazioni sulla biografia di George WILSON, quella militare ovviamente, si consiglia la lettura del suo libro biografico “IF YOU SURVIVE”.

 Lo scrittore Stephen AMBROSE, nel suo famoso libro “CITTADINI IN UNIFORME”, riportò alcune tracce della testimonianza di un allora giovanissimo ufficiale che era stato promosso al grado di tenente dopo essere sopravvissuto al D-DAY e alla Battaglia di NORMANDIA.

 WILSON era arrivato incolume ai piedi di quella foresta; dopo lo sbarco in NORMANDIA aveva partecipato con il suo reggimento a oltre una ventina di battaglie. Nulla a confronto di quello che avrebbe dovuto affrontare in quel gelido autunno. Era stato messo al comando di una compagnia di reclute, costituita da ufficiali e da fanti giunti a giugno in NORMANDIA la maggior parte era morta, ferita o fatta prigioniera.

 Il campo di battaglia era quanto mai dei peggiori: una fitta foresta di alberi che a mala pena permettevano alla luce solare di filtrare, se colpiti dall’artiglieria di ambo le parti producevano una vera e propria pioggia di schegge. Poi freddo intenso, fango ovunque. Molti dei soldati americani subirono gli effetti dello stress da combattimento; i casi di esaurimento nervoso furono a centinaia senza contare quelli da “piede da trincea”.

 WILSON, in mezzo a quei boschi stracolmi di postazioni nemiche costituite da bunker e trincee, fu preso dalla disperazione e tentò di comunicare con il comando di battaglione. Un solo ordine gli fu dato: arriveranno le munizioni necessarie e attaccherete. Parole assurde di fronte a tanta follia. Per conquistare poche centinaia di metri. Solo nel periodo compreso fra il 7 novembre e il 3 dicembre, la Quarta divisione perse 7000 effettivi tra morti e feriti.

 L’estremo sacrificio umano, L’alto comando americano lo impose con la conquista della “Collina 400” da parte di un reggimento di Rangers. Come scrisse giustamente AMBROSE, gli uomini che erano stati gli eroi di POINTE – DU-HOC scoprirono che “Collina 400” poteva essere infinitamente peggiore. Non vi era la stessa parete da scalare, sotto il fuoco nemico, ma la roccia di quella collina era friabile, ricoperta di neve e ghiaccio e non vi era la disponibilità di attrezzature, e di armi, per poter scalare il pendio senza il rischio di seminare la collina di cadaveri dei propri commilitoni.

 

La foto mostra le condizioni ambientali in cui i GI furono costretti a combattere in quella vera e propria selva di alberi e fitta vegetazione (Copyright sconosciuto).

 

Il figurino

 Il soggetto è stato prodotto diversi anni fa, quando ancora ampie pieghe caratterizzavano le sculture realizzate nel sud est asiatico. Ha la peculiarità di avere dimensioni non lillipuziane per un teorico 50 mm e due teste in dotazione (con o senza elmetto) ma ho preferito metterne una di mia realizzazione (una di DRAGON modificata a colpi di cutter e carta smeriglia).

 La ragione di tale scelta è da ricercarsi nel desiderio di una testa con maggiori dimensioni rispetto a quelle presenti nella confezione e con un filo di collo in più.

 Ho sostituito il braccio sinistro con uno di cui non ricordo più le origini ma suppongo di VERLINDEN.

 Circa cinque anni fa avevo comprato questo soggetto, da un privato, per due ragioni: la prima era di tipo economico visto il prezzo vantaggioso proposto e la seconda perché era allora difficile trovare soggetti con riprodotti i tipici calzari in gomma americani, denominati “Rubber overshoes”, in uso al fine di evitare le nefaste conseguenze del “piede da trincea”.

 

Soldati americani durante una pausa, si erano posizionati molto probabilmente presso trincee scavate dal nemico. Notare la presenza delle calzature in gommaRubber overshoes” (Copyright sconosciuto).

 

Un’ottima foto che mostra unRubber overshoe” e il relativo grado di stress dato dall’essere sul campo di battaglia di Hürtgen (Copyright sconosciuto).

 

 Il braccio sinistro originale teneva in fucile GARAND e il soggetto era graduato, su ambo le braccia, con i galloni di sergente. Il braccio in da me scelto sostituzione, a mio modesto parere, rende maggiore dinamicità al soggetto.

 Purtroppo alcuni dettagli del figurino non erano della migliore qualità, in particolare le mani e la cintura porta munizioni in stoffa indossata a tracolla.

 La fondina della COLT è di produzione DRAGON.

 

In questa foto, scattata durante la campagna in Italia, un soldato americano si appoggia al calcio del suo fucile M1 Carbine da 7,62 di calibro. Le frecce indicano come era fissata, al fucile, la tracolla in cotone ritorto (Copyright sconosciuto).

 

 L’ambientazione l’ho realizzata mettendo una piastra protettiva di un vecchio modellino di cannone (credo fosse russo… Made by ITALAEREI).

 Ho avuto la pazienza di conservare sempre tutto quello che fin da bambino è passato sul mio tavolo di lavoro e che poi veniva abbandonato tra i vari giocattoli o distrutto mentre si spolverava la libreria della camera; così ho la fortuna di poter contare su un vero deposito di torrette, cannoni, cingoli e quanto altro potrebbe mai tornare utile per le ambientazioni dei miei soggetti. L’arma M1 risulta un pochino fuori scala, è di DRAGON, ma se posta in secondo piano il difetto sin nota meno.

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